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Pratobello

Nicolò Giuseppe Rubanu
Lingua: Sardo


Nicolò Giuseppe Rubanu

Lista delle versioni e commenti


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Sa lotta de Pratobello
(Peppino Marotto)
Orgosolo, core meu
(Marco Valdo M.I.)
Dammi una mano
(Dr. Drer & Crc Posse)


[1969]
Testo e interpretazione di Niccolò Giuseppe Rubanu
Del Gruppo Rubanu Orgosolo
Testo ripreso da Il Deposito-Canti di lotta
Interpretata anche dai Kenze Neke

Dopo lunghissime ricerche siamo riusciti finalmente a reperire il nome completo dell'autore di questo canto sardo fondamentale, ed alcune notizie biografiche. Nicolò Giuseppe Rubanu è infatti considerato uno dei maestri del "Canto a Tenores". Triste però che tali notizie siano state casualmente trovate nell'ambito dell'omicidio di Peppino Marotto.

In questo Murale, la lettera di Emilio Lussu che esorta gli orgolesi nella lotta di Pratobello: "in condizioni di salute differenti sarei in mezzo a loro".
In questo Murale, la lettera di Emilio Lussu che esorta gli orgolesi nella lotta di Pratobello: "in condizioni di salute differenti sarei in mezzo a loro".



I FATTI DI PRATOBELLO
di Giuseppe Marongiu Murale

La storia di una lotta pacifica fatta di persone è arrivata nei giorni scorsi all'Università di Sassari, in una mostra fotografica piccola ma molto bella, organizzata dal Collettivu'e sos istudentes. Pratobello 1969 racconta la rivolta popolare degli orgolesi contro l'occupazione militare di 13 mila ettari di pascoli. È la storia di un mese frenetico e senza sonno, di una lotta senza partito che avrà la meglio sulle migliaia di soldati e sulle decisioni prese a Roma.

Tutto ha inizio il 27 maggio 1969 quando sui muri ancora spogli di Orgosolo compaiono dei manifesti intestati alla Brigata Trieste. Il testo impone ai pastori e ai braccianti agricoli che lavorano in territorio di Pratobello di abbandonare la zona e trasferire il bestiame altrove.Perché per due mesi il terreno da pascolo sarà un poligono di tiro. A questa notizia se ne aggiunge un'altra, non ufficiale, che circola in paese: quello che il Governo italiano chiama "poligono temporaneo" mira in realtà a diventare un campo di addestramento e tiro permanente.

Il Circolo giovanile di Orgosolo con i propri volantini ciclostilati avvisa la popolazione e organizza la prima assemblea. Si decide di portare avanti una lotta alla luce del sole, senza incontri segreti o riunioni a numero chiuso. Mentre i sindacati e i partiti si scontrano con il Circolo e cercano invano di mantenere le redini del gioco.

Il 9 giugno, 3500 orgolesi iniziano l'occupazione dei campi. Donne, uomini e bambini, affrontano i militari faccia a faccia. Non si verifica nessun episodio di violenza ma qualcosa di molto più forte. Le donne raggiungono i soldati, li guardano negli occhi, iniziano a parlare. Spiegano loro cosa hanno in testa. «I militari - spiega Nanni Moro del Circolo - iniziano vedere con gli occhi della popolazione». Gli effettivi dell'esercito avrebbero in ogni modo cercato di evitare questo pericoloso rapporto col 'nemico'. Ma alcuni militari affrontano il rischio di comunicare per lettera con la popolazione. Così i soldati imparano a diffidare degli ufficiali che avevano descritto gli abitanti del paese come banditi. Gli abitanti corrono sotto il sole giorno dopo giorno per tenere occupato l'esercito e impedire le esercitazioni. È una rivolta senza sangue.

Dai manifesti che chiedono 'concimi, non proiettili' nascerannoi primimurales. Ma i giornali in quei giorni dicono le bugie. «Una grossa manifestazione pacifica - aggiunge Moro- veniva resa ai lettori comela scalcagnata parata di quattro gatti maoisti». I giornali fanno il gioco del Governo perché nessuno deve sapere che la gente può dire no alle servitù militari. Il 26 giugno la vittoria arriva ma i partiti e i sindacati fanno fare uno scivolone alla lotta. Il poligono di tiro non sarà permanente ma per due mesi si sparerà: quella del 26 è una serata di stanchezza e la promessa di indennizzi ai pastori fa il resto. La vittoria arriva ma si porta dietro quest'ombra scura. A sottolineare che la lotta, quella vinta, è tutta del popolo, mentre gli accordi, i compromessi e le figuracce, vanno ai partiti, sindacati e giornali di allora.

I MURI CHE PARLANO
da Orgosolo e il muralismo. Pagina segnalata da Adriana.

I murales non sono altro che frammenti di memoria e vita sociale. Narrano le fatiche, le denunce e le grandi conquiste della piccola comunità orgolese, passando con estrema disinvoltura dai colorati racconti di storia quotidiana alla raffigurazione di eventi e di lotte politiche di respiro mondiale: i fatti di Pratobello, vissuti in prima persona dalla popolazione, la voce dei disoccupati, la lotta all’emancipazione femminile, la guerra di Spagna, la siccità, la pastorizia, la politica, sono solo alcune delle tematiche affrontate. Purtroppo nessuna tutela è garantita ai murales, perciò molti di questi sono andati perduti in seguito ad opere di ristrutturazione degli edifici che li ospitavano, altri stanno scomparendo a causa dell’opera del tempo, ma fortunatamente si è provveduto alla restaurazione di alcuni di questi, oltre ovviamente alla creazione di nuovi dipinti, in maniera da salvaguardare un bene che, pur nella sua semplicità, non appartiene più solamente alla comunità orgolese ma è patrimonio di chiunque riesca ad apprezzarne il valore artistico e culturale, che sia dunque nativo o straniero non ha importanza.


