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Inno a Oberdan

anonyme
Langue: italien


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A morte la casa Savoia
(anonyme)
Ode al Passannante
(Carlo Ghirardato)
Si può morire
(I Gufi)


[1885]
La canzone è stata interpretata da molti. Tra i tanti, I Gufi, Milva e Les Anarchistes.

Lavori in corso! Works! L'introduzione alla canzone è stata modificata e potrà essere ancora aggiornata grazie ai contributi di Sandi
Lavori in corso! Works! L'introduzione alla canzone è stata modificata e potrà essere ancora aggiornata grazie ai contributi di Sandi


Beh, se qui c’è A morte la casa Savoia, non poteva mancare questo inno al (mancato) “imperatoricida” Wilhelm Oberdank…

Wilhelm Oberdank (italianizzato in Guglielmo Oberdan dopo la sua morte) era nato a Trieste nel 1858 da madre goriziana di origini slovene, dalla quale prese il cognome. Fece gli studi a Trieste e a Vienna ma, quando nel 1878 ricevette la chiamata alle armi in vista dell’imminente occupazione austriaca della Bosnia, decise di disertare e si rifugiò in centro Italia. Qui aderì all’ideologia “irredentista”, quella che propugnava l’annessione al regno d’Italia anche di territori come Trentino, Friuli orientale e Venezia Giulia, storicamente sotto influenza austriaca e all’Austria rimasti anche dopo la terza guerra d’indipendenza del 1866.
Quando nel 1882 Umberto I re d’Italia, con la consueta disinvoltura che ha sempre contraddistinto la monarchia sabauda in politica estera, si alleò con i vecchi nemici austriaci, gli irredentisti come Oberdank, prima tollerati, vennero ovviamente repressi. Così l’“irredento” Oberdank si mise in testa di ammazzare l’odiato Francesco Giuseppe I, approfittando della sua visita a Trieste in occasione dei festeggiamenti per i 500 anni della dedizione della città agli Asburgo. Fu beccato il 16 settembre, ben prima che potesse gettare contro il kaiser un paio di bombe rudimentali.
Il 20 dicembre 1882 fu impiccato nella sua Trieste.

Oberdank – contrariamente a quanto comunemente si crede, visto che la storia che ci propinano sui banchi di scuola è sovente ancora quella tutta “Dio, Patria e Famiglia” di ispirazione fascista – non fu né un patriota risorgimentale (il Risorgimento era bello che finito) né, tanto meno, un anarchico individualista ammazza-tiranni (alla Passannante o alla Bresci, per intenderci). Oberdank fu un irredentista, e l’irredentismo italiano, anche se all’inizio muoveva da ideali propri del Risorgimento, ebbe ben presto una deriva estremista e bellicista che sfociò prima nella furiosa campagna per il coinvolgimento dell’Italia nel primo conflitto mondiale e dopo nel nazionalismo fascista, imperialista ed anti-slavo, giacchè il regime fascista considerava “irredento” ogni territorio su cui volesse mettere le zampe, a cominciare da Fiume e dalla Dalmazia.
Tant’è vero che questo inno fu riproposto nel 1914 per stimolare l'interventismo e per trasferirlo alle masse popolari. Il "Franz" descritto come "tiranno", era in realtà il regnante meno illiberale dell'epoca. Le masse popolari italiane finirono vittime della propaganda interventista, tanto che addirittura Filippo Turati (tra i fondatori del Partito Socialista), nel dicembre del 1917, fu costretto a fare un discorso imperialista in parlamento per evitare di essere arrestato come Menotti Serrati (altro socialista che era stato arrestato e condannato per la sua partecipazione ai moti di Torino contro la guerra e la fame).
La classe operaia dei "territori irredenti", era nel frattempo rappresentata dal Partito Socialista di Valentino Pittoni, unico Partito Socialista Europeo a rimanere anti interventista fino alla fine della guerra. Pur di evitare l'assoggettamento all'Italia reazionaria e difendere il proprio internazionalismo proletario, i socialisti di Pittoni proposero nel 1918, in alleanza con il Partito Popolare Cattolico Friulano, l'autonomia totale dei "territori irredenti” nel quadro della riforma federale proposta dal successore di Francesco Giuseppe, Carlo I d’Austria.

Perché allora qui sulle CCG una canzone “irredentista” e poi addirittura usata dagli interventisti?

Beh, intanto il testo non fa alcun esplicito riferimento all’ideologia irredentista. D’altra parte cosa poteva saperne il popolo di quei quattro gatti invasati che volevano Triesta italiana? Tuttavia, sarà stata la diserzione dalle fila austriache, sarà stato l’atto individualista, tanto ingenuo quanto coraggioso, sarà stato il suo obiettivo - non un potente qualsiasi ma l’antagonista per antonomasia del Risorgimento italiano - sarà stata l’aura di mito che avvolge sempre gli idealisti sfortunati, specie se passati per le armi, fatto sta che Wilhelm Oberdank entrò nella leggenda e, siccome oltretutto non si può fare una canzone in italiano in rima con –dank, divenne Guglielmo Oberdan, non più un anonimo studente di fede irredentista ma un italiano ammazza-tiranni al pari dell’anarchico Giovanni Passannante che solo qualche anno prima ci aveva provato, pure lui senza riuscirvi, proprio contro Umberto I di Savoia. Passannante non fu giustiziato ma gli fu riservato qualcosa di peggio: fu lasciato impazzire in carcere in una cella dove poteva solo stare rannicchiato, coperto di catene e dei propri escrementi… Per fortuna nel 1900 Gaetano Bresci seppe ben ripagare il Savoia per quella e tante altre morti (Milano 1898, per esempio).
Inutile dire che questo “Inno ad Oberdan” non piacque affatto a Umberto I di Savoia, vuoi perché all’epoca – come si è detto – il regno d’Italia era entrato nella Triplice Alleanza con austro-ungarici e tedeschi, vuoi perché celebrava senza mezzi termini la violenza regicida che i Savoia già ben conoscevano e avrebbero conosciuto meglio di lì a poco… E così questa canzone patriottica e irredentista finì nel repertorio anti-monarchico anarco-repubblicano, salvo più tardi essere riproposta – anche questo l’abbiamo già detto - come accompagnamento musicale alla propaganda interventista, così da infinocchiare meglio il popolo che poi fu fatto a pezzi nel corso della prima guerra mondiale.
Ecco spiegato perché ritroviamo l’Inno a Oberdan in tanti libretti di “canzoni di lotta” e perché è stato interpretato – fra gli altri – da Milva, da I Gufi e da Les Anarchistes.

