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Kurdistan

Pete Morton
Language: English


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Halabja
(Banner Theatre)


[1992]
Album “Mad World Blues”
Mad World Blues

chemical


Quando Saddam Hussein era un amico ed alleato dell’Occidente, un figlio di puttana (“Ma il nostro figlio di puttana”, come ebbe a dire un funzionario della CIA) indispensabile agli americani per tenere sotto scacco l’Iran di Khomeini. Così l’Iraq fu inondato di armi di ogni tipo, convenzionali, chimiche e batteriologiche, per miliardi di dollari, e questo flusso ininterrotto non si arrestò nemmeno quando Alì il Chimico (Ali Hassan Abd al-Majid al-Tikritieh, ministro dell'interno e capo dei servizi segreti di Saddam Hussein) usò i gas contro i villaggi kurdi, come ad Halabja, dove l’aviazione irachena vomitò sui civili bombe al gas mostarda, al nervino, al sarin, al tabun e al VX causando 15.000 vittime in pochi minuti.
Kurdistan, Kurdistan
Let me tell you about Disneyland
We're the countries free to choose
We decide if you win or lose.

We decide what's right when the dealing's done
If it's worth our while when the money's owed
Besides, Jesus came and he took our sins
To keep our cars upon the road

Kurdistan, Kurdistan
We drew a line in the desert sand
We never came to your defense
'Cause Saddam was not a bad man then

We sold him guns and we sold him tanks
'Cause our lives are worth their weight in gold
Besides, Jesus came and he took our sins
To keep our cars upon the road

Kurdistan, Kurdistan
I was going to tell you about Disneyland
But it's too late now. You're dead and you're bust
You've been smashed, you've been gased by the chemical dust

We'd have liked to have helped but we're all messed up
But this is a world that's bought and sold
Besides, Jesus came and he took our sins
To keep our cars upon the road

Contributed by The Lone Ranger - 2010/5/4 - 09:50


Il campo dei rifugiati curdi di Rustem Cûdî a Makhmour, finora autogestito, viene posto sotto assedio da parte dell’esercito iracheno con la complicità del PDK.



Proteste da parte dei residenti e del KCDK-E







CON UN COMUNICATO IL KCDK-E DENUNCIA LA SITUAZIONE DEL CAMPO PER RIFUGIATI DI MAKHMOUR







Gianni Sartori

Sulla questione campo per rifugiati Rustem Cûdî à Makhmour, circondato da giorni daisoldati iracheni, è ora intervenuto il Congresso delle società democratiche del Kurdistan in Europa (KCDK-E). Chiedendo apertamente la mobilitazione internazionale a sostegno dei rifugiati curdi.



Fondato nel 1998, Makhmour ospita attualmente oltre 12mila persone e sorge a una sessantina di chilometri a sud-ovest di Hewlêr (Erbil), la capitale del Kurdistan del Sud (Bashur, in territorio iracheno).

Per la maggior parte si tratta di curdi costretti nell’ultimo decennio del secolo scorso ad abbandonare i loro villaggi del Bakur (Kurdistan del Nord, entro i confini turchi) per sfuggire alla repressione di Ankara.

Gestito finora in maniera autonoma (sulla base dei principi del Confederalismo democratico) costituisce probabilmente la più consistente comunità di rifugiati curdi al mondo.

Nel comunicato del KCDK-E si denuncia che mentre “lo Stato turco continua a rappresentare una minaccia per i territori del Kurdistan” contemporaneamente “Makhmour viene posto sotto assedio”. In un contesto già preoccupante di suo, con le elezioni in Turchia che saranno determinanti per il futuro dell’intera regione.Così, da un lato “il governo fascista dell’AKP-MHP, in collaborazione con gli Stati reazionari, continua nei suoi attacchi genocidi contro il popolo curdo”. Dall’altro l campo di Makhmour, teoricamente sotto la protezione dell’HCR delle Nazioni Unite (e - ripeto - finora autogestito) “subisce ora l’assedio del PDK e del governo iracheno”. In realtà è dal 2014 - a causa degli attacchi dello Stato islamico - che la presenza dell’ONU qui è soltanto nominale.

Il timore espresso dal KCDK-E è che anche da parte irachena si intenda procedere con metodi definiti “genocidi”. Il campo starebbe per essere isolato, circondato con recinzioni metalliche e si fa insistente la voce di un imminente attacco militare vero e proprio. Nella mattinata del 20 maggio, senza preavviso, alcuni rappresentanti del ministero degli Interni e della Difesa iracheni (supportati da personale militare, forze speciali e unità di polizia) si erano recati a Makhmour per imporre manu militari (con una sfilata di veicoli blindati) l’istallazione delle recinzioni metalliche. Con la chiara intenzione di chiudere tutte le via di accesso al campo, tranne quella principale, con barriere in cemento sulla strada e torrette di guardia. Se i rifugiati curdi non sono rimasti a guardare, protestando vigorosamente, da parte dei soldati iracheni si è risposto sparando in aria (un ferito accertato tra i rifugiati). Già in altre occasioni si era cercato di circondarlo con il filo spinato, ma la resistenza dei residenti aveva costretto le autorità a desistere.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2023/5/22 - 19:47




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