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Il soldato di Napoleone

Sergio Endrigo
Lingua: Italiano


Sergio Endrigo

Lista delle versioni e commenti


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(Alberto Carletti)
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(Sergio Endrigo)
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(Pier Paolo Pasolini)


[1962]
Dall'album "Sergio Endrigo"
Testo di PierPaolo Pasolini
Musica di Sergio Endrigo
Adattamento dal poemetto pasoliniano in friulano "Il soldât di Napoleon" dalla raccolta intitolata "La meglio gioventù" (1954)

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Nel 1966 Umberto Simonetta, autore del programma "Canzoniere minimo", invita Endrigo a cantarla in televisione. La direzione RAI censura l’iniziativa per alcuni versi "disgustosi" e propone agli autori di eliminarli. Pasolini ed Endrigo rifiutano.
(fonte: rockol)

La canzone, sulla musica di Endrigo, fu interpretata anche dall'attrice Laura Betti, che di Pasolini fu intensa amica, nello spettacolo "Giro a vuoto".

I versi raccontano di un giovane che per non morire di freddo squarcia il ventre al suo cavallo e si scalda con le sue viscere.

"La meglio gioventù", titolo della raccolta di Pasolini, è un riferimento a una canzone degli alpini. La stessa espressione è ripresa anche nel celeberrimo canto Pietà l'è morta ma compare già in alcuni stornelli toscani coevi, dedicati proprio a Napoleone. È indubbio che Pasolini li conoscesse.
Addio, addio Casarsa vado via per il mondo
Lascio il padre e la madre vado via con Napoleone
Addio vecchio paese, addio giovani amici
Napoleone chiama la meglio gioventù
Quando si alza il sole al primo chiaro del giorno
Vincenzo col suo cavallo di nascosto se ne è partito
Correva lungo il Tagliamento e quando suona mezzodì
Vincenzo si presenta a Napoleone

Come furono passati sette mesi sono in mezzo al ghiaccio
A conquistare la Russia perduti e abbandonati
Come furono passati sette giorni sono in mezzo al gelo
Della grande Polonia feriti e prigionieri
Spaventato il cavallo, fuggiva per la neve
E sopra aveva Vincenzo che ferito delirava
Gridava fermati cavallo, ferma, fermati ti prego
Che è ora che ti dia un mannello di fieno

Il cavallo si ferma e con l’occhio quieto buono
Guarda il suo padrone che ormai muore di freddo
Vincenzo gli squarcia il ventre, la sua baionetta
E dentro vi ripara la vita che gli avanza
Susanna con suo padre passa di lì sul carro
E vede il giovincello nei visceri del cavallo
Salviamolo padre mio questo povero soldato
che muore nella Polonia caduto e abbandonato

Chi siete bel soldato venuto da lontano
Sono Colussi Vincenzo un giovane italiano
E voglio portarti via appena sarò guarito
Perché nel petto con gli occhi mi hai ferito
No, no che non vengo via perché mi sposo questa pasqua
No, no che non vengo via perché a pasqua sarò già morta
La domenica degli ulivi piangevano tutti e due
E l’uno e l’altra a piangere si vedevano di lontano

Il lunedì santo si vedono nell’orto
E si danno un bacio come due colombi
Il giovedì santo che nascono rose e fiori
Scappano dalla Polonia per saziare l’amore
La domenica di pasqua che tutto il mondo canta
Arrivano innamorati in terra di Francia
La domenica di pasqua che tutto il mondo canta
Arrivano innamorati in terra di Francia.

inviata da Riccardo Venturi - 22/5/2005 - 02:41




Lingua: Francese

Version française de Riccardo Venturi
4 décembre 2007
LE SOLDAT DE NAPOLÉON

Adieu, adieu Casarsa, je pars pour le monde,
Quitte mon père et mère, vais suivre Napoléon
Adieu mon vieux village, adieu mes jeunes copains
Napoléon a appelé la meilleure jeunesse.
Quand le soleil se lève au premier lueur de l'aube
Vincent est parti en cachette avec son cheval à lui,
Il courait le long du Tagliamento, et au sonner du midi
Vincent se présente à Napoléon.

