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Εκείνος που αγαπούσε τα πουλιά

Kostas Hatzis / Κώστας Χατζής


Kostas Hatzis / Κώστας Χατζής

Lista delle versioni e commenti


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Mίλησα για τον Θεό (Aδελφέ μου Mιχαλιώ)
(Kostas Hatzis / Κώστας Χατζής)


Ekéinos pou agapoúse ta pouliá

[1974]
Στίχοι: Κώστας Χατζής
Μουσική: Κώστας Χατζής
'Αλμπουμ: O γιος της άνοιξης

Testo e musica di Kostas Hatzis
Album: Ο γιος της άνοιξης
("Il figlio della primavera")

giostinanixis


Nello storico album Ο γιος της άνοιξης (“Il figlio della primavera”, 1974) del pur assai prolifico Kostas Hatzis (che ha pubblicato, nella sua lunghissima carriera, almeno una trentina di album), esiste una particolarità che si è riflessa precisamente anche agli albori di questo sito, e che oggi (20 aprile 2017), dopo quattordici anni, andiamo un po' ad “aggiustare”. Le quattro canzoni O γιος της άνοιξης, Εκείνος που αγαπούσε τα πουλιά, Τι τον θέλουμε τον πόλεμο? e Mίλησα για τον Θεό (Aδελφέ μου Mιχαλιώ) formano un tutt'uno, un'unica composizione musicale che Kostas Hatzis esegue senza soluzione di continuità:



“Zia” Giuseppina Dilillo, italiana in Grecia da una vita e che è stata (e, speriamo, continuerà ad essere) una nostra preziosa collaboratrice nonché l'iniziatrice dell'Ελληνικό Τμήμα, la gloriosa e travagliata Sezione Greca del sito, aveva, nel 2003, inserito correttamente le quattro canzoni come separate; ma esiste anche la necessità di presentarle così come sono effettivamente, ovvero come quattro parti di un'unica canzone. Il fatto è che, qui, si ha a che fare con quattro “primitive”, le 603 “intoccabili” del sito. Diversamente sarebbe stato possibile riunificarle in un'unica pagina, qui è invece fuori discussione.

Si è scelto quindi di procedere mantenendo le quattro pagine distinte, ma stabilendo un “common” e, soprattutto, riportando in ognuna di esse il testo completo e suddiviso (sia quello originale, sia la traduzione di Giuseppina Dilillo) con la relativa parte evidenziata. Un artificio che mantiene sia la struttura originale delle pagine separate, sia la struttura unitaria della composizione.

Si tratta di pagine rimaste intatte fino ad oggi, senza neppure le indicazioni discografiche; un destino comune a molte “primitive”, che venivano inserite nella raccolta del 2003 senza nessun corredo a parte (e non sempre) una traduzione.

Ο γιος της άνοιξης è una delle pietre miliari del Νέο Κύμα, la New Wave greca iniziata circa alla metà degli anni '60 e che non ebbe a cessare neppure durante la dittatura dei Colonnelli. Ma l'album è del 1974, e la “primavera” era appena iniziata. Si tratta di un album “monstre”, addirittura un triplo, pubblicato per l'etichetta Philips. “Figlio della Primavera” era l'appellativo con cui veniva, fin da ragazzo, chiamato Kostas Hatzis, proveniente da una famiglia gitana originaria di Livadià. [RV]


hatz
Kostas Hatzìs, nato a Livadia in Beozia nel 1936, è uno dei più popolari artisti della canzone greca e un virtuoso chitarrista (ma suona anche il dulcimer con maestria). E' nato da una famiglia di origine zigana: da notare che il suo cognome è la resa greca dell'arabo-turco haci (si pronuncia hagi), che indica il fedele musulmano che ha compiuto il pellegrinaggio alla Mecca. Da sempre impegnato nelle tematiche per la pace, durante una tournée negli USA per un pubblico di immigrati greci (presso i quali è popolarissimo) ebbe in sorte di ricevere un invito personale alla Casa Bianca da parte dell'allora presidente Jimmy Carter.
O γιος της άνοιξης


Νύχτα θα σου δηγηθώ
για τον γιο της άνοιξης
και ‘συ στην δική σου γλώσσα
να το πεις στ’ αηδόνι
και τ’ αηδόνι στην αυγή
και η αυγή στον άνθρωπο
έτσι να μαθευτεί πως χάθηκε
ο γιος της άνοιξης

Νύχτα το παιδί θα σου το πω
αηδόνι πετροχελίδονο
μην καταλάβουν οι σοφοί
πως μαρτυρώ για το παιδί
και μου σφραγίζουν τη ζωή
σαν το πουλί σαν το παιδί
για να μην βγει η αλήθεια στο σφυρί
και οι σοφοί φανούν φτηνοί.