CONTRO LA MILITARIZZAZIONE DELLA SARDEGNA E GLI ARRUOLAMENTI
da Indymedia Murale di Orgosolo.

La propaganda militarista sostiene che l'arruolamento nell'esercito professionale sia un'occasione di sviluppo e occupazione per i giovani sardi, una valida alternativa alla disoccupazione o all'emigrare. È una tesi ingiusta e beffarda. Ancor più se proposta in un territorio che è stato depredato, occupato e contaminato pesantemente dalle installazioni belliche. Dopo aver devastato un territorio, sottratto risorse alle popolazioni che lo abitano, ci chiedono di diventare loro complici, difendendo le loro ruberìe e praticandone delle nuove, in altri territori.

È dagli anni Cinquanta che Nato, Stati Uniti ed esercito italiano hanno incominciato a sfruttare intensamente la posizione geografica della Sardegna come area strategica di servizi bellici: esercitazioni, addestramento, sperimentazioni di nuovi sistemi d'arma, guerre simulate, depositi di carburanti, armi e munizioni, rete di spionaggio e telecomunicazioni. Il 66% della superficie soggetta a servitù militari in Italia, si trova in Sardegna. La vastità degli spazi aerei e marittimi, militarmente asserviti, è impressionante. Solo il tratto di mare annesso al poligono Salto di Quirra supera in estensione la superficie dell'intera isola. Gli effetti sui destini, la vita e la salute delle popolazioni coinvolte sono dirompenti.

Nel nord dell'Isola spicca per pericolosità la base USA della Maddalena-Santo Stefano-Tavolara, rifugio e punto di appoggio per i sottomarini a propulsione nucleare della VI flotta, armati con missili a testata termonucleare. La base è stata concessa, dal governo italiano a quello USA, in base ad accordi stipulati nel 1954- '72-'78,'79, tuttora coperti da segreto militare e mai ratificati dal parlamento, ed è a tutti gli effetti un'entità extraterritoriale sottoposta alla giurisdizione USA.
All'inizio degli anni Settanta, subito dopo l'installazione della base, si registra un aumento della radioattività nel territorio. Insieme ai tentennamenti della scienza e alle dichiarazioni rassicuranti degli amministratori, nascono tre neonati con gravissime malformazioni craniche. È il 1974. La notizia viene nascosta per oltre un anno. La popolazione inizia a insorgere e vengono effettuati i primi sabotaggi e attentati contro la presenza americana nell'isola.
Il 20 settembre del 1977, mentre la stampa è impegnata a divulgare notizie sulla sicurezza delle installazioni nucleari, il sommergibile americano USS RAY, a propulsione e armamento nucleare, urta violentemente il fondale marino a 70 miglia a sud di Cagliari, riportando danni che non saranno mai precisati, ma che devono essere di una certa gravità, visto che il sottomarino deve urgentemente ricorrere all'assistenza della base di la Maddalena, da dove il fatto trapela. L'opposizione alla presenza militare in Sardegna cresce.
Oggi, mentre i medici di base continuano a denunciare percentuali anomale di tumori e alterazioni genetiche e mentre tutte le rilevazioni indipendenti registrano elevati tassi di inquinamento da isotopi radioattivi di cesio e di cobalto, i militari presentano un progetto di espansione della base maddalenina: 52 mila metri cubi di edifici e strutture di cemento armato, tra cui un enorme molo d'attracco, adatto all'ormeggio di navi militari. A questo punto l'installazione, da punto di appoggio per i sommergibili nucleari, si trasformerebbe, così come si legge nei documenti ufficiali della marina USA, in una vera e propria base navale per la VI flotta. I poteri civili competenti (comitato paritetico regionale) hanno espresso un parere contrario all'allargamento della base, ma il governo nazionale ha il potere di non tenerne conto. Infatti, nei primi giorni di ottobre 2003, il ministro della Difesa, Antonio Martino, ha firmato un atto amministrativo che autorizza gli americani ad ampliare l'installazione, appellandosi a "superiore interesse della difesa nazionale e della sicurezza militare...".
Anche se la presenza dei sottomarini nucleari nell'arcipelago della Maddalena dura ormai da più di 30 anni, l'opposizione della popolazione sarda non è certo sopita. Tra gli episodi più recenti: nel 1991 la polizia ha aperto il fuoco contro una manifestazione antimilitarista, ferendo un ragazzo; il 22 Febbraio 2003, ancora disordini tra polizia e manifestanti, durante un'iniziativa pubblica contro la presenza della base.

