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Ewell T. Otis

Bob Connelly
Lingua: Inglese


Lista delle versioni e commenti


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(Bob Connelly)
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(Bob Connelly)


[1975]
Album “Yankee Go Home: Songs of Protest Against American Imperialism”, Folkways Records.


FW05282


Filippine, 1900. Massacro ad opera delle truppe statunitensi

Spazzati via i vecchi dominatori spagnoli, il presidente statunitense McKinley proclamò la “Benevolent Assimilation” delle Filippine… “Benevolent” una cippa! I filippini indipendentisti, riuniti nell’organizzazione segreta Katipunan e guidati dal leader Emilio Aguinaldo, avevano già combattuto gli spagnoli e si misero, giustamente, a combattere i nuovi padroni… I “benevolenti” americani li fecero letteralmente a pezzi e proprio nella guerra di “contrainsurgencia” nelle Filippine i generali americani, come Ewell Otis, perfezionarono strategie come il “search & destroy”, cioè l’annientamento di interi villaggi e della relativa popolazione civile, poi divenute note all’opinione pubblica durante la guerra in Vietnam e i conflitti in America Latina negli anni 60 e 70… Ma ai primi del 900 chi sapeva negli States e nel mondo che in tre anni i soldati yankee avevano ammazzato 16.000 filippini e 200.000 erano morti come conseguenza della fame e delle malattie portate dalla guerra?
Nel 1901 un altro generale, J. Franklin Bell, dichiarò al New York Times che un sesto degli abitanti dell’isola di Luzón (la più importante delle Filippine, quella della capitale Manila) era stato ucciso o era morto di fame o malattia a causa della guerra, ma che ciò era stato necessario perché “quella filippina è gente difficile ed astuta che va combattuta con le sue stesse armi”…

“By the terms of the treaty of peace with Spain, the United States purchased the Philippine Islands for $20,000,000. The Filipino people however, led by Emelio Aquinaldo, did not welcome the idea of becoming part of che United States. They had been fighting for years against their Spanish rulers so they just switched their hatred from Spain to the United States, and began to fight their American rulers.

By rising up against their American masters, the Filipino people brought down upon themselves more men, arms and destruction then had been used during the Spanish-American War. To combat the Filipino guerillas, the American forces, led by a series of generals - among them Generals Arthur MacArthur (the father or Douglas MacArthur} and Ewell T. Otis - instituted the first “search & destroy” missions of American foreign policy. Whole Filipino villages were razed to the ground on suspicion that they were harboring patriots, and two hundred thousand Filipino men, women and children were slaughtered in a three year war to install the United States as ruler of the Philippine Islands. In short, the American "liberators" took on all of the brutality and grotesqueness of the spanish "oppressors" - and all this was done in the name of freedom, democracy and peace.”


(nota introduttiva al brano dal libretto che accompagna l’album)
Let us not forget the name,
The dirty, filthy, shameful name,
Ewell T. Otis is the name,
That blots our Nation's history.

For Otis and his infantry,
Maimed and slaughtered savagely,
Two hundred thousand peasants dead,
Attest to Ewe1l’s bravery.

For all across the Philippines,
In crimson flowing sticky streams,
The blood of helpless human beings
Irrigate his memory.

McKinley honors Ewell's name,
And Teddy says he's not to blame,
My God!, he only killed some blacks,
And Hell! they're not the same!

These blacks they had the gall, you see,
To ask us for their liberty,
To ask us to their master's face,
But Otis put them in their place.

For all across the Philippines,
In crimson flowing sticky streams,
The blood of helpless human beings
Irrigate his memory.

We can't undo the evil done,
By Otis and his Springfield guns,
And yet we can repent, O Lord,
The horrors of this evil horde.