D’altra parte, se sulle CCG è presente, per esempio, “Giovinezza” perché fu una canzone antifascista prima di divenire il suo esatto contrario, allora può essere incluso anche questo “Inno a Oberdan”, storia di un tentato regicidio, anche se l’irredentismo italiano, di cui Oberdank fu seguace, fu tutt’altro che un ideologia pacifista e anti-bellicista.

Per quel che riguarda l’inclusione di questa canzone nelle CCG e la genesi di questa introduzione, rimando i lettori alla discussione tra Alessandro e Sandi nei commenti che seguono il testo del brano.
Morte a Franz, viva Oberdan!
Morte a Franz, viva Oberdan!

Le bombe, le bombe all'Orsini,
il pugnale, il pugnale alla mano;
a morte l'austriaco sovrano,
noi vogliamo la libertà.

Morte a Franz, viva Oberdan!
Morte a Franz, viva Oberdan!

Vogliamo formare una lapide
di pietra garibaldina;
a morte l'austriaca gallina,
noi vogliamo la libertà.

Morte a Franz, viva Oberdan!
Morte a Franz, viva Oberdan!

Vogliamo spezzar sotto i piedi
l'austriaca odiata catena;
a morte gli Asburgo Lorena,
noi vogliamo la libertà.

Morte a Franz, viva Oberdan!
Morte a Franz, viva Oberdan!
Morte a Franz, viva Oberdan!

envoyé par Alessandro - 24/7/2009 - 11:53


Vorrei precisare che Oberdan non era così folle da lanciarsi "a bomba" contro Kaiser Franz solo perchè turbato dalla morte di Garibaldi... In realtà, il suo gesto, consapevolmente suicida, era dovuto all'adesione dell'Italia alla Triplice Alleanza (Germania, Austria e Russia), che sottointendeva la rinuncia a Trento e Trieste e quindi la sconfessione dell'irredentismo...

Se si aggiunge che, per suggellare la nuova alleanza con gli imperi centrali, il re Umberto I nell'ottobre del 1881 fu invitato a Vienna dove, insignito del titolo onorifico di ufficiale dell'esercito austriaco, se ne andava tutto tronfio sfoggiando la divisa di colonnello del 28° fanteria, lo stesso reggimento che nel 1848/49, durante la prima guerra d'indipendenza, aveva fatto a pezzi gli italiani a Custoza, a Novara, a Brescia...

Se si aggiunge che l'anno seguente Kaiser Franz pretese di essere accolto in pompa magna proprio a Trieste, quasi a sottolineare la prosecuzione in altre forme della soggezione italiana all'Austria...

Beh, di fronte alla condanna a morte delle pretese irredentiste, di fronte all'arroganza di Vienna e di fronte ad un Savoia lacchè degli austriaci, Oberdan non poteva far altro che offrirsi al martirio.
E così fece.

Alessandro - 27/7/2009 - 13:22


Abbiate pazienza, Franz Joseph non pretese di essere ricevuto a Trieste in pompa magna per proclamare l'asservimento dell'Italia. Egli veniva sempre acclamato a Trieste, che era austriaca dal 1382 per annessione volontaria. In precedenza la città era autonoma, alleata del Patriarcato di Aquileia. Nel 1914 a Trieste, gli irredentisti erano meno del 2% della popolazione, secondo fonti fasciste ed irredentiste, quindi non di parte.

Mi sembra paradossale che su un sito anarchico si sposino i più colossali falsi storici dell'Italia reazionaria. Tenete presente che il Regno d'Italia perseguitò spietatamente gli irredentisti fin che gli conveniva, ossia dal 1882 (entrata nella Triplice Alleanza) fino al 1914 (quando decise che sarebbe entrata in guerra contro l'alleato per ottenere dei vantaggi imperialistici, promessi dalle altre potenze con il Patto di Londra).

sandi - 9/8/2010 - 23:05


Caro sandi, grazie intanto per le tue puntualizzazioni.
So di per certo – perché lo conosco molto bene – che Alessandro non è uno storico ma semplicemente un affezionato collaboratore di questo sito e uno che molto spesso ci tiene, quando inserisce una canzone o un commento, a raccontare la rava e la fava al solo scopo di spiegare meglio le ragioni del proprio contributo.
Se, nel caso di questo “Inno a Oberdan”, tu creda di poter offrire un inquadramento storico migliore e più corretto, ti invito a proporlo e di certo i pur perfidi Admins saranno felici di sostituirlo a quello di Alessandro, l’“anarchico reazionario” propalatore di questo “colossale falso storico”.

Detto questo…

Mi pare che la scheda introduttiva e la sua successiva integrazione a cura di Alessandro non contenesse una celebrazione dell’irredentismo italiano… Si trattava, per l’appunto, di un semplice tentativo di inquadramento storico per facilitare la lettura del testo della canzone…
Irredentisti o meno, minoritari o no, resta il fatto che, se Trieste era austriaca, nel resto del nord Italia gli austriaci erano odiosi occupanti contro i quali furono combattute ben tre guerre d’indipendenza. Molti decenni per liberarsene, mentre con fascismo e nazismo ci vollero “soltanto” vent’anni…

Detto questo…

Questo è un sito di canzoni, di canzoni contro la guerra, di canzoni contro la repressione, di canzoni contro il fascismo, di canzoni contro il Potere e molto altro ancora. Quindi non mi permetterei di etichettarlo come “anarchico”, anche perché etichette e protocolli non mi sono mai piaciuti.
Oberdan, prima che un epigono del certo ingenuo e minoritario irredentismo post-risorgimentale (che però non ha nulla a che vedere con l’irredentismo reazionario cui hai accennato, quello interventista e nazionalista e poi fascista), era un insofferente delle angherie dei potenti. Scelse Cecco Beppe come obiettivo e gli andò male. A Gaetano Bresci andò meglio: quel lacchè degli austriaci, voltagabbana opportunista di Umberto I, lo stesso che all’estero inaugurò il massacro coloniale in Africa e in patria mandava il Bava Beccaris a spezzonare la gente a cannonate per poi insignirlo della Gran Croce, beh, a quel “SaBoia” lì Gaetano Bresci seppe dare la giusta mercede, vendicando al tempo stesso Giovanni Passannante che, come Oberdan, aveva fallito ed era stato lasciato impazzire in carcere in una cella dove poteva solo stare rannicchiato, coperto di catene e dei propri escrementi.

Detto questo…

Molti altri, come te caro sandi, hanno la cattiva abitudine di svolazzare da queste parti e, senza pensarci su due volte, appioppano etichette e/o insulti e/o saccenterie senza essersi mai dati e senza almeno darsi la pena di contribuire costruttivamente. Trovo che sia un atteggiamento poco onesto, poco umile e, in definitiva, poco utile per tutti.

