Ginirali, quant'anni su' passati
dı lu tristi jornu ca t'ammazzaru
câ to scorta a tìa ti massacraru,
d'Emanuela non epbıru pietati!
Via Carini, dda strata mâ ricordu..
Quanta genti c'era a lu funerali!
Li mafiusi, arricriati a fari i mali,
pulizziàvanu lu mitra 'i sangu lordu!
Ginirali, cu foru l'assassini
ca a la me terra ci 'nzìccanu li spini?
Via Carini, "dda morsi la spiranza
dâ Sicilia e dâ so genti onesta!" (1)
Ginirali, paroli sulu haju sintutu,
Ma i mafiusi caminanu 'ntê strati.
Ammiscati chî figghi 'i l'ammazzati
E nui sapemu comu su riviruti!
Ginirali, dicìvi a vuci forti:
« Mi lassàru sulu comu un cani!
pi cumpagni quattru cristiani
e unni battu, mi sprangunu li porti! »
Via Carini, com'è funna la notti
pa Sicilia ca chianci li so morti!
Ginirali, la rabbia da me genti
nun trova risposta 'ntâ justizia di putenti!
Ginirali, tu ci spiravi tantu
di vidìri 'sta Sicilia marturiata
finarmenti senza la 'nnuminata
di 'na terra mafiusa e china 'i scantu!
Ginirali, assai sunnu li morti
pı vuliri canciari ı cosı stortı!
Via Carini, settembri ottantadui..
cu ddi morti cripàmmu puru nui!
dı lu tristi jornu ca t'ammazzaru
câ to scorta a tìa ti massacraru,
d'Emanuela non epbıru pietati!
Via Carini, dda strata mâ ricordu..
Quanta genti c'era a lu funerali!
Li mafiusi, arricriati a fari i mali,
pulizziàvanu lu mitra 'i sangu lordu!
Ginirali, cu foru l'assassini
ca a la me terra ci 'nzìccanu li spini?
Via Carini, "dda morsi la spiranza
dâ Sicilia e dâ so genti onesta!" (1)
Ginirali, paroli sulu haju sintutu,
Ma i mafiusi caminanu 'ntê strati.
Ammiscati chî figghi 'i l'ammazzati
E nui sapemu comu su riviruti!
Ginirali, dicìvi a vuci forti:
« Mi lassàru sulu comu un cani!
pi cumpagni quattru cristiani
e unni battu, mi sprangunu li porti! »
Via Carini, com'è funna la notti
pa Sicilia ca chianci li so morti!
Ginirali, la rabbia da me genti
nun trova risposta 'ntâ justizia di putenti!
Ginirali, tu ci spiravi tantu
di vidìri 'sta Sicilia marturiata
finarmenti senza la 'nnuminata
di 'na terra mafiusa e china 'i scantu!
Ginirali, assai sunnu li morti
pı vuliri canciari ı cosı stortı!
Via Carini, settembri ottantadui..
cu ddi morti cripàmmu puru nui!
envoyé par giorgio - 19/4/2010 - 12:16
Sì, sì, d'accordo. La lotta alla mafia, cosa sacrosanta, e tutto il resto. Però, per quanto riguarda il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ci sarebbero da dire due o tre altre cosette che di solito vengono taciute. La principale è a mio parere l'attività del generale Dalla Chiesa prima che venisse inviato a Palermo. Forse si è scordata la "lotta al terrorismo" e la repressione degli anni '70, di cui il generale Dalla Chiesa fu spietato esecutore. Forse si sono dimenticate la Legge Reale e le altre leggi speciali che trasformarono l'Italia in un perfetto stato di polizia, e i cui effetti perdurano tuttora: se si urla e strepita per i fatti di Genova del 2001, non si deve dimenticare che nella "democratica" Italia non è certamente il primo caso di sospensione totale delle garanzie costituzionali e dei diritti umani in nome del "terrorismo" o roba del genere.