But let us make a solemn vow,
No matter what, no matter how,
Otis and his cursed name,
Shall not escape its hard earned fame.

inviata da Alessandro - 1/4/2010 - 10:57


FILIPPINE: confermate le uccisioni di Benito e Wilma Tiamzon
Nelle Filippine continua una tragica  “guerra a bassa intensità” costata ormai oltre 43mila vittime. Tra le ultime, una coppia di dirigenti comunisti


Gianni Sartori






Quello che si svolge nelle Filippine è sicuramente ascrivibile ai “conflitti a bassa intensità”, soprattutto perché se ne parla poco.


Tra le ultime notizie, quella della morte di un sotto-ufficiale del secondo battaglione di fanteria durante uno scontro con guerriglieri comunisti (presumibilmente del Nuovo esercito popolare) nella provincia di Masbate City (isola di Masbate).


In precedenza tra i soldati e i guerriglieri si era registrato un nutrito scambio di colpi a Barangay Villahermosa.


Inoltre il 21 febbraio, tre membri del Nuovo Esercito Popolare avevano ucciso due soldati del 31° battaglione di fanteria a Barangay Cotmon (regione di Albay)


In un comunicato di NPA si leggeva che tale operazione si iscriveva nel quadro di una “campagna punitiva” contro le unità delle AFP (l’esercito governativo) e altri agenti statali “coinvolti in flagranti violazioni dei diritti umani”.


In particolare, il 31° e IBPA a cui appartenevano i due militari sarebbero stati “responsabili di numerosi crimini fascisti contro le popolazioni di Albay, Sorsogon e Masbate”.


Parlando dello scontro tra ribelli comunisti (maoisti e non) e forze governative in atto da oltre un cinquantennio, le fonti ufficiali riportano la cifra di oltre 43mila morti tra il il 1969 e il 2008. Anche se  in genere si evita di specificare quante siano le vittime del regime e in particolare della “guerra sporca” (esecuzioni sommarie, persone morte sotto tortura…).


Tra gli ultimi caduti accertati, due figure di primo piano: Benito e Wilma Tiamzon. Rispettivamente presidente e segretaria generale del Partito comunista delle Filippine (Pcf). Considerati inoltre tra i principali leader del Nuovo esercito del popolo (Npa). La notizia è di qualche giorno fa anche se gli eventi dovrebbero risalire  all’anno scorso (agosto 2022)

Ufficialmente (stando a quanto dichiarato dai militari) i due sono caduti in combattimento, mentre per i loro compagni sarebbero stati torturati e assassinati.


Nelle dichiarazioni del Comitato centrale del partito si denuncia che erano stati catturati dai soldati della 63esima brigata di fanteria insieme ad altri militanti. Lo scontro era avvenuto nei pressi del villaggio di Basey nel corso di un’operazione antiguerriglia sull’isola di Samar. Per essere poi picchiati, torturati e assassinati. I loro corpi venivano quindi imbarcati su un battello che era stato fatto esplodere per cancellare le tracce dei maltrattamenti, le ferite.


Nell'agosto 2016 i due militanti comunisti (appena usciti dal carcere) avevano preso parte ai colloqui di Oslo per una soluzione politica del conflitto. Le trattative che tanto avevano fatto sperare (e che godevano del sostegno esterno, ma esplicito, delle gerarchie cattoliche dell’arcipelago) si svolsero tra rappresentanti del governo filippino e del Fronte Nazionale Democratico. All'epoca NDF aggruppava varie organizzazioni politiche comuniste .


Oltre a stabilire un sostanziale cessate-il-fuoco, le conversazioni avrebbero dovuto portare a sostanziali riforme economiche e alla liberazione di centinaia di prigionieri politici.


Ma poi la parola era tornata alle armi.


Certamente la morte di questi due militanti storici rappresenta una grave perdita per il Pcf. Perdita che va ad aggiungersi alla recente morte in esilio (dicembre 2022) di Jose Maria Sison, leader storico del partito. Alla sua memoria era stata dedicata l’operazione condotta da NPA contro l’esercito il 21 febbraio 2023 a Barangay Cotmon.


