Renato Rascel - pseudonimo di Renato Ranucci (Torino, 27 aprile 1912 – Roma, 2 gennaio 1991) è stato un attore e cantante italiano.
Renato Rascel nasce "per caso" a Torino durante una tappa della tournée della compagnia d'arte in cui lavorano suo padre Dante Ranucci, cantante di operetta, e sua madre Paola Massa, ballerina classica. Riceve il battesimo nella Basilica di San Pietro secondo il desiderio del padre, romano da sette generazioni, ed alla città eterna la sua vita resterà sempre legata.
Affidato dai genitori ad una zia, a causa del loro lavoro che li costringeva a continui spostamenti, Renato cresce nell'antico rione di Borgo insieme alla sorella Giuseppina (scomparsa prematuramente a soli 17 anni). Frequenta la Scuola Pontificia Pio X, gestita dai padri Scolopi i quali, oltre ad impartire l'insegnamento scolastico, organizzavano corsi di canto, musica e recitazione. Già durante la partecipazione a queste attività Renato mostra i segni del suo precoce talento, al punto di essere ammesso a far parte, all'età di 10 anni, del Coro delle Voci Bianche della Cappella Sistina, allora diretto dal Maestro don Lorenzo Perosi. Sempre in questo periodo si esibisce per la prima volta in pubblico come batterista di un complesso jazz di dilettanti scritturato dal Circolo della Stampa.
Poco tempo dopo debutta in teatro a fianco del padre, divenuto direttore della filodrammatica "Fortitudo", nel dramma popolare Più che monelli, dove interpreta la parte di un ragazzino che muore a causa di un sasso tiratogli da un compagno di giochi.
Consapevole del fatto che la carriera artistica non è tra le più facili e remunerative, il padre cerca di avviare Renato a lavori più sicuri e redditizi. Per qualche tempo lavora come apprendista calderaio, muratore e garzone di barbiere, ma il richiamo dell'arte è troppo forte per lui. Renato ha solo 13 anni quando viene scritturato in pianta stabile come musicista dal proprietario del locale "La Bomboniera", ed in seguito suonerà alla "Sala Bruscolotti" noto ritrovo della Capitale. A 15 anni entra a far parte del complesso musicale "Arcobaleno". L'impresario teatrale napoletano Luigi Vitolo, notata la sua esuberanza, lo spinge ad improvvisare negli intervalli dell'orchestra numeri di danza e di arte varia che riscuotono ilarità e successo dal pubblico.
All'inizio degli anni trenta, e dopo un lungo tirocinio in compagnie di avanspettacolo, Renato Ranucci decide di assumere il nome d'arte di "Rachel" (dal nome di una cipria francese molto famosa in quel tempo), successivamente italianizzato in "Rascel" in ottemperanza alle direttive emanate da Achille Starace per conto del governo fascista. Un aneddoto racconta come il funzionario del Minculpop desiderasse addirittura imporgli di chiamarsi "Rascele", al che il giovane ma arguto Renato pare abbia risposto: Cambiate prima Manin in "Manino", e poi ne riparliamo.
Nel 1932 Rascel viene scritturato dalla compagnia teatrale dei fratelli Schwartz per recitare nell'operetta "Al Cavallino Bianco", con la quale debutta al Teatro Lirico di Milano il 24 febbraio del 1933, venendo notato dal critico teatrale Renato Simoni, che in un suo articolo loda le sue qualità acrobatiche. È in questo periodo che matura la decisione di creare un suo personaggio originale,e libero dai manierismi recitativi dell'epoca, un omino dall'aria candida che declama monologhi assurdi, ricchi di spericolate invenzioni linguistiche (talvolta a doppio senso). L'aspetto fisico gracile e minuto, accentuato da una palandrana troppo grande con un taschino sulla schiena, insieme alle sgangherate battute comiche talvolta inventate sul momento dalla sua fervida fantasia, ne fanno un personaggio decisamente anticonformista. Gli esordi non sono incoraggianti, ma durante una fatidica serata al cinema-teatro Medica di Bologna il pubblico, composto in grande maggioranza da studenti, dopo attimi di muto sbalordimento esplode in applausi e addirittura lo porta in trionfo. Rascel capisce allora che saranno le generazioni più giovani ad apprezzare la sua "nuova" comicità, ed a trovare nelle sue battute senza senso l'antidoto al clima oppressivo dell'epoca.
