Langue   

Blues för Victor Jara

Cornelis Vreeswijk
Langue: suédois


Cornelis Vreeswijk

Liste des versions


Peut vous intéresser aussi...

CIA
(Bernard Lavilliers)
Cornelis Vreeswijk: Balladen om herr Fredrik Åkare och den söta fröken Cecilia Lind
(GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCG)
Victor Jara
(Gérard-André Gaillard)


[1979]
Testo e musica di Cornelis Vreeswijk
Lyrics and music by Cornelis Vreeswijk
Text och musik av Cornelis Vreeswijk
Album: Bananer -bland annat... [BS 791218 / 1980]
Registrato al Marcus MusicStudio di Solna il 18/19 dicembre 1979
Recorded at Marcus Music Studio in Solna on 18/19 December 1979
Inspelad i Marcus Music Studio i Solna den 18/19 december 1979

bananer


In questa canzone scritta nel 1979, Cornelis Vreeswijk si rivolge a Víctor Jara, il cantautore e folklorista cileno assassinato dalla giunta militare nell'Estadio Nacional subito dopo il golpe dell'11 settembre 1973. Gli si rivolge familiarmente, come a un amico con il quale ci si vuole sfogare; e Cornelis Vreeswijk, olandese di nascita ma naturalizzato svedese, poteva farlo. Si ricordava, anche perché di tempo non ne era passato molto, della Svezia del 1973, che era stato il paese d'Europa (e forse del mondo) che aveva accolto a braccia aperte più profughi cileni scampati al massacro di Pinochet. Si ricordava, soprattutto, di aver pubblicato l'anno prima, nel 1978, un album intero di traduzioni da Víctor Jara, Cornelis sjunger Victor Jara (“Cornelis canta Víctor Jara”), esattamente dieci più un arrangiamento musicale de La partida. Dieci canzoni tradotte sia in svedese, la sua lingua acquisita, sia in olandese, la sua lingua materna. Aveva infatti cominciato a tradurle nel 1976, proprio in Olanda, mentre si trovava da sua madre nella cittadina natale di IJmuiden.

cornelisvictorCornelis Vreeswijk, in realtà, conosceva poco o punto lo spagnolo; le sue “traduzioni” sono tutt'altro che fedeli all'originale, dal punto di vista squisitamente testuale, e Vreeswijk stesso se ne rendeva perfettamente conto, scrivendo in realtà canzoni di Cornelis Vreeswijk (diceva candido: “i vocabolari esistono apposta per questo”). Le quali canzoni, naturalmente, sono tra le migliori rese di Víctor Jara in qualsiasi lingua, e sono considerate i capolavori di Cornelis Vreeswijk. Per dirla con il filosofo e scrittore francese seicentesco Gilles Ménage (1613-1692): “Le più belle traduzioni sono come le più belle donne: non necessariamente sono fedeli”. E fu così che le traduzioni di Víctor Jara furono acquisite dall'editore musicale Sture Borgedahl, e l'album venne alla luce.

Insomma, Cornelis Vreeswijk non peccava né di presunzione e né di mancanza di rispetto rivolgendosi a Víctor Jara come a un fratello, come a un compadre. In quegli anni, almeno per chi li ha vissuti, non era una cosa infrequente, neppure se non si traduceva alcunché. Così in questa canzone, la quale non è affatto “su” Víctor Jara e sulla sua vicenda. E' una canzone su Cornelis Vreeswijk nel 1979, e sulla Svezia di quell'anno scritta da “un uomo senza fede, senza speranza e senza patria” a “un uomo senza corpo e senza la mano destra” (quella fatta tagliare dagli aguzzini a Víctor Jara prima di ammazzarlo nello stadio).

kvinnoAl Cornelis Vreeswijk, la Svezia di quegli anni non piace più molto; si considera un senzapatria, oramai. Non si sente a casa in Olanda, il suo paese natale, dal quale manca fin da ragazzino e che non conosce più nonostante non abbia mai dimenticato la lingua che scrive e parla, però, oramai come uno di trent'anni prima; e non si sente a casa in Svezia, il suo paese di adozione e la cui lingua ha acquisito profondamente, tanto da scriverla magistralmente e parlarla con perfetto accento stoccolmese. E' un disilluso su ogni cosa, il Cornelis Vreeswijk di quel periodo, soprattutto a partire dal 1976, lo stesso anno in cui, in Olanda, aveva cominciato a tradurre Víctor Jara. La stessa estate in cui la Svezia, dopo quarant'anni di socialismo (e di ideale socialista), aveva deciso che “era diventato una vergogna” con le campagne sulle troppe tasse sfruttando ad arte il caso della scrittrice Astrid Lindgren, sottoposta ad un'imposizione fiscale del 102% (la quale Astrid Lindgren, peraltro, non aveva detto nulla ed era rimasta una socialdemocratica).

