Vec trideseti sat
kako smo sa svih strana
zasuti granatama
Jedna upravo ovog časa
prolijeće
iznad moje pjesme
Ova je s Mrkovica
gdje sam prije rata
s onom koju volim
brao margarete
kako smo sa svih strana
zasuti granatama
Jedna upravo ovog časa
prolijeće
iznad moje pjesme
Ova je s Mrkovica
gdje sam prije rata
s onom koju volim
brao margarete
inviata da Riccardo Venturi - 15/10/2005 - 21:27
Lingua: Italiano
Versione italiana
PONTE VECCHIO
È già da trenta ore
che le granate
piovono su di noi da ogni parte
Una di queste
ha appena sorvolato la mia poesia
È stata tirata dal Mrkovici
dove prima della guerra raccoglievo
margherite
con la donna che amo
È già da trenta ore
che le granate
piovono su di noi da ogni parte
Una di queste
ha appena sorvolato la mia poesia
È stata tirata dal Mrkovici
dove prima della guerra raccoglievo
margherite
con la donna che amo
inviata da adriana - 17/11/2005 - 14:30
Nessun altro aveva avuto il coraggio di denunciare i «talebani cristiani», cantori integralisti di una patria etnica contro l'altra, che hanno contribuito ad insanguinare la Jugoslavia. Se n'è andato oggi Predrag Matvejević.
Lorenzo - 2/2/2017 - 23:09
×
Dall'album "Stari Most" - 2005
Dalla poesia Granata s Mrkovica di Izet Sarajlić
"Non esiste una sola cultura mediterranea: ce ne sono molte in seno a un solo Mediterraneo"
Predrag Matvejević
A Mostar, nella Bosnia-Erzegovina, durante la guerra feroce che bruciava i Balcani, il 9 novembre del 1993 una granata croata abbattè lo Stari Most, il Ponte Vecchio sulla Neretva che da quattrocento anni univa Oriente e Occidente. Era il simbolo del dialogo tra cattolici, musulmani e ortodossi. Scrive lo scrittore Paolo Rumiz: "Il ponte di Mostar era il luogo della nostalgia, il segno dell'appartenenza e dell'alleanza tra mondi che si volevano a tutti i costi separare".
Dopo che l'ultima pietra cadde nel fiume ci fu un gran silenzio. Anche i cecchini per una volta fecero tacere le armi. Tutti intorno capirono che qualcosa di terribile era accaduto: non era stato abbattuto solo un ponte, era stata aperta una ferita nel cuore dell'Europa.
In questo Cd ho cercato un linguaggio musicale e lirico "che unisse tanti popoli diversi che si affacciano sullo stesso mare", per citare Predrag Matvejevic lo scrittore croato che con le sue parole ha ispirato molte parti del lavoro. Ci sono il bouzouki greco, l'oud arabo, la darbouka, insieme a strumenti della tradizione occidentale. C'è il siciliano, l'ebraico, il serbo-croato, l'arabo, il francese, il lingala portato in Europa dai tanti immigrati dell'Africa profonda e c'è il greco antico che avevamo usato con Renato Giordano nella colonna sonora delle "Vespe" di Aristofane. Ma soprattutto c'è la voglia di ricostruire il ponte del dialogo e della comprensione tra Occidente e Oriente. Tra culture e tradizioni differenti che devono tornare a incontrasi sullo Stari Most. E magari provare a suonare insieme...
Stefano Saletti, dal sito ufficiale
Matvejević è stato recentemente protagonista di una vicenda allarmante: è stato condannato a 5 mesi di reclusione da un tribunale croato per aver denunciato le responsabilità degli intellettuali che hanno fomentato l'odio etnico durante le guerre jugoslave, da lui definiti "talebani cristiani". "Talebano è l'Unno della fede e dell'ideologia", ripete oggi, pronto a sottoscrivere nuovamente quell'atto d'accusa contro gli intellettuali che "hanno appoggiato il crimine, che lo hanno istigato, giustificato, e ancora oggi cercano di giustificarlo".
(Lorenzo Masetti)
Sul ponte di Mostar vedi anche Neretva di Ginevra Di Marco e Mostar di Lalli.