La notizia corse per tutta la città
la gente sorrideva felice
si erano battuti per la libertà
ma nessuno sapeva quello che
stava per accadere a Budapest
Si diceva che i russi non
avrebbero osato soffocare
la loro giovane libertà
e speravano che l'occidente non l'avrebbe permesso
ma quando seppero che migliaia di carri armati
stavano per soffocare la santa rivolta
invocarono invano aiuto ma nessuno rispose
nessuno mosse un dito
per salvare quel popolo
Per le strade di Budapest
si tentò una disperata difesa
non bastarono i piatti ricoperti di terra
non servirono le scritte a impietosire i brutali invasori
Russi a casa Russi a casa
Anche queste ultime disperate illusioni
crollarono in poco tempo
la tragedia dell'Ungheria insorta si concluse
ma il sangue sparso nei giorni gloriosi
della rivolta
non ha ancora dato i suoi frutti
e così il sipario di ferro
torna a calare sulla martire Ungheria
e si cercherà di far dimenticare
la storia di quei giorni
Ma non tutti hanno ancora dimenticato
oggi sanno che un giorno sulle tombe dei
caduti magiari sventoleranno ancora
le bandiere della libertà
la gente sorrideva felice
si erano battuti per la libertà
ma nessuno sapeva quello che
stava per accadere a Budapest
Si diceva che i russi non
avrebbero osato soffocare
la loro giovane libertà
e speravano che l'occidente non l'avrebbe permesso
ma quando seppero che migliaia di carri armati
stavano per soffocare la santa rivolta
invocarono invano aiuto ma nessuno rispose
nessuno mosse un dito
per salvare quel popolo
Per le strade di Budapest
si tentò una disperata difesa
non bastarono i piatti ricoperti di terra
non servirono le scritte a impietosire i brutali invasori
Russi a casa Russi a casa
Anche queste ultime disperate illusioni
crollarono in poco tempo
la tragedia dell'Ungheria insorta si concluse
ma il sangue sparso nei giorni gloriosi
della rivolta
non ha ancora dato i suoi frutti
e così il sipario di ferro
torna a calare sulla martire Ungheria
e si cercherà di far dimenticare
la storia di quei giorni
Ma non tutti hanno ancora dimenticato
oggi sanno che un giorno sulle tombe dei
caduti magiari sventoleranno ancora
le bandiere della libertà
envoyé par Marco M. - Como - 14/11/2005 - 02:35
Langue: hongrois
Magyar nyelvre fordította Riccardo Venturi 2008.12.29-én
Versione ungherese di Riccardo Venturi, 29.12.2008
Versione ungherese di Riccardo Venturi, 29.12.2008
MAGYARORSZÁG MÁRTÍROMSÁGA
A hír az egész városban terjedt el,
az emberek jókedvűen mosolygottak:
a szabadságért harcoltak meg
de semmi sem tudta
mi történt volna Budapesten.
Ezt mondták, hogy az oroszok
nem mertek volna az új
szabadságukat elnyomni,
és remélték, hogy el nem tűrte volna azt a nyugat.
De mikor megtudták, hogy tankok ezrei
készültek a szent forradalmat elnyomni
segítséget hiába kértek, de semmi sem adta,
semmi sem mozdította egy ujját
az a nép menedékéért.
Budapest utcáin, reménytelen
védelmet kiséreltek meg
de nem elegek a földdel bevont tányérok,
annyira nem jók a kézírások, hogy az állati megszállót megindítsák:
Ruszkik haza, Ruszkik haza.
Azok az utolsó, reménytelen ábrándok
füstbe mentek rövid idő alatt.
Ez a magyar forradalom tragédiájának a vége,
de a forradalom dicsőséges napjaiban
ontott vér
gyümölcsét még el nem hozta
és így, a vasfüggöny
újra legördül Magyarország mártíromságára
és próbálni fognak elfelejttetni
azok a napok történetét,
de nem mindenki felejtette el.
