C'est vrai qu'ils sont plaisants tous ces petits villages
Tous ces bourgs, ces hameaux, ces lieux-dits, ces cités
Avec leurs châteaux forts, leurs églises, leurs plages
Ils n'ont qu'un seul point faible et c'est être habités
Et c'est être habités par des gens qui regardent
Le reste avec mépris du haut de leurs remparts
La race des chauvins, des porteurs de cocardes
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Maudits soient ces enfants de leur mère patrie
Empalés une fois pour toutes sur leur clocher
Qui vous montrent leurs tours leurs musées leur mairie
Vous font voir du pays natal jusqu'à loucher
Qu'ils sortent de Paris ou de Rome ou de Sète
Ou du diable vauvert ou bien de Zanzibar
Ou même de Montcuq il s'en flattent mazette
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Le sable dans lequel douillettes leurs autruches
Enfouissent la tête on trouve pas plus fin
Quand à l'air qu'ils emploient pour gonfler leurs baudruches
Leurs bulles de savon c'est du souffle divin
Et petit à petit les voilà qui se montent
Le cou jusqu'à penser que le crottin fait par
Leurs chevaux même en bois rend jaloux tout le monde
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
C'est pas un lieu commun celui de leur connaissance
Ils plaignent de tout cur les petits malchanceux
Les petits maladroits qui n'eurent pas la présence
La présence d'esprit de voir le jour chez eux
Quand sonne le tocsin sur leur bonheur précaire
Contre les étrangers tous plus ou moins barbares
Ils sortent de leur trou pour mourir à la guerre
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Mon dieu qu'il ferait bon sur la terre des hommes
Si on y rencontrait cette race incongrue
Cette race importune et qui partout foisonne
La race des gens du terroir des gens du cru
Que la vie serait belle en toutes circonstances
Si vous n'aviez tiré du néant tous ces jobards
Preuve peut-être bien de votre inexistence
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Tous ces bourgs, ces hameaux, ces lieux-dits, ces cités
Avec leurs châteaux forts, leurs églises, leurs plages
Ils n'ont qu'un seul point faible et c'est être habités
Et c'est être habités par des gens qui regardent
Le reste avec mépris du haut de leurs remparts
La race des chauvins, des porteurs de cocardes
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Maudits soient ces enfants de leur mère patrie
Empalés une fois pour toutes sur leur clocher
Qui vous montrent leurs tours leurs musées leur mairie
Vous font voir du pays natal jusqu'à loucher
Qu'ils sortent de Paris ou de Rome ou de Sète
Ou du diable vauvert ou bien de Zanzibar
Ou même de Montcuq il s'en flattent mazette
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Le sable dans lequel douillettes leurs autruches
Enfouissent la tête on trouve pas plus fin
Quand à l'air qu'ils emploient pour gonfler leurs baudruches
Leurs bulles de savon c'est du souffle divin
Et petit à petit les voilà qui se montent
Le cou jusqu'à penser que le crottin fait par
Leurs chevaux même en bois rend jaloux tout le monde
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
C'est pas un lieu commun celui de leur connaissance
Ils plaignent de tout cur les petits malchanceux
Les petits maladroits qui n'eurent pas la présence
La présence d'esprit de voir le jour chez eux
Quand sonne le tocsin sur leur bonheur précaire
Contre les étrangers tous plus ou moins barbares
Ils sortent de leur trou pour mourir à la guerre
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Mon dieu qu'il ferait bon sur la terre des hommes
Si on y rencontrait cette race incongrue
Cette race importune et qui partout foisonne
La race des gens du terroir des gens du cru
Que la vie serait belle en toutes circonstances
Si vous n'aviez tiré du néant tous ces jobards
Preuve peut-être bien de votre inexistence
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Language: Italian
Versione italiana di Mario Mascioli e Nanni Svampa
BALLATA DI QUELLI NATI IN QUALCHE POSTO
Sono davvero ameni tutti questi piccoli paesi,
tutti questi borghi, queste frazioni, queste località, queste città vecchie
con le loro roccaforti, le loro chiese, le loro spiagge;
hanno un solo punto debole, e cioè quello di essere abitati
e cioè di essere abitati da gente che guarda
tutto il resto con disprezzo dall'alto dei loro bastioni:
la razza degli sciovinisti, dei portatori di coccarde,
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.
Siano maledetti questi figli della loro madrepatria,
impalati una volta per sempre sul loro campanile,
quelli che vi mostrano le loro torri, i loro musei, il loro municipio
vi fanno vedere il paese natio fino a farvi divenire strabici.
Che vengano da Parigi, da Roma o da Sète,
o da casa del diavolo oppure da Zanzibar,
o anche da Montcuq, se ne vantano, caspita,
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.
Non c'è niente di più fine della sabbia
sotto la quale delicatamente i loro struzzi nascondono la testa.
Quanto all'aria che usano per gonfiare i loro palloni,
le loro bolle di sapone, è afflato divino.
E, piano piano, ecco che si montano
la testa fino a pensare che lo sterco fatto
dai loro cavalli, anche quelli di legno, susciti l'invidia di tutti,
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.
Non è un luogo comune quello della loro nascita,
compatiscono con tutto il cuore i poveri disgraziati
i piccoli fessacchiotti che non ebbero la presenza,
la presenza di spirito di venire alla luce nel loro paese.
Quando suonano le campane a martello sulla loro precaria felicità,
per combattere gli stranieri, tutti più o meno barbari,
escono dal loro buco e vanno a morire in guerra,
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.
Mio Dio, come si starebbe bene sulla terra degli uomini
se non vi si incontrasse questa razza di scorretti,
questa razza molesta e che abbonda dappertutto:
la razza della gente del suo paese d'origine, della gente del posto.
Come sarebbe bella la vita in ogni momento
se tu non avessi tratto dal nulla questi balordi,
che sono la prova, forse, della tua inesistenza:
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.
Sono davvero ameni tutti questi piccoli paesi,
tutti questi borghi, queste frazioni, queste località, queste città vecchie
con le loro roccaforti, le loro chiese, le loro spiagge;
hanno un solo punto debole, e cioè quello di essere abitati
e cioè di essere abitati da gente che guarda
tutto il resto con disprezzo dall'alto dei loro bastioni:
la razza degli sciovinisti, dei portatori di coccarde,
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.
