Scritti Corsari

Canzoni contro la guerra di Scritti Corsari

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Il gruppo esiste dall'inizio del 2003, ma ha visto diversi avvicendamenti. È formato da una chitarra elettrica e/o acustica, mandolino, basso, tromba/trombone, fisarmonica/tastiere, batteria/percussioni e voce.
Nasce dalla passione per la musica folk e la canzone d'autore, non a caso sceglie le proprie cover tra De Andrè, Bubola, Gang, ecc.
Ultimamente, pur mantenendo nei propri concerti alcune cover (veri e propri "doverosi e ossequiosi tributi" agli artisti citati prima), si cimenta in pezzi propri che -in maggioranza- affrontano tematiche di impegno sociale e di memoria storica.
Il brano "Padroni di sorte" racconta una tragedia familiare realmente accaduta nelle campagne pisane durante l’occupazione tedesca, "Di ritorno dal campo di Dakla" parla delle condizioni di vita nei campi profughi del popolo saharawi, esilio moderno dimenticato dalla storia.
"Compagni di Viaggio" è un brano dal ritmo incalzante dedicato al viaggio, alla sua 'etica', al suo fascino. È una lunga carrellata di 'fotografie', frammenti di ricordi portati a casa da ogni viaggio, che speriamo possano evocare in chi li osserva le stesse emozioni provate da chi quei momenti ha vissuto.
"Manichini nudi" compie una lunga 'carrellata' fra i molti esempi di genocidi e persecuzioni che hanno costellato la storia, con molti riferimenti a volte espliciti a volte metaforici a ciascuno di essi.
Anche le cover non sono scelte a caso, per esempio "La pianura dei sette fratelli" dei Gang che tratta l'eccidio dei sette fratelli Cervi.

Nel 2004 il gruppo ha partecipato come spalla al concerto di presentazione del nuovo album dei Marmaja a Rovigo. L'elenco dei concerti lo si può trovare nella pagina Onderód, sia i vecchi (con le foto che ci hanno scattato) sia in quelli in programma in futuro.

Un ultimo accenno lo merita il nome che ci siamo dati. Scritti Corsari è un libro che raccoglie gli articoli di Pier Paolo Pasolini apparsi prevalentemente sul "Corriere della Sera" tra il 1973 e il 1975. PPP, di se e dei suoi articoli, diceva:


"lo non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla
o dal non averla voluta; dall'essermi messo in condizione di non aver niente da perdere, e quindi di non esser fedele
a nessun patto che non sia quello con un lettore che io del resto considero degno di ogni più scandalosa ricerca."



Quale migliore "dichiarazione d'intenti" anche per noi?