Ezt ma tudják, hogy egy napon a magyar
elesett hősök sírján még fog lobogni
a szabadságnak a zászlója.
A hír az egész városban terjedt el,
az emberek jókedvűen mosolygottak:
a szabadságért harcoltak meg
de semmi sem tudta
mi történt volna Budapesten.
Ezt mondták, hogy az oroszok
nem mertek volna az új
szabadságukat elnyomni,
és remélték, hogy el nem tűrte volna azt a nyugat.
De mikor megtudták, hogy tankok ezrei
készültek a szent forradalmat elnyomni
segítséget hiába kértek, de semmi sem adta,
semmi sem mozdította egy ujját
az a nép menedékéért.
Budapest utcáin, reménytelen
védelmet kiséreltek meg
de nem elegek a földdel bevont tányérok,
annyira nem jók a kézírások, hogy az állati megszállót megindítsák:
Ruszkik haza, Ruszkik haza.
Azok az utolsó, reménytelen ábrándok
füstbe mentek rövid idő alatt.
Ez a magyar forradalom tragédiájának a vége,
de a forradalom dicsőséges napjaiban
ontott vér
gyümölcsét még el nem hozta
és így, a vasfüggöny
újra legördül Magyarország mártíromságára
és próbálni fognak elfelejttetni
azok a napok történetét,
de nem mindenki felejtette el.
Ezt ma tudják, hogy egy napon a magyar
elesett hősök sírján még fog lobogni
a szabadságnak a zászlója.
L' "occidente", come è noto da chiunque abbia qualche minima conoscenza storica (cosa che ovviamente è impossibile richiedere a dei fascisti), negli stessi giorni della rivolta ungherese era impegnatissimo con le sue guerre e guerricciole coloniali, come l'invasione anglo-francese del Canale di Suez ed altre. Del resto, sarebbe stato impensabile, nel 1956, mettere nella sia pur minima discussione la divisione del mondo in due blocchi scaturita dagli accordi di Yalta e Potsdam. Si noti in questa canzone anche l'ennesimo tentativo di presentare la rivolta ungherese come "santa". Certo, la chiesa del nazista cattolico Mindszenty vi si buttò a corpo morto, non potendo lasciar perdere un'occasione del genere per presentarsi agli occhi del mondo come paladina della libertà...quando fino a pochi anni prima era impegnata assai attivamente nello sterminio degli ebrei ungheresi.
Canzone contro la guerra, questa? Può anche darsi, a condizione che si faccia sempre presente da chi proviene.
Canzone contro la guerra, questa? Può anche darsi, a condizione che si faccia sempre presente da chi proviene.
Riccardo Venturi - 14/11/2005 - 12:33
Ricordiamo anche per dovere di cronaca che l'autore di questa canzone, Roberto Scocco (di Macerata) è un fascista repubblichino impegnato tra le altre cose con case editrici come questa, dal significativo nome di "Ultima Crociata". Il che mi fa fortemente dubitare del suo effettivo impegno contro la guerra...ma tant'è, e che non si dica mai che le CCG/AWS operano censure. I suoi curatori ed amministratori si riservano però il sacrosanto diritto di provare dei conati di vomito davanti a certi personaggi.
Riccardo Venturi - 14/11/2005 - 12:42
Non so chi sia davvero l'autore di questa canzone e mi fido quindi dei vostri conati di vomito. Però questo è un sito di CANZONI contro la guerra. E questa è una CANZONE contro la guerra, indipendentemente da chi l'abbia scritta. Grazie quindi per averla pubblicata ugualmente. Comunque ritengo che non sia il caso di attaccare nessuno, in un sito pacifista. Anzi, sarebbe bello potere vedere certe canzoni raccolte all'interno di uno dei "percorsi". Non è esistito solo l'orrore del Vietnam purtroppo. Gli altri orrori ci vengono raccontati da gente meno simpatica di Gianni Morandi? Dispiace anche a me, credetemi! Comunque se le canzoni sono di pace e se l'orrore in questione c'è stato davvero, allora perché non creare un percorso?! Saluti e grazie per l'attenzione!