Siano maledetti questi figli della loro madrepatria,
impalati una volta per sempre sul loro campanile,
quelli che vi mostrano le loro torri, i loro musei, il loro municipio
vi fanno vedere il paese natio fino a farvi divenire strabici.
Che vengano da Parigi, da Roma o da Sète,
o da casa del diavolo oppure da Zanzibar,
o anche da Montcuq, se ne vantano, caspita,
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.
Non c'è niente di più fine della sabbia
sotto la quale delicatamente i loro struzzi nascondono la testa.
Quanto all'aria che usano per gonfiare i loro palloni,
le loro bolle di sapone, è afflato divino.
E, piano piano, ecco che si montano
la testa fino a pensare che lo sterco fatto
dai loro cavalli, anche quelli di legno, susciti l'invidia di tutti,
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.
Non è un luogo comune quello della loro nascita,
compatiscono con tutto il cuore i poveri disgraziati
i piccoli fessacchiotti che non ebbero la presenza,
la presenza di spirito di venire alla luce nel loro paese.
Quando suonano le campane a martello sulla loro precaria felicità,
per combattere gli stranieri, tutti più o meno barbari,
escono dal loro buco e vanno a morire in guerra,
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.
Mio Dio, come si starebbe bene sulla terra degli uomini
se non vi si incontrasse questa razza di scorretti,
questa razza molesta e che abbonda dappertutto:
la razza della gente del suo paese d'origine, della gente del posto.
Come sarebbe bella la vita in ogni momento
se tu non avessi tratto dal nulla questi balordi,
che sono la prova, forse, della tua inesistenza:
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.
Language: Italian
Versione italiana di Alessio Lega
da La mavauaise herbe in "A-Rivista Anarchica" n° 284 - Ottobre 2002
pagina 30
da La mavauaise herbe in "A-Rivista Anarchica" n° 284 - Ottobre 2002
pagina 30
LA BALLATA DI QUELLI NATI DA UNA QUALCHE PARTE
E' pur vero che son piacevoli questi villaggetti
questi borghi, le frazioni, questi siti, le città,
con le fortificazioni, le chiese, le spiagge
non hanno che un difetto: essere abitati,
ed essere abitati da gente che sogguarda
gli altri con disprezzo, dall'alto dei bastioni,
la razza degli sciovinisti, i portatori di coccarde,
gli imbecilli felici d'esser nati da una qualche parte.
Maledetti tutti i figli di madre-patria
che si impalassero una volta per tutte sul loro campanile
quando vi mostrano le loro torri i musei e i municipii,
e vi riempiono del loro paese natale fino a farvi vomitare.
Che vengano da Roma, Parigi o Sète,
o da casa del diavolo, o da Zanzibar,
anche fosse Montcuc, son capaci di vantarsi, perdinci,
gli imbecilli felici d'esser nati da una qualche parte.
La sabbia nella quale, finissima, i loro struzzi
sprofondano la testa, non ce n'è di più raffinata...
Quanto all'aria con cui gonfiano le loro palle
le bolle di sapone, è un soffio divino.
E così, poco a poco, giungono a montarsi
la testa fino a ritenere che lo sterco dei loro cavalli
(anche di legno) renda invidioso il mondo,
gli imbecilli felici d'esser nati da una qualche parte.
Non è un "luogo comune" quello della loro nascita,
compatiscono davvero quei poveri disgraziati,
gli incapaci che non ebbero la presenza di spirito
di vedere il giorno nel loro stesso luogo.
E quando la squilla li chiama, rompendo la tranquillità precaria
contro qualche straniero, certamente barbaro
escono dal loro fosso per morire alla guerra,
gli imbecilli felici d'esser nati da una qualche parte.
Dio mio, che bella sarebbe la terra umana
se non si incontrasse questa razza demente
questa razza importuna, e che abbonda ovunque
la razza territoriale, la gente d'origine controllata.
Sarebbe bella la vita, in ogni caso
se non avessi cavato fuori dal nulla questi cazzoni,
prova definitiva della tua inesistenza:
gli imbecilli felici d'esser nati da una qualche parte.
E' pur vero che son piacevoli questi villaggetti
questi borghi, le frazioni, questi siti, le città,
con le fortificazioni, le chiese, le spiagge
non hanno che un difetto: essere abitati,
ed essere abitati da gente che sogguarda
gli altri con disprezzo, dall'alto dei bastioni,
la razza degli sciovinisti, i portatori di coccarde,
gli imbecilli felici d'esser nati da una qualche parte.
Maledetti tutti i figli di madre-patria
che si impalassero una volta per tutte sul loro campanile
quando vi mostrano le loro torri i musei e i municipii,
e vi riempiono del loro paese natale fino a farvi vomitare.
Che vengano da Roma, Parigi o Sète,
o da casa del diavolo, o da Zanzibar,
anche fosse Montcuc, son capaci di vantarsi, perdinci,
gli imbecilli felici d'esser nati da una qualche parte.
La sabbia nella quale, finissima, i loro struzzi
sprofondano la testa, non ce n'è di più raffinata...
Quanto all'aria con cui gonfiano le loro palle
le bolle di sapone, è un soffio divino.
E così, poco a poco, giungono a montarsi
la testa fino a ritenere che lo sterco dei loro cavalli
(anche di legno) renda invidioso il mondo,
gli imbecilli felici d'esser nati da una qualche parte.
Non è un "luogo comune" quello della loro nascita,
compatiscono davvero quei poveri disgraziati,
gli incapaci che non ebbero la presenza di spirito
di vedere il giorno nel loro stesso luogo.
E quando la squilla li chiama, rompendo la tranquillità precaria
contro qualche straniero, certamente barbaro
escono dal loro fosso per morire alla guerra,
gli imbecilli felici d'esser nati da una qualche parte.
Dio mio, che bella sarebbe la terra umana
se non si incontrasse questa razza demente
questa razza importuna, e che abbonda ovunque
la razza territoriale, la gente d'origine controllata.
