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La pègre

Dominique Grange
Language: French


Dominique Grange

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Related Songs

Chacun de vous est concerné [incl. Canzone del maggio di Fabrizio De André]
(Dominique Grange)
Le temps des cerises
(Jean-Baptiste Clément)
Grève illimitée
(Dominique Grange)


domgrange.
[1968]
Parole e musica: Dominique Grange
Paroles et musique: Dominique Grange
Album autoprodotto / Album auto-géré:
La pègre / Grève illimitée / Chacun de vous est concerné / A bas l'Etat policier (Abalétapolicié)
"C'est dans vos prisons que nous écrirons nos plus belles chansons..."
“E’ nelle vostre prigioni che scriveremo le nostre più belle canzoni…”

La Marianne de Mai 68, Caroline de Bendern fotografata da Jean-Pierre Rey
La Marianne de Mai 68, Caroline de Bendern fotografata da Jean-Pierre Rey


Con A bas l'Etat policier (Abalétapolicié) e Grève illimitée, ancora la Grange direttamente dal Maggio francese. La frase del ritornello, "Nous sommes tous des Juifs et des Allemands" si riferisce a Daniel Cohn Bendit, leader del movimento studentesco, di religione ebraica e cittadino tedesco. Fu espulso dalla Francia, e lo slogan fu coniato per manifestargli solidarietà.


pegecce1 Dopo il maggio, e passata l'estate del 1968 con la “normalizzazione” gollista, Dominique Grange si iscrive all'Università di Vincennes, “gioiellino” del ministro Edgar Faure e destinata a ghettizzare la contestazione lontano dall'ambiente urbano e delle periferie popolari: la “culla della contestazione” viene spostata in fondo alla foresta di Vincennes, ma anche molti docenti sono di sinistra, libertari, antiautoritari e impregnati delle idee del Maggio. Dominique Grange vi si iscrive e, come racconta lei stessa nel volume di Larry Portis, La Canaille! - Histoire sociale de la chanson française nella lunga intervista concessa il 6 aprile 2003 a Christiane Passevant (Éditions CGT, 2005, pp. 209-220), vi entra senza sapere bene cosa fare, perché era un luogo di libera espressione e di riflessione sugli eventi appena vissuti e sugli scopi da perseguire. In novembre, assieme a dei compagni, Dominique Grange autoproduce il suo primo disco, contenente quattro canzoni fondamentali per la storia del '68: questa, La pègre, Grève illimitée, Chacun de vous est concerné [incl. Canzone del maggio di Fabrizio De André] e A bas l'Etat policier (Abalétapolicié).

“All'epoca”, ricorda Dominique, in tutti i settori di attività si trovavano persone che avevano preso parte allo slancio creativo del Maggio, grafici per i manifesti, cineasti, tecnici del suono, tecnici audiovisivi... Abbiamo quindi trovato uno studio, e dei musicisti sono venuti a suonare gratuitamente. In maggio, nel cortile della Sorbona, avevo conosciuto un bassista membro della Federazione Anarchica; abbiamo registrato le quattro canzoni e abbiamo deciso di far uscire il 45 giri in autogestione. La copertina fu realizzata in serigrafia, e non mi ricordo nemmeno più chi la aveva disegnata...ma non aveva nessuna importanza, nessuno firmava niente! Il disco costava 3 franchi, a completo profitto dei comitati d'azione, delle librerie militanti, dei gruppi di sinistra o anarchici che lo diffondevano dappertutto, compreso in provincia. Avevamo eliminato ogni intermediario, e nessuno lucrava sul disco. Non ho mai guadagnato un soldo da queste canzoni, e ne sono fiera. Non mi sono mai lasciata intrappolare dallo showbiz per tutta la mia vita, e sono uscita da questo sistema schifoso del profitto. Queste canzoni sono state offerte così, a chi voleva cantarle o diffonderle; anche Évariste aveva appena realizzato un disco autoprodotto del genere, con Je suis tombé par terre e La faute a Nanterre. Furono i primi due dischi autoprodotti; in ogni caso, abbiamo finito per registrare le canzoni alla SACEM [la SIAE francese, ndt] per proteggerle, ma molto più tardi. Ho firmato A bas l'Etat policier (Abalétapolicié) con uno pseudonimo (“Jacques Bériac”, ndt), ma ne sono l'autrice completa: ero stata avvertita che, con una canzone del genere, sarei andata in galera” (cosa che poi è avvenuta effettivamente, ma grazie a Les Nouveaux Partisans, ndt).