Nel 1939, durante una pausa in camerino, scrive di getto le prime strofe di quella che suona come un'altra delle sue surreali filastrocche: "È arrivata la bufera / è arrivato il temporale / chi sta bene e chi sta male / e chi sta come gli par", che il pubblico accoglie con una risata generale e liberatoria, quasi a voler sdrammatizzare l'addensarsi sull'Europa di un nuovo conflitto bellico a cui le parole della canzone sembrano fare riferimento neanche troppo velatamente.
Ed in verità con la censura Rascel avrà non poche grane, ripetutamente braccato da pignoli burocrati che si ostinano a vedere nei testi dei suoi bizzarri componimenti, che portano titoli come Mi chiamo Viscardo, La canzone del baffo, Torna a casa che mamma ha buttato la pasta e La canzone della zanzara tubercolotica, chissà quali reconditi significati ostili al regime. Di questi "incerti del mestiere" Rascel si prenderà una successiva rivincita con una scenetta del film Gran Varietà del 1953 in cui interpreterà se stesso ed il personaggio del censore in epoca fascista e (ahimè) post-fascista.
Il personaggio di Renato Rascel, oltre al successo nel teatro di rivista, aveva attirato l'attenzione di scrittori del calibro di Cesare Zavattini e Vittorio Metz, che scrive per lui il soggetto e la sceneggiatura del suo primo film. Nel 1942 hanno quindi inizio le riprese del film che doveva intitolarsi Un manoscritto in bottiglia, ma durante la lavorazione Rascel conosce l'attrice Tina De Mola, della quale si innamora e scrive per lei la canzone Pazzo d'Amore, che diventerà la colonna sonora ed il titolo del film, diretto da Giacomo Gentilomo. Il 19 luglio del 1943 Rascel e Tina De Mola si sposano, ma pochi mesi dopo in seguito alla caduta del fascismo ed all'occupazione di Roma da parte dei nazisti Rascel e la moglie, invisi alle autorità occupanti, furono costretti a nascondersi trovando rifugio in Vaticano. In seguito Rascel manifesterà la propria gratitudine per il suo salvataggio collaborando con la sezione propaganda e stampa della DC e partecipando al film di propaganda Ho scelto l'amore.
Dopo la fine della guerra, Rascel torna al teatro di rivista con la nuova macchietta del "Piccolo Corazziere", altro personaggio incentrato sul contrasto tra la sua bassa statura e l'elmo e lo sciabolone d'ordinanza. Il 1952 è per lui l'anno della svolta, poiché interpreta per la regia di Alberto Lattuada il film Il cappotto, tratto dal racconto di Nikolai Gogol. In questa pellicola per la prima volta Rascel interpreta un ruolo drammatico, e dimostra oltre ogni dubbio di essere un attore completo. La sua interpretazione gli frutterà l'ambito riconoscimento del "Nastro d'Argento". Sempre nello stesso anno, il 15 dicembre debutta al Teatro Sistina di Roma con "Attanasio cavallo vanesio", che sarà la prima delle "favole musicali' scritte appositamente per lui da Garinei e Giovannini, a cui faranno seguito nel 1953 "Alvaro piuttosto corsaro" e nel 1954 "Tobia, la candida spia".
Durante gli anni cinquanta Rascel gira diversi film, interpretando spesso il personaggio dell'antieroe timido e impacciato, che alla fine riesce quasi sempre a trovare la felicità e l'amore. Sono di questo periodo pellicole come "Amor non ho...però...però" dove recita insieme a Gina Lollobrigida, "Figaro qua figaro là" dove riesce quasi a rubare la scena al grande Totò, ed altri titoli come "Napoleone" (dove ha come "spalla" Raimondo Vianello nelle vesti del generale Cambronne), "Io sono il Capataz" insieme a Silvana Pampanini e "Il bandolero stanco" che lo vede contrapposto al corpulento Tino Buazzelli.
