Lingua   

Erin's Lovely Home

anonimo
Lingua: Inglese



Ti può interessare anche...

Waiting for the Snow
(Karan Casey)
Long Kesh
(Ken McGee)
Mother Earth's Revenge
(Karan Casey)


Testo trovato su Mudcat Café
Esistono tuttavia moltissime versioni della canzone.
Per chi volesse approfondire, rinvio allo stesso, sempre ottimo, Mudcat e ad una pagina dedicata su Musical Traditions

Irlanda, 1847. L’intero raccolto di patate viene distrutto da un micidiale fungo infestante, la peronospora. E’ la “Great Famine”, la grande carestia, in irlandese “an Gorta Mór”. Contadini, fittavoli e mezzadri, con le loro famiglie, erano già ridotti alla fame dallo sfruttamento dei grandi proprietari terrieri, quegli "absentee landlords" che dall’Inghilterra aministravano le proprietà in Irlanda attraverso i loro agenti, spesso dei veri e propri taglieggiatori. I padroni, tranquilli e ben pasciuti nelle loro belle ville inglesi, decidevano cosa si doveva coltivare ed allevare, quanto doveva essere esportato in Inghilterra ed i prezzi degli affitti, incuranti di quale fosse l’effetto delle loro decisioni sulla vita di chi sulle loro terre viveva e lavorava. Ci fu chi provò a suggerire al parlamento ed alla regina Vittoria le soluzioni per far fronte al progressivo impoverimento della popolazione irlandese, ma ogni proposta rimase inascoltata. Sicchè, quando arrivarono la peronospera e la carestia, i contadini, già in miseria, cominciarono ad essere decimati dalla fame e delle conseguenti epidemie di febbri tifoidi. Nei tre anni che durò la carestia, si calcola che vi fu 1 milione di morti e altrettanti furono quelli che emigrarono, soprattutto verso Canada e Stati Uniti. E pure gli emigranti pagarono un alto tributo in vite umane, in durissimi e lunghissimi viaggi della fortuna, su navi sovraffollate, piene di gente malata che, quando non moriva nel tragitto, finiva col crepare nei centri di quarantena malamente approntati nei luoghi di sbarco: solo sull’isola canadese di Grosse Isle furono sepolti oltre 6000 di questi poveretti…
L’aristocrazia inglese, che fino a quel momento aveva sfruttato come bestie i contadini irlandesi, mostrò ancora una volta la propria umanità e solidarietà: la regina Vittoria donò al “Famine Relief Fund” la somma “principesca” di 5 (cinque) sterline, la stessa cifra che poco prima aveva donato ad un’altra associazione caritativa, il Chelsea Dog Home…

(fonti: en.wikipedia e nota introduttiva al brano in “The Men of No Property - Ireland: The Final Struggle”, Folkways Records, 1977)
Come, all ye sons of Paddy's land and listen unto me
'Til I relate of the hardships great a-crossing over the sea
For the want of bread ten thousands fled so far across the foam
And left the land where they were born called Erin's lovely home

Black forty-seven I'll never forget when the fever, it stalked the land
And the famine without mercy, it stretched forth its dreadful hand
There's many's the child in cold death lay, their parents, they did mourn
While the landlord's agents pulled down our roofs in Erin's lovely home

My father was a farming man reared to industry
He had two sons, they were men strong, and lovely daughters three
Our farm was too small to feed us all, so some of us had to roam
With sisters two I bid adieu to Erin's lovely home

My father sold the second cow, he borrowed twenty pounds
And in the merry month of May we sailed from Sligo town
There were thousands more left upon the shore, all anxious for to roam
And leave the land where they were born called Erin's lovely home

We were scarcely seven days at sea when the fever, it plagued our crew
They were falling like the autumn leaves bidding friends and life adieu
Now the raging waves sweep o'er their graves amidst the ocean foam
Their friends may mourn, but they'll never return to Erin's lovely home

My loving sisters, they both took ill, their lives, they were taken away
And oh it grieves my heart full sore to cast them in the sea
Down in the deep now they do sleep, they never more will roam
In heaven I'll meet with my sisters sweet from Erin's lovely home

I'm in the land of liberty where plenty, it does abound
Where the laboring man gets full reward for the tilling of his ground
There's naught I can see that can comfort me, as an exile I must roam
And end my days far, far away from Erin's lovely home

inviata da Alessandro - 24/2/2010 - 12:06




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org