Gianni Sartori

Gianni Sartori - 22/4/2023 - 18:37


Nell’Arcipelago resta alto il livello di scontro tra la guerriglia comunista e l’esercito governativo. Ma - come da manuale - gran parte delle vittime sono civili



FILIPPINE SENZA TREGUA

Gianni Sartori



Non se ne parla più di tanto (forse nel secolo scorso c’era qualche comitato di sostegno, ma sicuramente meno che per altre situazioni di guerra a bassa intensità), ma nell’Arcipelago lo stillicidio di morti ammazzati è costante.

Tra i fatti più recenti, il 26 giugno una unità della sesta divisione di fanteria si è scontrata con un gruppo di maoisti a Palimbang (provincia di Sultan Kudarat).

Non si conosce il numero delle eventuali vittime in quanto i guerriglieri sono riusciti a sganciarsi portandosi appresso i feriti (ma abbandonando diverse armi: AKM, M16, lancia-granate, ordigni rudimentali…).

Dieci giorni prima, il 16 giugno, una unità dell 91° brigata aveva attaccato un campo del Bagong Hukbong Bayan (Nuovo Esercito Popolare) sulle pendici della montagna denominata Apo-apo (Butuan).



Approfittando del fatto che in quel momento i guerriglieri si accingevano a mangiare mentre altri si trovavano presso un vicino ruscello intenti a lavarsi i panni.

Tuttavia questi reagivano prontamente aprendo il fuoco contro i soldati. In appoggio ai militari intervenivano anche alcuni elicotteri da combattimento di fabbricazione turca (T129B).



Mentre la maggior parte dei guerriglieri (una quindicina) riuscivano a sganciarsi e rifugiarsi nella vegetazione, tre di loro (tra cui due donne) venivano abbattuti (probabilmente dai colpi provenienti dai velivoli militari).

Il 5 giugno un portavoce del Nuovo Esercito Popolare aveva rivendicato l’uccisione di Raul Enmacino.

Il cinquantenne era sospettato di responsabilità nella morte (esecuzione extragiudiziale)  di due militanti comunisti nell’aprile 2022. Ne avrebbe, secondo i maoisti, segnalato la presenza alle forze di polizia.



A questo tragico evento potrebbe essere collegata l’uccisione di Michael Soledad (ugualmente sospettato di essere un informatore) nel corso della settimana successiva a Barangay Carabalan. Al momento comunque non risulta che l’attentato sia stato rivendicato.



Alla fine di maggio (il giorno 26) il Nuovo Esercito Popolare subiva un autentico tracollo nell’area delle Visayas orientali.

Una mezza dozzina di suoi dirigenti, tra cui Rosita Solayao Taboy (Laling, segretaria di dipartimento dell’organizzazione regionale e membro del comitato esecutivo) e suo marito



(Beto) erano stati arrestati mentre almeno quattro guerriglieri venivano uccisi a Catarman (nord di Samar) due giorni dopo.





Solo pochi giorni prima altri cinque guerriglieri avevano perso la vita nei combattimenti con il 62° battaglione di fanteria nel Negros Occidentale. Un primo scontro era avvenuto a Sitio Napiluan e un altro poco lontano, a Sitio Oway-Oway. Qualche ora dopo se ne sarebbe registrato un altro (non se ne conosce l’esatta località).

Andando ancora a ritroso, il 3 maggio, in tre episodi distinti, altri tre maoisti venivano abbattuti dai soldati nelle province di Kalinga e di Cagayan. Il primo scambio di colpi di arma da fuoco tra maoisti e militari del 50° battaglione di fanteria era avvenuto a Barangay Poswoy (Balbalbalan, Kalinga) causando una vittima. Successivamente, qualche ora dopo, un altro avveniva a Barangay Cielo (Buguey, Cagayan) con un reparto del 95° battaglione di fanteria (altri due maoisti uccisi).





Risale invece al 21 marzo la notizia dell’uccisione di un sotto-ufficiale (un caporale sembra) da parte di presunti maoisti(con cui si sarebbe scontrato casualmente (per cui il fatto non è necessariamente riconducibile al conflitto tra governo e guerriglia) nell’isola di Masbate.

