Parlare di Roger Waters e della sua vita significa inevitabilmente seguire, come in filigrana, anche il glorioso percorso dei Pink Floyd, complesso rock dalla forte inventiva e dai connotati psichedelici. Tutto iniziò nel 1965 quando Syd Barrett, Bob Close, Rick Wright, Nick Mason e appunto Roger Waters si unirono in un gruppo chiamato Sigma 6. Waters, nato nel 1945, aveva da tempo preso lezioni di basso e di armonia da un insegnante del suo paese natale, dimostrando subito una notevole creatività ed una curiosità insaziabile nei confronti della musica leggera che circolava al tempo.
Nei primi anni '60 partecipò alla Campagna per il Disarmo Nucleare, di fatto la sua prima apparizione pubblica.
In una nota biografica, cosi descrive i suoi primi passi come musicista: "Studiavo architettura al Regent Street Polytechnic, dove formammo diversi gruppi. Non era una cosa seria, non si suonava per un pubblico. Avevamo molti nomi, uno stupendo era i Meggadeaths. Passavamo il tempo pensando a come spendere i soldi che avremmo fatto". Investii una parte dei sussidi in una chitarra spagnola e presi due lezioni allo Spanish Guitar Centre, ma non ce la facevo con tutti quegli esercizi. Nei college c'è sempre una stanza dove la gente gravità con i propri strumenti o altre cose. Ripensandoci bene, devo sicuramente aver avuto una chitarra ancora prima di allora, perchè ricordo di aver imparato a suonare "Shanty Town". Ero del tutto disinteressato a ciò che stavo facendo al college. In questo Paese l'architettura è un tale compromesso con il fattore economico, che mi ero proprio rotto le scatole. A quel punto incominciai come gli altri a spendere tutti i sussidi per gli strumenti musicali. Mi ricordo di aver urlato contro il direttore di una banca dicendogli che sarei diventato ricchissimo un giorno, mentre chiedevo un prestito di 10 sterline". Imparammo un'ottantina di canzoni, tutte degli Stones".
Dopo un breve periodo comunque il gruppo si sciolse e, tutti i membri fondatori continuarono la loro attività musicale proseguendo per strade diverse. In seguito, si formò un nuovo gruppo composto da un chitarrista (Syd Barrett), un bassista (Roger Waters), un tastierista (Rick Wright), e un batterista (Nick Mason). Il gruppo cambiò più volte nome divenendo di volta in volta "The Screaming Abdabs", "T-Set", "The Architectural Abdabs", "The Pink Floyd Sound".
Alla lunga, a tutto il gruppo questo sembrò il nome più "nobile" e significativo. Molto si è discusso ed elucubrato sull'origine di questo strano nome, ma è ormai assodato che esso è il prodotto dell'unione dei nomi del jazzista Pink Anderson e del bluesman Floyd Council. Le prime apparizioni del gruppo avvennero al "Marquee" di Londra, locale divenuto portabandiera della cultura underground londinese. I Pink Floyd nel corso delle loro esibizioni nel locale, si dilungavano in interminabili "suite" che mandavano in visibilio i giovani frequentatori. Erano gli albori dell'era "psichedelica" che, una volta giunta a maturazione, videro i Pink Floyd fra i suoi più idiomatici e geniali cantori.
E' proprio al "Marquee" che i Pink Floyd incontrarono il loro primo manager, Peter Jenner, il "demiurgo" che riuscì a procurar loro un contratto settimanale con la London Free School. Durante uno di questi appuntamenti i Floyd usarono un proiettore per diapositive, puntato direttamente sui di loro e sincronizzato con la musica, dando vita al "Light Show" che diventerà una caratteristica peculiare del gruppo.
Successivamente i Floyd fecero molte apparizioni in un altro locale di nuova apertura, l'"UFO", diventato ben presto uno dei ritrovi preferiti del movimento underground inglese.
In seguito a questa classica gavetta, finalmente i Floyd arrivano ad incidere il loro primo "45" giri, datato 11 marzo 1967. Fortunatamente il successo fu quasi immediato, proiettando il pezzo inciso nella top 20 Inglese, anche se emersero alcuni problemi di censura, dovuti al titolo originale del brano: "Let's roll another one", che testualmente significa "Rolliamone un altro", con esplicito riferimento allo spinello.