Après sept mois de guerre, ils étaient dans le gel
Pour conquérir la Russie, perdus, abandonnés
Après sept jours de guerre, ils étaient dans le gel
De la grande Pologne, blessés et prisonniers.
Le cheval avait peur et fuyait dans la neige.
Vincent, monté sur lui, blessé, en proie au délire,
Criait: Arrête, cheval, arrête, arrête, je t'en prie,
Il est heure que je te donne une javelle de foin

Le cheval s'arrête et de ses yeux quiets et bons
Regarde son maître qui va mourir de froid
Vincent lui déchire le ventre avec sa bayonnette,
Protège dans son ventre le peu de vie qui lui reste.
Suzon passe par là avec son père, sur la charrette
Et voit le jeune homme dans les viscères du cheval
Sauvons-le, mon père, sauvons ce pauvre soldat
Qui meurt dans la Pologne, tombé, abandonné.

Qui êtes-vous, soldat venu de si loin?
Je suis Vincent Colussi, un jeune italien
Et quand je serai guéri, je veux t'emmener avec moi
Parce que de tes beaux yeux tu m'as frappé le cœur.
Non, non, je ne pars avec vous, je me marie à Pâques,
Non, non, je ne pars avec vois, je serai morte à Pâques.
Le dimanche des oliviers, tous les deux étaient en larmes
Et on voyait de loin l'un et l'autre qui pleuraient

Le jour du lundi saint ils se voient dans le jardin
Et se donnent un baiser comme deux tourtereaux
Le jour du jeudi saint quand les roses et les fleurs poussent
Ils s'en fuient de la Pologne pour satisfaire leur amour
Le dimanche de Pâques quand le monde entier chante
Ils arrivent en amoureux dans le pays de France,
Le dimanche de Pâques quand le monde entier chante
Ils arrivent en amoureux dans le pays de France.

4/12/2007 - 10:33




Lingua: Friulano

La seguente traduzione ufficiale in friulano del brano "Il soldato di Napoleone" è tratta dal booklet di "Cjantant Endrigo", album pubblicato nel 2004 e contenente 15 grandi canzoni dell'artista istriano, tradotte in lingua friulana ed interpretate da vari artisti locali (tranne "1947", che apre il disco, ed "Altre emozioni", che lo chiude: entrambe sono cantate - sempre in friulano - dallo stesso Endrigo, il quale compare anche, nell’album, quale voce recitante nella versione friulana di “Girotondo intorno al mondo”).


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Tutti gli adattamenti dall’italiano al friulano, nell'album "Cjantant Endrigo", sono di Alberto Zeppieri; a questo specifico adattamento, riguardante “Il soldato di Napoleone”, ha collaborato anche Adrian Cescje.

Commento di Sergio Endrigo al brano, del pari tratto dal booklet di questo disco:
“Fu un’idea di Ennio Melis, il direttore artistico della RCA, farmi collaborare con Pier Paolo Pasolini, scrivere e musicare ballate che parlassero del mondo che aveva descritto nei suoi romanzi, i ragazzi di vita, la Roma delle periferie. Così ci incontrammo, lui mi disse di cercare tra le sue poesie friulane della raccolta “La Meglio Gioventù”, la storia della famiglia Colussi (sua madre), dall’età di Napoleone alla Resistenza. Io presi la prima parte, c’era già la traduzione, mi limitai a togliere qualche sillaba e ad adattarla alla metrica della musica che avevo scritto”.

IL SOLDÂT DI NAPOLEON

Adio, adio, Cjasarsa, i vai via pal mont
Mari e pari, ju lassi, vai cun Napoleon.
Adio, vecju paîs, e cunpagns zovinuts,
Napoleon al clama la miei zoventût
Co al leva il soreli, al prin lusour dal dì,
Vissens cul so cjaval di scundion l’è partît.
A cjaval ch’al coreva, di lunc sù il Tilimint
Pai magreits di Codroip, pai boscuts di Cjamin,
E co a suna misdì, al soreli leon,
Vissens al si presenta a di Napoleon.
Co son passâts siet meis a son in mjeç la glas
A conquistâ li’ Russiis, pierdûts e bandunâts,
Co son passâts siet dîs a son in mjeç il ceil
Ta li’ grandis Poloniis, firîts e prisoneirs.
Scaturît il cjaval par la neif al scjampava
E Vissens parsora che al çavariava:
La neif al la bagnava cu na ria di sanc,
I vui si ju platava cu la sô rossa man.
“Fermiti, cjaval, fermiti ti prei,
Ch’a è ora ch’i ti dedi una mana di fen”.