Sarebbe bella la vita, in ogni caso
se non avessi cavato fuori dal nulla questi cazzoni,
prova definitiva della tua inesistenza:
gli imbecilli felici d'esser nati da una qualche parte.
Contributed by Riccardo Venturi - 2005/10/13 - 17:12
Language: Italian
Versione italiana di Giuseppe Saverio Strocchia
autore di Effetto Medugorje 1990 Ed. Messaggero Padova
autore di " I dintorni del diavolo!" Ed. Guida Napoli 2005
sariostrocchia@libero.it
autore di Effetto Medugorje 1990 Ed. Messaggero Padova
autore di " I dintorni del diavolo!" Ed. Guida Napoli 2005
sariostrocchia@libero.it
BALLATA DI QUELLI CHE "SONO NATO PROPRIO IN QUEL POSTO!"
È vero ! Sono proprio carini tutti questi piccoli paesi,
tutti questi borghi, queste frazioni, queste località, queste città
con le loro rocche, le loro chiese, le loro spiagge !
Hanno un solo punto debole, ..quello di essere abitati...
...di essere abitati da individui che guardano
il resto del mondo con disprezzo dall'alto dei loro bastioni.
E’ la razza degli sciovinisti, dei portatori di coccarde
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »
Siano maledetti questi figli della loro madrepatria,
siano impalati finalmente sui lori campanili,
quelli che vi mostrano le loro torri, i loro musei, i loro municipi!
Quelli che vi fanno vedere il paese natale fino a farvi divenire strabici!
Che vengano da Parigi, da Roma o da Sète,
o da casadiavolo o anche da Zanzibar,
o fosse pure da Montcuq se ne vantano, perbacco,
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »,
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »
Non troverai niente di più fine della sabbia
sotto la quale gli struzzi nascondono la testa
Quanto all'aria che usano per gonfiare i loro palloni
le loro bolle di sapone, è soffio di Dio!.
E un po’ per volta, ecco che si montano
la testa fino a pensare che anche la merda fatta
dai loro cavalli, anche quelli di legno, susciti l'invidia del mondo intero,
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »,
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »
Non è un luogo comune quello della loro nascita,
e compatiscono di tutto cuore i poveri malcapitati
quei poveri maldestri che non ebbero la presenza,
la presenza di spirito nascere proprio in quel posto.
Quando sulla loro presunta felicità le campane a martello chiamano a raccolta
contro gli stranieri, tutti più o meno barbari,
escono dalle loro tane per morire in guerra,
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »
Mio Dio, come si starebbe bene sulla terra, tra gli uomini,
se non vi si incontrasse questa razza di stupidi,
questa razza molesta e che abbonda ovunque:
la razza della gente « terrona », della « gente del posto » !
Come sarebbe bella la vita in ogni momento
se Voi non aveste tratto dal fango questi balordi,
il che prova, forse al meglio, la Vostra inesistenza:
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »
È vero ! Sono proprio carini tutti questi piccoli paesi,
tutti questi borghi, queste frazioni, queste località, queste città
con le loro rocche, le loro chiese, le loro spiagge !
Hanno un solo punto debole, ..quello di essere abitati...
...di essere abitati da individui che guardano
il resto del mondo con disprezzo dall'alto dei loro bastioni.
E’ la razza degli sciovinisti, dei portatori di coccarde
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »
Siano maledetti questi figli della loro madrepatria,
siano impalati finalmente sui lori campanili,
quelli che vi mostrano le loro torri, i loro musei, i loro municipi!
Quelli che vi fanno vedere il paese natale fino a farvi divenire strabici!
Che vengano da Parigi, da Roma o da Sète,
o da casadiavolo o anche da Zanzibar,
o fosse pure da Montcuq se ne vantano, perbacco,
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »,
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »
Non troverai niente di più fine della sabbia
sotto la quale gli struzzi nascondono la testa
Quanto all'aria che usano per gonfiare i loro palloni
le loro bolle di sapone, è soffio di Dio!.
E un po’ per volta, ecco che si montano
la testa fino a pensare che anche la merda fatta
dai loro cavalli, anche quelli di legno, susciti l'invidia del mondo intero,
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »,
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »
Non è un luogo comune quello della loro nascita,
e compatiscono di tutto cuore i poveri malcapitati
quei poveri maldestri che non ebbero la presenza,
la presenza di spirito nascere proprio in quel posto.
Quando sulla loro presunta felicità le campane a martello chiamano a raccolta
contro gli stranieri, tutti più o meno barbari,
escono dalle loro tane per morire in guerra,
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »
Mio Dio, come si starebbe bene sulla terra, tra gli uomini,
se non vi si incontrasse questa razza di stupidi,
questa razza molesta e che abbonda ovunque:
la razza della gente « terrona », della « gente del posto » !
Come sarebbe bella la vita in ogni momento
se Voi non aveste tratto dal fango questi balordi,
il che prova, forse al meglio, la Vostra inesistenza:
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »
quei beati imbecilli che « sono nato proprio in quel posto ! »
Contributed by giuseppe saverio strocchia - 2006/7/26 - 15:30
Language: Italian
Versione italiana di Andrea Belli
da Il Pornografo - Omaggio a Georges Brassens
da Il Pornografo - Omaggio a Georges Brassens
LA BALLATA DELLA GENTE CHE È DI QUALCHE PARTE
Come son graziosi tutti questi posti
i paesi che con le loro arcate
le loro stradine le loro roccaforti
hanno un solo guaio d'essere abitate
d'essere abitate da gente che guarda
il resto come non fosse sulle carte
la razza dei cretini, che portan la coccarda
gli imbecilli allegri che son di qualche parte
gli imbecilli che son di qualche città!
Siano maledetti i figli della patria
per sempre impalati al loro campanile
Quelli che vi mostrano la casa la campagna
dove sono nati e andranno a morire
Che vengano da Roma, da Parigi o da Segni
o dalla Babilonia o se arrivan da Marte
o da MonteCuletto se ne vantano i fessi
gli imbecilli allegri che son di qualche parte
gli imbecilli che son di qualche città!
