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H Δημοσθένους λέξις

Dionysis Savvopoulos / Διονύσης Σαββόπουλος
Langue: grec moderne


Dionysis Savvopoulos / Διονύσης Σαββόπουλος

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Dionysis Savvopoulos, Δημοσθένους λέξις


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I Dimosthénous léxis
[1969]
Στίχοι: Διονύσης Σαββόπουλος
Μουσική: Διονύσης Σαββόπουλος
Πρώτη εκτέλεση: Διονύσης Σαββόπουλος
Άλλες ερμηνείες: Γιώργος Νταλάρας || Χαρούλα Αλεξίου || Νότης Σφακιανάκης
'Αλμπουμ: Βρωμικό ψωμί [1972]

Testo di Dionysis Savvopoulos
Musica di Dionysis Savvopoulos
Primo interprete: Dionysis Savvopoulos
Altri interpreti: Yorgos Dalaras || Haroula Alexiou || Notis Sfakianakis
Album: Βρωμικό ψωμἰ ("Pane sporco") [1972]


Vincent Van Gogh: Il cortile della prigione. Museo Puškin, Mosca.
Vincent Van Gogh: Il cortile della prigione. Museo Puškin, Mosca.


Nessun greco può non confrontarsi con la sua storia e con il suo mito. Specialmente nei periodi più duri della storia recente, il ricorso in chiave metaforica alla storia ed alla mitologia antica, ed alle sue figure, è stato per il combattente greco per la Libertà una prassi quotidiana e necessaria: come se tutto fosse già stato vissuto, come se tutto gli fosse stato già vissuto addosso. E così, queste figure tornano a vivere senza tempo e fuori dal tempo. Nella grande poesia greca moderna e nella canzone, che non gli è da meno e che comunque si è intrecciata inestricabilmente con la poesia, come forse in nessun altro paese è avvenuto, questo è particolarmente evidente: le figure storiche e mitologiche sono il paradigma dell'uomo moderno, senza soluzione di continuità. Così la Elena, la Ismene e la Crisòtemi di Ritsos vivono la tragedia del tempo attuale, trasposte ma senza perdere la loro autenticità; e così, in questa canzone, il Demostene di Savvopoulos troverà, uscendo dal carcere in cui è stato rinchiuso, la solitudine e i caffè vuoti. Una tragica, agghiacciante canzone di dignità cui l'autore diede volutamente un titolo in greco antico, per far vedere che il protagonista della canzone è Demostene, l'oratore, non un Dimosthenis qualsiasi. Ma, contemporaneamente (e questa è la sua grandezza), Demostene è il simbolo di tutti i Dimosthenis qualsiasi, di tutti coloro che sono stati privati della libertà per le loro idee.

Demostene.
Demostene.
Indomito combattente per la libertà ateniese contro i traditori filomacedoni (tra i quali il suo collega oratore Eschine), Demostene pronunciò nel 349 a.C. le Olintiache, orazioni che intendevano convincere gli ateniesi a salvare la città alleata di Olinto, assediata dalle forze macedoni (la stessa Olinto nominata non a caso nella canzone di Savvopoulos). Dopo di ciò, Demostene fu il capo riconosciuto della resistenza antimacedone. Nel 338, da semplice oplita, Demostene combatté alla battaglia di Cheronea che vide la disfatta ateniese e la vittoria di Filippo. Nel 322, con la definitiva sconfitta a Crannone e ad Amorgo, i filomacedoni di Demade condannarono Demostene a morte. Raggiunto dalla polizia di Archia nel tempio di Poseidone a Calauria, si avvelenò per non cadere vivo nelle mani del nemico.

Ma occorre immaginare chiunque, durante gli anni della dittatura greca e, ancor prima, nel periodo della terribile guerra civile conclusasi con la sconfitta delle forze antifasciste e con i lager nelle isole, all'uscita dalla prigione. Bisogna immaginare soprattutto i poeti e gli artisti che, a decine, pagarono con il carcere la loro opposizione. Occorre immaginare anche lo stesso Savvopoulos, che fu egli stesso imprigionato dopo il colpo di stato del 21 aprile 1967. In questo senso, Demostene è per Savvopoulos anche una figura autobiografica, o che gli serve per parlare della condizione del prigioniero politico e del vuoto che trova all'uscita. Savvopoulos la scrisse in carcere. Nel 1972 fu inserita in un album intitolato Βρωμικό ψωμί (pane sporco). [RV]
Σαv βγω απ' αυτή τη φυλακή
κανείς δεv θα με περιμένει.
Οι δρόμοι θα 'vαι αδειανοί
κι η πολιτεία μoυ πιo ξέvη.
Τα καφενεία όλα κλειστά
κι oι φίλοι μoυ ξενιτεμέvoι
αγέρας θα με παρασέρνει
σαv βγω απ' αυτή τη φυλακή.