La perfetta dizione e le qualità interpretative di Rascel gli fruttano l'esordio come attore radiofonico nel 1952 con una riduzione radiofonica delle "Avventure del Barone di Münchhausen", andata in onda il 14 aprile di quell'anno. Nel successivo settembre Rascel torna di nuovo alla radio con "Una domanda di matrimonio", tratta da un testo di Anton Cechov, in cui interpreta la parte di Lomov. La garbata voce di Renato Rascel nel tempo diventerà una presenza regolare nei programmi radiofonici, sia in quelli di intrattenimento che in quelli di prosa, contribuendo in maniera rilevante alla sua popolarità.
Nel 1953 Rascel si cimenta inoltre per la prima (e unica) volta con la regia cinematografica, interpretando "La passeggiata", un film tratto da un altro racconto di Gogol, ma senza riuscire a ripetere il successo del Cappotto.
Arrivato a godere di una vasta popolarità, Rascel decide di lasciare la rivista musicale per dedicarsi al teatro di prosa. Crea una sua compagnia denominata, non senza autoironia "Teatro del Piccolo", mettendo in scena lavori come "Bobosse" di André Roussin e "Gli agnellini mangiano l'edera" di Noel Langley. Questa volta però i suoi sforzi non vengono coronati dal successo, e nel 1957 decide di ritornare in grande stile alla commedia musicale con "Un paio d'ali", insieme all'affascinante Giovanna Ralli, con la quale debutta al Teatro Lirico di Milano il 18 settembre di quell'anno.
Nel 1957 Rascel acquisisce notorietà internazionale con la sua canzone Arrivederci Roma che spinge un produttore cinematografico di Hollywood a proporgli di girare un film al fianco del tenore Mario Lanza. Nasce così "The Seven Hills of Rome", girato in esterni a Roma ed in interni negli stabilimenti della Titanus, dove Rascel non sfigura al fianco del grande tenore americano e di Marisa Allasio. Il film verrà distribuito in Italia con il titolo Arrivederci Roma.
L'anno seguente Rascel ottiene l'annullamento del suo matrimonio con Tina De Mola, dalla quale si era separato diversi anni prima. Il sodalizio artistico tra i due continuerà comunque per diversi altri anni.
Nel 1958 è protagonista del film "Come te movi te fulmino", diretto da Mario Mattoli, versione cinematografica della commedia musicale Un paio d'ali. Nello stesso anno inoltre interpreta il film "Policarpo, ufficiale di scrittura" per la regia di Mario Soldati, al fianco di una giovanissima Carla Gravina. Questa interpretazione gli vale il premio "David di Donatello".
Nel frattempo erano iniziate le trasmissioni televisive anche in Italia, ed anche Renato Rascel si affacciò sul piccolo schermo con due trasmissioni "su misura" (è il caso di dirlo). Il primo si intitola "'Na voce, 'na chitarra e un po' di Rascel, confidenze musicali in chiave di basso" e va in onda il 22 ottobre del 1955. L'altro è uno spettacolo musicale vero e proprio, con testi di Guido Leoni e Dino Verde, dal titolo "Rascel la nuit", che viene trasmesso il 6 ottobre del 1956.
Il 14 dicembre del 1958 la prima puntata della sua tramissione televisiva "Stasera a Rascel City", da lui scritta (insieme a Guido Leoni) ed interpretata per la regia di Eros Macchi fa registrare quello che ancora oggi viene ricordato come il più clamoroso insuccesso televisivo della RAI. I telespettatori, abituati a programmi di intrattenimento del sabato sera con eleganti presentatori e ballerine in costumi di paillettes rimangono sconcertati nel vedere Rascel e gli altri partecipanti (tra cui Tina de Mola, Mario Carotenuto ed Ernesto Calindri) nelle vesti di barboni con abiti sdruciti e rappezzati che improvvisano uno spettacolo in un viale di una non meglio definita periferia urbana, e intasano di telefonate furibonde i centralini dell'azienda televisiva pubblica. Il giorno seguente tutti i critici televisivi dei maggiori quotidiani sotterrano lo spettacolo di Rascel sotto una marea di aggettivi niente affatto benevoli, ed il copione delle rimanenti puntate viene ampiamente rimaneggiato, cercando di correre ai ripari.