La terra nella quale infilano la testa
come degli struzzi è la più confortante
e anche per gonfiare i palloncini a festa
la loro aria è il soffio d'un Dio o di un Gigante
Ed ecco che si montano la testa a tutto tondo
fino a pensare che sia una forma d'arte
il loro sterco che fa ingelosire il mondo
gli imbecilli allegri che son di qualche parte
gli imbecilli che son di qualche città!
Non è un luogo comune dove sono nati
pianga pure in croce tutta l'altra gente
che per una sfortuna ha avuto altri natali
non ha avuto senno e non può farci niente
Se suonan le fanfare della loro terra
contro gli stranieri imbraccian le armi
E escono dal buco per morire alla guerra
gli imbecilli allegri che sono di qualche parte
gli imbecilli che son di qualche città!
Mio Dio come staremmo bene sulla terra
se non s'incontrasse questa gente oscena
sempre inopportuna e del tutto indegna
Quelli di quel posto, di quella certa schiera
Mio Dio sarebbe bello in ogni circostanza
se non avessi fatto la razza irritante
che è la prova, infine, della tua inesistenza
gli imbecilli allegri che son di qualche parte
gli imbecilli che son di qualche città!
Come son graziosi tutti questi posti
i paesi che con le loro arcate
le loro stradine le loro roccaforti
hanno un solo guaio d'essere abitate
d'essere abitate da gente che guarda
il resto come non fosse sulle carte
la razza dei cretini, che portan la coccarda
gli imbecilli allegri che son di qualche parte
gli imbecilli che son di qualche città!
Siano maledetti i figli della patria
per sempre impalati al loro campanile
Quelli che vi mostrano la casa la campagna
dove sono nati e andranno a morire
Che vengano da Roma, da Parigi o da Segni
o dalla Babilonia o se arrivan da Marte
o da MonteCuletto se ne vantano i fessi
gli imbecilli allegri che son di qualche parte
gli imbecilli che son di qualche città!
La terra nella quale infilano la testa
come degli struzzi è la più confortante
e anche per gonfiare i palloncini a festa
la loro aria è il soffio d'un Dio o di un Gigante
Ed ecco che si montano la testa a tutto tondo
fino a pensare che sia una forma d'arte
il loro sterco che fa ingelosire il mondo
gli imbecilli allegri che son di qualche parte
gli imbecilli che son di qualche città!
Non è un luogo comune dove sono nati
pianga pure in croce tutta l'altra gente
che per una sfortuna ha avuto altri natali
non ha avuto senno e non può farci niente
Se suonan le fanfare della loro terra
contro gli stranieri imbraccian le armi
E escono dal buco per morire alla guerra
gli imbecilli allegri che sono di qualche parte
gli imbecilli che son di qualche città!
Mio Dio come staremmo bene sulla terra
se non s'incontrasse questa gente oscena
sempre inopportuna e del tutto indegna
Quelli di quel posto, di quella certa schiera
Mio Dio sarebbe bello in ogni circostanza
se non avessi fatto la razza irritante
che è la prova, infine, della tua inesistenza
gli imbecilli allegri che son di qualche parte
gli imbecilli che son di qualche città!
Contributed by Riccardo Venturi - 2007/10/4 - 11:14
Language: Italian (Veneto Triestino)
LA CANZON DE QUEI NATI DE QUALCHE PARTE
Per vero xe sai cocoli tuti sti paeseti
vilagi cità vece e borghi ben fortificadi
con le su spiagete, le su cese e i casteleti
i gà solo un difeto, quel de esser abitadi
e de esser abitadi de gente che te varda
del alto dei muri con quel suo far de disprezarte
la raza dei sciovinisti, quei che porta una cocarda
i poveri mone che xe nati de qualche parte
i poveri mone che xe nati de qualche parte
Sia maledeti i fioi de quela patria de su mare
che sul su campanil sia tuti quanti impaladi
chi ve mostra i castei e fin la casa de su pare
e torri e musei, fin che i oci no xè incrosai
che i vegni de Parigi, de Roma o de Trieste
del bus del cul del mondo opur de Marte
fussi anca Monfalcon, pur ghe vanza de vantarse
ai poveri mone che xe nati de qualche parte
ai poveri mone che xe nati de qualche parte
La sabia dove i struzi sui fica zo la testa
xe cussì delicata che no esisti de più fina
l'aria che i sufia drento ai balonzini dela festa
le sue bale de savon ga sicuro fiatada divina
xe cussì che pian, pianin, i comincia a carigarse
fin esser convinti che sia tanto de opera d'arte
la merda dei sui cavai che xe proprio de invidiarghe
ai poveri mone che xe nati de qualche parte
ai poveri mone che xe nati de qualche parte
No xe un logo comun dove che i xe nati lori
e proprio no i capissi quei che xe de un altro posto
no sa sti disgraziai capir quel che ghe ocori
e per nasser no ga el gusto de andar nel paese giusto
e co sona la campana de alarme su quela felicità precaria
e li ciama a combater i barbari che xe ale porte
i vien fora del buso per po' morir in bataglia
i poveri mone che xe nati de qualche parte
i poveri mone che xe nati de qualche parte
Dio mio che ben se stassi felici in sto mondo
se no ghe fussi stada sta raza de dementi
sta raza molesta che toca proprio el fondo
la raza patriotarda dei residenti
la vita saria bela in ogni circostanza
se sti balordi no te fussi sta a inventarte
che xe la prova, forsi, dela tua inesistenza
i poveri mone che xe nati de qualche parte
i poveri mone che xe nati de qualche parte
Per vero xe sai cocoli tuti sti paeseti
vilagi cità vece e borghi ben fortificadi
con le su spiagete, le su cese e i casteleti
i gà solo un difeto, quel de esser abitadi
e de esser abitadi de gente che te varda
del alto dei muri con quel suo far de disprezarte
la raza dei sciovinisti, quei che porta una cocarda
