La cantautrice di colore è probabilmente la cantautrice nera folk più importante dagli anni Ottanta in avanti, anche se, smarrita la vena del folgorante esordio, molte sue opere si sono rivelate un po’ confuse e frammentarie.
Nata il 20 marzo 1964 in un quartiere operaio di Cleveland, fin da bambina ha avuto una predilezione particolare per la chitarra, tanto che lo strumento a sei corde divenne il suo strumento di giochi preferito, quasi una sorta di compagna e di amica immaginaria. Come dimostrerà una volta arrivata al successo, in cui la sua caratteristica iniziale erano le interviste a monosillabi, Tracy era una bambina estremamente sensibile ed introversa, persa in un suo mondo interiore.
Con questo non è che fosse trascurata nello studio, tutt'altro. Anzi, grazie ai buoni risultati ottenne addirittura una borsa di studio per l'università di Tufts, dove scelse di studiare antropologia, con particolare riferimento alle culture africane.
E' qui che Tracy comincia a suonare in maniera diversa, ossia proponendosi al pubblico e non più solo la chiuso della sua stanzetta. Naturalmente, il primo passaggio obbligato è quello tristemente anonimo delle strade ed i locali, luoghi dove le persone spesso e volentieri sono capaci solo di un ascolto distratto. Eppure, i suoi testi ispirati, la sua delicata vena poetica intrisa di alti valori umani, fanno facilmente breccia nei cuori dei frettolosi passanti o dei bizzosi avventori. Registra molte "demo" (cassette amatoriali incise a scopo promozionale), ma è l'incontro col padre di un suo compagno d'università a cambiarle la vita. A partire da tale incontro infatti entra in contatto con quella che è ancora la sua attuale casa discografica.
Nel 1988 pubblica l'omonimo "Tracy Chapman", disco fortunatissimo ed esordio folgorante, un exploit che poi non ripeterà più a questi livelli: si parla di oltre dieci milioni di copie solo in America, grazie anche a un singolo di grande impatto ("Fast cars").
Con la sua voce pacata anche nelle canzoni più sofferte, le sue melodie semplici e i suoi testi spesso caratterizzati da commenti sociali, la Chapman viene immediatamente additata come la prima cantautrice della nuova generazione, prima erede di Dylan dopo gli anni ’80 di Madonna e dei Duran Duran. A "Crossroads", il suo secondo album, il pubblico riserva un'accoglienza molto più fredda. Tracy, restia ad incontrare la stampa, è fuori dal giro della gente che conta. Solo nel 1996 riesce a riguadagnare l'attenzione con "New beginning".
La cantautrice, insomma, si differenzia dalla schiera delle grandi Star per la sua umiltà e per il suo impegno nel sociale partecipando soltanto a grandi eventi, nei quali è possibile lanciare nuovi messaggi. Indimenticabile la sua apparizione al grande Concerto nel dicembre del 1998 "One Love - All Star tribute" in onore di Bob Marley (in cui ha duettato con il figlio del grande Bob, Ziggy), raccogliendo stima e apprezzamento non solo dai suoi fedeli fan ma dal pubblico di tutto il mondo, anche quello non abituato alle delicate ballate di Tracy.
La carriera di Tracy, pur tra alti e bassi e difficoltà di promozione (la sua musica si colloca decisamente fuori dagli interessi legati al business), continua sommessamente ma a vele spiegate, non rinunciando mai alla qualità. Ne è testimone lo stupendo "Telling stories", probabile prodromo di altri mirabili lavori. Nonostante il grande successo di cui gode, Tracy non ha mai avuto intenzione di lasciare la sua Cleveland in Ohio (Usa) dove è nata e continua tuttora a vivere.