Marco M. - Como - 14/11/2005 - 16:14
L'idea di istituire un percorso sulla rivolta ungherese del '56 (così come sulla Primavera di Praga) è senz'altro ottima, e a dire il vero ci avevamo già pensato (anche nell'ottica dell'istituzione di tanti altri possibili percorsi ancora mancanti). Senz'altro verranno tutti quanti istituiti in un lasso di tempo relativamente breve.
Riccardo Venturi - 14/11/2005 - 18:56
Nota: il commento che segue si riferiva a una canzone successivamente cancellata. Ci stiamo stancando delle canzoni fasciste e ne stiamo cancellando alcune
Colgo l'occasione per alcune considerazioni.
Oggi sono state proposte sei canzoni provenienti dalla cosiddetta "musica alternativa" di stampo chiaramente neofascista. Canzoni che parlano di argomenti, la Rivolta ungherese antistalinista del '56 e la Primavera di Praga, i quali rientrano e debbono rientrare per forza di cose in una raccolta come questa, al pari di Primavera di Praga di Francesco Guccini, o di Egy mondat a zsarnokságról di Gyula Illyés (che era un grande poeta, e la cui bellissima e terribile poesia fu messa in musica e cantata durante la rivolta del '56). Le inseriamo quindi senz'altro, dato che la politica del nostro sito è, dall'inizio, assolutamente priva di ogni tipo di discriminazione (prova ne sia anche l'inserimento di una canzone di ambiente neofascista come Il mercenario di Lucera).
Ciononostante, delle sei canzoni proposte oggi soltanto quattro sono state approvate. Una è stata cassata in quanto contenente la parola "camerati". La mancata approvazione non dipende dall'uso della parola in sé (moltissime CCG parlano tranquillamente di "compagni" anche e soprattutto in senso politico), quanto dall'inaccettabile forzatura storica. La Rivolta ungherese del '56 non è stata condotta in nome dei "camerati", i suoi capi (in primis Imre Nagy e il generale Pál Maleter) erano comunisti e resistenti antinazisti, e il tentativo di far passare quel che accadde in quel tragico avvenimento come la rivolta dei "valori tradizionali" contro il "barbaro comunismo" è semplicemente ridicolo (e oltremodo tipico del neofascismo nostrano, la cui tendenza a cercare di appropriarsi di valori e lotte lontane anni luce dalla sua visione del mondo è ben nota a tutti). La rivolta ungherese del '56 è stata la lotta di un popolo per liberarsi di una tirannia orribile ("Dove c'è tirannia, tirannia c'è...", scriveva pochi anni prima Gyula Illyés). E' stata una rivolta che ha provocato fratture e riflessioni devastanti nella sinistra di tutto il mondo, fratture e riflessioni che hanno portato a degli strappi dolorosi in molti casi; analoghe fratture e strappi non si sono certamente visti nel neofascismo italiano che mandava i suoi stragisti a rifugiarsi nel Cile di Pinochet o nell'Argentina dei generali golpisti e dei desaparecidos.
L'invito quasi costante del contributore delle canzoni oggi prese in esame (che comunque vogliamo ringraziare perché ogni contributo è sempre il benvenuto da queste parti) a "non dimenticare" è giusto. Vogliamo quindi ricordare anche che l'angelico cardinal Mindszenty, ricordato in questa canzone in particolare come "martire e eroe" della rivolta ungherese (e per il quale è stato necessario correggere la grafia del nome, dato che vi si leggeva "Minzanti"...) è stato uno dei principali esponenti dell'oligarchia aristocratica tradizionalista che sostenne, tra il 1920 e il 1944, il regime fascista dell'ammiraglio Miklós Horthy von Nagybánya. Un'Ungheria "tradizionale" nella quale fiorivano e prosperavano, ben prima dello stalinismo del dopoguerra, la tirannia, la repressione, la morte e soprattutto il più orrendo e fattivo antisemitismo a sostegno dello sterminio hitleriano. Tutte "cosette" ben foraggiate dalla chiesa cattolica fascista ungherese e dal suo "eroico" primate, uno dei personaggi più pesantemente compromessi con il regime e che non batté neppure un ciglio di fronte ai pogrom e alle stragi di ebrei compiute dalle famigerate Croci Frecciate.