Il cjaval al si ferma e al vuarda el so paron
Che ormai al mour di freit, cul vuli cuiet e bon.
“Sta fer, vecju, sta fer, che prin vuei bruschinâti
Siben ch’i mour di freit, e i sedi disperât”.
Cu la so baioneta a ghi scuarta la panza
E al met a tet li drenti la vita ch’a ghi vança.
Susana cun so pari passa par li cul cjar
E a jot il zuvinin tai vissars dal cjaval.
”Ah, pari, salvànlu chistu puor soldât
Ch’al mour ta li’ Poloniis da ducju bandunât”.

”Cui i seisu, soldât, vignût tant di lontan?”
I soi Vissens Colùs, un zovinut talian:
I vuei puartâti via ‘pena ch’i soi vuarît,
Parcè che in tal sen i to vui mi àn ferît”.
”No, no, ch’i no ven via, ch’i mi sposi sta Pasca,
No, no, ch’i no ven via, sta Pasca i sarai muarta”.
La Domenìa uliva ducju doi a planzevin
E un cun l’altri a planzi di lontan si viodevin.

Di Lunis sant si viodin inta l’ort di scundion,
E coma doi colomps a si dan un busson.
Di Zoiba sant ch’a nassin li’ rosis e i flours,
Scjampin da li’ Poloniis par passudâ l’amour.
La Domenìa di Pasca che dut il mont al cjanta
A rivin nemorâts ta la cjera di França.

inviata da Alberta Beccaro - Venezia - 9/3/2008 - 23:37


Sergio Endrigo spiegò in più occasioni la genesi peculiare del brano "Il soldato di Napoleone". Eccolo parlarne in un'intervista concessa pochi mesi prima della sua scomparsa:


D: La sua produzione musicale è stata molto influenzata dalla letteratura. C’è sempre stata quasi un osmosi naturale…

R. Nella mia vita ho letto moltissimo… mi scusi ma c’è un pappagallo che sta con me da 37 anni (urla e risate, ndr). Mi ricordo che quando avevo 14 anni ero in vacanza, anzi più che in vacanza ero ospite di un mio zio benestante a Grado. La mia famiglia era invece poverissima, noi venivamo da Pola dopo l’esodo, quando quelle terre vennero assegnate alla Jugoslavia. A 14 anni divoravo Le novelle di Maupassant, il Teatro di Ibsen, I promessi sposi… Quand’ero militare, alla Scuola Truppe Corazzate di Caserta, dove facevo il corso da sottufficiale, mentre il capitano spiegava logistica io sotto il banco avevo i Fleurs du Mal di Baudelaire…
Io ho musicato molte poesie ma quasi sempre per caso. Il direttore della RCA era innamorato di Via Broletto, la mia ballata del ‘62, e voleva che Pasolini scrivesse per me delle ballate e che io le musicassi. Incontrai quindi Pasolini che però in quel momento stava per partire per l’Africa. Mi disse di guardare nel suo libro di poesie La meglio gioventù, in friulano, la storia di una famiglia, Colussi, dal periodo napoleonico alla Resistenza. Io presi il primo pezzo, Il Soldato di Napoleone, c’era già la traduzione sotto in italiano e la musicai".

