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Guerre à la guerre

Le Cahier du Soldat Hector Mandrillon
Lingua: Francese


Lista delle versioni e commenti


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(Le Cahier du Soldat Hector Mandrillon)


La ballata, anch’essa anonima, porta curiosamente lo stesso titolo della celebre opera fotografica dell’anarchico tedesco Ernst Friedrich ("Krieg dem Kriege"), che documentò gli orrori della prima guerra mondiale.
NB: Nel testo qui riportato sono stati corretti diversi errori ortografici contenuti nella trascrizione del soldato Mandrillon.

Guerre à la guerre
Non plus de terribles alarmes,
Peuples ne craignez rien de nous
La France dépose ses armes
Et ne veut plus porter ses coups.
Effacez-vous, guerriers du monde
Au labour laissez le corsier
Ne troublez pas la paix du monde
Au fourreau l’homicide acier

Comme l’oiseau dans la charmille
Qui n’a qu’un nid pour son bonheur
C’est dans l’amour de la famille
Qu’est notre espoir et notre honneur.
Eh quoi! Le fruit de nos entrailles,
Ces fils chéris que nous aimons
Seraient broyés par la mitraille
Et foudroyés par nos canons.

Non, non, ne voulons plus la guerre,
C’est trop sauvage et repoussant!
Nous voulons labourer la terre
Et non pas l’arroser de sang.

Dans le progrès qui civilise
Nous avons la sécurité,
Notre pays a pour devise
"Egalité, Fraternité".
Que nous importe les frontières,
Les noms de Francs ou de Germain,
Tous les peuples doivent être frères
A tous nous leur tendons la main

Qui donc nous parle de revanche,
De venger l’honneur du drapeau
Qui voudrait rougir sa main blanche
A l’ombre de cet oripeau,
Mais c’est un crime abominable
Ces hécatombes de guerriers,
Quoi pour épargner son semblable
On ose parler de lauriers.

Non, non, ne voulons plus la guerre,
C’est trop sauvage et repoussant!
Nous voulons labourer la terre
Et non pas l’arroser de sang.

Ne laissons plus parler la poudre,
La poudre n’est pas la raison
Rien de bon peut se résoudre
Quand sa voix tonne à l’horizon.
Sans jamais brûler une amorce
Les nations doivent s’unir
C’est le droit qui prime la force,
Au peuple seul est l’avenir

Despotes, qui pour votre gloire
Combinez de sanglants combats
Vous les vautours de la victoire
Ne comptez plus sur nos soldats.
Ils n’ont de vous que la souffrance
Et vos succès courbent leur front;
A notre appel plein d’espérance
Nous sommes sûrs qu’ils répondront.

Non, non, ne voulons plus la guerre,
C’est trop sauvage et repoussant!
Nous voulons labourer la terre
Et non pas l’arroser de sang.

Cependant, si quelque despote
Se levait pour nous asservir
Pour nous écraser sous sa botte,
Dans ce cas nous saurions mourir.
Car ce n’est plus faire la guerre
Quand un Peuple défend ses droits,
Qu’il s’insurge dans la misère
Contre le tyrans et les rois.

Car si nous trouvons que la guerre
Est un spectacle repoussant,
Pour supprimer notre misère
Nous saurions verser notre sang.

14/3/2005 - 16:44



Lingua: Italiano

Versione italiana di Riccardo Venturi
14 marzo 2005
GUERRA ALLA GUERRA

Non più terribili allarmi,
popoli, non temete nulla da noi
La Francia depone le sue armi
e non vuol più portare i suoi colpi.
Andate via, guerrieri del mondo
all'aratura lasciate il cavallo,
non disturbate la pace del mondo,
ringuainate la spada omicida

Comme l'uccello nel pergolato
che ha solo un nido per la sua gioia
è nell'amore della famiglia
che stanno la nostra speranza e l'onore.
Suvvia! Il frutto dei nostri visceri,
questi cari figli che noi amiamo
sarebbero stritolati dalla mitraglia
e fulminati dai nostri cannoni.

No, no, non vogliam più la guerra,
è troppo selvaggia e ripugnante!
Noi vogliamo lavorare la terra
e non innaffiarla di sangue.

Nel progresso civilizzatore
abbiamo la sicurezza,
il nostro paese ha come motto
"Uguaglianza, Fraternità".
Che c'importa delle frontiere,
dei nomi di Franchi o di Germani,
ogni popolo dev'esser fratello
A tutti noi tendiamo la mano

C'è chi ci parla di rivincita,
di vendicar l'onore della bandiera
e che vorrebbe arrossare la sua bianca mano
all'ombra di quest'orpello,
ma è un crimine abominevole
questa ecatombe di guerrieri,
e cosa? Per risparmiare il proprio simile
si osa parlare di alloro.

No, no, non vogliam più la guerra,
è troppo selvaggia e ripugnante!
Noi vogliamo lavorare la terra
e non innaffiarla di sangue.

Non lasciam più parlar la polvere da sparo,
la polvere da sparo non è fatta per la ragione
niente di buono può essere risolto
quando la sua voce tuona all'orizzonte.
Senza mai dar fuoco a una miccia
le nazioni devono unirsi,
è il diritto che dà impulso alla forza,
del popolo soltanto è l'avvenire.

Despoti, che per la vostra gloria
combinate battaglie sanguinose
voi, avvoltoi della vittoria
non contate più sui nostri soldati.
Da voi non hanno che sofferenza
e i vostri successi piegan loro la fronte;
Al nostro appello pieno di speranza
noi siamo certi che risponderanno.

No, no, non vogliam più la guerra,
è troppo selvaggia e ripugnante!
Noi vogliamo lavorare la terra
e non innaffiarla di sangue.

Tuttavia, se qualche tiranno
s'alzasse per asservirci
per schiacciarci sotto il suo stivale,
in quel caso noi sapremmo morire.
Poiché non è più far la guerra
quando un popolo difende i suoi diritti,
e insorge nella miseria
contro i tiranni ed i re.

Poiché, se pensiamo che la guerra
sia uno spettacolo ripugnante,
per eliminare la nostra miseria
sapremmo versare il nostro sangue.

14/3/2005 - 23:41




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