Più a sud, sulla costa orientale della Sardegna, il poligono missilistico sperimentale di Perdasdefogu - Quirra è il più vasto d'Europa (circa 13 mila ettari di demanio militare). Istituito nel 1957, è utilizzato sia dalle forze armate Italia- Nato, che dalle multinazionali che fabbricano ordigni bellici. Funziona come un grande shopping center dove le industrie private sperimentano e collaudano missili, razzi, armamenti, materiali da guerra e dove conducono organismi militari stranieri, i potenziali clienti, per le dimostrazioni promozionali prima degli acquisti. Il poligono comprende il diritto all'uso del mare sardo come bersaglio e discarica missilistica. Oltre all'area permanentemente occupata dal poligono, una porzione di territorio molto più ampia (da Capo Ferrato a Capo Comino) è disseminata di installazioni di vario tipo (radar, antenne..) ed è sottoposta a limitazioni d'uso.
La situazione di Quirra è disperata. La gran parte della popolazione, a causa di espropri e servitù militari, è stata costretta ad abbandonare il territorio. Tra i pochi rimasti (circa 150 abitanti), vi sono stati numerosissimi casi di tumore al sistema emolinfatico e ben 16 decessi (oltre il 10 per cento della popolazione!). A testimonianza della vastità del territorio, sottoposta all'inquinamento ambientale, provocato dal poligono missilistico, riportiamo il fatto che, anche Escalaplano, paese ben lontano sia dalla costa che dal perimetro del poligono, denuncia 14 casi di tumore alla tiroide e 13 gravi malformazioni genetiche neonatali, su 2.600 abitanti. E questi sono solo i dati resi pubblici di recente. Le autorità pubbliche hanno cercato di spiegare i numeri di questa tragedia chiamando in causa l'arsenico delle vecchie miniere. La spiegazione non è soddisfacente: l'arsenico non può essere la causa delle patologie riscontrate. In base a questa spiegazione, però, pascolo e legnatico sono stati vietati alla popolazione, provvedimento che è stato interpretato come una ritorsione per le denunce fatte.
L'intensa attività del poligono, fin dal suo esordio, è stata causa di numerosi incidenti. Il primo missile fuori rotta è del 1957. Solo nella primavera-estate del 2003, la stampa ha dato notizia di tre missili "impazziti" che, sfuggiti dall'area del poligono, si sono schiantati su una campagna, una vigna (rischiando di uccidere due operai agricoli) e sulla spiaggia di Murtas, nel comune di Villaputzu. Frequenti anche gli incendi provocati dalla caduta di missili fuori rotta.

Anche sulla costa occidentale dell'Isola, a Capo Frasca, c'è un poligono di tiro. È dedicato all'addestramento di fuoco aereo su bersagli a terra e in mare. Nel settembre del 1969, un aereo della Nato mitraglia una barca da pesca della cooperativa del golfo di Marceddì, ferendo un giovane pescatore. Da allora ad oggi, incidenti di questo tipo, spesso a danno dei pescatori, avvengono periodicamente. A sud del poligono ormai c'è solo il deserto. La militarizzazione di Capo Frasca ha segnato la fine del paese più vicino, Sant'Antonio di Santadi. La quasi totalità degli abitanti, espropriata dei terreni, è stata costretta a emigrare.
Il poligono "necessita" di sempre nuove installazioni e punti radar, per cui tende ad allargare i suoi confini; le pretese dei militari incontrano però la forte opposizione delle popolazioni (vedi la rivolta di Cabras nel 1978). Tutt'oggi vi è, ad esempio, una forte tensione con i pescatori che minacciano di occupare le acque del poligono a causa delle limitazioni loro imposte.

Da Capo Frasca, proseguendo verso sud, ci sono oltre 100 km di coste sottoposte a vari vincoli militari, fino ad arrivare a Capo Teulada, poligono permanente per esercitazioni terra-aria-mare (7200 ettari di demanio militare), affidato all'Esercito e messo a disposizione della Nato. Per estensione è il secondo poligono d'Italia. Per Capo Teulada è previsto un ingente stanziamento per farne il più grande centro europeo di addestramento. Anche qui i militari hanno creato il deserto e messo seriamente a repentaglio la vita degli abitanti della zona, con bombe sganciate "per errore". Inoltre, durante gli addestramenti e le guerre simulate, nei quali vengono coinvolti mezzi corazzati e artiglierie sia da terra che dal mare, vengono regolarmente utilizzati proiettili e bersagli all'uranio impoverito, il che è causa di un grave inquinamento ambientale. È ormai accertato che, nell'ottobre del 2002, all'interno del poligono di Teulada, si sono svolte imponenti e devastanti manovre di sbarco anfibio, con la partecipazione del sommergibile nucleare d'attacco "Oklahoma City", appartenente alla seconda flotta. La seconda flotta USA è quella che , nel 1999, è stata costretta ad abbandonare il poligono di Vieques (isola di Portorico), a causa delle lotte intraprese dagli abitanti. Lo svolgimento di queste esercitazioni fa pensare, al di là delle smentite ufficiali, che la seconda flotta intenda fare di Capo Teulada il suo nuovo poligono.
Anche in questo territorio non mancano le tensioni con la popolazione, a causa delle fortissime limitazioni all'uso dei suoli e alla navigazione, imposte praticamente su tutto il territorio del comune di Teulada e su buona parte di quello dei comuni limitrofi.
L'elenco delle installazioni militari disseminate in Sardegna è ancora molto lungo, possiamo citare il grande aeroporto NATO di Decimomannu o l'estesissima base di capo Marrargiu (costa occidentale, tra Bosa e Alghero), in uso ai servizi segreti, base dell'organizzazione Gladio, nonché luogo di deportazione, previsto dalle trame golpiste, per sovversivi e oppositori politici. Vi è inoltre il grande porto militare di Cagliari, con il suo corollario di depositi di carburante, condotti sotterranei e polveriere, piazzate ben all'interno del perimetro urbano, nel quale è anche previsto l'approdo di emergenza dei sottomarini nucleari in difficoltà e vi sono infine un gran numero di installazioni minori quali caserme, polveriere, centri di osservazione e di telecomunicazione sparsi in tutto il territorio isolano.