Nella logica del maggio '68, praticare l'autogestione e non preoccuparsi certo dei “diritti d'autore” era una logica norma: il rifiuto del sistema era totale. Il disco ebbe parecchio successo nei circuiti militanti e fu ripubblicato parecchie volte, vendendo migliaia di esemplari. Le richieste erano però troppe, e non fu possibile soddisfarle: ben presto il disco divenne introvabile. Per colmo d'ironia, un esemplare originale è attualmente prezioso e costosissimo sul mercato del collezionismo discografico. Nel 1969, Dominique Grange viene chiamata da Wolinski a recitare nello spettacolo teatrale Je ne veux pas mourir idiot, dove interpreta praticamente se stessa (la “studentessa di maggio”, termine creato da Hermine Karagheuz, la compagna di Roger Blin). Nello spettacolo, Dominique Grange canta le sue canzoni, assieme a Évariste che pure vi ha una parte. I due si mettono a vendere e diffondere i dischi all'uscita dal teatro, sempre al prezzo di 3 franchi. [Riccardo Venturi, 17 maggio 2018]
La pègre on en est,
La chienlit aussi
Des éléments parfait’ment incontrôlés,
Des indésirables
Des autres enragés
Et quelques milliers d’ groupuscules isolés.

Nous sommes tous des dissous en puissance
Nous sommes tous des Juifs et des Allemands
Nous sommes tous des dissous en puissance
Nous sommes tous des Juifs allemands !

Nous sommes des gauchistes,
Des aventuristes
Marxistes léninistes guévaristes ou trotskystes,
nous sommes des anars
Nous en avons marre
De voir vos flicards quadriller nos boulevards.

Nous sommes tous des dissous en puissance
Nous sommes tous des Juifs et des Allemands
Nous sommes tous des dissous en puissance
Nous sommes tous des Juifs allemands !

C’est dans vos prisons,
C’est dans vos Beaujon
Que nous écrirons nos plus belles chansons,
Vous n’avez rien vu,
Vous n’y avez pas cru
Vous l’aurez voulu, ça se passe dans la rue
Nous sommes beaucoup,
Nous sommes partout
Ce n’est qu’un début la lutte continue !

Contributed by The Lone Ranger - 2010/7/26 - 09:53



Language: Italian

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
15 maggio 2018 09:50

Due parole del traduttore. Non ho una grande propensione verso le cosiddette “canzoni-simbolo”; o meglio, non amo appioppare a nessuna canzone l'etichetta o la patente di “simbolo” anche se è pur vero che, in alcuni casi, sarebbe difficile eludere questa definizione giustificata dalla Storia (per esempio, Le temps des cerises per la Comune di Parigi). La pègre non è una “canzone-simbolo”, e non è neanche tra le più note del maggio francese; è probabilmente, però, quella che riassume un po' tutto quanto, che dà l'idea reale di un evento e di un periodo, e che contiene tra i più noti slogan storici. Spiaceva non averne una traduzione possibilmente esatta in italiano, ed è ciò che mi sono sforzato di fare. Le note sono limitate: la traduzione deve essere accompagnata dalla lettura del breve saggio sugli "slogan del maggio", che ho preferito staccare dalle note.
LA TEPPAGLIA [1]

Sì, siamo la teppaglia,
E anche quelli che si vestono a cazzo e fanno un gran casino,
Elementi perfettamente incontrollabili,
Indesiderabili,
Ce ne son d'altri incazzati
E qualche migliaio di gruppuscoli isolati.

Siamo dei disciolti potenziali,
Siamo tutti quanti ebrei e tedeschi,
Siamo dei disciolti potenziali,
Siamo tutti quanti ebrei e tedeschi !

Siamo di sinistra,
Siamo avventuristi,
Marxisti leninisti guevaristi o troschisti
Siamo anarchici
E ci siamo rotti i coglioni
Di veder la vostra sbirraglia rastrellare i nostri viali.

Siamo dei disciolti potenziali,
Siamo tutti quanti ebrei e tedeschi,
Siamo dei disciolti potenziali,
Siamo tutti quanti ebrei e tedeschi !