Successivamente, il 12 maggio, i Floyd suonarono alla "Queen Elizabeth Hall" in un concerto denominato "Games for May" elaborando un sistema stereofonico innovativo grazie al quale il suono si diffonde intorno alla sala in una sorta di circolarità dando al pubblico la senzazione di essere in mezzo alla musica. In seguito presentarono in anteprima il singolo "Games for May" che venne pubblicato con il nuovo titolo "See Emily Play".
Per il primo album, "Piper At The Gates of Dawn" venne usato il nome "The Pink Floyd" ed in seguito, eliminando l'articolo "The" venne pubblicato il secondo album "A Saucerful Of Secret" utilizzando il definitivo e ormai "perfezionato" nome del gruppo. In quel periodo sorsero però i problemi con Syd Barrett, incapace di gestire emotivamente la popolarità ottenuta con "Piper At The Gates of Dawn". Il chitarrista cominciò infatti a fare un uso massiccio e continuato dell' LSD (a quel tempo ancora legale), e, non riuscendo più a proseguire nel proprio lavoro, chiamò nel gruppo il suo vecchio amico e chitarrista ritmico David Gilmour. Il continuo peggioramento della condizione di Syd, costrinse la band a non farlo partecipare ad alcuni concerti. Questo segnò la definitiva uscita di Barrett dai Pink Floyd e l'inizio di un periodo di crisi per il gruppo che venne abbandonato anche da Peter Jenner, intenzionato a seguire Syd Barrett nella sua carriera da solista.
Ricorderà in seguito Mason: "Eravamo sul punto di scioglierci; ci sembrava impossibile trovare un sostituto di Syd....". Il nuovo quartetto, invece, trovò miracolosamente una nuova carica e una potente capacità inventiva, tale da riuscire a sfornare una serie di capolavori che vanno da "More", ad "Ummagumma", da "Atom Heart Mother", ad "Obscured By Clouds". I Floyd, a quel tempo, si impegnarono nel trovare un nuovo stile cercando di rimanere il più possibile vicini al sound creato da Syd Barrett, ossia un impasto psichedelico e visionario che mantenesse però un profilo melodico di grande impatto.
Dopo questi album, alcuni dei quali indubbiamente fortemente sperimentali (basti pensare ad "Ummagumma", un doppio Lp in cui ogni componente della band aveva a disposizione una facciata del disco), era in arrivo una svolta stilistica di grande portata. Un'elaborazione che sfociò nel leggendario "The Dark Side of the Moon". Si tratta di un disco che ha collezionato record di ogni tipo (a dispetto della musica "difficile" che contiene): non solo ha venduto più di 25 milioni di copie (cifra per l'epoca enorme), ma è rimasto nelle classifiche di vendita degli album per un tempo infinito: qualcosa come 14 anni filati. Inoltre, è tutt'ora vendutissimo.
Logico dunque che, dopo questa ubriacatura, il gruppo cercasse in tutti i modi di mantenere il livello raggiunto con quell'album. Cosa assai, difficile, se non impossibile. Ma i Pink Floyd avevano ancora molte frecce al loro arco e la vena inventiva era ancora ben lungi dall'essersi esaurita. Ecco allora comparire nei negozi, nel 1975, "Wish You Were Here", un disco strano e complesso che consacrò i Pink Floyd come uno dei più grandi gruppi musicali di tutti i tempi. Anche in questo caso, il successo commerciale non tardò ad arrivare.
