"Mago Chiò" (ovvero “Mago Chiodo”) è un nome mitico all’Isola d’Elba.
Si trattava in origine una figura notissima nella Portoferraio dell'ultimo ventennio del XIX secolo; un barbone analfabeta che voleva a tutti i costi “diventar famoso”. Il suo vero nome era Francesco Grassi; era nato il 1° marzo 1867.
La sua vera, completa e mirabolante storia la si può leggere a questa pagina dal sito di Aldo Cirri.
In occasione della prima visita all'isola d'Elba del celebre pittore macchiaiolo Telemaco Signorini, gli si "mise dietro" per ogni dove, prima accompagnandolo come guida, e poi seguendolo passo passo. Ovunque fosse, Telemaco Signorini era seguito come un ombra da Mago Chiò, che non si accontentava di fare da "mentore" al pittore, ma gli declamava poesie improvvisate e strofe in ottava rima ispirate ad ogni singolo avvenimento, anche il più banale. Signorini, non riuscendo da un lato a liberarsene, e dall'altro intenerito e divertito da quella singolare figura, ne divenne in qualche modo amico; addirittura, "Mago Chiò" lo seguì a Livorno, dove fu immortalato in un celebre quadro del 1881.
Non molto tempo dopo, "Mago Chiò" si suicidò in modo assai singolare per amore di una donna, Eleonora, forse una prostituta. Ma è meglio che leggiate la pagina segnalata. Non voglio dirvi altro per non guastarvi il racconto.
Il nome “Mago Chiò” rimase talmente nella memoria collettiva degli elbani, che praticamente ogni cosa continuò ad essergli attribuita anche ben dopo la sua tragica morte, comprese strofe e stornelli popolari. Si potrebbe tranquillamente affermare che “Mago Chiò” è il “nome collettivo” dell’identità popolare elbana. A questo nome, ancora cinquant’anni dopo la sua morte, mia zia Sebastiana (“Bastiana” o “La Titta”, morta nel 1995) aveva trascritto questa ballata sul siluramento dello Sgarallino; chissà dove l’aveva ascoltata e chi l’aveva veramente scritta. Mia zia aveva l’abitudine di scrivere ogni sorta di cose su dei quaderni a quadretti. Ringrazio mio cugino Renzo Dini che me l’ha fatta avere.
A San Piero in Campo, il caffé sulla Piazza della Chiesa (la stessa dove ogni anno, a fine agosto, si tiene una "Serata De André") si chiama ancora proprio "Mago Chiò".
Se qualcuno ci capita, ci faccia un pensiero.