È nelle vostre prigioni,
È nei vostri ospedali [2]
Che scriveremo le nostre più belle canzoni,
Non avete visto nulla,
Non ci avete creduto
E l'avrete voluto, succede in strada
Siamo tanti,
Siamo dappertutto,
Non è che un inizio, la lotta continua!
[1] Il termine pègre ha un'origine incerta: chi lo fa derivare dall'argot marsigliese occitano pego “scroccone; ladro che opera nella zona portuale” (a sua volta derivato dal verbo pegar “prendere, arraffare”), chi dall'italiano pigro. In origine indica la “teppa”, la “teppaglia”, le bande di malfattori che vivono di truffe, furti ecc.; ma è interessante notare che, in tempi relativamente recenti, il suo significato in Francia è associato tout court alla “criminalità organizzata”. Nelle grandi città (Parigi, Marsiglia ecc.) il termine è oramai sinonimo di “mafia”.

[2] Il Beaujon è uno storico e grande ospedale (fondato nel 1935 e dedicato al ricco filantropo Nicolas Beaujon) che si trova a Clichy, negli Hauts-de-Seine (cioè nella grande cintura parigina). La scelta del Beaujon da parte di Dominique Grange è con tutta probabilità dovuta semplicemente alla rima da fare con “prisons”: noi siamo gente che finisce male / galera od ospedale...

2018/5/15 - 09:50


A riguardo l'immagine qui sopra riportata:
Caroline, il 13 maggio del 1968 è una ventottenne fotomodella proveniente da una famiglia nobile inglese. Gira il mondo ed è a Parigi proprio per un servizio fotografico. Quel giorno partecipa a una manifestazione contro l'intervento americano in Vietnam. Quando arriva a Place de Rostand si sente stanca e qualcuno si offre di portarla sulle spalle, immaginiamo senza sentire particolare fatica a fare questo sforzo (...). A questo punto qualcuno le passa una bandiera vietnamita invitandola a sventolarla ed è proprio in quell'attimo che J. P. Rey la immortalò in quello scatto che farà il giro del mondo intero. E fu così che appena la foto fu vista da direttori di riviste di moda, l'avvenente ragazza perse di colpo ogni occasione di lavoro e quando la videro i suoi familiari, perse pure l'eredità dell'aristocratico nonno, che di avere una nipote rivoluzionaria proprio non ne volle sentir parlare.

Flavio Poltronieri - 2018/4/14 - 19:55


La chienlit, gli ebrei e i tedeschi, gli indesiderabili, i disciolti potenziali e non è che un inizio
di RV

Come detto nella breve introduzione alla traduzione italiana della canzone, essa contiene alcuni dei più noti slogan e “parole chiave” del maggio francese. In particolare:

a) La chienlit. Un termine dalla lunghissima e particolare storia. Come sostantivo maschile (“le Chienlit”, o “Chie-en-Lit”, alla lettera “caca-a-letto”) è di origine medievale e nasce come personaggio tipico del Carnevale di Parigi: la sua prima attestazione a stampa risale addirittura al Gargantua di Rabelais.

La prima attestazione del termine nel Gargantua di François Rabelais, edizione a stampa del 1534.
La prima attestazione del termine nel Gargantua di François Rabelais, edizione a stampa del 1534.


Il personaggio del Chienlit ha come costume tipico una lunga camicia da notte con il didietro sporco di senape; col tempo, il personaggio diviene talmente tipico da identificare tutti gli altri: Le Carnaval de Paris et ses chie-en-lit. Da qui, il sostantivo diventa comune e muta di genere, passando al femminile: la chienlit. Di origine carnascialesca, indica l'agitazione, il disordine, la baraonda, il casino. Pare che, in tale senso, la prima attestazione letteraria di tale termine popolaresco sia tarda: lo si ritrova nell'Assommoir e in Nana di Émile Zola. Nel 1944 il termine entra nella storia politica francese, a cura del generale De Gaulle: nell'agosto del 1944, rivolgendosi a Georges Bidault durante la sfilata per la Liberazione sugli Champs-Élysées, De Gaulle gli dice: ”Alors, Bidault, c'est la chienlit!. Il senso è qui, probabilmente, positivo: “Allora, Bidault, vedi che bella confusione gioiosa!” (il legame con l'antico Carnevale è abbastanza chiaro). Nel maggio del 1968, invece, il termine ha per lo stesso De Gaulle un significato chiaramente negativo: La réforme, oui; la chienlit, non! (“La riforma, sì; il casino incontrollato [= l' “anarchia”], no!”). Secondo l'allora primo ministro, Georges Pompidou, la frase sarebbe stata pronunciata da De Gaulle ad alcuni giornalisti al termine di un consiglio dei ministri, il 19 maggio 1968. Si dà il caso, però, che nel 1968 il termine sia di uso assai poco comune, per non dire dimenticato: De Gaulle aveva notoriamente il gusto dei termini antichi, ricercati, desueti. Inoltre, la tradizione del Carnevale di Parigi era pressoché nell'oblio (è stato rispolverato trent'anni dopo, nel settembre del 1998, con un'operazione simile a quella del “Carnevale di Venezia” di craxiana memoria). Da qui, la chienlit torna di moda e nell'uso: il movimento di contestazione se ne appropria...rimandandolo al mittente, coi famosi manifesti con la sagoma stilizzata di De Gaulle e la dicitura: “La chienlit, c'est lui!”. Il senso è qui chiaramente multiplo: politico (è lui che è il vero “disordine”) e satirico (è un personaggio da carnevale). Parallelamente, il termine si evolve nei due campi in un altro significato particolare: quello di “vestito in modo ridicolo”. Da una parte lo si rivolge ai giovani contestatori, ai “capelloni” e quant'altro; dall'altra, lo si rimanda al generale con la sua augusta pompa magna, la sua uniforme ecc. Di queste due accezione si è tentato di tenere conto nella traduzione italiana, ricordando che nel testo della canzone il termine è rivendicato.