OPPORSI È POSSIBILE

Come si è visto, l'occupazione militare è in continua espansione. Il suo unico limite è la resistenza delle popolazioni. In Sardegna, accanto all'ingombrante presenza dei militari, si è sviluppata un'importante tradizione di lotta e resistenza. Ci sono stati clamorosi episodi, nella storia recente, in cui si è ottenuta, non solo la limitazione, ma addirittura l'annullamento dei progetti di occupazione e uso militare del territorio.
Nel giugno del 1969, il ministro della difesa, decide di espropriare i pascoli di Pratobello, nel Comune di Orgosolo, per insediarvi un poligono di tiro permanente per artiglieria e una base di acquartieramento di contingenti dell'esercito.
Èuna località in cui sono situati i migliori pascoli di Orgosolo, in maggior parte di proprietà comunale. Gli orgosolesi insorgono in massa. L'intera popolazione abbandona il paese e occupa il territorio, invaso dai militari. I 4 mila abitanti fronteggiano i contingenti dell'esercito, le centinaia di carabinieri, poliziotti e baschi blu, inviati per reprimere l'iniziativa popolare. Le esercitazioni non verranno mai fatte. Con la loro presenza fisica, gli abitanti di Orgosolo, hanno nei fatti impedito lo svolgersi delle esercitazioni. I generali sono costretti ad abbandonare il campo.
Nel 1992, il ministero della difesa decide che la militarizzazione delle coste non è sufficiente: occorre occupare militarmente anche le zone interne dell'Isola. E, per la prima volta, si afferma chiaramente che l'esercito svolgerà funzioni di controllo dei territori e delle popolazioni. Ha così inizio l'operazione Forza Paris con l'invio di 12 mila militari, scaglionati in contingenti da sbarcare nell'arco di alcuni mesi. La gran parte dei 12 mila è costituita da militari di leva. Forse si crede che, nei loro confronti, la reazione popolare potrebbe essere meno accesa. Così non accade e, nell'arco di tre mesi, una miriade di sabotaggi e azioni, tra cui il clamoroso attentato contro il comando militare della Sardegna, a Cagliari, costringe il ministero della difesa a dichiarare conclusa l'operazione "Forza Paris".

Torniamo al paradosso iniziale, in cui la propaganda militarista propone, ai giovani sardi disoccupati, la ferma prolungata nell'esercito professionale italiano. La storia dell'occupazione militare in Sardegna e delle lotte popolari contro di essa, che qui abbiamo rapidamente riassunto, dimostra chiaramente come sia proprio la distruzione del territorio, operata dai militari, una delle principali cause della povertà e mancanza di prospettive, che porta i giovani sardi all'arruolamento, come ultima alternativa all'emigrazione. Eppure la scelta di arruolarsi rischia di avere delle conseguenze pesanti. Le forme tumorali e le nascite deformi, che affliggono le popolazioni residenti nelle vicinanze dei poligoni, colpiscono, a maggior ragione, gli stessi militari. La stampa , negli ultimi tempi, ha pubblicato un'ampia rassegna di questi episodi, specificando che, in nessun caso, è stata riconosciuta la causa di servizio. La cosa non ci stupisce. Pensiamo, infatti, che dal punto di vista dello Stato, la truppa è sempre e comunque solo carne da cannone (nel caso specifico da sperimentazioni).
L'aspetto peggiore è l'utilizzo delle forze militari per il controllo delle popolazioni, in funzione di ordine pubblico, come si usa dire. Il militare si trova a reprimere le lotte, che la popolazione intraprende, contro l'occupazione militare e l'impoverimento da essa provocato. In definitiva si trova a difendere, contro la sua gente, la causa stessa della sua miseria.
Per noi il discorso non cambia, se le operazioni si svolgono contro popolazioni lontane, quando la repressione prende il nome di polizia internazionale. Chi si presta a questo ruolo, per quanto provenga dalla popolazione oppressa, passa così dalla parte degli oppressori.
L'unica scelta sensata è quella della resistenza contro l'oppressione militare. La storia recente della Sardegna dimostra che queste lotte non sono senza speranza, ma che i militari possono anche essere cacciati via, insieme alle loro pretese di occupazione dei territori e di controllo delle persone.
Orgòsolo pro terra de bandidos
Fin’a eris da-e totu' fis connota
Ma oe a Pratobello tot’ unidos

Fizos tuos falado' sun in lota
Contra s’invasione militare
Ki a inie fi faghende rota

Invetze' de tratores pro arare
Arriban carrarmados e cannones
E trupas de masellu d’addestrare

Mandada da-e sos solitos bufones
Ki keren ki rinasca' sa Barbaja
Cun parcos pro sas muvras e sirbones

Naran puru ki sa zente es' malvaja
Ki viven de furtos e ricatos
In sa muntannya infid'e selvaja

Pro ke finire custos malos fatos
E dare a sa Sardinnya atera via
Custos bufones decidin cumpatos

De mandarene galu politzia
Sos contadinos e-i sos pastores
E totu canta sa zente famia

Isetavan concimes e tratores
Pro aer pius late e pius pane
Invetze' totu an dadu a sos sinnyores

A Rovelli, Moratti e s'Agacane
Povèrinu e miseru s'anzone
K'iseta late da-e su mariane:

D'issu poi si prèa' su bucone
Orgòsolo fiera e corazosa
Totu canta sa popolatzione

Totu custu a' cumpresu e minaçosa
E si arma' de fuste pro iscaçare
Cussas trupas fascistas e odiosas

Ki custrint'est a segu' de torrare
Lassande sas muntannyas e pianos
Atraversende de nou su mare.

