Era fame era sete
erano giorni di carestia
era la corte dei miracoli
era l’inverno e la malattia
era ordine e pulizia
era il tempio il supermercato
erano fantasmi che tornavano
era il futuro surgelato.
Era ancora l’assalto al treno
era l’imbroglio e la rovina
era la ruota della fortuna
era tutto come prima.
Erano in pochi erano in tanti
era la vecchia dinastia
era piccola e feroce
era la nuova borghesia.
Era una sporca camicia nera
mandata in lavanderia
era l’uomo dei miracoli
era di nuovo la nostalgia
Era il telepredicatore
era il servo e la catena
era l’inizio era la fine
era il rogo era la pena.
Era Arcore l’epidemia
era l’idiota l’ideologia
era vino che diventa aceto
era ancora piazzale Loreto
Erano in pochi erano in tanti
era la vecchia dinastia
era piccola e feroce
era la nuova borghesia.
Con Dio dala sua parte
era un soldato mandato lontano
erano le borse dei mercati
era la notte che scendeva piano
Era il feudo e il federale
era Pontida la capitale
era il girone dei barattieri
era la ciurma da tribunale
Era il vuoto e la vertigine
era il trionfo del carnevale
era l’ingorgo dei canali
la TV era la cattedrale.
Erano in pochi erano in tanti
era la vecchia dinastia
era piccola e feroce
era la nuova borghesia
che il vento tristo
che il vento tristo
che il vento tristo
se la porti via
erano giorni di carestia
era la corte dei miracoli
era l’inverno e la malattia
era ordine e pulizia
era il tempio il supermercato
erano fantasmi che tornavano
era il futuro surgelato.
Era ancora l’assalto al treno
era l’imbroglio e la rovina
era la ruota della fortuna
era tutto come prima.
Erano in pochi erano in tanti
era la vecchia dinastia
era piccola e feroce
era la nuova borghesia.
Era una sporca camicia nera
mandata in lavanderia
era l’uomo dei miracoli
era di nuovo la nostalgia
Era il telepredicatore
era il servo e la catena
era l’inizio era la fine
era il rogo era la pena.
Era Arcore l’epidemia
era l’idiota l’ideologia
era vino che diventa aceto
era ancora piazzale Loreto
Erano in pochi erano in tanti
era la vecchia dinastia
era piccola e feroce
era la nuova borghesia.
Con Dio dala sua parte
era un soldato mandato lontano
erano le borse dei mercati
era la notte che scendeva piano
Era il feudo e il federale
era Pontida la capitale
era il girone dei barattieri
era la ciurma da tribunale
Era il vuoto e la vertigine
era il trionfo del carnevale
era l’ingorgo dei canali
la TV era la cattedrale.
Erano in pochi erano in tanti
era la vecchia dinastia
era piccola e feroce
era la nuova borghesia
che il vento tristo
che il vento tristo
che il vento tristo
se la porti via
×
Con una piccola forzatura inseriamo tra le CCG questa bellissima canzone dei Gang, una descrizione a mio parere impareggiabile della recente classe dirigente (ma anche della "base") della destra italiana, capeggiata da Berlusconi, Bossi e Fini. La guerra è citata solo di sfuggita, con una citazione chiaramente dylaniana ("Con Dio dalla sua parte..."). La canzone risale al tempo del primo breve governo Berlusconi (1994), in quegli anni (se non erro) i soldati italiani erano impegnati in una delle tante cosiddette "missioni di pace" in Somalia, la pace in questo caso ricercata con le più orrende torture, ma più di dieci anni dopo la canzone rimane attualissima.
Come anche gli ultimi versi rimangono una speranza irrinunciabile...
(Lorenzo Masetti)
di Maila Pentucci da Gang Communia
La corte dei miracoli è inserita in “Una volta per sempre” del 1995, ma è stata scritta nel 1994, ai tempi del primo governo Berlusconi.
La canzone è lunga è complessa, ma il senso è molto chiaro; interessante è tuttavia farne emergere i riferimenti alla realtà politica del tempo, ad oggi già storia. Il titolo è riferimento a “Notre Dame de Paris” di Victor Hugo, dove è presente la più famosa corte dei miracoli, fenomeno che nella Francia del XVII secolo era diffuso e indicava i quadrivi dove si ritrovavano gruppi di mendicanti organizzati in una precisa gerarchia. Corte ha il significato di cortile ed indica proprio i luoghi chiusi, i vicoli dove stazionavano, mentre i miracoli sono le finte infermità ostentate per impietosire, che nelle ore notturne scomparivano come per miracolo. Nell’accezione comune l’espressione identifica un gruppo di persone in genere poco raccomandabili, mal organizzate e non affidabili. Nel caso della canzone il riferimento è alla nuova classe dirigente post-tangentopoli che si riconosce chiaramente nelle varie strofe: la camicia nera portata in lavanderia è Alleanza Nazionale, i postfascisti con la faccia perbene (e “la cravatta intonata alla camicia”), l’uomo dei miracoli, il telepredicatore è chiaramente Berlusconi, Pontida definita capitale identifica la Lega.
Interessante nel tessuto del testo è il continuo rimando alla storia passata ed al Fascismo, a sottolineare se non una continuità senz’altro un rigurgito, un ritorno: il federale, la nuova nostalgia ma soprattutto piazzale Loreto, che non si riferisce all’esposizione dei corpi appesi di Mussolini e dei suoi sodali dopo la Liberazione, ma all’episodio precedente, che in fondo ne è stato ispiratore. Il 10 agosto del 1944 infatti in piazzale Loreto a Milano furono fucilati 15 partigiani della dai militi del gruppo Oberdan di Ettore Muti ed i loro cadaveri lasciati esposti al pubblico, impedendone la sepoltura.
Il “girone dei barattieri” invece si trova nel canto XXI dell’Inferno di Dante ed è la V Bolgia dell’ottavo cerchio, in cui sono puniti immersi nella pece bollente gli imbroglioni, i concussori ed i magistrati corrotti (la ciurma da tribunale).
Ultima nota, linguistica: il vento tristo invocato a spazzare via la borghesia al potere non è il vento triste: tristo in dialetto marchigiano significa cattivo all’ennesima potenza, cattivo guasto.