Sicché, per finire, vista la tua insoddisfazione e irritazione per come è stata introdotto questo “Inno a Oberdan”, tanto irritata da rinchiudere le CCG nel recinto zoologico dell’anarchismo, tanto arrabbiata per il “colossale falso storico” in cui il nostro collaboratore è incappato, tanto incazzata da bollare una breve scheda di orientamento “wikipediana” come “reazionaria”, allora ti invito ancora una volta a riscriverla tu ‘sta benedetta intro… E magari, per la prossima volta, datti un po’ più da fare e cerca almeno una canzone con cui contribuire prima di postare altri inaciditi commenti.

Saluti

Bartolomeo Pestalozzi, aka The Lone Ranger, aka Alessandro - 10/8/2010 - 09:49


Non mi sembra di avere insultato qualcuno, non credo proprio, anzi ne sono certo.

Gli italiani conoscono la Storia di quei periodi come la scrisse il fascismo, senza offesa. Perché il Regno d'Italia represse duramente l'irredentismo fin che gli conveniva. I moti a favore di Oberdank (si scriveva proprio così, gli cambiarono il nome almeno 10 anni dopo la sua morte) causarono arresti, repressioni volente dei moti di piazza, chiusure di giornali. I complici di Oberdank furono arrestati dalla polizia italiana su richiesta della gendarmeria austriaca ed i giornali italiani si sbizzarrivano contro i "terroristi".

L'affermazione che Oberdank fosse insofferente alle angherie dei potenti, non ha riscontri storici. Egli era panslavista, disertò dall'Austria per l'annessione alla Bosnia. Divenne irredentista in seguito, a Firenze dove si era recato per continuare gli studi di ingegneria, senza profitto perchè gli fu ritirata la borsa di studio.

"Nel resto del nord Italia gli austriaci erano odiosi occupanti..." è un'affermazione valida fino al 1866 e parzialmente, perché non riguardava certo il basso Friuli e Trento (altre terre austriache), e non riguardava nemmeno i veneziani, che avendo sperimentato il tradimento a Daniele Manin da parte del R.d'Italia e sperando nel progetto autonomista austriaco, combatterono a Custoza ed a Lissa, dove rappresentavano il 66% degli arruolati.

E probabilmente non riguardavano nemmeno il Modenese (brigata estense), il bresciano ed altre zone rurali del milanese dove, secondo le testimonianze raccolte da Camillo Pavan, i vecchi contadini auspicavano una vittoria austro-ungarica in occasione di Caporetto, perché "l'Austria aveva sempre trattato meglio la povera gente".

E va rimarcato che le occupazioni del Regno d'Italia, portarono emigrazione ovunque, Veneto compreso. Perché la Tassa sul Macinato per costruire corazzate, era un affare prettamente italiano, come l'istruzione obbligatoria che veniva appositamente rallentata per tenere le masse nell'ignoranza.

Io non ho nulla da dire sulla canzone, a parte che fu uno degli innumerevoli falsi storici con i quali una minoranza di persone, portò in guerra una nazione che era pacifista al 90%.

E non si trattava di patrioti, gli irredentisti puri o idealisti (mazziniani, garibaldini), furono strumentalizzati da una banda di massoni e razzisti, che a Trieste ad esempio manifestavano contro l'apertura di scuole croate in Istria, per tenere i contadini slavi nell'ignoranza e nell'indigenza, conservando gli antichi previlegi feudali, messi in discussione dal suffragio universale del 1908.

Lo Stato Sabaudo era uno dei più reazionari ed illiberali d'Europa, che fece la 1° Guerra non solo per imperialismo, ma anche per "dare una svolta reazionaria al paese" ed evitare la rivoluzione; lo scrissero Salandra e Benedetto Croce; la Settimana Rossa accadeva pochi giorni prima di Sarajevo.

Fu l'unico a incarcerare i cittadini per reati d'opinione (1917, decreti Sacchi). La 1° Guerra mondiale dell'Italia, oltre che imperialista, era anche colonialista, perché portò all'occupazione di territori dove la maggioranza dei popoli occupati, aveva altre lingue ed altre culture.

Quindi, la mia recensione all'Inno ad Oberdan, potrebbe essere la seguente:

"Canzone di propaganda irredentista della fine dell'800, riproposta nel 1914 per stimolare l'interventismo e per trasferirlo alle masse popolari. Il "Franz" descritto come "tiranno", era in realtà il regnante meno illiberale dell'epoca. Le masse popolari italiane finirono vittime della propaganda interventista, tanto che addirittura Filippo Turati, nel dicembre del 1917, fu costretto a fare un discorso imperialista in parlamento per evitare di essere arrestato come Menotti Serrati.

La classe operaia dei "territori irredenti", era nel frattempo rappresentata dal Partito Socialista di Valentino Pittoni, unico Partito Socialista Europeo a rimanere anti interventista fino alla fine della guerra. Pur di evitare l'assoggettamento all'Italia reazionaria e difendere il proprio internazionalismo proletario, i socialisti di Pittoni proposero nel 1918, l'autonomia dei "territori irredenti", in autonomia totale, in alleanza con il Partito Popolare Cattolico Friulano anch'esso autonomista, o anche sotto la riforma federale tentata in extremis da Carlo 1°".

sandi - 22/8/2010 - 01:24


No, sandi, non hai insultato nessuno. Mi riferivo – e mi sembrava chiaro – alla tua arbitraria etichettatura di questo sito come "anarchico" e alla tua roboante frase "Mi sembra paradossale che su un sito anarchico si sposino i più colossali falsi storici dell'Italia reazionaria".

Ciò premesso, mi inchino di fronte alla tua indubbia competenza di storico, considerata la dovizia di informazioni che hai portato a conforto delle tue tesi.
Tuttavia non riesco ancora a capire bene in quale colossale falso storico reazionario sarebbe caduto il sottoscritto...

Provo a rifletterci su...

Sul fatto che gli irredentisti post-risorgimentali furono un po' tollerati e un po' repressi da Depretis e da Crispi, a seconda del vento che tirava in politica estera, siamo d'accordo. Tanto più ciò avvenne negli anni della Triplice Alleanza, e questa è la ragione dell'odio di Oberdan pure per Umberto I.