Cerchiamo di ricordarci anche di questo.
Colgo l'occasione per alcune considerazioni.
Oggi sono state proposte sei canzoni provenienti dalla cosiddetta "musica alternativa" di stampo chiaramente neofascista. Canzoni che parlano di argomenti, la Rivolta ungherese antistalinista del '56 e la Primavera di Praga, i quali rientrano e debbono rientrare per forza di cose in una raccolta come questa, al pari di Primavera di Praga di Francesco Guccini, o di Egy mondat a zsarnokságról di Gyula Illyés (che era un grande poeta, e la cui bellissima e terribile poesia fu messa in musica e cantata durante la rivolta del '56). Le inseriamo quindi senz'altro, dato che la politica del nostro sito è, dall'inizio, assolutamente priva di ogni tipo di discriminazione (prova ne sia anche l'inserimento di una canzone di ambiente neofascista come Il mercenario di Lucera).
Ciononostante, delle sei canzoni proposte oggi soltanto quattro sono state approvate. Una è stata cassata in quanto contenente la parola "camerati". La mancata approvazione non dipende dall'uso della parola in sé (moltissime CCG parlano tranquillamente di "compagni" anche e soprattutto in senso politico), quanto dall'inaccettabile forzatura storica. La Rivolta ungherese del '56 non è stata condotta in nome dei "camerati", i suoi capi (in primis Imre Nagy e il generale Pál Maleter) erano comunisti e resistenti antinazisti, e il tentativo di far passare quel che accadde in quel tragico avvenimento come la rivolta dei "valori tradizionali" contro il "barbaro comunismo" è semplicemente ridicolo (e oltremodo tipico del neofascismo nostrano, la cui tendenza a cercare di appropriarsi di valori e lotte lontane anni luce dalla sua visione del mondo è ben nota a tutti). La rivolta ungherese del '56 è stata la lotta di un popolo per liberarsi di una tirannia orribile ("Dove c'è tirannia, tirannia c'è...", scriveva pochi anni prima Gyula Illyés). E' stata una rivolta che ha provocato fratture e riflessioni devastanti nella sinistra di tutto il mondo, fratture e riflessioni che hanno portato a degli strappi dolorosi in molti casi; analoghe fratture e strappi non si sono certamente visti nel neofascismo italiano che mandava i suoi stragisti a rifugiarsi nel Cile di Pinochet o nell'Argentina dei generali golpisti e dei desaparecidos.
L'invito quasi costante del contributore delle canzoni oggi prese in esame (che comunque vogliamo ringraziare perché ogni contributo è sempre il benvenuto da queste parti) a "non dimenticare" è giusto. Vogliamo quindi ricordare anche che l'angelico cardinal Mindszenty, ricordato in questa canzone in particolare come "martire e eroe" della rivolta ungherese (e per il quale è stato necessario correggere la grafia del nome, dato che vi si leggeva "Minzanti"...) è stato uno dei principali esponenti dell'oligarchia aristocratica tradizionalista che sostenne, tra il 1920 e il 1944, il regime fascista dell'ammiraglio Miklós Horthy von Nagybánya. Un'Ungheria "tradizionale" nella quale fiorivano e prosperavano, ben prima dello stalinismo del dopoguerra, la tirannia, la repressione, la morte e soprattutto il più orrendo e fattivo antisemitismo a sostegno dello sterminio hitleriano. Tutte "cosette" ben foraggiate dalla chiesa cattolica fascista ungherese e dal suo "eroico" primate, uno dei personaggi più pesantemente compromessi con il regime e che non batté neppure un ciglio di fronte ai pogrom e alle stragi di ebrei compiute dalle famigerate Croci Frecciate.