Il generale Dalla Chiesa era un militare piemontese "vecchio stampo". Eseguiva gli ordini. Fondamentalmente, in questo non era differente da Bava Beccaris. Gli fu ordinato di stroncare tutto un movimento (e tutta una generazione) dandogliene gli strumenti "legali" (la famosa "legalità"...) e lo eseguì. Finché fece comodo. È il destino di tutti i cosiddetti "servitori dello stato" (che usualmente servono qualsiasi stato, "democratico" o dittatoriale che sia non ha per loro la benché minima importanza): fintantoché sono utili, va bene; quando invece si spingono a toccare i meccanismi più profondi, le connivenze, le collusioni e le delinquenze del medesimo stato che "servono", vengono abbandonati e fatti liquidare senza tanti complimenti. Un conto era stroncare il "terrorismo", un altro stroncare la mafia, vale a dire lo stato stesso. I "servitori dello stato" si accorgono generalmente troppo tardi (per loro) di essere stati nient'altro che dei servi. Il generale Dalla Chiesa fu giustappunto un servo.
Tanto, poi, interviene la "santificazione"; magari, i "palermitani onesti" che tracciarono la famosa scritta, avrebbero fatto meglio a tracciarla quattro anni prima per Peppino Impastato. E così si hanno i San Dalla Chiesa, i San Calabresi e via discorrendo. Il generale Dalla Chiesa non è stato ammazzato dalla "mafia": è stato ammazzato dallo stato stesso per il quale, non molto tempo prima, non aveva esitato a sterminare un'epoca intera.
E, a mio parere, si faccia bene attenzione a inserire in questo sito canzoni come questa, anche se derivate da una "coscienza popolare" che, come tale, è facilissimamente manipolabile. Non ho niente contro il cantastorie che l'ha composta, ma ritengo che una precisazione come questa che sto scrivendo sia doverosa.
Il generale Dalla Chiesa era un militare piemontese "vecchio stampo". Eseguiva gli ordini. Fondamentalmente, in questo non era differente da Bava Beccaris. Gli fu ordinato di stroncare tutto un movimento (e tutta una generazione) dandogliene gli strumenti "legali" (la famosa "legalità"...) e lo eseguì. Finché fece comodo. È il destino di tutti i cosiddetti "servitori dello stato" (che usualmente servono qualsiasi stato, "democratico" o dittatoriale che sia non ha per loro la benché minima importanza): fintantoché sono utili, va bene; quando invece si spingono a toccare i meccanismi più profondi, le connivenze, le collusioni e le delinquenze del medesimo stato che "servono", vengono abbandonati e fatti liquidare senza tanti complimenti. Un conto era stroncare il "terrorismo", un altro stroncare la mafia, vale a dire lo stato stesso. I "servitori dello stato" si accorgono generalmente troppo tardi (per loro) di essere stati nient'altro che dei servi. Il generale Dalla Chiesa fu giustappunto un servo.
Tanto, poi, interviene la "santificazione"; magari, i "palermitani onesti" che tracciarono la famosa scritta, avrebbero fatto meglio a tracciarla quattro anni prima per Peppino Impastato. E così si hanno i San Dalla Chiesa, i San Calabresi e via discorrendo. Il generale Dalla Chiesa non è stato ammazzato dalla "mafia": è stato ammazzato dallo stato stesso per il quale, non molto tempo prima, non aveva esitato a sterminare un'epoca intera.
E, a mio parere, si faccia bene attenzione a inserire in questo sito canzoni come questa, anche se derivate da una "coscienza popolare" che, come tale, è facilissimamente manipolabile. Non ho niente contro il cantastorie che l'ha composta, ma ritengo che una precisazione come questa che sto scrivendo sia doverosa.
Riccardo Venturi - 22/4/2010 - 15:50
Per Riccardo
Volevo dirti che sottoscrivo al 100% quanto hai sentito doveroso precisare, che per me puoi passare direttamente nell'intro, che non ho avuto tempo e modo di sviluppare. Ti posso assicurare che, almeno io, non ho dimenticato il Dalla Chiesa "prima" di Palermo, la legge Reale, il conferimento di poteri speciali, la repressione, lo schiaccianoci obbligatorio "O con lo Stato o con le B.R." (a cui rispondevamo "Né con lo Stato né con le B.R.), etc. Ma si è aperto un nuovo percorso e credo e spero che vi possano trovare posto tutte (o quasi) le canzoni sull'argomento. E ti volevo chiedere: chi propone una canzone - non è detto che debba condividerne l'impostazione.. O sì?
A me 'sta canzone piace poco. La trovo schematica, celebrativa e retorica. Gradite solo alcune frasi, come:
Ginirali, paroli sulu haju sintutu..