i poveri mone che xe nati de qualche parte
i poveri mone che xe nati de qualche parte
Sia maledeti i fioi de quela patria de su mare
che sul su campanil sia tuti quanti impaladi
chi ve mostra i castei e fin la casa de su pare
e torri e musei, fin che i oci no xè incrosai
che i vegni de Parigi, de Roma o de Trieste
del bus del cul del mondo opur de Marte
fussi anca Monfalcon, pur ghe vanza de vantarse
ai poveri mone che xe nati de qualche parte
ai poveri mone che xe nati de qualche parte
La sabia dove i struzi sui fica zo la testa
xe cussì delicata che no esisti de più fina
l'aria che i sufia drento ai balonzini dela festa
le sue bale de savon ga sicuro fiatada divina
xe cussì che pian, pianin, i comincia a carigarse
fin esser convinti che sia tanto de opera d'arte
la merda dei sui cavai che xe proprio de invidiarghe
ai poveri mone che xe nati de qualche parte
ai poveri mone che xe nati de qualche parte
No xe un logo comun dove che i xe nati lori
e proprio no i capissi quei che xe de un altro posto
no sa sti disgraziai capir quel che ghe ocori
e per nasser no ga el gusto de andar nel paese giusto
e co sona la campana de alarme su quela felicità precaria
e li ciama a combater i barbari che xe ale porte
i vien fora del buso per po' morir in bataglia
i poveri mone che xe nati de qualche parte
i poveri mone che xe nati de qualche parte
Dio mio che ben se stassi felici in sto mondo
se no ghe fussi stada sta raza de dementi
sta raza molesta che toca proprio el fondo
la raza patriotarda dei residenti
la vita saria bela in ogni circostanza
se sti balordi no te fussi sta a inventarte
che xe la prova, forsi, dela tua inesistenza
i poveri mone che xe nati de qualche parte
i poveri mone che xe nati de qualche parte
Contributed by Benni - 2015/5/5 - 02:20
Language: Italian (Veneto Veneziano)
Versione in dialetto veneziano di Emanuele Pagin da Brassens in veneziano
EA CANSON DEA GENTE ANCA MASSA SICURA
Xe vero che i xe bei, sti picoi viaggi
sti borghi sti paesei, ste picoe cità
co tuti i so castei tirai su nei paraggi
i ga un sol punto deboe, xe a gente che ghe sta
che quei che ghe sta a xe gente che varda
i altri co dispresso da sora e so mura
pori coccardari, sta rassa un fià bastarda
ea canson dea gente anca massa sicura
Saria da soffegarli, diria mi dal prinsipio
cassandoghe in boca chel so bel campanie
che i te mostra e tori, e case el munisipio
el tempo là da iori el xe primaverie
che i vegna da Maran, o daea Tera Santa
oppure da Borbiago o che so da Marghera
fusse soeo Vetrego, comunque i se ne vanta
Ea canson dea gente anca massa sicura
No xe un posto normae queo dove che i xe nati
i prova compassion pa chei quatro sfigai
i prova compassion pa tuti i sfortunati
sensa l'occasion de nasserghe insembrai
co sona el campanon, rimbomba tua ea tera
e i core ai armi pieni de paura
i va fora dae case par morire in guera
ea canson dea gente anca massa sicura
Dio te farissi un ben a tuta a specie umana
se te fasessi sparire, sta rassa de desgrassiai
da quando che i xe qua, ea vita xe ben grama
a cossa servirà sto gruppo de invasai?
ea vita saria bea sensa sti fassisti
che te ghe creà su na jornada scura
prova secondo mi, che forse no ti esisti
Ea canson dea gente anca massa sicura
E questa xe a canson, tradota dal francese
ringrassio Georges Brassens, che ne a ga tramandà
no ghe go messo tanto, me pare gnanca un mese
me so anca divertio a sfottare sti qua
che de sti marmeoti, xe piena ormai l'Europa
qua da nialtri i dise "ghemo a tega dura"
mi ghe rispondo ben, chissa che a ve s-ciopa
Ea canson dea gente anca massa sicura
Xe vero che i xe bei, sti picoi viaggi
sti borghi sti paesei, ste picoe cità
co tuti i so castei tirai su nei paraggi
i ga un sol punto deboe, xe a gente che ghe sta
che quei che ghe sta a xe gente che varda
i altri co dispresso da sora e so mura
pori coccardari, sta rassa un fià bastarda
ea canson dea gente anca massa sicura
Saria da soffegarli, diria mi dal prinsipio
cassandoghe in boca chel so bel campanie
che i te mostra e tori, e case el munisipio
el tempo là da iori el xe primaverie
che i vegna da Maran, o daea Tera Santa
oppure da Borbiago o che so da Marghera
fusse soeo Vetrego, comunque i se ne vanta
Ea canson dea gente anca massa sicura
No xe un posto normae queo dove che i xe nati
i prova compassion pa chei quatro sfigai
i prova compassion pa tuti i sfortunati
sensa l'occasion de nasserghe insembrai
co sona el campanon, rimbomba tua ea tera
e i core ai armi pieni de paura
i va fora dae case par morire in guera
ea canson dea gente anca massa sicura
Dio te farissi un ben a tuta a specie umana
se te fasessi sparire, sta rassa de desgrassiai
da quando che i xe qua, ea vita xe ben grama
a cossa servirà sto gruppo de invasai?
ea vita saria bea sensa sti fassisti
che te ghe creà su na jornada scura
prova secondo mi, che forse no ti esisti
Ea canson dea gente anca massa sicura
E questa xe a canson, tradota dal francese
ringrassio Georges Brassens, che ne a ga tramandà
no ghe go messo tanto, me pare gnanca un mese
me so anca divertio a sfottare sti qua
che de sti marmeoti, xe piena ormai l'Europa
qua da nialtri i dise "ghemo a tega dura"
mi ghe rispondo ben, chissa che a ve s-ciopa
Ea canson dea gente anca massa sicura
Contributed by Bernart - 2013/5/15 - 13:54
Language: Italian
LA BALLATA DEGLI ORGOGLIOSI PATRIOTI
Si sa, ci son paesi, graziosi e molto be…e..lli,
borghi e tanti luoghi, città e agglomerati
di vecchie case e chiese, con spiagge ed i caste…lli.