Cerchiamo di ricordarci anche di questo.
Riccardo Venturi - 14/11/2005 - 11:40
Mi chiamo Roberto Scocco e sono l'autore di questa canzone. Vi ringrazio per avermi pubblicato ma non condivido molto i commenti del sig. Venturi che probabilmente non riesce a liberarsi da dei retaggi piuttosto superati.
Sono nato nel 1956 e quindi non ho niente di repubblichino e sono anche uno storico e sotto questa veste faccio da supervisore ad alcune pubblicazioni riguardanti il periodo storico della RSI. Ho collaborato con molte case editrici ed il giornalista Panza ha attinto molto dall'archivio che mi è stato affidato. Ritornando alla canzone chiaramente a quel tempo sono stato influenzato da come veniva affrontato l'argomento a quel tempo e molto anche dalla canzone di Leo Valeriano. Avevo conosciuto degli ungheresi e sinceramente mi aveva molto colpito il loro racconto. Vorrei confessare che nel 1992 andai a Buda e dall'alto del castello ripensai anche al mio passato, Ero in compagnia di alcuni studenti della università di Szeged che seguendo il cosro di lingua italiana conoscevano perfettamente il ns. idioma. Vedendomi assorto mi chiesero il motivo e mi misi a recitare il testo della canzone di Valeriano. Rimasero stupiti a pensare che da qualche parte qualcuno non si dimenticava delle loro gesta per la libertà. Noi checchè se ne dica siamo liberi ma non conosciamo realmente il valore di questa parola.
Grazie
Roberto Scocco robescocco@virgilio.it
Sono nato nel 1956 e quindi non ho niente di repubblichino e sono anche uno storico e sotto questa veste faccio da supervisore ad alcune pubblicazioni riguardanti il periodo storico della RSI. Ho collaborato con molte case editrici ed il giornalista Panza ha attinto molto dall'archivio che mi è stato affidato. Ritornando alla canzone chiaramente a quel tempo sono stato influenzato da come veniva affrontato l'argomento a quel tempo e molto anche dalla canzone di Leo Valeriano. Avevo conosciuto degli ungheresi e sinceramente mi aveva molto colpito il loro racconto. Vorrei confessare che nel 1992 andai a Buda e dall'alto del castello ripensai anche al mio passato, Ero in compagnia di alcuni studenti della università di Szeged che seguendo il cosro di lingua italiana conoscevano perfettamente il ns. idioma. Vedendomi assorto mi chiesero il motivo e mi misi a recitare il testo della canzone di Valeriano. Rimasero stupiti a pensare che da qualche parte qualcuno non si dimenticava delle loro gesta per la libertà. Noi checchè se ne dica siamo liberi ma non conosciamo realmente il valore di questa parola.
Grazie
Roberto Scocco robescocco@virgilio.it
Egregio sig. Scocco, nel ringraziarla per il Suo gentile intervento vorrei anch'io ricordarLe, altrettanto gentilmente, che la persona che poco fa ha tacciato di "non riuscire a liberarsi di retaggi superati" è la stessa (vale a dire il sottoscritto) che non più di un'ora fa ha approvato il Suo intervento. Per il resto non c'è molto da dire, a parte il fatto che mi stupisco assai poco che Giampaolo Pansa abbia copiosamente attinto dal Suo archivio. Davvero nulla di nuovo sotto il sole per una persona come Pansa, oramai da anni impegnato in un'opera capillare di revisionismo. Retaggi superati? Semplicemente difformità radicale di visioni e di idee. I nostri retaggi sono semplicemente agli antipodi, e di questo Le chiedo semplicemente di prendere atto senza ulteriori polemiche, visto che Lei è pur sempre un autore ospitato da questo sito che, come forse avrà intuito, non è un sito neutrale. Nonostante tutto ciò, ci siamo sempre rifiutati di avere qualsiasi sorta di paraocchi verso quello che sono stati i regimi stalinisti dell'est europeo. Vorremmo che anche quelli col Suo retaggio non avessero paraocchi sulla provenienza di molti "martiri ungheresi", che solo pochi anni prima vestivano le uniformi delle Croci Frecciate e partecipavano allo sterminio degli ebrei. Forse la cosa migliore sarebbe non considerare la rivolta antistalinista ungherese del '56 come un "simbolo" da contrapporre a chi ha accusato il fascismo di essere semplicemente quello che è: fascismo. Bisognerebbe ad esempio dirlo agli estremisti di destra ungheresi che anche lo scorso anno, nel 50° anniversario della rivolta, hanno messo a ferro e fuoco Budapest con il braccio teso e gridando slogan nazisti. Cordiali saluti és szívesen köszönöm az adalékáért.
