Il singer-songwriter canadese Bruce Cockburn (nato nel 1945) si segnalo` all'inizio degli anni '70 per i contenuti intimisti e metafisici, e per il virtuosismo del suo stile alla chitarra. Con il passare del tempo, all'interno della sua arte si delineo` una concezione cristiana del mondo che si combinava a meraviglia con il suo stile "francescano" (umile e buono). La sua poesia rimaneva chiusa in un involucro di crisalide, non si calava nell'agone della realta` sociale, conservando a dispetto delle calamita' dell'epoca una magica serenita'. Questo umanesimo mistico divenne la sorgente principale d'ispirazione. Meditazioni sul demonio e sulla morte, inni alla natura, parabole evangeliche, e una tenue, impressionista, diaristica, gli fornirono un repertorio di temi piu` prossimo a quello dei predicatori che a quello dei folk-singer del Greenwich Village.
Sul primo album, Bruce Cockburn (Columbia, 1970), spiccano gia` Thoughts on a Rainy Afternoon, Going to the Country, Musical Friends. High Winds White Sky (Columbia, 1971) annovera One Day I Walk.
Il tono agiografico e confessionale, che era preminente nel periodo puramente acustico dei primi due dischi, si stempera nelle opere della maturita'. Nascono allora le prediche migliori, quelle in cui fonde l'eclettismo musicale (una messe di influenze etniche, jazz e rock) con un melodismo folk-pop senza pretese, e le sue visioni mistico-naturaliste e socio-politiche si levano in un'angoscia romantica carica di pathos: Dialogue With The Devil, uno dei suoi lunghi capolavori metafisici, It's Going Down Slow, un soul alla Van Morrison, It's Going Down Slow e Up on this Hillside su Sunwheel Dance (Columbia, 1972); Mama Just Wants To Barrelhouse, un blues da cocktail lounge, e You Don't Have to Play the Horses su Night Vision (1973); la ballata acustica All the Diamonds in the World su Salt, Sun and Time (1974); l'inno Burn (1975), suo primo capolavoro di arrangiamento, e Joy Will Find A Way su Joy Will Find a Way (1975).
A queste si devono aggiungere i lunghi, sofferti brani strumentali, che fungono da momenti di devoto raccoglimento: Islands In A Black Sky su Night Vision (1973) e Seeds On The Wind su Salt, Sun and Time (1974), entrambe di sette minuti.
In the Falling Dark (1976) lo porta all'attenzione dei critici jazz, affascinati dal pop/bop di Silver Wheels, dalla fiaba mistica Lord Of The Starfields, dalle parabole di I'm Gonna Fly Someday, Vagabondage e Water Into Wine.
Circles in the Stream (1977) contina in quella vena con le piu` semplici Free to Be e Mama Just Wants To Barrelhouse All Night Long, e con lo strumentale Cader Idris (1977).
Accantonati liturgia e cerebralismi, il canadese assorbe anche il reggae e adotta uno stile piu` accessibile. Nascono allora: la caraibica Laughter, la poetica Outside A Broken Phone Booth e l'orientale Nanzen Ji su Further Adventures Of (1978); Wondering Where The Lions Are (di nuovo alla Van Morrison) e Creation Dream su Dancing in the Dragon's Jaws (1979), forse il suo album piu` "esotico" e uno dei piu` facili; Tokyo, Grim Travellers, The Rose Above The Sky, Rumours Of Glory su Humans (1980), il suo primo album "politico"; la kitsch e nostalgica Coldest Night Of The Year sull'antologia Mummy Dust (True North, 1981). Sono canzoni costruite abilmente su una moltitudine di spunti etnici, mettendo da parte il jazz e il folk acustico a favore di produzioni sempre piu` vicine al techno-funk dell'epoca.
Inner City Front (Columbia, 1982) e` un album di transizione, che comincia a trasformare i suoi salmi bucolici in sermoni nervosi (All's Quiet on the Inner City Front, Wanna Go Walking, You Pay Your Money and you Take Your Chance) e aumenta la dose di arrangiamento (Strong One), pur conservando il suo tono mistico-filofosico (i sette minuti di Loner).
Poi, sorprendentemente, Cockburn si volse alla canzone di protesta, abbracciando in particolare la causa anti-imperialista, e si trasformo` in sarcastico e arrabbiato Bob Dylan dell'era Reagan.
L'insieme supera la somma delle parti su The Trouble With Normal (Columbia, 1983), che mette al centro i temi politici (Trouble With Normal, Going Up Against Chaos), ma adornandoli di poesia lirica (Waiting for the Moon, Candy Man's Gone) e ardua meditatione (Hoop Dancer, quasi otto minuti) in un formato sempre piu` tecnologico.
Stealing Fire (Gold Mountain, 1984) e` cosi` un violento "je accuse" della politica capitalista (If I Had a Rocket Launcher, Making Contact, Peggy's Kitchen Wall), anche se la produzione di Lovers in a Dangerous Time e` quella delle discoteche.
World of Wonders (MCA, 1986) aggiunge all'arsenale guerrigliero anche People See Through You, Call It Democracy, la lunga Berlin Tonight, brani che talvolta si ispirano all'etno-elettronica di David Byrne e alla world-music di Peter Gabriel.
Big Circumstance (Gold Castle, 1988) annovera due lunghe arringhe (Tibetan Side of Town, Radium Rain) ma in realta` e` il primo album a presentare un umore meno apocalittico e a tratti rilassato, nonche' un sound sempre piu` radio-friendly (If A Tree Falls, Where The Death Squad Lives.
Non stupisce cosi` che il Bruce Cockburn della mezza eta` ritorni ai suoi temi religiosi su Nothing But a Burning Light (Columbia, 1991), in particolare con Somebody Touched Me, Soul of a Man e Cry of a Tiny Babe, anche non abbandona i temi storici (Indian Wars).
Analogamente, Dart to the Heart (Columbia, 1994) e` per lo piu` acustico e introspettivo (Bone In My Ear), anche se contiene Tie Me At The Crossroads, un vigoroso inno alla vita.
Charity of Night (Rykodisc, 1997), con le torrenziali Birmingham Shadows e Charity of Night, e Breakfast In New Orleans Dinner In Timbuktu (Rykodisc, 1999) sono dischi alquanto ripetitivi.
Waiting For A Miracle (Gold Castle, 1987) e` un doppio antologico del primo decennio.