Joan Manuel Serrat è considerato il più grande cantautore spagnolo e catalano. Inizia la sua carriera quasi quarant'anni fa, nel 1965, in pieno franchismo, aderendo (con tanto di tessera ufficiale n° 13) al collettivo di cantanti in lingua catalana Els Setze Jutges ("I sedici giudici"), che diverrà ispiratore e "spina dorsale" di un più vasto movimento di rinnovamento della canzone catalana, già attivo dai primi anni '60, noto come Nova cançó catalana ("Nuova canzone catalana"). Movimento di rinnovamento e protesta nella "pace terrificante" della Spagna di allora; già l'uso di una lingua diversa dal castigliano era simbolo di non accettazione e di ribellione!
Nonostante tutto ciò, la "NCC" ottiene un successo clamoroso; nel 1966, Serrat piazza una sua canzone, Cançó de matinada ("Canzone di mattina") nella hit parade nazionale, primo caso in assoluto per una canzone in lingua catalana.
Ben presto, Serrat diventa -assieme a Lluís Llach e ad altri- un simbolo di opposizione autentica al franchismo; e un simbolo niente affatto "teorico", date le noie spesso di carattere poliziesco e intimidatorio che deve subire. Nel frattempo comincia ad essere conosciuto anche all'estero; sue canzoni sono tradotte un po' ovunque e cantate, ad esempio, da David Broza in Israele, da Carlos do Carmo in Portogallo (nel '74, dopo la Revolução dos cravos, Serrat vola in testa alle classifiche lusitane), da Mina in Italia e da Jaime Marques in Brasile.
Con la fine del franchismo, Serrat non cessa di scrivere e cantare le sue canzoni piene di bellezza, di libertà e di meraviglia del vivere; ne è prova l' "aggiornamento" regolare di una sua vecchia canzone, Fa vint anys qu'havia vint anys ("Fan vent'anni che avevo vent'anni"), o le lacrime nello stadio di Santiago del Cile poco dopo la fine del regime fascista di Pinochet (1989), lo stesso stadio dove era stato ucciso Víctor Jara, mentre canta Volver a los diecisiete di Violeta Parra. Il suo ultimo lavoro sono giustappunto delle "rielaborazioni" di canzoni latinoamericane mediante il suo "alter ego" Tarrés, in un album intitolato Cansiones (2000).