Quello che dici sulla biografia di Oberdan non risulta dalla mia fonte (Wikipedia, mica ho vergogna a dirlo... come ho detto, non sono uno storico) e ignoro quali siano le tue di fonti perchè non le hai citate. Su Wikipedia c'è scritto che fece gli studi a Vienna ma non potè completarli perchè disertò dopo aver ricevuto la chiamata alle armi (magari proprio perchè non gli andava di andare con gli austriaci ad occupare la Bosnia); li completò a Roma ma anche lì non potè laurearsi perchè perse il sussidio che gli elargiva il regno d'Italia a causa - pare - delle sue opinioni non lusinghiere sui vertici italiani, coronati e non. Ciò mi ha portato a pensare – anche se tu dici che non ci sono prove storiche concrete – che Oberdan fosse oltre che "irredentista" pure libertario e insofferente verso i giochi fatti dai potenti sulla pelle dei popoli.
Ma forse, più semplicemente, furono gli anarchici e i repubblicani ad appropriarsi della sua figura, tant'è che la canzone di per sè non fa alcun cenno alla causa irredentista ma è tototalmente incentrata sulla violenza regicida e sulla lotta anti-austriaca.
Quello che dici sui sentimenti filo-austriaci in alcune consistenti aree del nord Italia è senza dubbio interessante e dimostra che, conoscendola, la storia è molto più complessa e articolata di quanto sia descritta nei libri di scuola o in questa o quella posizione ideologica.
Su Savoia e regno d'Italia (e pure Garibaldi) reazionari e illiberali nemmeno ci piove: ci sono al proposito un sacco di canzoni e di commenti (anche del sottoscritto) su queste pagine. Dopo di che, pure il "liberalissimo" kaiser non si liberò mai del soprannome di "impiccatore" che si era ampiamente guadagnato a partire dal 1852.

Ecco... ma ancora non ho capito dove sia il colossale falso storico di matrice reazionaria cui ho dato adito postando questa canzone con relativa, wikipediana introduzione...
E' una canzone del 1885, scritta sicuramente in ambienti anarco-repubblicani, dedicata ad un irredentista post-risorgimentale che tentò senza riuscirvi un regicidio. Che poi un quarto di secolo più tardi sia stata utilizzata dalle trombe interventiste, questa è un'altra storia.
La tua proposta di nuova introduzione va quindi per me molto bene ma è parziale (nel senso di non completa) perchè riguarda soltanto la manipolazione che la figura di Oberdan subì all'incombere del primo conflitto mondiale e ingenera – secondo me – confusione nell'assimilazione tra l'irredentismo ottocentesco e l'interventismo novecentesco.

A questo punto, mi permetto però anche di chiedere l'intervento degli Admins per vedere come si possa cambiare o integrare questa pagina tenendo conto dei tuoi rilievi e della tua proposta.

Bartolomeo Pestalozzi, aka The Lone Ranger, aka Alessandro - 22/8/2010 - 19:23


Bene, faccio ammenda per l'etichttatura del Sito. Wikipedia italiana è poco affidabile, suggerisco di usare le versioni in altre lingue.

I falsi storici di questo caso particolare, e bada bene che sono falsi storici involontari, potrebbero trovarsi in queste frasi:

“l'anno seguente Kaiser Franz pretese di essere accolto in pompa magna proprio a Trieste, quasi a sottolineare la prosecuzione in altre forme della soggezione italiana all'Austria...”

Come dicevo, non c'era alcuna soggezione italiana all'Austria, perchè Trieste non era italiana per motivi storici ed anche democratici, visto che gli irredentisti erano meno del 2% della popolazione (fonte principale: Mario Alberti, irredentista, fascista ed amico di Mussolini). Franz non pretese nulla perchè Trieste venerava il suo Imperatore. Quanto sopra vale anche per Trento e per tutte le “terre irredente” della 1° Guerra Mondiale.

L'arroganza austriaca? Andrebbe meglio specificato.

Franz fu definito impiccatore ai tempi dei martiri di Belfiore, ed è un periodo storico che andrebbe bene inquadrato perchè ancora non esisteva uno Stato italiano ed i condannati avevano cospirato... quelle erano le leggi e si potrebbe semmai disquisire sulla pena di morte. Dopo il 1866, gli unici impiccati “italiani” furono Oberdank, Battisti, Chiesa, Filzi e Sauro... nessun'altro e non entriamo nel merito dei motivi, delle colpe e delle sentenze.

Non si può dire che il Regno d'Italia fosse “lacchè” degli Asburgo, Vitt. Emanuele era più che soddisfatto di avere ottenuto il Veneto e parte del Friuli, ne è testimonianza la cronaca del viaggio riconciliatorio di Franz a Venezia, nel 1875. Umberto Primo ridiede un po' di fiato agli irredentisti, salvo stroncarli quando entrò nella Triplice Alleanza, che serviva per proteggersi le spalle per la politica imperialista e colonialista nel Mediterraneo ed in Africa, in altre parole per difendersi dalla Francia. Nel 1912, i Lloyd di Londra avevano aumentato le tariffe dei noli, dando per imminente un conflitto Italo-Francese. Dalla Triplice Alleanza, l'Italia uscì solo dopo avere firmato il Patto di Londra con i nemici dell'Alleanza. Tradimento a parte, si può dire che la politica sabauda era estremamente disinvolta nelle alleanze (c'è una vasta letteratura di citazioni e vignette internazionali dell'epoca), non che fosse lacchè di alcuno.

Il rapporto tra irredentismo ed interventismo è abbastanza semplice, il primo fu utilizzato dal secondo. Quello che va chiarito, è che l'irredentismo (o meglio la rivendicazione delle “terre irredente”) era un pretesto di guerra e nulla più; i reali motivi erano altri e non potevano essere divulgati (il Patto di Londra era segreto). Questa è la seconda parte del falso storico, che ancora continua. L'Italia fece quella guerra per imperialismo e per motivi di politica interna, non per altro.. tanto da rifiutare proprio le “terre irredente” concesse a titolo gratuito pur di evitare la guerra.

Le dichiarazioni dei capi irredentisti come Imbriani e Timeus sono terrificanti, si parla espressamente di razzismo, pulizia etnica ed imperialismo. Ma andremmo OT. http://eddyburg.it/article/articleview...

Non sono in grado di farti una bibliografia su Oberdank, molto ho trovato nell'Italia dei cent'anni del Comandini (scaricabile on line progetto Gutenberg) ed in diversi altri testi, dei quali ora mi viene in mente La Guerra Bianca di Thompson. Un testo recente è “Oberdan il terrorista” di Marzi, ma quasi ogni testo sulla Prima Guerra Mondiale, gli dedica un capitolo.

Per i testi sulla 1° Guerra, suggerisco di prendere in considerazione quelli scritti dopo il 1988 (apertura degli archivi italiani per decorrenza dei termini ed apertura degli archivi dei paesi ex AU) e meglio se scritti da autori stranieri, che non sono costretti a difendere la propaganda patriottica. Anche i testi di Pavan (da me citato per i sentimenti di dedizione all'Austria dei contadini) sono disponibili on line, in Google Books. Altro puoi trovare sui vari forum triestini e sui gruppi di facebook.

