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Storia di un soldato

Carlo Trampetti
Langue: italien



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(Carlo Trampetti)


Tradizionale inno contro la guerra,sulle orme della "Guerra di Piero", ma con alcuni tratti distintivi molto forti:

1) la morte vissuta in una solitudine e abbandono totale,nel quale anche la natura ,e in questo caso le stelle,si voltano a contemplare altre terre.

2) il suicidio come gesto di disperazione,ma sopratutto di angosciosa liberazione dal rimorso d'aver commesso azioni efferate a danni d'altri esseri umani,dunque l'umanità che soppianta la logica della violenza,ma che nello stesso tempo cede sotto i colpi del rimorso e della morte, assoluta padrona della scena.

3) l'atto di guerra, imposto dalla cieca logica del potere, non come imperante necessità, ma come uno sfizio di un re capriccioso e affamato di ricchezze,che come al solito, coinvolge nel suo progetto osceno, chi non può far altro che subire il suo potere.
Sorgeva il sole, sveniva la luna
una tiepida brezza confortava la tua armatura
la primavera giungeva a corte
mentre tu andavi incontro alla morte.

Non fu la tua guerra, nè tua vendetta
a sentenziar un banchetto con Marte
ma solo, e soltanto lo sfizio di un re
che volle una terra tutta per sè.

Corri, corri, corri, corri!
non ci pensare
corri, corri, corri, corri!
non ti fermare
credi che un Dio ti aiuterà
a conquistarti la libertà?

Il tuo tallone marcia a fatica
attraversando la Dacia e la Stigia
la tua spada sedotta dal sangue
trafigge il seno di una madre che piange
che con le sue lacrime ha seppellito
l'inverno caduto sul figlio che hai ucciso.

Corri, corri, corri, corri!
non ci pensare
Corri, corri, corri, corri!
non ti fermare
quando il nemico ti scoverà
tra ortiche o mimose ti ucciderà.

Dopo aver visto villaggi squartati
donne e bambini tra i fumi spirati
e vecchie che con coraggio
d'anni lontani dal loro maggio
aver combatutto all'immortal memoria
di quegli eroi di cui narran la gloria

Così il tuo cuore resiste a fatica
troppo a digiuno d'amore e di vita
e i morti lasciati a valle
pesano troppo sulle tue spalle
ti scalfiscon l'anima e il cuore
che naufragate nel rancore
hanno perso l'aurea coltre
ed ora sono specchi di morte.

Corri, corri, corri, corri!
non ti fermare
Corri, corri, corri, corri!
al di là del mare
tradisci la guerra e l'ideale
morire per loro mi sembra banale
sai lei ti aspetta con in grembo un fiore
ben più prezioso di una medaglia al valore

Ma tu chiudesti gli occhi
arricciasti le dita
e sentenziasti la tua dipartita
la tua spada divenne il tuo boia
che pronta a uccidere chiunque voglia
attraverso con rabbia il suo corpo
che come chi si crede già morto
aspetta una lacrima o forse un sorriso
fiorire sul volto dell'uomo che ha ucciso.

Chiedesti alle stelle di parlarti d'amore
di quell'amore d'ogni colore
ma loro tacquero, nel loro silenzio
e la tua pelle si tinse d'argento
la brezza del vento
funebre incenso.

Muori ragazzo
muori stanotte
con i tuoi occhi tinti di morte
muori ragazzo
muori da solo
letame e del fango

la tua corona d'alloro

envoyé par michèl - 25/5/2005 - 15:36




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