Nel 1960 Renato Rascel, in coppia con Tony Dallara partecipa al Festival di Sanremo con la canzone Romantica, da lui composta e con il testo firmato da Dino Verde. La sua interpretazione, melodica e molto "sussurrata" è in aperto contrasto con la versione di Dallara, che è uno dei cosiddetti "cantanti urlatori". Ma sarà proprio Dallara a portare alla vittoria Rascel e la sua canzone. La vittoria tuttavia non sarà senza polemiche in quanto Rascel verrà accusato di aver copiato la musica, dando adito ad una causa in tribunale che vedrà Rascel vincitore grazie ad una perizia di parte firmata nientepopodimeno che da Igor Stravinski. La canzone parteciperà anche all'Eurofestival, classificandosi all'ottavo posto.
Nel dicembre del 1960 Rascel torna a calcare le tavole del palcoscenico del Teatro Sistina di Roma con la rivista "Rascelinaria", nella quale ripropone gli sketch e le macchiette più popolari del suo repertorio. L'anno seguente fa il bis con "Enrico '61", ispirata alle celebrazioni del centenario dell'Unità d'Italia. Questa commedia musicale verrà trasmessa in televisione nel 1964.
Nel 1964 Rascel interpreta, al fianco di Delia Scala, un'altra commedia musicale di Garinei e Giovannini: "Il giorno della tartaruga", ed anche questa volta il successo è strepitoso. Dopo una lunga serie di repliche nei teatri delle maggiori città italiane, verrà trasmessa in tenevisione nel 1966.
Il 1966 vede Rascel tornare al teatro di prosa, con "La strana coppia" di Neil Simon. Suo antagonista in scena è Walter Chiari, con il quale debutta al teatro Politeama di Napoli. Nell'autunno del 1968 è di nuovo al Teatro Sistina per interpretare la commedia musicale "Venti zecchini d'oro", scritta da Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa e Luigi Magni e diretta da Franco Zeffirelli. Del "cast" facevano parte l'avvenente Maria Grazia Buccella e Paola Borboni, a proposito della quale un aneddoto racconta come, essendo arrivata in teatro con un certo ritardo rispetto all'ora stabilita, essa venne apostrofata da Rascel con la frase: Ce l'hai fatta ad arrivare, eh? Brutta vecchiaccia!, al che la Borboni pare abbia risposto senza scomporsi troppo: So di essere brutta e vecchia, ma so anche di essere stata giovane e bella. Tu alto non sei stato mai!.
Se la vita professionale di Renato Rascel è stata piena di soddisfazioni, lo stesso non può sempre dirsi della sua vita personale, intrecciata di alterne vicissitudini. Dopo la fine del suo primo matrimonio si lega alla sua segretaria personale, la francese Huguette Cartier, che sposerà nel 1966 ma lascerà pochi anni dopo per legarsi all'attrice e compagna di lavoro Giuditta Saltarini, dalla quale nascerà nel 1973 il suo unico figlio.
Nel 1969 dopo aver girato il film "Il trapianto" decide di abbandonare definitivamente il cinema, e di dedicarsi esclusivamente alla musica e al teatro. Nell'autunno del 1970 prepara una nuova commedia musicale di Garinei e Giovannini, dal titolo "Alleluja brava gente", che dovrebbe interpretare insieme a Domenico Modugno, ma quest'ultimo è costretto a rinunciare a causa di un infortunio. Viene quindi scritturato quale co-protagonista l'ancor giovane Gigi Proietti, con il quale Rascel raggiunge un'intesa perfetta nonostante la differenza d'età e di stile tra i due attori. Con questa commedia musicale Rascel si congeda dal pubblico del Sistina.