Non ke banditos ma ke partijanos
An dimostradu a sos capitalistas
Ki solu cun su fuste e cun sas manos

Orgòsolo ke manda' a sos fascistas
Orgòsolo ke manda' a sos fascistas

inviata da Riccardo Venturi - 21/9/2005 - 03:13




Lingua: Italiano

versione italiana di Riccardo Venturi, integrata e corretta da Giovannino (newsgroup it.fan.musica.de-andre)
11/12 luglio 2006

Non conosco purtroppo a sufficienza il sardo per tentare una traduzione completa e ben fatta; e lo dico con rimpianto. Ciononostante, ho ritenuto doveroso tentare una traduzione di massima, con molte lacune che sono state fortunatamente e celermente colmate da Giovannino, del newsgroup it.fan.musica.de-andre; ed è bello che la cosa provenga proprio dal newsgroup di Fabrizio. È una cosa assolutamente dovuta a questa canzone e agli straordinari fatti di Pratobello. [RV]

Giusto una correzione: sos sirbones sono i cinghiali, non i cervi [Mirko]

Grazie a Mirko per la precisazione, che abbiamo accolto modificando le traduzioni italiana e inglese [RV]
PRATOBELLO

Orgosolo come terra di banditi
fino a ieri da tutti era conosciuta
ma oggi a Pratobello tutti uniti

I tuoi figli sono scesi in lotta
contro l'invasione militare
che lì stava facendo rotta

Invece di trattori per arare
arrivano carri armati e cannoni
e truppe da macello da addestrare

Mandate dai soliti buffoni
che vogliono che rinasca la Barbagia
con parchi per i mufloni e per i cinghiali

Dicono pure che la gente è malvagia,
che vive di furti e di ricatti
sulla montagna infida e selvaggia

Per porre fine a queste malefatte
e dare alla Sardegna un'altra via
questi buffoni decidono compatti

Di mandarci ancora polizia.
I contadini e i pastori
e tutta quanta la gente affamata

aspettavano concimi e trattori
per avere più latte e più pane
invece tutto han dato ai signori

A Rovelli, a Moratti e all'Aga Khan
poverino e misero l'agnello
che aspetta il latte dalla volpe

Da ora in poi si prepara il boccone avvelenato
Orgosolo fiera e coraggiosa,
tutta quanta la popolazione

tutto questo ha capito, e minacciosa
si arma di bastoni per scacciare
queste truppe fasciste e odiose

che sono costrette a tornare indietro
lasciando le montagne e le pianure
attraversando di nuovo il mare.

Non banditi, ma partigiani
hanno dimostrato ai capitalisti
che solo con il bastone e con le mani

Orgosolo ha cacciato via i fascisti
Orgosolo ha cacciato via i fascisti.

11/7/2006 - 21:36




Lingua: Inglese

English version by Riccardo Venturi (based on the Italian version)
July 12, 2006
PRATOBELLO

Orgosolo was famed until yesterday
to be a land of outlaws and bandits,
but today, in Pratobello, all united,

your sons are gathering to fight
against a military invasion
that is raging now in the country

Instead of tractors for ploughing
they’ve sent tanks and guns
and butchery troops for training

Sent by the same old fools
who want to revive Barbagia
with parks for moufflons and wild boars

They also say the people are wicked,
living on robbery and blackmailing
in the highlands treacherous and savage

To put an end to all these ill deeds
and to open other ways to Sardinia
these blockheads decide en bloc

To send us more and more cops.
The peasants and the shepherds
and all the hungry people there

Were exspecting fertilizers and tractors
to get more milk and more bread,
they’ve given all to the rich, instead

To Rovelli, to Moratti, to the Aga Khan,
poor thing is the lamb
who expects milk of a fox

Now we’re getting them a poisoned bait.
Orgosolo so proud and brave,
and all its population

Have well understood all this, and threatening
gets armed with truncheons to drive away
these fascist and hateful troops

That are forced to back out
leaving the highlands and the plains
and to sail back home.

Not bandits, but partisans
have shown to capitalists
that only with truncheons and with hands

Orgosolo has driven fascists away,
Orgosolo has driven fascists away.