Peccato che, ahimé, siano abitati,
sono abitati da gente che guarda
dall’alto chi vien lì da altri porti: ……
razza di sciovinisti, amanti di coccarde.
Felici ed orgogliosi, loro di quelle parti,
Loro, gli imbecilli di quelle parti……...
Che siano maledetti codesti patrioti
Trafitti come spiedi sui loro campanili.
Ti mostrano le torri, i musei e, come idioti,
del paese natal pure i cortili.
Che vengan da Parigi, da Roma, o fuoriporta
da Zanzibar, oppur da Franciacorta,
osservan questo mondo che par non li riguardi.
Felici ed orgogliosi, loro di quelle parti,
Loro, gli imbecilli di quelle parti……...
La sabbia che gli struzzi usano da loro
per affossar la testa è certo la più fine
L’aria che respiran e per soffiare in coro
le bolle di sapone è un soffio divino.
E passeggiando insieme guardandosi intorno
scansandole, loro pensan che le merde
dei lor cavalli, anche di legno fanno invidia al mondo
Felici ed orgogliosi, loro di quelle parti,
Loro, gli imbecilli di quelle parti……...
Si sa che questa gente dai padri ha ereditato
di aver pietà di cuore per chi è in malarnese
e quelli malaccorti che non han pensato
di nascere costì, nel loro bel paese.
Quando la patria chiama lasciano la terra
e contro gli stranieri, barbari e codardi,
escon dalle tane per morire in guerra
Felici ed orgogliosi, loro di quelle parti,
Loro, gli imbecilli di quelle parti……...
Mio Dio sarebbe bello che su questa terra
sparisse all’improvviso questa razza aliena,
razza inopportuna su questa bella terra
dove la gente vive una vita vera.
Vera vita sarebbe in ogni circostanza
Se non avessi tu creato quei bastardi,
prova inconfutabil della tua inesistenza
Felici ed orgogliosi, loro di quelle parti,
Loro, gli imbecilli di quelle parti……...
Si sa, ci son paesi, graziosi e molto be…e..lli,
borghi e tanti luoghi, città e agglomerati
di vecchie case e chiese, con spiagge ed i caste…lli.
Peccato che, ahimé, siano abitati,
sono abitati da gente che guarda
dall’alto chi vien lì da altri porti: ……
razza di sciovinisti, amanti di coccarde.
Felici ed orgogliosi, loro di quelle parti,
Loro, gli imbecilli di quelle parti……...
Che siano maledetti codesti patrioti
Trafitti come spiedi sui loro campanili.
Ti mostrano le torri, i musei e, come idioti,
del paese natal pure i cortili.
Che vengan da Parigi, da Roma, o fuoriporta
da Zanzibar, oppur da Franciacorta,
osservan questo mondo che par non li riguardi.
Felici ed orgogliosi, loro di quelle parti,
Loro, gli imbecilli di quelle parti……...
La sabbia che gli struzzi usano da loro
per affossar la testa è certo la più fine
L’aria che respiran e per soffiare in coro
le bolle di sapone è un soffio divino.
E passeggiando insieme guardandosi intorno
scansandole, loro pensan che le merde
dei lor cavalli, anche di legno fanno invidia al mondo
Felici ed orgogliosi, loro di quelle parti,
Loro, gli imbecilli di quelle parti……...
Si sa che questa gente dai padri ha ereditato
di aver pietà di cuore per chi è in malarnese
e quelli malaccorti che non han pensato
di nascere costì, nel loro bel paese.
Quando la patria chiama lasciano la terra
e contro gli stranieri, barbari e codardi,
escon dalle tane per morire in guerra
Felici ed orgogliosi, loro di quelle parti,
Loro, gli imbecilli di quelle parti……...
Mio Dio sarebbe bello che su questa terra
sparisse all’improvviso questa razza aliena,
razza inopportuna su questa bella terra
dove la gente vive una vita vera.
Vera vita sarebbe in ogni circostanza
Se non avessi tu creato quei bastardi,
prova inconfutabil della tua inesistenza
Felici ed orgogliosi, loro di quelle parti,
Loro, gli imbecilli di quelle parti……...
Language: Spanish
Versione spagnola da Brassens en español
LA BALADA DE LA GENTE QUE HA NACIDO EN ALGÚN SITIO
Es verdad que son bonitas todos esos pueblecitos,
Todos esas villas, esas aldeas, esos lugares, esas ciudades,
Con sus castillos, sus iglesias, sus playas,
Sólo tienen un punto débil y es estar habitadas
Y es estar habitadas por gentes que miran
El resto con desprecio desde lo alto de sus murallas.
La raza de los patriotas, de portadores de estandartes,
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte.
Malditos sean estos hijos de su madre patria
Y empalaos de una vez por todas en sus campanarios
Pues os enseñan sus torres, sus museos, su ayuntamiento,
Os enseñan su país natal hasta haceros bizquear.
Que sean de París o de Roma o de Sète,
O del quinto pino o bien de Zanzíbar
O incluso de Moncuq, se jactan ¡caramba!
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte.
La arena en la que sus sensibles avestruces
Hunden la cabeza, no la hay mas fina,
En cuanto al aire que emplean para llenar sus tripas,
Sus pompas de jabón, es un soplo divino.
Y poco a poco he aquí que se convencen
De que hasta el estiércol hecho por
Sus caballos, aunque sean de madera, le da envidia
A todo el mundo,
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte.
No es un lugar común el de su nacimiento,
compadecen de todo corazón a los pobres desgraciados,
a los pequeños desafortunados que no tuvieron la presencia,
la presencia de espíritu de ver la luz entre ellos.
Cuando suena la alarma sobre su felicidad precaria
Contra los extranjeros, todos más o menos bárbaros,
Salen de su agujero para morir en la guerra.
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte.
Dios mío qué feliz sería la tierra
Si sobre ella no se encontrase esta raza incongruente
Esta raza inoportuna y que abunda por todas partes
La raza de la gente del terruño de la gente de lugar.
Qué hermosa sería la vida siempre
Si no hubieses sacado de la nada a estos tontos
Prueba, quizas definitiva, de tu inexistencia:
Los felices Imbéciles que han nacido en alguna parte
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte.
