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Sotto il ponte della Sieve

anonimo
Lingua: Italiano (Toscano Fiorentino)



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Canzone popolare toscana del contado di Pontassieve
di epoca imprecisata, forse risalente tra il XIII e il XV secolo

mannusive


Ci son dei sabatacci d'inverno, al CPA Firenze Sud, dove niente sembra girare per il verso giusto; a cominciare dal clima. Poi arriva, come sempre, l'imponderabile; ché anche quello, lì, sta di casa. Stavolta arriva in forma di un ragazzo, di nome Beppe; anzi, Beppe "I' Pantera". Un sanfredianino vero di ventitré anni, come quelli dei libri di Pratolini; non gli manca proprio nulla, compreso l'essere veramente briaco come un'autobotte. E passi. Dice di fare il cuoco. Disoccupato. Poi, all'improvviso si mette a cantare e recitare De André. Vabbè, De André lo conoscono (quasi) tutti. Poi, però, scocca una di quelle strane scintille che mi garba pensare fossero state, un tempo, più frequenti di oggi. I' Pantera da San Frediano, 23 anni, cuoco disoccupato briaco, si mette a cantare tutto Brassens in francese, alla perfezione; e io gli vo dietro. E Boris Vian, a partire dal Disertore. E canzoni popolari medievali toscane, pronunciando il nome di Caterina Bueno in un modo che sembrava che la Caterina stesse per entrare lì dentro, da un momento all'altro. E sono queste le cose che fanno la vita.

Tra le altre canzoni che cantava Beppe I' Pantera, c'è anche questa. Ne ha raccontato la storia. Nelle antiche guerre, sembra che chi era rimasto indietro dopo una battaglia, o isolato dai compagni a vagare per le campagne, venisse attirato in imboscate, per mezzo di donne (qui, in questa canzone, una "lavandaia"); arrivavavano poi altre soldataglie, o contadini affamati trasformati in predoni, che con quello stratagemma ne facevano scempio.

Beppe I' Pantera, poi, lo abbiamo riaccompagnato a casa. Non è un Sanfredianino per modo di dire: sta sul serio in una vecchissima stradina del quartiere. Io, son di quelle cose che mi fanno pensare che non tutto a questo mondo sia perduto. E siccome questa canzone parla d'un ponte sulla Sieve, e siccome proviene dal CPA, e siccome tutta un'altra caterva di cose, la voglio dedicare a chi, in questo momento, non può leggerla. La voglio dedicare al Mannu, con una fotografia di quando, per la sua libertà che deve arrivare, in duemila siamo passati sopra al Ponte sulla Sieve. Ché l'imboscata, a lui, non gliela ha tirata la lavandaia, ma predoni e assassini ben peggiori di quelli dei tempi che furono. Dei predoni chiamati Stato. [RV]
Sotto il ponte della Sieve,
Sotto il ponte della Sieve
C'era, c'era una lavandaia,
C'era, c'era una lavandaia

Fo pe' di' le mie ragioni,
Fo pe' di' le mie ragioni,
Me le diedon le coltellate,
Me le diedon le coltellate

A me solo me ne detton trenta,
A me solo me ne detton trenta,
Allo mio caval sessanta,
Allo mio caval sessanta.

Mamma mia, mettimi a letto,
Mamma mia, mettimi a letto,
Allo mio caval in stalla,
Allo mio caval in stalla

Quando morto sarò io,
Quando morto sarò io,
Suoneranno le campane,
Per lo mio caval le trombe.

Su di me ci nasca i fiori,
Su di me ci nasca i fiori,
Sullo mio cavallo l'erba,
Sullo mio cavallo l'erba.

inviata da Riccardo Venturi - 17/1/2010 - 02:55




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