12/7/2006 - 18:25




Lingua: Francese

Version française – PRATOBELLO – Marco Valdo M.I. – 2009
d'après la version italienne de Riccardo Venturi de la chanson sarde de Niccolò Giuseppe Rubanu – 1969

La lutte d'Orgosolo fut admirable et certainement une grande victoire pour les Sardes et pour la Sardaigne. Ce fut surtout la victoire de la dignité d'un peuple qui résistait au colonisateur. Orgosolo, fière, entrepris de résister au projet de camp miliaire italo-otanien sur ses terres de pâture. Elle gagna pacifiquement ce combat pacifique et cela malgré les objurgations des politiques à ne pas résister. Cependant, la lutte pour la liberté du peuple sarde et de ses terres n'est pas terminée, loin de là. Les camps militaires, les zones militaires la mangent comme la lèpre et les richards arrogants s'emparent du reste. L'Aga Khan est toujours là, Silvio B., dit Mister Cheese, le Loup de Rome s'est emparé de beaux morceaux de côte, a placé par la flatterie au pouvoir ses pantins, et la Maddalena est toujours soumise au régime militaire. Dès lors, cette chanson est une des manifestations de cette lutte contre la militarisation de la Sardaigne et pour la dignité du peuple sarde. Elle se rattache directement non seulement aux « murales », peintures murales, qui couvrent les murs d'Orgosolo depuis bien longtemps et tout autant, aux « attitus », ces poésies sardes, véritables chansons populaires, poésies de plein vent, sorties toutes belles de la longue tradition poétique des bergers. « Malheureux et misérable l'agneau
Qui attend son lait du renard. » Qu'on se souvienne d'Homère et des aèdes qui enchantaient l'antique civilisation méditerranéenne, du temps où les hommes n'avaient pas encore été gangrenés par la chrétienté. « Noi non siamo cristiani... », « Nous nous ne sommes pas des chrétiens... », disaient les paysans de Lucanie. Carlo Levi a d'ailleurs décrit l'atmosphère d'Orgosolo dans Tutto il Miele è finito. J'en ferai sans doute une canzone un de ces jours.

Encore une chanson qui raconte un des épisodes de cette Guerre de Cent mille ans que les riches mènent contre les pauvres; un de ces épisodes joyeux où les riches et leurs sbires ont dû ravaler leur morgue et repartir bredouille la queue entre les... jambes.

Ainsi Parlait Marco Valdo M.I.
PRATOBELLO

Orgosolo, hier encore, tu étais connue
De tous comme une terre de bandits.
Mais aujourd'hui à Pratobello, tous unis.

Tes fils sont entrés en lutte
Contre l'invasion militaire
Qui leur fait la guerre.

À la place des tracteurs
Sont arrivés des chars d'assaut
Et des troupes de tueurs

Envoyés par les habituels bouffons
Qui veulent que renaissent en Barbagia
Les parcs pour sangliers et mouflons.

Ils disent que vous êtes des gens méchants
Qui vivent de vols et de rançons
Dans la montagne, sauvages et inquiétants.

Pour mettre fin à ces méfaits
Et donner à la Sardaigne une autre vie
Ces bouffons décident en rangs serrés

D'envoyer encore plus de police.
Les paysans et les bergers
Et toute la population affamée

Attendaient des engrais et des tracteurs
Pour avoir plus de lait et plus de pain.
Mais ils ont tout donné aux messieurs

À Rovelli, à Moratti et à l'Agan Khan
Malheureux et misérable l'agneau
Qui attend son lait du renard.

De ce moment, se prépara la bouchée empoisonnée.
Orgosolo fière et courageuse
comme toute sa population

Compris tout cela et menaçante
s'arma de bâtons pour chasser
Ces troupes fascistes et détestées.

Qu'ils firent reculer
Et abandonner les monts et les plaines
Pour retraverser la mer et rentrer.

Pas bandits, mais partisans
Ils ont démontré aux capitalistes
Qu'avec seulement le bâton et leurs mains

Orgosolo a chassé les fascistes
Orgosolo a chassé les fascistes.

inviata da Marco Valdo M.I. - 11/3/2009 - 20:47


SA LOTTA DE PRATOBELLO
di Peppino Marotto

Peppino Marotto. Ucciso vigliaccamente il 29 dicembre 2007 a Orgosolo.
Peppino Marotto. Ucciso vigliaccamente il 29 dicembre 2007 a Orgosolo.


Da: G. Pintore, Sardegna, Regione o colonia?, Mazzotta editore, Milano, 1974, pagg. 154-157. Riprodotti da questa pagina

Canto a binti de maju sun torrados
Sos pastores in su sesantanoe
Tristos, né untos e nen tepenados.

Su vinti’e santandria proe proe
Fini partidos cun sa roba anzande
Da sa montagna, passende in Locoe;
càrrigos e infustos viaggende
cun anzones in manu a fedu infatti,
su tazzu arressu muttinde e truvande;

avvilidos, pessende a su riccattu
impostu da su mere ‘e sa pastura:
mettade ‘e fruttu e piùsu in cuntrattu.
Est obbligu emigrare in pianura
Pro salvare su magru capitale
Da sos frittos iverros de s’altura.

Tùndene e murghen pro su principale,
ma da su mere e da sa mal’annada
si ristabìlin in su comunale,
ca sa paga ‘e s’affittu est moderada
e poden liberamente pascolare
sen’agattare muros in filada.