Es verdad que son bonitas todos esos pueblecitos,
Todos esas villas, esas aldeas, esos lugares, esas ciudades,
Con sus castillos, sus iglesias, sus playas,
Sólo tienen un punto débil y es estar habitadas
Y es estar habitadas por gentes que miran
El resto con desprecio desde lo alto de sus murallas.
La raza de los patriotas, de portadores de estandartes,
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte.
Malditos sean estos hijos de su madre patria
Y empalaos de una vez por todas en sus campanarios
Pues os enseñan sus torres, sus museos, su ayuntamiento,
Os enseñan su país natal hasta haceros bizquear.
Que sean de París o de Roma o de Sète,
O del quinto pino o bien de Zanzíbar
O incluso de Moncuq, se jactan ¡caramba!
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte.
La arena en la que sus sensibles avestruces
Hunden la cabeza, no la hay mas fina,
En cuanto al aire que emplean para llenar sus tripas,
Sus pompas de jabón, es un soplo divino.
Y poco a poco he aquí que se convencen
De que hasta el estiércol hecho por
Sus caballos, aunque sean de madera, le da envidia
A todo el mundo,
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte.
No es un lugar común el de su nacimiento,
compadecen de todo corazón a los pobres desgraciados,
a los pequeños desafortunados que no tuvieron la presencia,
la presencia de espíritu de ver la luz entre ellos.
Cuando suena la alarma sobre su felicidad precaria
Contra los extranjeros, todos más o menos bárbaros,
Salen de su agujero para morir en la guerra.
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte.
Dios mío qué feliz sería la tierra
Si sobre ella no se encontrase esta raza incongruente
Esta raza inoportuna y que abunda por todas partes
La raza de la gente del terruño de la gente de lugar.
Qué hermosa sería la vida siempre
Si no hubieses sacado de la nada a estos tontos
Prueba, quizas definitiva, de tu inexistencia:
Los felices Imbéciles que han nacido en alguna parte
Los felices imbéciles que han nacido en alguna parte.
Language: Spanish
Balada de los idiotas felices - Versione spagnola interpratata da Horacio Cervan
BALADA DE LOS IDIOTAS FELICES
Verdad que son hermosos sus pequeños parajes
Aldeas y ciudades, todas dignas de ver
Con todas sus mansiones, iglesias y paisajes
Sólo un defecto tienen; el defecto de ser
El sitio donde viven personajes que miran
Al resto con desprecio desde un pedestal
Chauvinistas que van ostentando las tiras
Esos felices idiotas de cualquier lugar
Malditos sean estos infantes de la patria
Que habría de una vez por todas que empalar
Que ufanos de sus campos, museos y prosapia
Te muestran el país natal hasta bizquear
Que vengan de Argentina, o de España o de Francia
De dónde quiera ser, hasta Madagascar,
O del culo del mundo, destilan arrogancia
Esos felices idiotas de cualquier lugar
Los campos en los que sus reses se apretujan
Pastando dulcemente ofenden la razón
Y hasta el aire que emplean inflando sus burbujas
Es el soplo divino en pompas de jabón.
Y poco a poco es que sus ínfulas suben
Tan alto que cualquiera les debe envidiar
Hasta la bosta que sus haciendas producen
Esos felices idiotas de cualquier lugar
No ha sido un lugar más el de su nacimiento;
Compadecen al pobre de todo corazón
Al desafortunado que no tuvo el contento,
La gracia de haber visto la luz en su bastión
Pero si algo amenaza su bienestar precario
Ya saltan del agujero para irse a pelear
Contra los inmigrantes más o menos primarios
Esos felices idiotas de cualquier lugar
Mi Dios que sería bueno que en el mundo del hombre
No tuviera esta raza razón para existir
La casta inoportuna que lustra los blasones
La raza de las gentes del terruño y la vid
Que la vida sería bella en toda circunstancia
Si Usted no les cediera el permiso de estar
Cosa que pone en duda su Divina Eficacia
Por esos felices idiotas de cualquier lugar.
Verdad que son hermosos sus pequeños parajes
Aldeas y ciudades, todas dignas de ver
Con todas sus mansiones, iglesias y paisajes
Sólo un defecto tienen; el defecto de ser
El sitio donde viven personajes que miran
Al resto con desprecio desde un pedestal
Chauvinistas que van ostentando las tiras
Esos felices idiotas de cualquier lugar
Malditos sean estos infantes de la patria
Que habría de una vez por todas que empalar
Que ufanos de sus campos, museos y prosapia
Te muestran el país natal hasta bizquear
Que vengan de Argentina, o de España o de Francia
De dónde quiera ser, hasta Madagascar,
O del culo del mundo, destilan arrogancia
Esos felices idiotas de cualquier lugar
Los campos en los que sus reses se apretujan
Pastando dulcemente ofenden la razón
Y hasta el aire que emplean inflando sus burbujas
Es el soplo divino en pompas de jabón.
Y poco a poco es que sus ínfulas suben
Tan alto que cualquiera les debe envidiar
Hasta la bosta que sus haciendas producen
Esos felices idiotas de cualquier lugar
No ha sido un lugar más el de su nacimiento;
Compadecen al pobre de todo corazón
Al desafortunado que no tuvo el contento,
La gracia de haber visto la luz en su bastión
Pero si algo amenaza su bienestar precario
Ya saltan del agujero para irse a pelear
Contra los inmigrantes más o menos primarios
Esos felices idiotas de cualquier lugar
Mi Dios que sería bueno que en el mundo del hombre
No tuviera esta raza razón para existir
La casta inoportuna que lustra los blasones
La raza de las gentes del terruño y la vid
Que la vida sería bella en toda circunstancia
Si Usted no les cediera el permiso de estar
Cosa que pone en duda su Divina Eficacia
Por esos felices idiotas de cualquier lugar.
Language: Korean
Versione coreana, da my.netian.com
어디 가나 꼭 있는 놈들에 대한 발라드 (11집-3,1972)
맞아, 이것들은 보기 좋아. 조그만 촌락들,
크고 작은 마을들, 별난 이름 가진 곳들, 대도시들 말야.