Εκείνος που αγαπούσε τα πουλιά


Όταν τον πρωτάκουσα μιλούσε για τους κεραυνούς,
για μια βροχή, για ένα παράδεισο στη γη.
Μας έκανε να μετανιώσουμε που πολεμήσαμε
που στερήσαμε το χαμόγελο των πονεμένων
που κακοποιήσαμε τη χαρά και αδικήσαμε την δικαιοσύνη.
Μια άλλη φορά μας μίλησε για μια συγκέντρωση ανθρώπων
κι είπε όλοι αυτοί οι μορφωμένοι κι οι σπουδαγμένοι
που μιλάν τη γλώσσα για τη σωτηρία του κόσμου
δεν καταφέρανε να μάθουνε τη γλώσσα των πουλιών,
των λουλουδιών, των αστεριών
που αυτά απλόχερα μιλάνε για αγάπη και για καλοσύνη.
Μας μιλούσε για την ανάμνηση, για την ανάσταση,
τη λευτεριά από τα πάθη των ανθρώπων,
για την ειρήνη που θα ρθει
κι αυτά τα όπλα, τα μαχαίρια, τα σπαθιά,
μας διάβαζε στον Ησαϊα πως θα γίνουν εργαλεία για τη γη,
σκότωσαν τον άνθρωπο που αγαπούσε τα λουλούδια, τα πουλιά
τα περιβόλια και τα δέντρα, τα λουλούδια, τα πουλιά,
αυτά αιστάνθηκαν πιο πικρό το χαμό του.
Γιατί τον σκότωσαν κανείς δεν το ξέρει
αυτό μου είπε η άνοιξη η λυπημένη.
Γιατί τον σκότωσαν κανείς δεν το ξέρει
αυτό μου είπε η άνοιξη η λυπημένη.

Τι τον θέλουμε τον πόλεμο?


Τι τον θέλουμε τον πόλεμο?
Τι τις θέλουμε τις φωνές?
Τι τον θέλουμε τον πόλεμο?
Τι τις θέλουμε τις κραυγές?
Να μαζευτούμε όλοι μαζί
να φωνάξουμε στο θεό μας
να μας φέρει μιαν άνοιξη,
έρχεται η μέρα της κρίσεώς μας
Τι θα πούμε στο Θεό μας?
Έρχεται η μέρα της κρίσεώς μας.
Τι θα πούμε στο Θεό μας?
Πως σκοτώσαμε τον αδελφό μας?

Mίλησα για τον Θεό (Aδελφέ μου Mιχαλιώ)


Ποιος να με πιστέψει αδελφέ μου Μιχαλιώ?
Ποιος να με πιστέψει?
Μίλησα για το Θεό, μίλησα γι αγάπη,
μ είπαν ειδωλολάτρη
Ποιος να με πιστέψει αδελφέ μου Μιχαλιώ?
Ποιος να με πιστέψει?
Μίλησα για τη Γραφή
πως δεν έχει πάθη
δε μιλάει για κόκκινους, δε μιλάει για μαύρους,
δε μιλάει για άσπρους
μα ποιος να με πιστέψει αδελφέ μου Μιχαλιώ?
Ποιος να με πιστέψει?
Όταν μίλαγα για το Θεό
με λέγανε προδότη
κι όταν μίλαγα για πόλεμο
με λέγαν πατριώτη.

inviata da Giuseppina Dilillo (2003) e Riccardo Venturi (2017)



Lingua: Italiano

Versione italiana di Giuseppina Dilillo (2003)
Il figlio della primavera


Una notte ti racconterò
del figlio della primavera
e tu nella tua lingua
dovrai dirlo all'usignolo
e l'usignolo all'aurora
e l'aurora all'uomo
così si saprà che abbiamo perso
il figlio della primavera

Una notte del ragazzo ti dirò
usignolo rondone
perché non capiscano i saggi
che sto parlando del ragazzo
e mettano la mia vita sotto sigilli
come con l'uccello, come con il ragazzo
perché non si sappia la verità
e non si scopra che i saggi sono dei mediocri.

Quello che amava gli uccelli


Quando lo sentii per la prima volta parlava di fulmini
di una pioggia, di un paradiso sulla terra
ci fece pentire di aver combattuto
di aver rubato il sorriso ai sofferenti
di aver maltrattato la gioia
di aver fatto torto alla giustizia
Un'altra volta ci parlò di una riunione di uomini
e disse che tutti quegli studiosi e gente istruita
che parlano la lingua della salvezza del mondo
non son stati in grado di imparare la lingua degli uccelli,
dei fiori, delle stelle,
e questi poi parlano generosamente di amore e bontà
ci parlava del ricordo della rinascita
della liberazione dalle debolezze umane
della pace che verrà
e queste armi, i coltelli le spade
ci lesse da Isaia
che diventeranno attrezzi per la terra
Hanno ucciso l'uomo che amava
i fiori gli uccelli
i campi coltivati e gli alberi
i fiori gli uccelli
E questi sentirono ancor più amaramente la sua morte
perché lo abbiano ucciso nessuno lo sa
questo ci disse la primavera triste.

A che ci serve la guerra?


A che ci serve la guerra?
A che ci servono le divise?
A che ci serve la guerra?
A che ci servono le grida?
Riuniamoci tutti insieme e gridiamo
al nostro dio
che ci porti una primavera
arriva il giorno in cui saremo giudicati
che diremo al nostro dio
arriva il giorno in cui saremo giudicati
che diremo al nostro dio
che abbiamo ucciso il nostro fratello?

Ho parlato di Dio (Mio fratello Michelino)


Chi mi crederà
fratello mio Michelino
chi mi crederà
ho parlato di Dio
ho parlato di amore
mi hanno chiamato idolatra
chi mi crederà
fratello mio Michelino
chi mi crederà
ho parlato delle Scritture
ho detto che non ci sono dolori
non parlano di rossi
non parlano di neri
non parlano di bianchi
ma chi mi crederà
fratello mio Michelino
chi mi crederà
quando parlavo di Dio
mi chiamavano traditore
quando parlavo di guerra.
mi chiamavano patriota.



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