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The Fires of Napalm

Jimmy Collier
Langue: anglais


Jimmy Collier

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(Jimmy Collier)


[1968]
Album“Everybody’s Got A Right To Live”
con il Rev. Frederick Douglass Kirkpatrick

<br />
Jimmy Collier (al centro, con chitarra e barba) con il reverendo Frederick Douglass Kirkpatrick (l’omone con chitarra, a destra) durante la “Poor People's Campaign” Washington, D.C., 1968. (da Voices of Struggle

Jimmy Collier (al centro, con chitarra e barba) con il reverendo Frederick Douglass Kirkpatrick (l’omone con chitarra, a destra) durante la “Poor People's Campaign” Washington, D.C., 1968. (da Voices of Struggle



Testo pubblicato sul libretto dell’album e su Broadside Magazine n.91 del maggio 1968. Presente anche in Veleno di Piombo sul Muro, le canzoni del Black Power, a cura di Alessandro Portelli, editori Laterza, 1969.

Everybody’s Got A Right To Live

Sul suo sito Jimmy Collier oggi compare vestito da cowboy e non c’è quasi traccia della sua vecchia discografia e, in particolare, di quel potentissimo lavoro intitolato “Everybody’s Got A Right To Live” che realizzò nel 1968 per le edizioni Broadside/Smithsonian Folkways a quattro mani con il reverendo Frederick Douglass Kirkpatrick, pastore, folksinger ed attivista per i diritti civili, fondatore dei “Deacons for Defense and Justice”, gruppo armato di autodifesa della gente di colore attivo in Lousiana e Mississippi e antesignano delle Black Panthers.
Eppure Collier – di padre nero e di madre pellerossa di etnia Choctaw - negli anni ’60 fu un protagonista della lotta per i diritti civili e per le strade degli slums di Chicago cantava la sua rabbia contro la guerra in Vietnam e la condizione della popolazione afroamericana in USA.
You know we’re wrong
You know we’re wrong
We’re in the war
And we don’t belong
Pack up our forked tongues
And come on home
And stop the fires of napalm
Stop the fires of napalm

Rivers running the color of red
Rice paddies full of the other dead
It’s for freedom of the Vietnamese, we claim
The same freedom that the Indian gained.

You know we’re wrong
You know we’re wrong
We’re in the war
And we don’t belong
Pack up our smallpox blankets
And come on home
And stop the fires of napalm
Stop the fires of napalm

We are the children, God is the father
We and the Vietnamese Vietcong are brothers
Their children are our nephews and nieces like the others
And our sisters arethose Vietnamese childrens’ mothers.

You know we’re wrong
You know we’re wrong
We’re in the war
And we don’t belong
Pack up our guns
And come on home
And stop the fires of napalm
Stop the fires of napalm

You wonder how you can be affected
Your schools and hospitals so neglected
You can’t fight for the good you need
If it’s in the national interest to make children bleed.

You know we’re wrong
You know we’re wrong
We’re in the war
And we don’t belong
Pack up our boy soldiers
And come on home
And stop the fires of napalm
Stop the fires of napalm
Stop the fires of napalm.

envoyé par Alessandro - 28/7/2009 - 14:00



Langue: italien

Traduzione italiana di Alessandro Portelli [1969]

Dal volume: Veleno di piombo sul muro, Le canzoni del Black Power, Editori Laterza, Tempi nuovi 30, ottobre 1969, pp.207 / 209. Così Alessandro Portelli introduceva la canzone: "Un'altra eccellente canzone sulla guerra in Vietnam. È interessante il riferimento agli indiani d'America: esistono alcune correnti nel movimento negro che tendono a rivalutare anche l'eredità indiana e a ricollegarvisi come a quella di popolo di colore che per primo fu padrone dell'America. Da Everybody's Got a Right to Live cit.; trascritta per "Broadside" da Barbara Dane." (p. 205) Nel volume, l'autore è presentato come "Jim" Collier (non "Jimmy"); la notazione sugli Indiani sembra far credere al fatto che Collier fosse figlio di una indiana Choctaw. [RV]
LE FIAMME DEL NAPALM

Sapete che abbiamo torto
sapete che abbiamo torto
siamo in guerra
e non ci dovremmo essere.
Prendiamo su le nostre lingue biforcute
e andiamocene a casa
e fermiamo le fiamme del napalm,
e fermiamo le fiamme del napalm.

I fiumi scorrono rossi
le risaie sono piene di altri morti
è per la libertà dei vietnamiti, sosteniamo
la stessa libertà che abbiamo dato agli Indiani

Sapete che abbiamo torto
sapete che abbiamo torto
siamo in guerra
e non ci dovremmo essere.
Prendiamo su le nostre coperte da vaiolo [1]
e andiamocene a casa
e fermiamo le fiamme del napalm
fermiamo le fiamme del napalm.

Siamo i figli, Dio è il padre
siamo i fratelli dei Viet Cong del Vietnam
i loro figli sono i nostri nipoti come gli altri
e le nostre sorelle sono le madri di quei bambini vietnamiti.

Sapete che abbiamo torto
sapete che abbiamo torto
siamo in guerra
e non ci dovremmo essere.
Prendiamo su le armi
e andiamocene a casa
e fermiamo le fiamme del napalm
fermiamo le fiamme del napalm.

Ti chiedi che cosa c'entra questo con te,
le tue scuole e i tuoi ospedali trascurati
non puoi combattere per il benessere di cui hai bisogno
se l'interesse nazionale dice di versare il sangue dei bambini.

Sapete che abbiamo torto
sapete che abbiamo torto
siamo in guerra
e non ci dovremmo essere.
Prendiamo su i nostri soldati bambini
e andiamocene a casa
e fermiamo le fiamme del napalm
fermiamo le fiamme del napalm
fermiamo le fiamme del napalm.
[1] Così nella traduzione di Portelli; da intendere evidentemente come "coperte vaiolose, infettate dal vaiolo".

envoyé par Riccardo Venturi - 16/2/2017 - 12:27




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