Sandi - 24/8/2010 - 12:06


Bene, quindi - provando a tirare le fila - siamo in presenza di una canzone "per tutte le stagioni": nata in ambito anarchico-repubblicano, al fine di celebrare un mancato regicida impiccato, che però era un irredentista (e su questo la canzone sorvola), cioè uno di quegli esaltati guerrafondai che contribuirono prima all'intervento nel primo conflitto mondiale e dopo al più bieco nazionalismo fascista. E non è finita: l'"Inno a Oberdan" fu poi anche cantato dalle formazioni partigiane, in quanto canzone anti-tedesca e, per la proprietà transitiva, anti-nazista...

Quindi, una canzone contro i potenti - e per questa ragione è stata accolta sulle CCG - che in realtà si rivela una "canzone per la guerra"...

Insomma, una canzone "ingannevole" e complessa come solo la Storia può essere...

Mi/vi chiedo solo se, a questo punto - se non fosse che mi spiacerebbe scomparissero i contributi chiarificatori di Sandi - questa canzone abbia ragione di esistere sulle CCG.

Io propongo che venga mantenuta preceduta da un'intro che sintetizzi in qualche modo quello che è venuto fuori e che magari venga inserita nel percorso "Destra e Reazionarismo contro e nella guerra"... Vedete voi, o perfidi Admins.

Sandi, grazie per i tuoi interventi.
Spero di non aver scritto altri strafalcioni in giro per il sito... se tu ne incontrassi di nuovi, non esitare a segnalarli.

Bartolomeo Pestalozzi, aka The Lone Ranger, aka Alessandro - 24/8/2010 - 14:36


Caro Alessandro/Bartolomeo, appena finito di risistemare la tua nuova introduzione mi sono imbattuto in questa frase di Paolo Rumiz, nel suo viaggio garibaldino:

Un po' a corto di eroi, i nazionalisti reclutavano senza riguardi a sinistra. Lo fecero con Battisti, con Nazario Sauro e persino con Guglielmo Oberdan, che era anarchico e per giunta sloveno.


Quindi anche Rumiz ha preso un abbaglio catalogando Oberdan addirittura come "anarchico"?

Lorenzo Masetti - 30/8/2010 - 13:59


Ciao Lorenzo, come ha detto chiaramente Sandi e come sappiamo tutti, l'Italia non ha mai fatto i conti con il fascismo ed è per questo che oggi ci troviamo così tanto nella merda (non fate l'onda! non fate l'onda!). Mi sa che a forza di stare a mollo nel letame ne siamo purtroppo tutti un po' intrisi, persino l'ottimo Rumiz che anch'io leggo spesso e molto volentieri...
Ne ho lette di pagine su Oberdan ormai (vista la gaffe che mi sono fatto) e no, posso proprio dire che non era per niente anarchico, anche se così fu in qualche modo celebrato.
Aspetto comunque con ansia l'intervento di Sandi al proposito.
Speriamo si faccia vivo, anche perchè vorrei chiedergli: "Ma se uno volesse mettersi a studiare la storia contemporanea oggi a chi si rivolge e/o cosa si mette a leggere"?

Bartolomeo Pestalozzi - 30/8/2010 - 14:10


Rumiz non è propriamente uno storico, è un letterato e secondo me anche un filosofo. E' anche una delle più profonde menti di sinistra ed un figlio della sua terra, complessa e contraddittoria.

Presumo che se ha definito Oberdank come anarchico, sarà stato per necessità retorica... bisognerebbe analizzare tutto il contesto dello scritto.

Forse non è abituato alla scrittura storica, con citazioni, virgolette e gli altri strumenti tecnici... e non può essere altrimenti, perché la precisione va di pari passo con la noia :-)

Unico dettaglio da precisare, le bombe che usava Oberdank erano sì artigianali (tutte le "bombe Orsini" lo erano), ma comunque micidiali. Gettare una bomba Orsini nella folla provocava la morte certa di alcune persone ed il ferimento anche grave, di decine di altre. Come confermato dai due morti e decine di feriti, provocati ad una sfilata a Trieste, poche settimane prima dell'arresto di Oberdank, che ne era il principale sospettato.

2/9/2010 - 14:55


Bartolomeo, non ho una ricetta semplice per conoscere la Storia contemporanea d'Italia. In linea di massima, andrebbero lette le fonti "alternative", tipo Lorenzo Del Boca, Beggiato, Pavan ed altri che avevo già citato. Anche i gruppi autonomisti, pubblicano a volte dei frammenti di storia locale molto interessanti, da prendere sempre con le pinze come ogni volta che una formazione politica fa informazione storica. In altre parole, verificare sempre le fonti.

Per le pubblicazioni generiche sulla Prima Guerra Mondiale, è buona norma escludere tutte le pubblicazioni ante 1990, per i motivi che avevo già citato.

I libri di storici stranieri, sono in linea di massima molto più obbiettivi, ma anche qui ci sono alcune eccezioni clamorose.

L'unico consiglio certamente valido, è di confrontare e verificare.

2/9/2010 - 15:02


Grazie Sandi, a casa ho "L’Africa nella coscienza degli italiani. Miti, memorie, errori, sconfitte" di Angelo del Boca... magari comincio da lì.

E della nuova introduzione ad Oberdank che dici?

Ciao

Bart Pestalozzi - 3/9/2010 - 13:21


Beh, Sandi, continuo a farmi gaffe con te... Tu hai parlato di Lorenzo Del Boca e io invece ho pensato ad Angelo (che magari è pure il padre)... sorry...

Bart Pestalozzi - 3/9/2010 - 13:27


Per comprendere l'operato di Oberdan, che era irredentista come la maggioranza della popolazione di Trieste dell'epoca, non si può dimenticare ciò che stava facendo l'impero asburgiche alle terre italiane sottomesse al suo dominio straniero ed assolutistico, con le sue famose (o famigerate)
misure di germanizzazione e slavizzazione.

Malatesta - 25/11/2013 - 14:56


Per Malatesta:

"Nel 1914 a Trieste, gli irredentisti erano meno del 2% della popolazione, secondo fonti fasciste ed irredentiste, quindi non di parte...", così Sandi in uno dei suoi interventi molto articolati di cui sopra (che evidentemente tu no hai letto)...

Quanto agli effetti degli ordini impartiti da Francesco Giuseppe di germanizzare e slavizzare la popolazione di lingua italiana presente nei territori dell'impero asburgico, nell'articolo che tu citi sembra che si parli, con dovizia di citazioni, quasi solo del trattamento riservato agli italiani dai croati in Dalmazia. L'estensione al Trentino e alla Venezia Giulia viene fatto quasi solo per analogia...