Poco prima c’era stato uno scambio di colpi tra soldati e persone armate non meglio identificate.

Venti giorni prima, il 2 marzo, altri tre guerriglieri erano stati uccisi a Sitio Isuko nel villaggio di Banali (provincia di Sultan Kudarat).



E la tragica sequenza potrebbe continuare. Naturalmente è probabile che non tutti i “maoisti” (veri o presunti) uccisi siano guerriglieri. Come da manuale a farne maggiormente le spese, venendone coinvolta anche suo malgrado, è la popolazione civile.

Un’ulteriore conferma dalla recente uccisione - o meglio: massacro - di una intera famiglia nella provincia di Negros occidentale (una delle due in cui è divisa l’isola).

Il 16 giugno quattro persone, appartenenti al medesimo nucleo familiare, sono stati uccise a colpi di arma da fuoco (ritrovati oltre una cinquantina di bossoli, presumibilmente di M16, arma in dotazione all’esercito) a Himamaylan City.

Si tratta di Roly e Emelda Fausto (52 e 50 anni) e dei loro figli Ben e Ravin (15 e 11 anni).

Poveri contadini, coltivatori di canna da zucchero, legati non a qualche gruppo clandestino, ma semplicemente alla “Baclayan, Bito, Cabagal Farmers and Farmworkers Association”, una associazione di agricoltori.







Per le Ong (alcune di matrice cristiana) che qui operano in difesa dei diritti umani, le responsabilità dell’eccidio ricadrebbero sui militari. In particolare di sospetta della 94° brigata di fanteria operante nell’Isola.

E che si sarebbe già resa responsabile di crimini contro la popolazione con il pretesto di ritenerla in qualche modo legata al movimento comunista. Un metodo già applicato - e a livello di massa - all’epoca del massacro di un milione e mezzo (per difetto) dei contadini indonesiani e in America Latina (vedi in Salvador per dirne una).

Già in passato i membri di questa famiglia erano stata minacciati, avevano subito perquisizioni. In almeno una circostanza sottoposti a maltrattamenti e tortura.

E comunque i coniugi Fausto risultavano ufficialmente schedati come “ribelli”.

Con l’aggravante di fare anche parte della Iglesia Filipina Independient, ritenuta - per insondabili ragioni - “sovversiva” dalle autorità.





Significativo il fatto che gli altri abitanti del villaggio, evidentemente terrorizzati, non avevano osato dare l’allarme. Infatti i cadaveri sono stati scoperti solo il giorno dopo dalla figlia in visita dai genitori.


Come è noto l’Isola di Negros è stata per anni (in particolare durante la dittatura di Marcos - padre dell’attuale presidente Ferdinand Marcos Jr - negli anni settanta e ottanta del secolo scorso) sottoposta a repressione, rastrellamenti, rappresaglie. Con migliaia di vittime a cui ne vanno aggiunte altrettante come desaparecidos.



Si calcola che nella sola Isola di Negros nell’ultimo anno siano stati uccisi dalle forze militari almeno 24 contadini. Altri invece sono stati rapiti e risultano desaparecidos.





In merito, va detto, esiste anche un vivace scambio di reciproche accuse tra militari e guerriglieri maoisti.

Già da qualche mese alcune associazioni degli agricoltori (almeno cinque) avevano denunciato pubblicamente di aver dovuto sottoscrivere una lettera con cui condannavano l’operato del Partito comunista filippino e del Nuovo Esercito popolare (ritenuto il braccio armato del partito stesso).

Sottoposti a ulteriori pressioni (da parte dei militari ovviamente) per diffondere e far sottoscrivere tale lettera ad altre associazioni si sarebbero rifiutati.



Per l’organizzazione “International Coalition for Human Rights in the Philippines” andrebbe innanzitutto cancellata la legislazione d’emergenza che consente di applicare la legge marziale in buona parte dell’Arcipelago.





Gianni Sartori

Gianni Sartori - 27/6/2023 - 21:44




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