Per completare la "trilogia" sull'alienazione umana che si andava profilando con questi due dischi, in seguito il gruppo pubblicò "Animals", il più dimenticato e il meno conosciuto dei tre (forse anche per via dell'irrimediabile pessimismo sulla natura umana che trapela dai testi). Durante il logorante tour che seguì l'uscita di "Animals", si verificarono degli episodi piuttosto spiacevoli come le sempre più frequenti e accese polemiche tra Roger Waters ed il pubblico: "Diventò un'esperienza assolutamente alienante quella di esibirsi nei concerti, e fu così che divenni pienamente consapevole del muro che ormai ci separava dal nostro pubblico"; sono parole del bassista. Ma, tournè a parte, vi era ancora parecchio materiale che esigeva di vedere la luce: è il caso delle canzoni contenute nel doppio "The Wall", uscito il 16 novembre 1979 dopo quasi tre anni di silenzio. "The Wall" si impone subito come un successo commerciale di vastissime proporzioni, caratterizzandosi come prodotto di eccellente fattura, denso di effetti sonori e ricco di mille sfumature curate fin nei più piccoli dettagli. Il tour che seguì l' uscita del vinile, forzatamente ridotto a poche date a causa dell' imponente struttura necessaria alla sua realizzazione, fu un successo straordinario.
Dopo il tour di "The Wall", Wright, trovatosi in disaccordo con Roger Waters lasciò il gruppo e, in seguito, i Pink Floyd fecero uscire un nuovo album chiamato "The Final Cut" scritto stavolta interamente da Waters (ma non bisogna dimenticare che Waters è comunque sempre stato la vera anima creatrice dei Pink Floyd). Qualcuno sostiene che in fondo "The Final Cut" può considerarsi il primo album solista di Waters: a supporto di questa tesi circola anche la voce che Gilmour andasse in studio, registrasse gli assoli, e se ne andasse. Ad ogni modo, non appena completata la stesura della partitura, Roger Waters lasciò il gruppo. A giudizio di critici ed esperti, "The Final Cut" è a conti fatti un' opera percorsa dai limiti della progressiva interiorizzazione solitaria di Waters, ossessionato da incubi di guerra e da angosciosi e struggenti ricordi paterni.
Tutto ciò ha però contribuito a farlo diventare autocratico, considerandosi il creatore unico delle canzoni dei Floyd, entrando spesso in contrasto con gli altri membri del gruppo e portandolo nel 1986, dopo precedenti controversie, a dichiarare definitivamente sciolto il gruppo, cosa che provocò la reazione di Gilmour che ricorrendo in appello alla decisione dell'Alta Corte di Londra, ribaltò la sentenza a suo favore.
Successivamente nel 1987, Gilmour e Mason tentarono la strada della rinascita dei Pink Floyd, nella speranza di resuscitare l'enorme interesse che il gruppo originario suscitava nel pubblico. A parte il nuovo lavoro, "A Momentary Lapse of Reason", che ebbe buone ma non straordinarie vendite, il tentativo può dirsi in parte riuscito, soprattutto in virtù del numero colossale di persone disposte a sentire i Pink Floy dal vivo nelle loro rare esibizioni. Il sospetto, però, è che si tratti pur sempre della riviviscenza di un vecchio amore...
Dopo varie lotte penali e verbali, invece, Waters continua con la sua carriera solista, anche se indubbiamente il pubblico ha fatto una certa fatica a identificare l'artista, a causa del fatto che i Pink Floyd avevano passato la maggior parte della loro carriera nel più completo anonimato, mostrandosi e concedendosi poco ai media. Waters si riscattò riproponendo nel 1990 "The Wall" (complice la caduta del muro di Berlino), organizzando un concerto di beneficenza per il Memorial Fund for Disaster Relief, eseguito davanti a 25.0000 spettatori e trasmesso in molte parti del mondo, nel luogo che divideva le due Germanie.
Per quanto riguarda i progetti musicali degli altri membri, invece, è indubitabile che l'assenza di Waters, ormai preso dai suoi progetti solistici (piuttosto deludenti, a detta degli intenditori), si è fatta sentire in modo pesante. Al tour mondiale che seguì la parziale "reunion" dei Floyd, partecipò come session-man anche il "vecchio" Richard Wright, successivamente reintegrato definitivamente al gruppo. Un anno più tardi i Floyd realizzano "Delicate Sound of Thunder", per alcuni il segno di un inarrestabile declino. Nel 1994 il trio pubblica "The Division Bell", mentre l'ultima opera risale al 1995 con la realizzazione di "Pulse". E' notizia assai recente, invece, la nuova sortita solistica di Roger Waters, su cui critici e pubblico devono ancora esprimere una ragionata opinione.