Κι o ήλιος θ 'απoκοιμηθεί
μέσ' στα ερείπια της Ολύνθου
θα μοιάζουν πράγματα τoυ μύθου
κι oι φίλοι μoυ και oι εχθροί.
Μαρμαρωμένοι θα σταθούν
oι ρήτορες κι oι λωποδύτες
ζητιάνοι, εταίρες και προφήτες
μαρμαρωμένοι θα σταθούν.

Μπροστά στηv πύλη θα σταθώ
με τις κουβέρτες στη μασχάλη
κι αργοκουνώντας τo κεφάλι
θα χαιρετίσω τo φρουρό.
Χωρίς βουλή χωρίς θεό
σαv βασιλιάς σ' αρχαίo δράμα
θα πω τη λέξη και τo γράμμα
μπροστά στηv πύλη θα σταθώ.

Χωρίς βουλή χωρίς θεό
σαv βασιλιάς σ' αρχαίo δράμα
θα πω τη λέξη και τo γράμμα
μπροστά στηv πύλη θα σταθώ.

envoyé par Riccardo Venturi - CCG/AWS Ελληνικό τμήμα - 8/7/2009 - 02:31




Langue: italien

Versione italiana di Riccardo Venturi
8 luglio 2009

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Sulla copertina dell'album appare Savvopoulos stesso, nel 1972, da solo per una strada di Atene; non c'è nient'altro. Il titolo dell'album, il nome dell'autore e le canzoni si trovano esclusivamente sul retro. Una copertina assolutamente insolita per un album greco; colpisce anche la somiglianza del Savvopoulos di allora con Augusto Daolio dei Nomadi. [RV]
IL DISCORSO DI DEMOSTENE

Quando uscirò da questa galera
Nessuno ci sarà a aspettarmi.
Le strade saranno tutte vuote
E la città mi sarà più estranea.
Tutti i caffé saranno chiusi
Ed i miei amici in esilio,
E il vento mi trascinerà
Quando uscirò da questa galera.

E il sole si addormenterà
Sulle rovine di Olinto,
Ed i miei amici, e i miei nemici
Saran come figure d'un mito.
Pietrificati innanzi a me
Staranno i retori ed i ladri,
Pietrificati gli accattoni,
E le puttane, ed i profeti.

Starò in piedi davanti al portone
Con le coperte sottobraccio,
E farò un cenno con la testa
Per salutare il secondino.
Senza più voglie e senza un dio,
come un re in un antico dramma
pronuncerò il mio discorso
davanti a quel portone, in piedi.

Senza più voglie e senza un dio,
come un re in un antico dramma
pronuncerò il mio discorso
davanti a quel portone, in piedi.

8/7/2009 - 03:44




Langue: italien

Gian Piero Testa.
Gian Piero Testa.

Versione italiana di Gian Piero Testa
PAROLA DI DEMOSTENE

Se anche da questa prigione uscirò non mi aspetterà nessuno
le strade saranno vuote e più estranea la mia città
i caffé chiusi tutti e gli amici miei espatriati
mi afferrerà un vento se uscirò da questa prigione

E il sole tramonterà tra le rovine di Olinto
cose del mito parranno e nemici i miei amici
fatti di marmo staranno oratori e borsaioli
pitocchi etere e profeti staranno come marmi

Mi fermerò davanti al portone le coperte sotto l'ascella
e con lento cenno del capo saluterò il guardiano
senza volontà senza Dio come il re di un dramma antico
dirò parola e lettera fermo davanti al portale

envoyé par Gian Piero Testa - 4/1/2012 - 03:29




Langue: anglais

La versione inglese da stixoi.info
THE WORD OF DEMOSTHENES

When I get out of this prison,
Nobody will wait for me
The roads will be empty,
And my city even stranger to me.
All the cafés will be closed
And all my friends will be abroad
The wind will be dragging me
When I get out of this prison.

And the sun will fall asleep
On Olynthos' remains
My friends and enemies will look
As they came from a myth
Orators and thiefs will stand
In front of me, stoned-dead
Beggars and prostitutes
Will stand in front of me, stoned-dead

I'll stand in front of the gate,
With the blankets under my arm
And by moving my head slowly,
I will greet the guard.
With no will, no god,
Like a king in an ancient tragedy
I will say the word and the letter,
I will stand in front of the gate.

With no will, no god,
Like a king in an ancient tragedy
I will say the word and the letter,
I will stand in front of the gate.

envoyé par CCG/AWS Staff - Ελληνικό Τμήμα - 8/7/2009 - 02:42




Langue: français

Version française - LE DISCOURS DE DÉMOSTHÈNE – Marco Valdo M.I. – 2009
à partir de la version italienne – Il DISCORSO DI DEMOSTENE – Riccardo Venturi – 2009 d'une chanson grecque
H Δημοσθένους λέξις (Dionysis Savvopoulos / Διονύσης Σαββόπουλος) - 1972