E fu così che, nelle elezioni del 19 settembre 1976, i socialdemocratici svedesi persero la maggioranza e, probabilmente, ebbe fine il “modello svedese” classico ed il suo ideale. I partiti borghesi formarono una coalizione, e l'8 ottobre 1976 fu formato il primo governo di centrodestra in Svezia con a capo il leader del “Partito di Centro” Thorbjörn Fälldin (nato nel 1926 e morto di recente, il 23 luglio 2016). Framtid! Decentralisering! (“Futuro! Decentralizzazione!”) era uno degli slogan preferiti del centrodestra; tutto questo faceva disperare Cornelis Vreeswijk. Il quale non votava nemmeno, dato che non era mai riuscito a ottenere la cittadinanza svedese perché, al momento in cui la aveva chiesta, nel 1968, secondo le autorità non parlava ancora perfettamente lo svedese (forse quello burocratico). Cornelis Vreeswijk era un comunista anarchico, il figlio di un camionista, un Brassens di centoventi chili che beveva come una cisterna, un combattente di mille battaglie per la libertà e l'impegno sociale; morì a soli cinquant'anni nel 1987, per un tumore al fegato. Bisognerebbe conoscerlo un po' meglio anche da queste parti, note peraltro per il rilievo dato a cantautori olandesi che scrivono e cantano in svedese. C'è poco da fare, specialmente in tempi in cui De André è morto, Guccini invecchia e non scrive più e anch'io non mi sento troppo bene (parafrasi). In questo sito, una decina di canzoni di Cornelis Vreeswijk, e qualche sua traduzione, ce le abbiamo da anni; magari l'introduzione a questa canzone potrà servire da contributo un po' tardivo.

E, insomma, ecco questo “Blues per Víctor Jara”. Siamo, come detto, nella Svezia “desocialistizzata” del 1979; il governo borghese sta peraltro per implodere sulla questione del nucleare (ma le coalizioni di centrodestra dureranno fino al 1982, anno in cui tornò al potere l'assassinando Olof Palme) e le annotazioni di Vreeswijk trasudano sconforto e cattivo umore. Si sente arrabbiato, ribelle, e non vuole più starsene zitto e buono, messo da parte, trattato male. In quel periodo, comincia a scrivere a Víctor Jara, si tiene in Svezia un “festival delle donne” (tra il 18 e il 20 agosto alla birreria “München” -nome originalissimo!- e al parco di Rålambshov) per raccogliere fondi per la costruzione di una “casa delle donne” (kvinnohus) e per “promuovere una cultura femminista cosciente anche nel campo della musica”. Al festival non viene invitato alcun uomo, e non possono essere presenti neppure animali di sesso maschile. Nel frattempo imperversa la “terapia analitica primaria” dello psicoterapeuta americano Arthur Janov (nato il 1° agosto 1924 e scomparso poco più di un mese fa, il 1° ottobre 2017). Secondo tale terapia analitica, i disturbi mentali possono essere curati tramite l'espressione di vissuti legati all'infanzia (i “sentimenti repressi”, come li chiamava Janov). La musica? E' il periodo d'oro degli Abba, degli “effetti musicali” riverberanti, della “musica elettronica”, delle bambolotte di plastica che cantano. E, soprattutto, come detto, è il periodo della borghesia all'attacco, del “basta tasse!” e della distruzione dello stato sociale e del folkhem (l'intraducibile termine svedese per il suo “modello”, la “casa del popolo” alla lettera, un vero e proprio sistema socialista mantenendo però le libertà democratiche e la libertà d'impresa). E' il famoso “futuro”; e viene da dire che cosa avrebbe pensato, detto e scritto un Cornelis Vreeswijk se fosse sopravvissuto tanto da vedere quel che sta accadendo oggigiorno, accidenti al “futuro” e a chi lo ha inventato.

