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Canta di Matteotti

Anonymous
Language: Italian


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Himno del Batallón Mateottí
(José Santacreu)
MCMXCIV perché i vivi non ricordano
(Daniele Sepe)
Terre di passo
(Barabàn)


Cronaca fedele del delitto Matteotti, racc. da Ernesto De Martino, Alfonsine, Ravenna, 1951.

Sono tempi di revisionismo strisciante, di riunioni della famiglia Mussolini da Vespa, nelle quali si vuol far passare l'idea che il fascismo prima dell'alleanza con Hitler fosse una dittatura "all'italiana", tutto sommato benevola, che gli oppositori "li mandava in vacanza al confino".

Fa bene quindi ricordare uno dei primi crimini del regime fascista, rivendicato apertamente dal "grande statista" Benito Mussolini, il delitto Matteotti.

Avanti!


Il deputato socialista Giacomo Matteotti venne rapito il 10 giugno 1924 nelle vicinanze di casa mentre, percorrendo il Lungotevere, stava andando verso il Parlamento. Dopo averlo picchiato mortalmente gli uomini del commando della Ceka lo caricarono in macchina e partirono a tutta velocità verso la periferia di Roma. Circa due mesi dopo il cadavere venne trovato, malamente sepolto, in un'area seminascosta da una fitta boscaglia. Nessuna traccia, accanto ai resti, della borsa piena di documenti che Matteotti aveva con sé al momento del sequestro. In quella borsa c'era la batteria di prove che avrebbe dovuto disgregare il sistema fascista, un sistema ancora gracile che si reggeva sui fragili pilastri degli imbonimenti mussoliniani. C'erano le prove che il regime fascista stava in piedi anche e soprattutto con l'aiuto della corruzione, che i suoi uomini si arricchivano truffando lo Stato, incassando jugulatorie tangenti.
(da cronologia.it)


«Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto.
Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il fascismo è stato un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!»
(dal discorso di Mussolini sul delitto Matteotti, 3 gennaio 1925)
Or, se ascoltar mi state,
canto il delitto di quei galeotti
che con gran rabbia vollero trucidare
il deputato Giacomo Matteotti.

Eran tanti:
Viola Rossi e Dumin,
il capo della banda
Benito Mussolin.

Dopo che Matteotti avean trovato,
mentre che stava andando al Parlamento,
venne su di una macchina caricato
da quegl'ignobil della banda nera.

In mezzo a un bosco
fu trasportato là
e quei vili aguzzini
gli disser con furor:

«Perché tu il fascismo hai sempre odiato,
ora dovrai morì qui sull'istante»
e dopo averlo a torto bastonato
di pugnalate gliene dieder tante.

Così, per mano
di quei vili traditor,
moriva Matteotti,
capo dei lavorator.



Language: Italian

Altra versione raccolta sempre da De Martino nel Polesine nel 1951 dalla voce di una vecchia bracciante soprannominata la "Cuciretta".

(Fonte: Jona, Liberovici, Castelli, Lovatto - "Le ciminiere non fanno più fumo. Canti e memorie degli operai torinesi", Donzelli editore 2008, pp. 137-138)
Cari signori, se ascoltar mi state
canto il delitto di quei galeotti
che con gran'odio voller trucidare
il deputato Giacomo Matteotti

Un dì che Matteotti avea scovato
affari di petrolio e altre tresche
venne su una macchina caricato
da quei vigliacchi delle bande nere

In mezzo a un bosco fu trascinato allor
e quei vili assassini gli disser con furor:

"Tu che il fascismo hai sempre odiato
ora dovrai morire sull'istante"
e dopo averlo tanto bastonato
di pugnalate gliene dieder tante

Rispose lui a quei vili assassini
Voi uccidete me ma ognun si sbaglia
finirà il brigante Mussolini
che male porterà l'Italia

Se io muoi l'idea non morrà
e il buon lavorator vendicar mi saprà

La sposa amata e tutti i miei bambini
nel lutto più atroce son piombati
ma il dì della riscossa voi avrete
da popol tutto ciò che meritate

Ed ora dopo tanti patimenti
da noi tutti dev'esser ricordato
da quei fascisti vili e delinquenti
Giacom Matteotti va vendicato.

Contributed by Alessandro - 2008/12/26 - 17:24




Language: Italian

La versione live dei Barabàn

Fra le canzoni dedicate a Matteotti è particolarmente ricco il filone delle “cante” alcune delle quali hanno assorbito la melodia de "Il maschio di Volterra" uno dei più noti canti di carcere della tradizione popolare italiana.
La “Canta di Matteotti” eseguita da Barabàn deriva da due diverse versioni raccolte da Ernesto De Martino, nei primi anni Cinquanta, nel Ravennate.
Il brano è stato registrato a Muggiò (MB), Cascina Faipò, il 10 giugno 2024 durante il concerto UN CANTO PER GIACOMO, nel Centenario del rapimento e dell'assassinio di Giacomo Matteotti, deputato del Partito Socialista Unitario, da parte di una squadra fascista al servizio di Benito Mussolini.

CANTA DI MATTEOTTI

Cari signori, se ascoltar mi state
canto il delitto di quei galeotti
che con gran rabbia vollero trucidare
il deputato Giacomo Matteotti.

Eran tanti, Viola, Rossi e Dumin,
il capo della banda, Benito Mussolin.

Dopo che Matteotti avea scovato,
affari di petrolio ad altre tresche
venne su di una macchina caricato
da quei vigliacchi della banda nera.

In mezzo a un bosco, fu trasportato allor
e quei vili assassini, gli disser con furor:

«Tu che il fascismo hai sempre odiato,
ora dovrai morir qui sull'istante»
e dopo averlo tanto bastonato
di pugnalate gliene dieder tante.

Così, per mano, di quei vili traditor,
moriva Matteotti, capo dei lavorator.

Ed ora dopo tanti patimenti
da noi tutti dev’esser ricordato
da quei fascisti vili e delinquenti
Giacomo Matteotti va vendicato

Così, per mano, di quei vili traditor,
moriva Matteotti, capo dei lavorator.

Contributed by Dq82 - 2024/7/4 - 10:40




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