Ma in lampadas devene isgombrare
tottuganta sa montagna orgolesa
pro vàghere una base militare.
L’ordina su ministru ’e sa difesa
cun manifestos mannos istampados,
postos in sos zilléris a sorpresa…

che bandu de bandidos tallonados.
E sos pastores cand’han bidu gai,
Sos cuìles in su bandu elencados:
Su pradu, S’ena, Olìni e Olài
Costa de turre cun Su Soliànu,
Loppàna, Ottùlu, Unìare e Fumài;

belle tottu su pasculu montanu
isgombru de animales e de zente
cheret su ministeru italianu,
espostu a su bersàgliu su padente
de bombas e mitraglias e cannone;
dana su bandu: pro motivu urgente

si riúnat sa popolazione
de ambo sessos mannos e minores
bénzana tottus a sa riunione.
S’improvvisana tantos oratores
e decidene de lottare unidos
istudentes, bracciantes e pastores;

d’accordu sindacados e partidos,
proclama cattolicos, marxistas:
sos bandidores síana bandídos…
Serran buttega artigianos, baristas,
e partin tottus, minores e mannos,
pro che cazzare sos militaristas:

pizzinneddos e bezzos de chent’annos
e zovaneddas de sa prima essida
han’indossadu sos rusticos pannos.
Tottu sa idda in campagna est partída,
in càmiu e in macchina minore.
Sa lotta durat piús d’una chida;

a Pratobello finas su rettore
ch’est arrivadu cun su sagrestanu
pro difende su pradu e su pastore…

Sos polizottos cun mitras in manu
Chircaìan sa lotta de virmare,
ma mutìana e currìana invano,

ca dae s’assemblea popolare
ch’in bidda si vaghìa frecuente
sa zente vi decisa a non mollare
e de lottare in modu intelligente
tuttuganta sa popolazione
contra cussu invasore prepotente:

respingere ogni provocazione,
bloccare cun sas massas sas istradas,
impedire s’sercittazione
de sos tiros a sas forzas armadas,
chi calpestare cherìan sas prendas
de sas terras comunes non muradas

dae s’edittu de sas chiudendas.
A sos sordados chi tentan d’esstre,
Sa zente che los tòrrad’a sas tendas,
Finas ch’hana decisu de partire,
unida e forte sa zente orgolesa
sa lotta vi disposta de sighìre.

E cando l’hana raggiunta s’intesa
Sos delegados dae s’assemblea,
a Roma, in su ministru ‘e sa difesa,
sos cumbattenttes de sa idda mea,
fizzos de sa Barbagia de Ollolài,
parìa sos sordados de Corea…

E una lotta de populu gai,
naraìan sos bezzos pili canos,
chi in bida insoro non l’han bida mai.
Tottus sos progressistas isolanos
Solidales, cun tanta simpattia
A Orgosolo toccheddana sas manos
E naran: custa sì ch’est balentìa.

(Traduzione: “Quando il venti di maggio son tornati/ i pastori nel sessantanove / tristi, né uniti né pettinati. / Il venti di novembre sotto la pioggia / eran partiti con le bestie che figliavano / dalla montagna, passando da Locoe; / carichi e fradici viaggiando / con agnelli in mano e la madre dietro/ il gregge magro chiamando e intruppando; / avviliti pensandola ricatto / imposto dal padrone della pastura: / metà del frutto e più in contratto. / è obbligo emigrare in pianura / per salvare il magro capitale / dai freddi inverni dell’altura. / Tosano e mungono per il principale, / ma dal padrone e dalla mal’annata / si rifanno nel comunale, / perché la paga dell’affitto è moderata/ possono liberamente pascolare / senza trovare muri in infilata. / Ma a giugno devono sgomberare / tutta quanta la montagna orgolese / per fare una base militare. / L’ordina il ministro della Difesa / con manifesti grandi stampati, / messi nelle bettole a sorpresa… / come bando di banditi tallonati. / E i pastori quand’hanno visto così, / gli ovili nel bando elencati: / Su pradu, S’ena, Olìni e Olài / Custa de turre cun Su soliànu, / Loppàna, Ottùlu, Unìare e Fumài; / quasi tutto il pascolo montano / sgombro di animali e di gente / vuole il ministro italiano, / esposta al bersaglio la foresta / di bombe e mitraglie e canone; / danno il bando: per motivo urgente / si riunisca la popolazione / di ambo i sessi, grandi e piccolini / vengono tutti alla riunione. / S’improvvisano tanti oratori / e decidono di lottare uniti / studenti, braccianti e pastori; / d’accordo sindacati e partiti / proclamano, cattolici, marxisti: / i banditori siano banditi… / Chiudon bottega artigiani, baristi, / e parton tutti, piccoli e grandi, / per cacciare i militaristi: / piccini e vecchi di cent’anni / e giovanette alla prima uscita / hanno indossato i panni rustici. / Tutto il paese in campagna è partito / in camion e in macchina piccola. / La lotta dura più d’una settimana; / a Pratobello anche il prete / è arrivato con il sacrestano / per difendere Su pradu e il pastore…/ I poliziotti con mitra in mano / cercano la lotta di fermare / ma chiamavan e correvano invano, / perché dall’assemblea popolare / che in città si faceva frequente / la gente era decisa a non mollare /e di lottare in modo intelligente / tutta quanta la popolazione / contro quell’invasore prepotente: / respingere ogni provocazione, / bloccare con le masse le strade, / impedire l’esercitazione/ dei tiri alle forze armate, / che calpestare volevan le perle / delle terre comuni non murate / dall’editto delle chiudende. / I soldati che cercan d’uscire / la gente li respinge nelle tende / finchè han deciso di partire, / unita e forte la gente orgolese / la lotta era disposta a continuare. / E quando l’han raggiunta l’intesa / i delegati dall’assemblea, / a Roma, nel ministero della Difesa, / i combattenti del paese mio, / figli della Barbagia di Ollolai, / sembravano i soldati di Corea… / E una lotta di popolo così, / dicevan i vecchi dai capelli canuti / che in vita loro non l’han mai vista. / Tutti i progressisti isolani / solidali, con tanta simpatia / Orgosolo applaudono / e dicono: questa si che è Balentìa.)”