"Futuro - decentralizzazione". Corteo di centrodestra in Svezia nell'estate del 1976 (al centro, sotto lo striscione, Thorbjörn Fälldin)
"Futuro - decentralizzazione". Corteo di centrodestra in Svezia nell'estate del 1976 (al centro, sotto lo striscione, Thorbjörn Fälldin)
Insomma, prendendo Víctor Jara non solo come fratello e “compadre”, ma anche come simbolo di quel che accade quando il “futuro” prende il sopravvento come in Cile nel '73, Cornelis Vreeswijk scrive la sua “Avvelenata” svedese. Sembra di sentire il Capitano Haddock di Tintin, col suo colorito linguaggio pieno di forbiti e ricercati insulti (ripresi da Hergé, pare, da quelli usati dal nazista belga Léon Dégrelle). Thorbjörn Fälldin diventa una “meringa messa lì dallo stato” (alla lettera, una “meringa impiegata dello stato”), con la sua tipica pettinatura che sembra, appunto, le onde di una meringa; un parvenu espressione delle mire dell'alta borghesia. Il femminismo diventa una sorta di sessismo all'incontrario mentre dell'evoluzione musicale si è già parlato. Il bello è che, in Svezia, qualcuno accusa Cornelis Vreeswijk di essere persino “apolitico” (mentre in Olanda, le sue traduzioni di Víctor Jara vengono etichettate come “propaganda comunista”). A questo punto, Cornelis Vreeswijk non ce la fa più e chiama tutto ciò con il suo nome: merda. Dichiarando che “continuerà a lottare nella sua immaginazione”, mentre dietro e davanti a sé vede il “fungone”, il fungo atomico che tuttora viene agitato da certi altri “presidenti” un po' più potenti del povero Thorbjörn Fälldin, ma con gli stessi capelli a meringa.

Thorbjörn Fälldin (1926-2016)
Thorbjörn Fälldin (1926-2016)
Meringhe.
Meringhe.




Nel 1980, Cornelis Vreeswijk inserisce la canzone in un album intitolato "Banane, fra l'altro"; insomma, sta cominciando a vedere la Svezia come una "repubblica delle banane", anche se era e è rimasta un regno. Esagerato? Forse. Molte cose non ha fatto in tempo a vederle, Cornelis Vreeswijk. Ha fatto in tempo a vedere, però, Olof Palme (“Persona non grata” negli USA in quanto riconosciuto “comunista”) assassinato una buia e fredda notte d'inverno a Stoccolma, con tutta probabilità da una polizia svedese piena zipilla di neonazisti; ha fatto in tempo a vedere riemergere, nella società svedese, certe “pulsioni” in base alle quali l'estrema destra ora gode di largo seguito in Svezia come in tutta Europa da Capo Nord fino a Capo Passero. Il tumore al fegato che lo ha portato via il 12 novembre 1987, vale a dire esattamente trent'anni fa -e questa pagina diventa anche un omaggio- gli ha risparmiato, chissà, di trovarsi alle prese con Geert Wilders, con gli ultranazionalisti scandinavi -i "democratici svedesi", i "veri finlandesi" ecc.-, con Alba Dorata, col Cile “democratico” che stermina i Mapuches, con i neonazisti tedeschi e austriaci, con Viktor Orbán, coi clericofascisti polacchi, col Berlusconi cèco, con don Mariano Rajoy, con Marine Le Pen, con Blocher, con Salvini. Se n'è andato nella madre terra a tenere compagnia a su hermano Víctor. [RV]
Här kommer en man utan tro, utan hopp
och utan fosterland
och vill skaka hand med en man utan kropp
och en kropp utan högerhand
Du har inga händer kvar, Victor Jara,
där du ligger i moder jord
och de säger att det är lögn, Victor Jara
men jag säger att det är mord

Här talar man mycket om kvinnofestival
eller går uti terapi
Och om din förtvivlan kan kallas primal
blir du garanterat fri
Med din socialism i en vrå, Victor Jara,
som en lallande idiot
Och de säger att det är lögn, Victor Jara
men jag säger tvärtemot

Här odlar man orkidéer, min bror,
som ekar med stor emfas
och sjunger rymdklangsklichéer, min bror,
och en plastdocka sjunger bas
De mixtrar på tusen sätt, Victor Jara,
med avsikt och tur och flit
Och de anser att detta är rätt, Victor Jara
men jag anser att det är skit

En statsanställd äggmaräng, compadre,
gnäller i högan sky
Han är överklassens dessäng, compadre,
och en otrolig parveny
Sånt måste man kanske ta, Victor Jara,
eller blunda ett litet slag
Men de påstår att han är bra, Victor Jara
men det tycker inte jag

