Una gemma! Il piacere delle passioni
di Franco Senia
da Bielle
Io e Massimiliano non abitiamo a più di cinquecento metri l'uno dall'altro, eppure per mettere le mani sul suo cd lui ed io abbiamo dovuto convenire, fra e-mail e telefonate, un incontro. Il cd, uno dei primi cento stampati - gli altri arriveranno dopo - per la presentazione fatta a San Salvi, è venuto a portarmelo in Piazza Indipendenza, alla fine del suo lavoro e in un intervallo rubato del mio, quasi fosse una partita di droga. Ma forse, senza saperlo, abbiamo violato qualche legge sul contrabbando delle....gemme! Il primo disco di Massimiliano Larocca, "Il ritorno delle Passioni", non è il primo.
Esiste da qualche parte una sorta di opera, svolta sulle poesie di Dino Campana, di cui ho potuto sentire solo un paio di canzoni; ma che, prima o poi, riuscirò ad avere. Coltello alla gola, se sarà necessario. Il ritorno delle passioni viene annunciato da una "voce dal passato", quella di Davide Giromini che armato, letteralmente, di fisarmonica avrà cura anche di chiudere il disco con la sua "Avvoluzione", e, in mezzo, una "Interruzione"di anonimo.
Un piccolo importante peso da mettere nello zaino (anzi, nel cestino di vimini) del "viandante" che si appresta a intraprendere il viaggio. Ed è proprio "L'etica del viandante" quella che apre il viaggio, proclamata dalla voce calda e rassicurante di Massimiliano. Una voce che parla di altri occhi, che portano in sé "tutto il dolore delle partenze". Occhi in grado di decifrare il nostro per loro mondo nuovo.
Il tempo di partire, o di arrivare, ed ecco che ci troviamo nei "Bassi quartieri" dove la suggestione, giocata fra "la città vecchia" e "via della povertà", comanda la danza. Ma è tempo di recarsi alla "Fiera della vanità". E ci si mettono in tre per invogliarci! Le voci di Luca Mirti, dei Del Sangre, e di Andrea Parodi, non dei Tazenda, ci spiegano cosa succede quando Woody Guthrie incontra Fabrizio De André.
Si sa come sono "Gli amori dei marinai". Sanno di partenze e di ritorni. Sanno di destino e tristezza. Sono versi antichi, tratti da "sud e magia", quelli che aprono "Il canto della luna nuova". Una canzone che ha il sapore di tutti i sud del mondo e che non avrebbe affatto sfigurato in "Anime Salve", a fare da contrappunto ad "Ho visto Nina volare".
La canzone che dà il titolo al disco si concede , con pudore, al rock della chitarra elettrica di Luca Mirti ed ai suoi cori, in odor di "Nebraska".
"Il sogno di Rimbaud" ci riporta di qua dall'atlantico. Su un battello ubriaco, naturalmente.
"L'anonimo sovversivo", al ritmo di una tarantella che ci invita a ballare, proclama, senza chiamate di correo, la complicità con il bombarolo che ha smesso di fare l'impiegato.
Dovuto, per Massimiliano, il tributo a Pasolini con il mettere in musica "Il Nini Muart", con una tale delicatezza che sembra suggerire essere lo stesso Pasolini, il bambino morto.
Le due guerre per le successive due canzoni che si muovono sul file tenuo della ballata. Il disertore che "Nel nome della bella" volta le spalle alla guerra ed il partigiano del "1945".
Poi, sulle note di uno stornello toscano, si apre "Le donne di Carrara". La storia di come, nel 1944, venne vanificata l'evacuazione della città. E le immagini si distendono sul respiro largo di un tessuto musicale tex-mex. Dalla polvere di marmo delle cave carrarine alla polvere del messico e ritorno.Da piazza delle erbe alla piazza con la fontana de "i magnifici sette". Una canzone senza tempo che ti fa stringere gli occhi, mentre ti culla e mentre il sole ti abbaglia.
Una canzone necessaria.
Ed è "La mia libertà", prima che il disco finisca, a spiegarci perché e come si possa coniugare Jean Paul Sartre e Bruce Springsteen. La libertà di fare un disco come questo. Non venderà un cazzo!
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PASSIONI PROFUMATE
Recensione di Gianni Lucini da L'Ernesto.
La prima sensazione è quella di un giardino profumato in cui gli aromi letterari si sposano con fragranze musicali che aprono il respiro. È un luogo fantastico ma concreto al tempo stesso dove il tempo è scandito dalle partenze e dagli arrivi. Qui Woody Guthrie canta insieme a Pasolini e Sartre fa il coro a "Nebraska" di Bruce Springsteen. Profumi proustiani e voglia di rivoluzione si inseguono tra le tracce di questo disco dove si parte per necessità e si torna per malinconia.