CCG/AWS Staff - 28/2/2009 - 12:50


BENVENUTI A ORGOSOLO

L'amico Massimo ci fa pervenire questa foto. Si tratta del cartello stradale all'ingresso di Orgosolo, ai giorni nostri. Ad ognuno interpretarlo come meglio crede. Una sola cosa è certa: con gli orgolesi e con i fierissimi barbaricini non si scherza. Se ne accorsero le autorità militari italiane a Pratobello nel 1969.

Orgosolo

Riccardo Venturi - 2/8/2006 - 21:41


Canzone fantastica e orgogliosa

simone maoddi - 23/2/2006 - 15:29


Canzone ricca di orgoglio e fierezza per la Barbagia.
(simone maoddi)

Giustamente, Simone. E sono felice di averla reperita da scaricare in formato .OGG, e di poterla mettere a disposizione.[RV]

23/4/2006 - 15:28


una canzone che dovrebbe significare molto per i sardi peccato che veramente in pochi la conoscano.Sembra la storia di un film americano ma è molto di più...è il coraggio dei sardi

mirko - 5/2/2007 - 19:58


bellissima canzone...specie nella versione dei kenze neke!

riccardo - 20/2/2007 - 17:02


e una bellissima Canzone
Come Pratobello
Ciao franco

franco - 7/6/2007 - 12:41


canzone piena di fierezza e orgoglio......l'orgoglio ke contraddistingue i sardi

simone maoddi - 12/6/2007 - 15:49


KENZE NEKE HO SARDINNIA

21/8/2007 - 23:22


una delle piu belle e romantiche sollevazioni popolari che la storia ci tramanda peccato che nessun libro didatico ne parla ................

20/12/2007 - 18:26


Sono veramente contenta di aver trovato finalmente la versione del Gruppo Rubanu. Conosco questa canzone sin da bambina, grazie ad una musicassetta di mio padre ormai rovinata, ed è stato un piacere trovarla su internet. Grazie di cuore!

Fujiko - 7/2/2008 - 16:45


bellissima canzone!!!

maria* - 4/4/2008 - 17:25


poverino e misero e l'agnello che aspetta il latte dalla volpe...bellissima canzone dovrebbero insegnarla ai bambini nelle scuole
a fora sa nato de sa sardigna!!!!

paolo murgia - 26/2/2009 - 13:25


Coro Supramonte de Orgosolo - Sa lotta de Pratobello di Peppino Marotto


Coro Supramonte de Orgosolo - Sa lotta de Pratobello de Peppino Marotto

adriana - 28/2/2009 - 13:15


Gli Orgolesi si ritrovano molto in questa canzone. Tutti noi la conosciamo da sempre, i miei alunni ne vanno fieri e la cantano con orgoglio, consapevoli della storia che racconta.

Maura Lovicu - 13/5/2009 - 23:33


Canzone bella e piena di significato.
Orgosolo, orgoglio di tutta la sardegna!!

Marieddu Atzeni Oristano - 23/5/2009 - 17:11


Salve!

Vi scrivo per segnalarvi l'errata trascrizione di un verso della canzone Pratobello (terzo verso della seconda terzina, ultima parola) e dell'errata traduzione del medesimo in italiano. Il verso corretto è:

"Ki a inie fit faghende rota" (e non lota), che significa che l'invasore militare, stava puntando verso quel luogo, cioè, che faceva rotta verso Pratobello per occupare quel territorio e non che si trovava già sul posto a combattere.

Un saluto cordiale e complimenti per il lavoro che state portando avanti.

Paulu Serra - Othieri (Tathari)

correzione accolta - grazie! CCG Staff

Paulu Serra - 20/8/2009 - 14:10


Penso a tutti quelli che come se hanno dovuto emigrare e per ricevere forza nei momenti piu' duri non fanno altro che pensare alla lezione di vita che Pratobello ci ha dato per sempre. Forza paris!

Mario Crosta - 18/2/2011 - 14:33


a Orgosolo non ce l'hanno fatta, hanno perso La Maddalena ed ora toccherà a Teulada e Salto di Quirra! è il momento di crederci, per noi Sardi e per dare un esempio al resto d'italia! a fora sa nato de sa Sardigna

Fabiu Petretto - 31/5/2011 - 02:44


w la sardegna e forza cagliari

il mio nome - 27/9/2011 - 15:16


grazie atutti voi.guido pes da oschiri ,logudorese con madre nuorese .sono per ciò barbaro logudorese .barbaro.pes@gmail.com

18/6/2014 - 20:37


6 aprile - 9 giugno, esercitazioni militari in Sardegna


In Sardegna, un territorio considerato da tempo immemore colonia interna, è ancora più evidente l’arroganza del sistema di potere che impone alla popolazione restrizioni e controlli serrati per il coronavirus e allo stesso tempo sbarca sul territorio con uomini e mezzi per esercitazioni militari.


“TC Perda low” da 5000 piedi AMSL a FL70;
“TC Perda med” da FL140 a FL160;
“TC Perda high” da FL230 a FL250.

La reale attivazione dei corridoi avverrà su base tattica in coordinamento tra i relativi enti ATS. Le attività non sono programmate per festività nei giorni 13 aprile, 1 maggio e 2 giugno.>

Sergio Falcone - 7/4/2020 - 22:45




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