튼튼한 성이 있고, 교회나 강도 있지.
딱 한 가지 약점이 있는 데, 그건 사람들이 산다는 거야.
높은 성벽에서 나머지 사람들을
경멸의 눈으로 내려보는 사람들이 있다는 거야.
이런 국수주의자들, 휘장 찬 사람들,
어디 가나 꼭 있는, 재수 좋은 얼간이들이지.
그들 종탑 위에 아주 말뚝 박고서
당신에게 지네들 탑, 박물관, 시청사를 보여 주고
당신이 탐낼 때까지 제 고향을 보여주는 얘들이지.
파리서 왔든, 로마서 왔든, 세뜨서 왔든
아주 먼 데서 왔든, 아프리카 동쪽 섬에서 왔든
거시기에서 왔든 그들은 정말 우쭐대지.
어디 가나 재수 좋은 얼간이들이 꼭 있어.
지들 타조들이 포근하게 머리를
파묻는 모래는 또한 섬세하지.
지들 얇은 장막을, 지들 비누 방울을
부풀리는데 쓰는 공기는 신의 숨결이야.
조금씩 흥분하는 저기 있는 자들을 봐.
목마라 하더라도 지들 말들이 싼 똥에
사람들이 다들 샘낸다고 까지 생각들 하지.
어디 가나 재수 좋은 얼간이들이 꼭 있어.
지들이 태어난 곳은 평범한 곳이 아니라지.
그들은 온 마음으로 불쌍한, 불운한 사람들을 동정하지.
지들 가운데 태어나는 정기를
누리지 못한 하찮고 서투른 자들을 말야.
지들 불안한 행복에 경고음이 울리면,
다소간에 야만적인 이방인들 모두에 대항하러
구멍에서 기어 나와 죽을 각오로 전쟁을 벌이지.
어디 가나 재수 좋은 얼간이들이 꼭 있어.
하느님, 사람들이 사는 이 땅에 이런 몰상식한
족속들을 어디 가나 널려 있는 이런 족속들을
만나지 않는다면 얼마나 좋겠습니까!
지방색의 꼴통들, 향통의 촌놈들 말입니다.
당신이 이런 못난 놈들을 창조하지 않았더라면,
이 어려운 상황에서도 사는 게 얼마나 좋겠습니까?
이건 아마도 당신이 존재하지 않는다는 증거겠죠.
어디 가나 재수 좋은 얼간이들이 꼭 있어.
맞아, 이것들은 보기 좋아. 조그만 촌락들,
크고 작은 마을들, 별난 이름 가진 곳들, 대도시들 말야.
튼튼한 성이 있고, 교회나 강도 있지.
딱 한 가지 약점이 있는 데, 그건 사람들이 산다는 거야.
높은 성벽에서 나머지 사람들을
경멸의 눈으로 내려보는 사람들이 있다는 거야.
이런 국수주의자들, 휘장 찬 사람들,
어디 가나 꼭 있는, 재수 좋은 얼간이들이지.
그들 종탑 위에 아주 말뚝 박고서
당신에게 지네들 탑, 박물관, 시청사를 보여 주고
당신이 탐낼 때까지 제 고향을 보여주는 얘들이지.
파리서 왔든, 로마서 왔든, 세뜨서 왔든
아주 먼 데서 왔든, 아프리카 동쪽 섬에서 왔든
거시기에서 왔든 그들은 정말 우쭐대지.
어디 가나 재수 좋은 얼간이들이 꼭 있어.
지들 타조들이 포근하게 머리를
파묻는 모래는 또한 섬세하지.
지들 얇은 장막을, 지들 비누 방울을
부풀리는데 쓰는 공기는 신의 숨결이야.
조금씩 흥분하는 저기 있는 자들을 봐.
목마라 하더라도 지들 말들이 싼 똥에
사람들이 다들 샘낸다고 까지 생각들 하지.
어디 가나 재수 좋은 얼간이들이 꼭 있어.
지들이 태어난 곳은 평범한 곳이 아니라지.
그들은 온 마음으로 불쌍한, 불운한 사람들을 동정하지.
지들 가운데 태어나는 정기를
누리지 못한 하찮고 서투른 자들을 말야.
지들 불안한 행복에 경고음이 울리면,
다소간에 야만적인 이방인들 모두에 대항하러
구멍에서 기어 나와 죽을 각오로 전쟁을 벌이지.
어디 가나 재수 좋은 얼간이들이 꼭 있어.
하느님, 사람들이 사는 이 땅에 이런 몰상식한
족속들을 어디 가나 널려 있는 이런 족속들을
만나지 않는다면 얼마나 좋겠습니까!
지방색의 꼴통들, 향통의 촌놈들 말입니다.
당신이 이런 못난 놈들을 창조하지 않았더라면,
이 어려운 상황에서도 사는 게 얼마나 좋겠습니까?
이건 아마도 당신이 존재하지 않는다는 증거겠죠.
어디 가나 재수 좋은 얼간이들이 꼭 있어.
×
Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
[1972]
Paroles et musique de Georges Brassens
Testo e musica di Georges Brassens
Nelle foto: tipiche manifestazioni di intelligenza di gente che è nata da qualche parte, in Italia, in Francia o in Svizzera.
Dans les photos: Des typiques manifestations d'intelligence de gens qui sont nées quelque part, en Italie, en France et en Suisse.
*
Stavolta, è con gli importuni che « vi fanno vedere il paese natio fino a farvi divenire strabici » che se la prende Brassens con giubilo nella Ballata di quelli nati in qualche posto. A tutti noi è capitato di soffrire per via di questa razza d'intolleranti trattati all'acido folklorico, di questi ciechi limitati in forma di cartolina postale, per i quali il paese del vicino non vale un fico secco. Con astuzia, citando Sète, Brassens non tenta di fuggire dalla porta di servizio. Il tono allegro si adombra tuttavia nell'ultima strofa, per ricordarci che questi “beati imbecilli” non sono sempre inoffensivi e che la vita sarebbe più bella senza questi maniaci “nati in qualche posto” invece d'essere nati semplicemente sulla terra.
(René Fallet)