Riccardo Venturi - 13/8/2007 - 21:03
Egr. sig. Venturi,
non Le ho risposto subito anche perchè non ho niente da ridire su quello che ha scritto in risposto al mio precedente intervento. Vorrei chiudere subito la questione affermando che ho vissuto quei tempi e credo di esserne stato un protagonista e mi riferisco chiaramente agli anni '70. Anche se avessi fatto errori non rinnego niente anzi sono fiero di aver partecipato ad un epoca mmentre i soliti stavano a guardare. Il mio strumento di lotta era la chitarra e nessuno mi ha mai impedito di cantare anche in piazze di fuoco come Milano e Bologna. Ricordo quei tempi....per lo meno, giusta o sbagliata la parte, ho vissuto con intensità come del resto ho sempre fatto nella mia vita.
Grazie di avermi ospitato sul suo sito.
Ci sono un paio di errori di trascrizione che Le comunicherò se vorrà aggiustare il testo.
(roberto scocco)
non Le ho risposto subito anche perchè non ho niente da ridire su quello che ha scritto in risposto al mio precedente intervento. Vorrei chiudere subito la questione affermando che ho vissuto quei tempi e credo di esserne stato un protagonista e mi riferisco chiaramente agli anni '70. Anche se avessi fatto errori non rinnego niente anzi sono fiero di aver partecipato ad un epoca mmentre i soliti stavano a guardare. Il mio strumento di lotta era la chitarra e nessuno mi ha mai impedito di cantare anche in piazze di fuoco come Milano e Bologna. Ricordo quei tempi....per lo meno, giusta o sbagliata la parte, ho vissuto con intensità come del resto ho sempre fatto nella mia vita.
Grazie di avermi ospitato sul suo sito.
Ci sono un paio di errori di trascrizione che Le comunicherò se vorrà aggiustare il testo.
(roberto scocco)
Senz'altro, li potrà inviare in ogni momento e la ringraziamo per la disponibilità. Cordiali saluti. [RV]
Mi scusi ma La disturbo di nuovo indicandoLe subito gli errori che Le avevo accennato.
Rivedere il testo mi rinfresca la memoria....dopo tanti anni che non tocco la chitarra. Infatti smisi di cantare e scrivere coanzoni nel 1979 per protesta verso i politicanti che volevano usuare come loro zimbello.
1^ riga:
La notizia...invece di....notizie.
7^ riga dalla fine:
Ungheria....invece di....omelia.
Grazie ancora e resto a Sua disposizione.
(roberto scocco)
Rivedere il testo mi rinfresca la memoria....dopo tanti anni che non tocco la chitarra. Infatti smisi di cantare e scrivere coanzoni nel 1979 per protesta verso i politicanti che volevano usuare come loro zimbello.
1^ riga:
La notizia...invece di....notizie.
7^ riga dalla fine:
Ungheria....invece di....omelia.
Grazie ancora e resto a Sua disposizione.
(roberto scocco)
Provvediamo immediatamente alla correzione del testo, e ancora grazie. [RV]
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Parole e musica di Roberto Scocco
Lyrics and music by Roberto Scocco
Szavak és zene: Roberto Scocco
"A volte sembra che certi orrori siano stati dimenticati... Questa canzone del 1972 li ricorda." (Marco M. - Como)