Aucun Grec ne peut éviter de se confronter à son histoire et à son mythe. Spécialement dans les périodes dures de l'histoire récente, le recours à des clés métaphoriques de l'histoire et à la mythologie antique et à leurs figures, a été pour le combattant grec de la Liberté une praxis quotidienne nécessaire, comme si tout avait déjà été vécu... Hélène, Ismène et Chrysothème de Ritsos vivent la tragédie du temps actuel, transposées mais sans perdre leur authenticité; et ainsi, de cette chanson, le Démosthène de Savvopoulos trouvera en sortant de prison où il a été renfermé, la solitude et les cafés vides. Une tragique, glaçante chanson de dignité à laquelle l'auteur donne délibérément un titre en grec ancien, pour faire voir que le protagoniste de la chanson est Démosthène, l'orateur, et non un Démosthène quelconque. Mais, en même temps (et c'est là sa grandeur), Démosthène est le symbole de tous les Démosthènes quelconques, de tous ceux qui ont été privé de leur liberté pour leurs idées. …

Mais il faut se rappeler ceux qui, durant les années de la dictature grecque et avant de la guerre civile... sortaient de prison. Il faut imaginer surtout les poètes et les artistes qui,par dizaines, payèrent de la prison leur opposition. Il faut imaginer aussi Savvopoulos lui-même, qui fut emprisonné après le coup d'État du 21 avril 1967. En ce sens, Démosthène est pour Savvopoulos une figure autobiographique ou qui lui sert à parler de la condition des prisonniers politiques et du vide qu'il trouva à la sortie. Savvopoulos l'écrivit en prison. En 1972, il l'inséra dans un album intitulé Βρωμικό ψωμί (pain sale). [RV]

Demostene.
Demostene.
Démosthène, la référence à la Grèce antique et dès lors, LE DISCOURS DE DÉMOSTHÈNE de Savvopoulos résonnent sans doute de façon particulière dans la langue grecque contemporaine ( ne l'appelle-t-on pas le démotique – en somme, la langue populaire...) et pour ces Grecs qui connurent en effet dictatures, tortures et massacres une grande part du siècle dernier, ces Grecs qui avaient résisté aux Allemands et auxquels les « Alliés » (anglo-saxons) volèrent, au prix d'un immense massacre, une révolution pourtant populaire et méritée.

Mais il est tout aussi éclairant, ce «  DISCOURS DE DÉMOSTHÈNE » pour tous ceux qui – encore aujourd'hui dans nombre de pays européens – ont fait ou font encore des séjours forcés dans les maisons d'arrêt, les quartiers de haute sécurité, ces isoloirs et ces mouroirs de la démocratie libérale – bref, les lieux où le pouvoir enferme ses opposants politiques, enferme les partisans de la liberté et de la justice sociale, enferme les porteurs de lumière et de révolution...

C'est normal, dit l'âne Lucien, ce sont les péripéties de la Guerre de Cent Mille Ans que les riches mènent contre les pauvres et la prison est une des armes du pouvoir, elle isole et fait mourir à petits feux. Et celui qui en sort après un temps souvent long est perdu et ne sait trop - dans un premier temps – où retrouver ses marques. Que sont ses amis devenus.... ?

Ce vieux monde est décidément intolérable; il nous faut le changer... Tout ceci montre qu'il faut en tisser le linceul... et organiser la résistance et la solidarité. Ora e sempre : Resistenza ! Et particulièrement, tenir une place au chaud pour ceux qu'ils ont confinés à l'ombre.

Ainsi Parlait Marco Valdo M.I.
LE DISCOURS DE DÉMOSTHÈNE

Quand je sortirai de cette prison
Il n'y aura personne qui m'attendra
Les rues seront toutes vides
Et la ville me sera étrangère.
Tous les cafés seront fermés
Et mes amis exilés,
Et le vent m'entraînera
Quand je sortirai de cette prison.

Et le soleil s'endormira
Sur les ruines d'Olinthe,
Et mes amis, et mes ennemis
Auront des allures de mythe.
Pétrifiés face à moi
Ils seront des rhéteurs et des voleurs.
Pétrifiés les mendiants,
Et les putes, et les prophètes.

Je serai debout devant le portail
Avec mes couvertures sous le bras.
Et je ferai un signe de la tête
Pour saluer le maton.
Sans désir et sans dieu,
Comme un roi dans un drame antique
Je prononcerai mon discours
devant ce portail, debout.

Sans désir et sans dieu,
Comme le roi d'un drame antique
Je prononcerai mon discours
devant ce portail, debout.

envoyé par Marco Valdo M.I. - 11/7/2009 - 22:25


Gian Piero, mi dispiace ma avevi...inserito un doppione. Forse fuorviato dal fatto che ho inserito la canzone col suo "titolo ufficiale", che prevede l'articolo (vedi la copertina dell'album nel riquadro presente nella mia traduzione). Naturalmente salvo la tua traduzione e la inserisco in questa pagina. Saluti!

PS Mi sono accorto soltanto adesso che anche tu lo avevi notato. La cosa non è grave, succede davvero a tutti. E magari arricchisce il sito anche di traduzioni supplementari! :-)

Riccardo Venturi - 4/1/2012 - 03:21




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