Renato Rascel non è ormai solo un attore tra i più popolari in Italia e un affermato autore di canzoni, ma si dedica anche al mestiere di giornalista. Gia una ventina di anni prima durante una sua lunga tournée all'estero aveva inviato corrispondenze con le sue impressioni di viaggio ad un settimanale che le aveva pubblicate in una rubrica dal significativo titolo "Dal nostro invidiato speciale". Si rivela un preciso commentatore sportivo in materia calcistica, soprattutto per quanto riguarda la Roma, squadra per cui fa il tifo dall'infanzia. Nel 1969 sarà conduttore del programma radiofonico di sport "Tutto da rifare", che va in onda il lunedì, ed in cui l'attore commenta spiritosamente gli avvenimenti sportivi del giorno precedente. Per qualche tempo inoltre Rascel avrà una sua rubrica fissa sul quotidiano romano Il Tempo. Inoltre verrà chiamato da Giorgio Strehler, suo grande estimatore, a tenere un ciclo di lezioni sulla scrittura drammaturgica presso la scuola del Piccolo Teatro di Milano.
Al pubblico giovanile Rascel ha sempre dedicato molta attenzione, e negli anni sessanta si cimenta anche come scrittore di favole per bambini. L'editore Mursia pubblicherà tre suoi libri di favole che riscuoteranno un discreto successo e verranno anche tradotti in altre lingue.
Gli anni settanta sono ricchi di soddisfazioni professionali e personali per Renato Rascel. Gira per la RAI una serie di telefilm diretti da Vttorio Cottafavi intitolata "I racconti di Padre Brown", tratta dai libri di Gilbert Keith Chesterton. Nel 1972 conduce con brio la trasmissione televisiva "Senza Rete", nella quale ritorna anche ad esibirsi con alcune sue nuove canzoni "strampalate" di sua creazione, con titoli quali "Il consiglione", "Il mondezzaro" e "Strilla e butta", che verranno poi raccolte in un 33 giri dal titolo "D'amore si ride".
Rascel continua a lavorare in teatro sia in rappresentazioni di prosa, mettendo in scena nel 1972 "Il prigioniero della seconda strada"di Neil Simon e nel 1973 "Il capitano di Köpenick" di Carl Zuckmayer, sia con spettacoli di intrattenimento come "Nel mio piccolo... non saprei", andato in scena nel 1974, o come "Farsa d'amore e gelosia" del 1976 che vede lui e Giuditta Saltarini contrapposti ad Arnoldo Foà e Francesca Romana Coluzzi.
Il 1977 vede Rascel in un "cameo" del film televisivo "Gesù di Nazareth" diretto da Franco Zeffirelli, dove interpreta il personaggio del cieco nato, mentre nel 1978 conduce su Rai Due il programma pomeridiano "Buonasera con... Renato Rascel" in cui alterna alcune delle sue celebri macchiette con conversazioni dal tono astratto e surreale con i telespettatori presenti in studio.
Negli anni ottanta, complice l'avanzare dell'età, Renato Rascel comincia a diradare i suoi impegni. Appare ancora in televisione insieme alla Saltarini con la serie "Nemici per la pelle", uno dei primi esempi di "situation comedy" italiana, andata in onda nel 1980, e nel giugno del 1983 conduce il varietà "La porta magica", con il quale si congeda dal pubblico televisivo. Continua tuttavia a lavorare in teatro, sia in interpretazioni di testi classici come "Casina" di Plauto, che nel 1984 va in scena nella suggestiva ambientazione del teatro romano di Ostia Antica, sia con pezzi di autori moderni come "D'amore si ride" di Murray Schisgal, che l'attore interpreta nel 1985 sempre insieme alla fedele Giuditta Saltarini.
Del 1986 è la sua ultima apparizione in teatro, al fianco dell'amico Walter Chiari con il quale interpreta "Finale di partita" di Samuel Beckett.
Renato Rascel lascia la vita quasi in punta di piedi, ridotto ad un gracile omino che in un letto d'ospedale canticchia sommessamente le canzoni che un tempo lo resero famoso, senza più nulla del brio e della vivacità dell'attore e musicista che fu nei suoi anni d'oro, ma somigliante piuttosto ad uno dei suoi personaggi: il centenario Enrico '61 che raccontava sul palcoscenico del Sistina le vicissitudini dei cent'anni di vita suoi e dell'Italia unita.