Ginirali, la rabbia da me genti
nun trova risposta 'ntâ justizia dî putenti
E naturalmente, nel complesso, la vicenda umana. Il dramma di un ligio servitore dello Stato che si accorge appunto troppo tardi di essere stato solo usato, tra l'altro con una orribile visione da parte del malcapitato stesso che, benché testa di cuoio, non è che fosse del tutto incapace di rendersi conto di quello che gli stava per accadere…
La frase finale ricalca ancora la scritta famosa.
È ancora radicato, purtroppo, nella coscienza popolare (manipolabilissima), il mito dell'eroe che combatte la sua guerra contro il male, - e che "ci" rappresenta! - ma che è, eroicamente e fatalmente, sovrastato da preponderanti forze avverse. Il capo carismatico, sul quale sperare e confidare e fare il tifo; se no non saremmo ancora qui con Berlusconi e Bossi (che, tra l'altro, danno entrambi una risibile immagine di forza:).
Mi ricordo che ad Accursio Di Leo (anima candida) che commentava la scritta appena apparsa risposi d'istinto: « Eh sì, perché dobbiamo delegare la risoluzione dei problemi sempre a qualcuno - l'eroe di turno - decapitato lui, siamo decapitati tutti quanti! » (ammesso e non concesso che Dalla Chiesa ci rappresentasse realmente..). E quattro anni prima io a Cinisi c'ero - con quello che rimaneva del movimento del '77 - a imprecare contro Gaetano Badalamenti, quando non si parlava d'altro che di Aldo Moro, e Impastato era, in un trafiletto a fondo pagina, solo un maldestro terrorista che cercava di mettere una bomba sulla linea ferroviaria…
Cari saluti.
Volevo dirti che sottoscrivo al 100% quanto hai sentito doveroso precisare, che per me puoi passare direttamente nell'intro, che non ho avuto tempo e modo di sviluppare. Ti posso assicurare che, almeno io, non ho dimenticato il Dalla Chiesa "prima" di Palermo, la legge Reale, il conferimento di poteri speciali, la repressione, lo schiaccianoci obbligatorio "O con lo Stato o con le B.R." (a cui rispondevamo "Né con lo Stato né con le B.R.), etc. Ma si è aperto un nuovo percorso e credo e spero che vi possano trovare posto tutte (o quasi) le canzoni sull'argomento. E ti volevo chiedere: chi propone una canzone - non è detto che debba condividerne l'impostazione.. O sì?
A me 'sta canzone piace poco. La trovo schematica, celebrativa e retorica. Gradite solo alcune frasi, come:
Ginirali, paroli sulu haju sintutu..
Ginirali, la rabbia da me genti
nun trova risposta 'ntâ justizia dî putenti
E naturalmente, nel complesso, la vicenda umana. Il dramma di un ligio servitore dello Stato che si accorge appunto troppo tardi di essere stato solo usato, tra l'altro con una orribile visione da parte del malcapitato stesso che, benché testa di cuoio, non è che fosse del tutto incapace di rendersi conto di quello che gli stava per accadere…
La frase finale ricalca ancora la scritta famosa.
È ancora radicato, purtroppo, nella coscienza popolare (manipolabilissima), il mito dell'eroe che combatte la sua guerra contro il male, - e che "ci" rappresenta! - ma che è, eroicamente e fatalmente, sovrastato da preponderanti forze avverse. Il capo carismatico, sul quale sperare e confidare e fare il tifo; se no non saremmo ancora qui con Berlusconi e Bossi (che, tra l'altro, danno entrambi una risibile immagine di forza:).
Mi ricordo che ad Accursio Di Leo (anima candida) che commentava la scritta appena apparsa risposi d'istinto: « Eh sì, perché dobbiamo delegare la risoluzione dei problemi sempre a qualcuno - l'eroe di turno - decapitato lui, siamo decapitati tutti quanti! » (ammesso e non concesso che Dalla Chiesa ci rappresentasse realmente..). E quattro anni prima io a Cinisi c'ero - con quello che rimaneva del movimento del '77 - a imprecare contro Gaetano Badalamenti, quando non si parlava d'altro che di Aldo Moro, e Impastato era, in un trafiletto a fondo pagina, solo un maldestro terrorista che cercava di mettere una bomba sulla linea ferroviaria…
Cari saluti.
giorgio - 23/4/2010 - 08:25
×
Testo e musica di Fortunato Sindoni
Album: Ballate contro la mafia