chienlitcestlui


b) I dissous en puissance. Con il Decreto Presidenziale del 12 giugno 1968, un mese dopo gli avvenimenti del maggio, il generale De Gaulle scioglie d'autorità una serie di organizzazioni politiche. In seguito alla grande manifestazione filogovernativa della “maggioranza silenziosa” pro-De Gaulle del 30 maggio 1968, il generale emana il decreto (sulla scorta del decreto del 5 novembre 1870, art. 2, e della legge del 10 novembre 1936 sullo scioglimento delle “bande armate di combattimento e delle milizie private”) che dissolve: La Gioventù Comunista Rivoluzionaria (Jeunesse Communiste Révolutionnaire, JCR); Voix Ouvrière (poi divenuta Lutte Ouvrière); i gruppi “Révoltes”; la Federazione degli Studenti Rivoluzionari (Fédération des Étudiants Révolutionnaires, FER); il Comitato di Collegamento degli Studenti Rivoluzionari (Comité de Liaison des Étudiants Révolutionnaires, CLER); l'Unione delle Gioventù Comuniste Marxiste-Leniniste (Union des Jeunesses Communistes Marxistes-Léninistes, UJC-ML); il Partito Comunista Internazionalista (Parti Communiste Internationaliste, PCI /sic/); il Partito Comunista Marxista-Leninista di Francia (Parti Communiste Marxiste-Léniniste de France (PCMLF); la Federazione della Gioventù Rivoluzionaria (Fédération de la Jeunesse Révolutionnaire, FJR); l'Organizzazione Comunista Internazionalista (Organisation Communiste Internationaliste, OCI); il Movimento 22 Marzo (Mouvement du 22 Mars).

c) Gli juifs [et] allemands e gli indésirables. Il portavoce del Movimento 22 Marzo, disciolto con il suddetto Decreto Presidenziale del 12 giugno 1968, era Daniel Cohn-Bendit. Sorvolando almeno per ora su che cosa sia divenuto nel tempo questo personaggio, che attualmente si fa vedere pappa-e-ciccia con Emmanuel Macron, all'epoca era il leader di detto Movimento di ispirazione libertaria e antiautoritaria, così chiamato perché era stato fondato la notte di venerdì 22 Marzo 1968 dagli studenti dell'Università di Nanterre. Il Movimento 22 Marzo è rimasto celebre fin dall'inizio per il “mix” di rivendicazioni politiche (ad esempio l'opposizione alla guerra nel Vietnam) e di vita quotidiana: tra di esse, celebre la battaglia per la possibilità degli studenti maschi di andare liberamente nelle camere delle studentesse femmine, e viceversa. Il Movimento 22 Marzo è considerato una delle organizzazioni che hanno dato l'avvio al Maggio. Movimento spontaneista, e fautore dell'azione diretta (specialmente l'occupazione di edifici amministrativi) e del “qui e sùbito”, si struttura basandosi sull'auto-organizzazione; chiara la sua derivazione dai “Provos” olandesi. Riunisce una mistura di figure, libertari, situazionisti, troschisti, maoisti (!!!), cristiani di sinistra ecc.; il già allora vanitosissimo Daniel Cohn-Bendit ne diviene la figura più mediatizzata. Ora, benché nato a Montauban il 4 aprile 1945, Daniel Cohn-Bendit è figlio di genitori tedeschi antinazisti e ebrei (il suo “Cohn”, cioè Cohen, Kahn ecc., ne fa addirittura un appartenente a una stirpe sacerdotale e discendente diretto di Aronne); ha la nazionalità tedesca (opterà per quella francese solo nel 2015) e, nel prosieguo della sua sfolgorante carriera, sarà politico (o politicante) sia in Francia che in Germania.