Comunque, non sono uno storico ma non credo che ciò basti per giustificare l'irredentismo, che è stato poi un nazionalismo interventista e guerrafondaio...

Bernart - 25/11/2013 - 22:37


La stragrande maggioranza della popolazione italiana sottomessa all'impero era irredentista, come viene riconosciuto sia dalla storiografia, sia dalle stesse fonti austriache.
La storiografia riteneva, sino a circa vent’anni addietro, che fossero stati favorevoli all’Unità principalmente le classi “alte” dell’aristocrazia e della borghesia, di cui appariva evidente ed innegabile il consenso massiccio ed in alcune regioni quasi unanime, mentre invece sosteneva che le classi popolari fossero state indifferenti e talora persino ostili.
Questa posizione tradizionale si è radicalmente modificata con gli studi più recenti, i quali hanno dimostrato che anche l’artigianato, il ceto operaio, le masse rurali furono largamente sostenitrici dell’Unità, certo con molte variazioni d’accento e motivazioni. Ciò che è avvenuto grazie ad un ampliamento profondo delle conoscenze, dovuto ad un cambio di paradigma (per una introduzione a tali nuove prospettive: BANTI, La nazione del Risorgimento; BANTI – GINSBORG, Per una nuova storia del Risorgimento, in Storia d’Italia. Annali 22. Il Risorgimento, p. XXIII-XLI. ). È infatti cresciuta l’attenzione verso determinate fonti quali la letteratura minore, l’immenso patrimonio delle canzoni popolari, il teatro dei burattini (popolarissimo nell’Ottocento), la scelta dei nomi per i figli ecc. ecc., in breve per tutte le fonti che possono testimoniare riguardo alla mentalità ed al comportamento dei ceti popolari. Il risultato è stato per certi aspetti sorprendente ed ha provato come l’adesione agli ideali risorgimentali sia stata in buona misura condivisa dai ceti popolari. Questo è sicuramente vero per la Lombardia e per il Veneto, due regioni che svilupparono negli anni del Risorgimento un patrimonio canzonettistico, orale ecc. decisamente patriottico ed antiaustriaco.

Le stesse autorità asburgiche sapevano bene che gli Italiani soggetti al dominio dell’Austria ne erano irriducibilmente ostili.
-Il generale Clam Martinitz, il principale collaboratore del principe von Metternich, fu incaricato di valutare la situazione in Italia nel 1830 e di fare rapporto. La relazione evidenziò la debolezza e l’impopolarità del dominio austriaco in Italia. Il Clam Martinitz sosteneva che gli Italiani odiavano il regime asburgico e che l’unico modo che aveva l’Austria per conservare i suoi possedimenti in Italia era l’uso della forza, ovvero la presenza costante d’un massiccio esercito.
-L’ammiraglio Zichy, comandante in capo della flotta asburgica nel 1848, parlava ben prima della generale sollevazione del Lombardo-Veneto come di una “terra radicalmente ostile” al dominio asburgico e sosteneva che bisognava attendersi “un completo ammutinamento della marina […] alla prima occasione”, ciò che poi effettivamente avvenne.
-Il generale von Schönhals ricorda che nelle sue memorie che gli occupanti Austriaci erano odiati dagli Italiani, di tutte le classi sociali. Era particolarmente ostile era la classe dirigente italiana, ma anche quella media e popolare erano contrari alla presenza austriaca. Von Schönhals scriveva che erano pressoché assenti i legami fra i dominatori Austriaci e gli Italiani, fra i quali cresceva il risentimento verso i primi.
-Il feldmaresciallo Radetzky, per lungo tempo comandante in capo delle forze asburgiche in Italia e poi anche governatore del Lombardo-Veneto, dichiarava che era inutile tentare di riguadagnare la fedeltà degli Italiani e che esisteva una sola maniera di conservare i domini in Italia, ossia reggerli “con la spada in pugno”. Egli aggiungeva che in tutta Italia, dalle Alpi sino alla Sicilia, gli austriaci erano mortalmente odiati. Egli era a conoscenza dell’ostilità di tutti i ceti italiani ed in particolare della nobiltà, tanto che il maresciallo Radetzky giunse a minacciare le classi dirigenti italiane d’una operazione radicale di “pulizia etnica”, agitando il pericolo di una ripetizione in Italia delle “stragi di Galizia”, nelle quali l’aristocrazia polacca locale aveva subito massacri con la connivenza dei funzionari imperiali. Questo stesso generale affermò che bisognava “slavizzare la Dalmazia per toglierla alla pericolosa signoria intellettuale di Venezia alla quale le popolazioni italiane si rivolgono con eccessiva ammirazione”.
-L’arciduca Massimiliano d’Asburgo, fratello dell’imperatore, ammiraglio della flotta imperiale e poi vicerè del Lombardo-Veneto, scriveva che era necessaria una forte presenza militare in Italia, poiché nessun amministratore asburgico si sentiva in grado d’esercitare la propria attività senza essere assicurato e protetto dai militari.
-Il Generale Karl Moering, Luogotenente del “Litorale” (ossia della Venezia Giulia) inviava nel 5 agosto 1869 una relazione al ministro Giskra. Egli scriveva che a Trieste la vita politica e sociale era interamente dominata da un blocco che riuniva quasi tutti gli Italiani e che era antigovernativo.
-Markus von Spiegelfeld, Luogotenente del Tirolo dal 1906 (quindi governatore anche del Trentino), aveva inviato nel 1912 un memorandum all'erede al trono Francesco Ferdinando d'Asburgo dichiarando che la popolazione del Trentino era interamente d'idee e sentimenti italiani: “Nazionale, anzi marcatamente nazionale, è tutta la popolazione laggiù”. [P. Pombeni, "Il primo De Gasperi. La formazione di un leader politico", il Mulino, Bologna 2007, pp. 183 sgg.]
Queste sono testimonianze di parte austriaca, al più alto livello, di molti personaggi d'assoluto rilievo, molto bene informati sulla realtà italiana (amministrazione, polizia, esercito ecc.), di diversi periodi e che ne discutevano in relazioni riservate, in cui non avevano alcun motivo di mentire. Come si vede, le stesse autorità imperiali sapevano che gli Italiani erano ostili al loro dominio. Le testimonianze di parte austriaca combaciano in questo con quelle di parte italiana: il dominio asburgico era percepito dagli Italiani come straniero ed oppressore.
[Si possono trovare molte di queste citazioni all’interno dei saggi dello storico inglese Alan Sked, come ALAN SKED, The Decline and Fall of the Habsburg Empire. 1815-1918, London 2001, oppure nell’altro dedicato in modo specifico alla politica militare di Radetzky The Survival of the Habsburg Empire. Radetkzy, the Imperial Army and the Class War 1848, London-New York 1979]


In quanto agli effetti dell'ordine imperiale di germanizzare e slavizzare, l'articolo che ho citato riporta abbondante bibliografia sui sui effetti anche per il Trentino e la Venezia Giulia, anche se non approfondisce la cosa: appunto, rimanda ad altri studi, che esistono e che ne provano l'impatto.


