Pseudonimo di Carolina Emilia Mignone, Milly nacque ad Alessandria il 6 febbraio 1905. Di modesta famiglia, cresciuta in un collegio di suore, esordì sulle scene nel 1925 al salone Margherita di Roma come fantasista, assieme alla sorella Mity e al fratello Toto, in un trio che riscosse un clamoroso successo per un triennio e che si sciolse all’indomani del matrimonio di Mity con il regista Mario Mattoli. Milly decise allora di salire sul palcoscenico da sola debuttando nel 1928 al Carignano di Torino nella rivista "Minorenni a noi", e imponendosi con un genere di canzoni audaci e provocatorie. Da questo momento Milly ottenne varie scritture in spettacoli di varietà di grande successo, il suo nome in cartellone richamò il grande pubblico, con ovazioni anche da parte di principi, come l’allora erede al trono Umberto di Savoia.Milly diventò una soubrette celebre sia in Europa che in Nord America, fu una delle più grandi vedettes degli anni ’30, epoca del charleston e dei telefoni bianchi.
Tentò anche la via del teatro di prosa recitando con buoni risultati accanto a Camillo Pilotto e a Romano Calò, quella dell’operetta trionfando in una celeberrima versione di "Al cavallino bianco", messo in scena nel 1931 dai fratelli Schwarz.
Nel 1932 Milly debuttò sul grande schermo con il film "Cinque a zero" di Mario Bonnard, nello stesso anno intraprende una tourneè negli Stati Uniti, dove trionfò al Rainbow Room di New York, come cantante-attrice, rimase negli Usa per dodici anni.
Nel dopoguerra, dopo alcuni anni di dimenticanza, riprende il suo successo italiano che riparte a Milano con una scrittura da parte dell’impresario Remigio Paone per la rivista di Brancoli-Falconi e Vergari "Quo Vadis", accanto a Dina Galli. È il punto di partenza per la scrittura in importanti compagnie di prosa, come la Gioi-Ninchi, recitò con Umberto Melnati, Valeria Valeri e Leonardo Cortese. Il merito di avere lanciato definitivamente Milly come grande attrice e voce di radici mitteleuropee va a Giorgio Strehler e a Paolo Grassi: nel 1956 Milly infatti ottenne un memorabile successo ne "L’Opera da tre soldi" di Bertold Brecht, diretta da Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano, interpretazione che fa di Milly la più perfetta Jenny delle Spelonche del teatro brechtiano.
Nel 1958 svolse attività radiofonica presentando con Corrado "Il caffè dei vecchi amici", indi ritorna al cinema in ruoli di carattere ben definiti, in alcuni dei quali si firmò col nome di Milly Monti, continua ad apparire sui palcoscenici in recital di grande richiamo, incide dischi e lavora in televisione.
Fra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60 a Milano nasce il cabaret, risorge il gusto, il gusto dell’archeologia della canzone: si torna a cantare "Vipera", "Cocottina", "Le rose rosse", torna di moda il caffè concerto, con la nuova denominazione di cabaret. Milly ottenne uno strepitoso successo con "Milanin Milanon" di Filippo Crivelli portata in scena nel 1962 al Teatro Gerolamo di Milano, esibendosi al fianco di Tino Carraro e di Enzo Jannacci, un ritratto della nostra città compiuto attraverso canzoni, curato da Roberto Leydi e dallo stesso Crivelli.
Per la televisione Milly interpreta "Serata con Guy de Maupassant", tratto dalla serie "Il Novelliere" per la regia di Daniele D’Anza, e gli sceneggiati "La famiglia Benvenuti" di Giannetti e "Ritratto di signora" di Sandro Sequi, con l’immancabile mise in nero e le maniche di chiffon partecipò a "Studio Uno" e a molte altre trasmissioni di varietà. Nell’ambito della sua carriera cinematografica Milly interpretò diciotto film, i più noti dei quali sono stati "L’uomo di paglia" di Pietro Germi, "I dolci inganni" di Alberto Lattuada, "Metti una sera a cena" di Giuseppe Patroni Griffi, e "Il conformista" di Bernardo Bertolucci.
Per quanto riguarda le sue interpretazioni canore accanto al repertorio storico della canzone italiana restano indimenticabili le sue interpretazioni di "Stramilano" su musiche di Vittorio Mascheroni e testo di Luciano Ramo, "Senti come la vosa la sirena" di Fiorenzo Carpi, "Da tant che l’era piscinin", "Nostalgia de Milan" di Giovanni Danzi, "La povera Rosetta" ed "El me ligera". Il 7 dicembre 1972 il Comune di Milano, nella persona dell’allora sindaco Aldo Aniasi, conferì a Milly la medaglia d’oro di benemerenza civica. Milly è stata un’indiscussa protagonista dello spettacolo italiano e milanese, Milly è stata per Milano quasi come una bandiera, come il Duomo, lo smog e il panettone; Milly morì a Roma nel 1980.
Massimo Emanuelli