Nato a Palermo il 4 luglio 1920, caduto alla Gola Di Finero (Domodossola) il 12 ottobre 1944, ufficiale, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.
Campione di scherma, sport nel quale l’avrebbe emulato il più giovane fratello Antonio, aveva intrapreso la carriera militare frequentando l’Accademia di Modena. Di Dio era tenente del 1° Reggimento fanteria corazzata quando, il giorno dell’armistizio, in trasferimento da Vercelli a Novara, si presentò al comandante di questa piazzaforte per chiedergli di organizzare la resistenza ai tedeschi. Ottenutone un rifiuto, Di Dio si mosse verso i monti tra il Novarese e l’Ossola e, dopo uno scontro con i tedeschi, si diede alla macchia con un gruppo di suoi soldati. Raggiunto pochi giorni dopo dal fratello Antonio, che arrestato a Parma era riuscito a fuggire, Di Dio, con i suoi uomini, si unisce ai partigiani del capitano Filippo Beltrami e viene così formata la Brigata "Patrioti Valstrona" che si trasferisce in Val d’Ossola.
Nel gennaio del 1944, mentre è diretto a Milano per una missione, Alfredo Di Dio cade nelle mani dei fascisti. E’ rinchiuso nel carcere di Novara. Vi passa poco più di un mese e riesce ad evadere, dopo aver saputo che il fratello Antonio e il capitano Beltrami sono caduti a Megolo in uno scontro con i nazifascisti. Raggiunti di nuovo i suoi uomini, Alfredo Di Dio li riorganizza, fa proseliti sino a costituire, prima la Brigata alpina d’assalto "Filippo Beltrami" e poi la Divisione "Val Toce", di cui il giovane ufficiale assume il comando. Tra le più importanti formazioni autonome di orientamento cattolico, la "Val Toce" (che, nel 1945, alla Liberazione inquadrerà 22 mila partigiani), si distinse soprattutto nella battaglia per la liberazione dell’Ossola.
Il 12 ottobre 1944, mentre si apprestavano le ultime difese della "Libera Repubblica di Domodossola", Di Dio decise di recarsi in Val Cannobia, per ispezionare le posizioni partigiane sulle quali premevano imponenti reparti tedeschi. "Marco", così era ormai chiamato il comandante della "Val Toce", era accompagnato dal colonnello Moneta e dal maggiore canadese Patterson. Sorpresi dai tedeschi Di Dio e Moneta caddero dopo un violento conflitto a fuoco. Patterson fu fatto prigioniero. Si salvò perché indossava la divisa di ufficiale canadese. Incarcerato a Milano, a San Vittore, fu liberato dai patrioti il 25 aprile del 1945.
Alla memoria di Alfredo Di Dio, l’Università di Pavia, alla quale era stato iscritto, ha concesso nel 1947 la laurea "ad honorem". Nella motivazione della Medaglia d’oro al Valor militare concessa alla memoria di Di Dio, con riferimento alla liberazione della Val d’Ossola, si legge: "
In questo primo lembo d’Italia resistette per quaranta giorni con i suoi uomini stremati, affamati e male armati, contro forze nemiche di schiacciante superiorità, finché con le armi in pugno incontrò eroica morte
".
Dal sito dell'ANPI.