Buon ultimo, l'irredentismo non era in linea di massima imperialista o nazionalista. L'irredentismo nasce dalla sinistra, dal garibaldinismo, dal socialismo, dai simpatizzanti per l'anarchia. Solo molto raramente gli irredentisti sono nazionalisti.
Ad essere invece un regime nazionalista, clericale, assolutistico e decisamente imperialista e militarista era lo stato asburgico.

Malatesta - 27/11/2013 - 21:45


Malatesta, non metto in dubbio che nell'Italia sotto occupazione gli austriaci fossero visti con ostilità dalla maggioranza degli italiani... Ho solo ritenuto di "prendere con le pinze" quanto hai affermato nel tuo primo intervento, cioè che a Trieste all'epoca (quando?) fossero tutti irredentisti... Sandi nei suoi interventi sostiene il contrario... Allora, o citi/citate le fonti oppure è inutile cercare di sostenere le proprie tesi dilatando il discorso fino a parlare dell'intero Risorgimento...

Faccio infine presente che molte delle informazioni da te riportate mi paiono frutto di un copia incolla da siti tipo Forum Patriottismo e Nuovo Risorgimento per l'Italia che non mi pare proprio abbiano molto a che fare con Errico Malatesta e con l'Anarchia...

Bernart - 28/11/2013 - 08:21


In primo luogo, ho già ricordato che l’anarchismo italiano è stato in fondo risorgimentalista, irredentista e garibaldino. Senza andare troppo lontano, Bakunin era un grande e notorio ammiratore di Garibaldi e l’anarchia in Italia nasce contigua all’irredentismo, dottrina politica repubblicana e democratica nei suoi principi ispiratori (il nazionalismo compare soltanto molto più tardi ed in frange minoritarie).

Per il resto, fra le fonti riportate le ho citate ANCHE per Trieste.

1) Il Generale Karl Moering, Luogotenente del “Litorale” (ossia della Venezia Giulia) inviava nel 5 agosto 1869 una relazione al ministro Giskra. Egli scriveva che a Trieste la vita politica e sociale era interamente dominata da un blocco che riuniva quasi tutti gli Italiani e che era antigovernativo.

Aggiungo poi altri dati, in ordine sparso:

2) i funerali della madre di Oberdan videro una partecipazione popolare enorme, riportata dalla stampa estera, con grande imbarazzo delle autorità asburgiche;

3) il comune di Trieste fu sempre governato dal partito nazionale italiano (l’associazione “Patria”) che era (copertamente, è chiaro) irredentista. Sebbene, per ovvie ragioni, non potesse dichiararsi irredentista, esso lo era, tanto che popolarmente era chiamato “partito irredentista”. Esso controllava il grosso dell’elettorato a Trieste ed anche quello di molti altri comuni (a maggioranza italiana) della Venezia Giulia;

4) la Lega Nazionale italiana arrivò a contare fra i soli iscritti il 9% di tutta la popolazione italiana del Trentino e della Venezia Giulia (quale partito ha mai potuto contare una percentuale simile?), ma se si aggiungono i sostenitori economici (non iscritti) ed i simpatizzanti che partecipavano alle manifestazioni, si arrivava tranquillamente alla maggioranza assoluta. Ad un suo solo congresso, quello di Riva nel 1908, furono presenti 200 associazioni del Trentino e del Litorale, oltre a 50 comuni e 30 giornali;

5) il giornale degli italiani della Venezia Giulia e di Trieste in particolare, “Il Piccolo” (non dimentichiamoci che la stampa aveva a fine Ottocento ed inizio Novecento per altro ruolo che non adesso, nell’assenza di radio, televisione, internet…) era stato creato dall’editore Teodoro Mayer, un patriota italiano d’origini ungheresi. Esso portava avanti una linea editoriale favorevole sia al partito liberal-nazionale italiano, sia alla Lega Nazionale (ad esempio pubblicando le notizie sulle sottoscrizioni della Lega, sui suoi congressi ecc. ecc.);

6) durante il primo conflitto mondiale lo stato maggiore asburgico emise ordinanze che imponevano l'impiego dei reparti costituiti da italiani sudditi imperiali su altri fronti diversi da quello del sud-ovest (ossia quello contrapposto al regio esercito italiano), nonché il loro controllo sotto condizioni di speciale disciplina, poiché erano ritenuti politicamente inaffidabili;

Mi pare evidente che le maggioranza della popolazione italiana suddita dell'impero fosse irredentista.

Malatesta - 28/11/2013 - 10:43


"... Tenuto conto del fatto che la maggior parte della cittadinanza triestina, in particolare quella alto-borghese, non aderì all’irredentismo, ma parteggiò per la fazione filo-asburgica seguita su queste posizioni dalla maggioranza della popolazione della città, la cosiddetta “zona grigia”, coloro cioè che non avevano modo di esprimere proprie opinioni a riguardo..."

Da "Analisi dell'irredentismo triestino", Professoressa Catalan, ricercatrice presso Dipartimento di Storia e Culture dall'Antichità al Mondo Contemporaneo (DISCAM) dell'Università degli Studi di Trieste.

Allora... a Trieste erano tutti irredentisti o tutti filo-asburgici? Mah...

Non mi pare poi che si possa proprio sovrapporre l'irredentismo al Risorgimento, di cui il primo è semmai lo strascico...
E tutta questa contiguità tra anarchia e irredentismo di cui dici mi pare sia stata limitata e incidentale e inoltre mi piace pensare all'ideale anarchico piuttosto come ad una forma di "irridentismo", nel senso che "Una risata vi seppellirà!"...