Presente, ja! Och jag fortsätter kampen
i andanom
Fast jag tycker mig ofta se stora svampen
framför mig eller bakom
Och ibland vill man bara spy, Victor Jara,
utan avbrott i fjorton dar
Och de tycker att jag borde fly, Victor Jara
men jag tänker stanna kvar

envoyé par M.L - 10/6/2009 - 01:37



Langue: italien

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
11 novembre 2017 08:43



Due parole del traduttore. La traduzione, in un primo momento, prevedeva delle note. Però sono state eliminate: tutto è stato spiegato nell'introduzione alla canzone (q.v.).
BLUES PER VICTOR JARA

Ecco qui un uomo senza fede, senza speranza
e senza patria
e vuole dar la mano a un uomo senza corpo
e senza la mano destra
non hai più le mani, Víctor Jara,
giaci là nella madre terra
e dicono che è una menzogna, Víctor Jara,
ma io dico che è un assassinio

Qui si parla molto del festival delle donne
oppure si va in terapia
e se la tua disperazione può definirsi primaria
allora si garantisce che sei libero
col tuo socialismo in castigo in un angolo, Víctor Jara,
come un idiota balbettante
e dicono che è una menzogna, Víctor Jara,
ma io dico che è tutt'altro

Qui si coltivano orchidee, fratello mio,
e fa scalpore con grande enfasi
e si cantano banalità riverberate, fratello mio,
e una bambola di plastica canta di basso
manipolano in mille modi, Víctor Jara,
lo fanno apposta, con successo e con zelo
e ritengono che questo è giusto, Víctor Jara,
invece io ritengo che è merda

Una meringa messa lì dallo stato, compadre,
si lagna nell'alto de' cieli,
è un burattino dell'alta borghesia, compadre,
e un incredibile parvenu
e forse bisogna pigliarla così, Víctor Jara,
oppure farsi una pennichella,
ma loro affermano che va bene, Víctor Jara,
però io non lo penso affatto

Presente, sí! E io continuo a lottare
nella mia immaginazione,
anche se spesso mi sembra di vedere il fungone
davanti a me, o dietro di me
e intanto ho solo voglia di vomitare, Víctor Jara,
senza interruzione per due settimane,
e loro pensano che dovrei andarmene, Víctor Jara,
però io penso di restare qui.

11/11/2017 - 08:45


A completamento della meritevole (come sempre)introduzione storica di Riccardo, vorrei ricordare che il disco Cornelis sjunger Victor Jara: "Rätten till ett eget liv" del 1978, vinile originariamente su Metronome è stato ristampato in CD dalla Warner Music svedese nel 2007, mantenendo anche la stessa copertina.

Flavio Poltronieri - 11/11/2017 - 09:20


Esattamente 30 anni fa, il 12 novembre 1987, moriva Cornelis Vreeswijk. Di sue canzoni, in questo sito, ce ne sono una decina, forse un po' (troppo) trascurate. Questa pagina dedicata alla sua “Avvelenata” del 1979 potrà forse essere utile per cominciare a rendergli la giustizia che merita, e magari a farlo conoscere meglio a qualcuno anche da queste parti, a sette o otto persone. Ma anche cinque andrebbero già bene.

vreeswkat


Cornelis Vreeswijk died exactly 30 years ago, on 12 November 1987. This website includes about ten of his songs, maybe just a little (or too much) neglected. This page on his “angry outlet” of 1979 may be useful to know him better and to do him the justice he deserves. Seven or eight people may be interested in his old songs, but even five would do.

Riccardo Venturi - 11/11/2017 - 09:24


One down,four to go. This is my all-time favorite by Cornelis, nothing much to do with this web page but a beautiful song.

Juha Rämö - 11/11/2017 - 10:24


..allora, visto che oggi è il primo anniversario di quando fu resa pubblica la notizia della scomparsa di Cohen e che qui stiamo celebrando Cornelis:

Flavio Poltronieri - 11/11/2017 - 10:43


Se ti dico che me lo aspettavo, Flavio, mi credi...? :-)

Riccardo Venturi - 11/11/2017 - 11:43


cosa ti l'aspettavi???
(Flavio Poltronieri)

Che mettevi la canzone "via Leonard Cohen"
:-P (salud, RV)

11/11/2017 - 12:01




Page principale CCG

indiquer les éventuelles erreurs dans les textes ou dans les commentaires antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org