Chi poi volesse ascoltare (a dispetto della scandalosa mancata ristampa su CD della quasi totalità della discografia di Endrigo, ivi compreso l'album del 1962 nel quale il brano apparve) una bella versione live - inframmezzata anche da arguti momenti parlati - de "Il soldato di Napoleone", sia pure un po' accorciata rispetto all'originale del 1962, può farlo grazie alla facilmente reperibile ristampa su CD, avvenuta pochissimi anni fa su etichetta Warner, del bel disco dal vivo intitolato "L'arca di Noè" (credo sia stato il primo vero disco dal vivo italiano, o comunque sicuramente uno dei primissimi), contenente l'intero concerto tenuto da un allora popolarissimo Endrigo il 7 marzo 1970 al Piccolo Teatro di Milano; pause parlate - molto piacevoli - comprese.


Ecco le note di copertina dell'album (firmate all'epoca, rispettivamente,
da Endrigo, Bardotti e Bacalov):

Ecco la copertina ingrandita


Ecco infine un articolo della stampa dell'epoca, in cui si menziona - in relazione alla trasmissione "Canzoniere Minimo", condotta da Giorgio Gaber (a sua volta già vittima, per conto suo, di censure multiple ed inopinati spostamenti d'orario)- la censura cui andò incontro questo pezzo da parte della RAI:

"Settimana Radio TV 16-11-1963
TV Secondo ore 22,10
Canzoniere minimo
Trasmissione musicale con Giorgio Gaber

Sono ospiti d’onore all’odierna puntata di “Canzoniere minimo” Miranda Martino e Sergio Endrigo, due cantanti idolatrati dal pubblico.
La Martino canterà la popolare canzone “Lariulà” mentre Endrigo è costretto a ripiegare su “Vecchia balera”. Questo popolarissimo cantautore infatti aveva approntato una bella canzone con il testo di Pier Paolo Pasolini. La censura ha calato così pesantemente la mano che Endrigo vi ha rinunciato.
[CUT]
Il programma del Canzoniere di questa sera è assai nutrito e di buona qualità. Dovrebbe quindi soddisfare in pieno le esigenze dei telespettatori.
(fi.ri.)"

Alberta Beccaro - 6/1/2008 - 01:11


Questa canzone è stata scritta da Pier Paolo Pasolini, un grande artista, intellettuale, poeta e uomo libero.
La sua libertà la pagò con la vita. Morì assassinato la notte tra il 1 e il 2 novembre 1975. Ancora oggi non si conoscono esecutori e mandanti, fra i suoi tanti nemici...

"Il 2 novembre era l'anniversario della morte di Pasolini: è totalmente passato sotto silenzio. Un gruppo di poeti come me si è ritrovato in un ex lavatoio a ricordarlo: il resto della sua Roma bivaccava negli ipermercati. Addio Pier Paolo, la tua critica non è più di moda, oggi impera il conformismo: tutti uguali, tutti in fila, tutti con le mani piene di niente. Che tristezza!"
Marco Masolin, su Metro Torino, del 4 novembre 2008, p.19

Alessandro - 4/11/2008 - 12:52


Non è una canzone contro la guerra.. la posto lo stesso qui, come commento, in ricordo di Pasolini.

Una Storia Sbagliata

Testo e Musica di Massimo Bubola e Fabrizio De André, 1980.

E' una storia da dimenticare
e' una storia da non raccontare
e' una storia un po' complicata
e' una storia sbagliata.

Comincio' con la luna sul posto
e fini' con un fiume d'inchiostro
e' una storia un poco scontata
e' una storia sbagliata.

Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.

E' una storia di periferia
e' una storia da una botta e via
e' una storia sconclusionata
una storia sbagliata.

Una spiaggia ai piedi del letto
stazione Termini ai piedi del cuore
una notte un po' concitata
una notte sbagliata.

Notte diversa per gente normale
notte comune per gente speciale
cos'altro ti serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.

E' una storia vestita di nero
e' una storia da basso impero
e' una storia mica male insabbiata
e' una storia sbagliata.

E' una storia da carabinieri
e' una storia per parrucchieri
e' una storia un po' sputtanata
o e' una storia sbagliata.

Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.

Per il segno che c'e' rimasto
non ripeterci quanto ti spiace
non ci chiedere piu' come e' andata
tanto lo sai che e' una storia sbagliata
tanto lo sai che e' una storia sbagliata.

Alessandro - 4/11/2008 - 13:04




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