Bernart - 28/11/2013 - 13:15


Il contenuto dell’articolo è in verità a rischio di contraddizione, poiché afferma che l’alta borghesia sarebbe stata favorevole all’Austria, ed al contempo sostiene che la massoneria e la comunità ebraica erano irredentiste: ma l’alta borghesia, nella Trieste di fine Ottocento ed inizio Novecento, era in prevalenza o massonica, od ebraica…

Ancora, sulla base di quali PROVE si sostiene che l’irredentismo era estraneo alla maggioranza della popolazione? L’affermazione di Catalan non mi pare che sia suffragata da alcuna fonte nell’articolo citato: ella riporta fonti in nota, ma NON in calce a sostegno di questa asserzione.
Fra l’altro il suo articolo menziona opere e saggi che non riguardano, se non superficialmente od indirettamente la questione di Trieste (come quelli di Banti e di Baioni) e nessuno, a quanto mi risulta da una prima lettura, che analizzi l’irredentismo nel suo complesso od almeno con uno sguardo panoramico: cita invece alcuni studi molto settoriali e di “nicchia”.


Secondo le fonti austriache, l’irredentismo era maggioritario (come ammisero molti governatori di Trieste) e difatti la politica dello stato centrale asburgico verso Trieste agiva di conseguenza, cercando di limitare l’autonomia del comune triestino (controllato dal partito nazionale italiano) e di favorire gli sloveni (come il governatore Hohenlohe ammise apertamente).
Comunque, la diffusione dell’irredentismo fra la popolazione è provata dai fatti:
1) il partito nazionale italiano amministrava Trieste, vincendo regolarmente le elezioni;
2) l’associazionismo italiano (la Pro Patria prima, la Lega nazionale poi) dominava la vita sociale triestina ed aveva un numero altissimo d’iscritti e sostenitori;
3) la stampa era filo-italiana (il Piccolo).
Naturalmente non ci si poteva definire apertamente irredentisti (poiché la repressione era continua e la vigilanza di polizia occhiuta) e questo spiega molto del clima politico e culturale esistente a Trieste sotto il regime asburgico.

In quanto all’anarchia ed all’irredentismo, proprio Catalan giustamente cita un paio di lavori di Ennio Maserati: “Il sindacalismo autonomista triestino degli anni 1909-1914” e “Gli anarchici a Trieste durante il dominio asburgico”.


Il rapporto fra anarchia ed irredentismo è delicato. L'irredentismo nasce dal garibaldinismo politico. Garibaldi era amico di Bakunin. Esistono lettere in proposito di Engels sia riguardanti la posizione di Garibaldi sia il rapporto con gli anarchici (verso i quali Garibaldi tenne sempre un contegno conciliante testimoniando a loro favore nel processo del 1874 a Firenze). Marx si espresse molto negativamente nei confronti di Garibaldi nel 1864 (frase spesso citata in cui in pratica lo accusa di essere un buffone) tuttavia in seguito dovette rivedere la sua opinione visto che anni dopo si preoccuperà di mandare lettere tramite Ricciotti a Caprera. Di Garibaldi è poi la frase il socialismo è il sole dell'avvenire. La definizione piacque tanto che il sole dell'avvenire divenne il simbolo del socialismo italiano e non solo.

Mi permetto di citare un paio di lettere che mi paiono significative:

“Mio caro Grescio, ringrazio cordialmente dell’Avvenire sociale che Lei mi ha mandato e che leggerò con interesse. Lei vuole nel Suo foglio combattere la menzogna e la schiavitù: è un programma molto bello. Ma io credo che la lotta contro il principio dell’autorità sia uno di quegli errori dell’Internazionale che ostacolano i suoi progressi. La Comune
di Parigi è caduta poiché a Parigi non esisteva alcuna autorità, ma esisteva solo l’anarchia. La Spagna e la Francia soffrono a causa del medesimo male. Auguro all’Avvenire prosperità e rimango Suo G. Garibaldi».

F. Engels
Da: In seno all’Internazionale
……. In Italia, dove gli anarchici della federazione separatista danno attualmente il tono, uno di essi, Crescio di Piacenza, ha inviato il suo nuovo foglio — L’Avvenire Sociale a Garibaldi, che questi signori considerano continuamente uno dei loro. Il foglio era pieno di
grida indignate contro quello che essi chiamano «principio dell’autorità», il quale è, secondo loro, la radice di ogni male. Garibaldi così ha risposto:
Caro Crescio! Ringrazio cordialmente, ecc. Lei vuole nel suo foglio
combattere la menzogna e la schiavitù; è un programma molto bello.
Ma io credo che la lotta contro il principio dell’autorità sia uno di
quegli errori dell’Internazionale che ostacolano i suoi progressi. La
Comune di Parigi è caduta poiché a Parigi non esisteva alcuna
autorità, ma solo l’anarchia. Il vecchio combattente per la libertà, il quale nel solo anno 1860175 ha fatto più di quanto possano tentare di fare tutti gli anarchici nella loro vita, sa apprezzare la disciplina, tanto
più che egli doveva costantemente disciplinare le proprie forze armate e lo faceva non come gli ambienti militari ufficiali mediante la disciplina militare, la minaccia costante della fucilazione, ma di fronte al nemico…...
Scritto il 19-20 giugno 1873.
Pubblicato sul Volhsstaat n. 53, 2, luglio 1878”

Per tornare a Trieste, lo sciopero dei Lloyd del 1902, conclusosi con un massacro (l’esercito sparò sugli scioperanti) e con l’imposizione della legge marziale, vide al momento della sua repressione poliziesca una specie di caccia all’anarchico. Ma le stesse autorità militari temevano l’azione degli irredentisti nello sciopero…

Malatesta - 28/11/2013 - 15:31


Che scambio interessante. E anche avvincente!
L'unico guaio è che corre tra troppi anni diversi e lontani.
A questo punto, ci si dovrebbe attendere o qualche opposizione da parte di Sandi, ma solo con particolari e diffuse citazioni, oppure Malatesta, che cita fonti autorevoli a non finire, ha la netta preminenza.
Le posizioni di Sandi sembrano, a questo punto, particolarmente sbiadite ed ispirate solamente da argomenti dietrologici e del sospetto.
E' sconcertante come, anche a distanza di più di cent'anni, ci possano essere posizioni così divaricate, le quali evidentemente sono testimonianza di tensioni e interessi pratici ancora non risolti.
L'Italia, forse, non è mai nata.

Matteo - 14/3/2014 - 19:56


L'Austria imperiale pare che abbia avuto anche un ruolo nel genocidio degli armeni, come pure la Germania imperiale, entrambe alleate dei turchi nella prima guerra mondiale.


Il genocidio armeno e la complicità degli imperi centrali


Tre imperi, tedesco, austriaco, turco, una guerra in comune, tante violenze sulle popolazioni civili, vittime immancabili delle ambizioni dei potenti.

Vanzetti - 29/9/2014 - 17:56


Dallo spettacolo "Passeranno gli anni dei nostri tormenti"
Giromini-Rosignoli-Pelosi

daniela -k.d.- - 22/10/2016 - 11:04




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