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Il 2 maggio 1968, il periodico satirico di estrema destra “Minute” scrive: ”Ce Cohn-Bendit, parce qu'il est juif et allemand, se prend pour un nouveau Karl Marx”, e: ”Ce Cohn-Bendit, doit être pris par la peau du cou et reconduit à la frontière sans autre forme de procès.” (“Questo Cohn-Bendit, dato che è ebreo e tedesco, si prende per un nuovo Carlo Marx”; “Questo Cohn-Bendit dev'essere preso per la collottola e riportato alla frontiera senza alcuna forma di processo”). Al giornale fascista fa immediatamente eco il leader del Partito Comunista Francese, lo stalinista Georges Marchais: in un'editoriale de L'Humanité, l'organo del PCF, il 3 maggio Marchais denuncia “questi gruppuscoli guidati dall'anarchico tedesco Cohn-Bendit”. Nella reazione sia dei fascisti di “Minute” che dello stalinista Marchais ci sono tutti gli elementi classici: la fobia antitedesca, l'antisemitismo, la marginalizzazione dell' “anarchico nemico della classe operaia”, che perdipiù ha un cognome che suona “straniero” e, peggio, ebreo. Il Movimento Studentesco reagisce quindi, durante le manifestazioni dei giorni successivi, creando uno slogan famosissimo, la cui forma originaria sembra essere stata: Nous sommes tous des juifs allemands (“Siamo tutti ebrei tedeschi”). E' la prima volta del “Siamo tutti...” che avrà fortuna fino ai giorni nostri, per così dire, come slogan della lotta contro l'esclusione: Siamo tutti palestinesi, siamo tutti terroristi, siamo tutti Charlie Hebdo, siamo tutti immigrati, siamo tutti quel che attualmente non siamo affatto tutti. Nei giorni del Maggio ne consegue un altrettanto famoso manifesto che mostra il faccione sorridente e beffardo di Cohn-Bendit seguito dallo slogan leggermente modificato: Nous sommes tous des juifs et des allemands “Siamo tutti ebrei e tedeschi”. Parallelamente, e pare dopo un preciso dibattito interno, lo stesso manifesto viene proposto nella versione derivata dal proposito di “Minute” di riportare con la forza Cohn-Bendit alla frontiera: Nous sommes tous 'indésirables' “ “Siamo tutti indesiderabili” (= espulsi). Nelle forme più ampie del manifesto, Cohn-Bendit si trova davanti a una schiera di CRS, i celerini francesi. Per la prima volta durante i giorni del Maggio, un manifesto rappresenta il volto di un “leader”. E' nella forma “juifs et allemands” che lo slogan entra nella canzone-riassunto di Dominique Grange.


d) Ce n'est qu'un début etc.. La canzone di Dominique Grange si chiude con quello che è di gran lunga rimasto lo slogan più famoso del Maggio francese.



Ancora oggi, durante sempre più sparute e improbabili manifestazioni “antagoniste” (in antagonìa, verrebbe da dire, e lo dico con una certa qual cognizione di causa), si sente qualche diciassettenne unirsi a vecchi babbioni nel gridare Senè-candebù-continuòn-lecombà. Beh, va detto che allora era un inizio, o quantomeno così veniva percepito. La canzone ci mostra una forma “alternativa” dello slogan, che non sembra avere avuto molta diffusione: Ce n'est qu'un début, la lutte continue. Può naturalmente darsi che non sia mai stato neppure gridato, e che sia una “creazione” di Dominique che doveva fare la rima con “rue”; però va detto anche che lo slogan rima anche (e meglio) con “début”. Nei vari sessantotti e seguenti (sessantanovi, settantasetti ecc.) lo slogan iconico rimane rigorosamente in francese, spesso con pronunce fantasiose; tranne che a Milano, dove se ne ha una magnifica versione dialettale (“L'è negot ma 'n debüü, segütèm a cumbat”).

Riccardo Venturi - 2018/5/15 - 15:16




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