Francesco De Gregori nasce il 4 aprile 1951 a Roma.
Figlio di Giorgio De Gregori, grande bibliotecario, e Rita Grechi, insegnante di lettere, trascorre alcuni anni della sua infanzia a Pescara, per poi tornare nella capitale nel 1960.
Instradato dal fratello Luigi (che con il cognome della madre inizierà una sua carriera, cantando anche brani di Francesco), comincia ad esibirsi al Folkstudio, noto locale romano in cui sono nati numerosi cantautori italiani, da solo o con altri amici. Con Antonello Venditti, Ernesto Bassignano e Giorgio Lo Cascio dà vita a “I Giovani del Folk”. Per un breve periodo, forma un duo con Lo Cascio - Francesco e Giorgio - che per molti versi si rifà agli americani Simon & Garfunkel. Scrive "Buonanotte Nina", una delle sue prime canzoni, invertendo l’ordine degli accordi di una canzone di Fabrizio De André, di cui è un grande ammiratore. Oltre alle canzoni del cantautore genovese e le proprie, esegue anche canti politici e tradizionali, nonché brani di Bob Dylan e Leonard Cohen, che segneranno profondamente la sua scrittura.
Nel 1972 pubblica con Antonello Venditti il primo album, THEORIUS CAMPUS, firmato da entrambi. Il suo primo album da solista è ALICE NON LO SA del 1973, che fa presagire la portata innovatrice della sua opera. "Alice", brano di rottura nella storia della canzone italiana per la sua finezza lirica e la sua visionarietà, gli dà anche un minimo di notorietà. Il disco alterna brani con carattere storico ("1940", "Saigon") ad altri dove il carattere esistenziale è più determinante ("La casa di Hilde", "Buonanotte fratello"). Alle prime accuse di un presunto ermetismo segue, nel 1974, FRANCESCO DE GREGORI (noto anche come “La Pecora" per l'immagine dell’animale copertina che, in realtà, è un agnello), che contiene come replica "Niente da capire", una sorta di dichiarazione di poetica. I testi non sono ancora del tutto a fuoco, ma ci sono dietro gusto melodico e inventiva, come in "Cercando un altro Egitto", "Bene", "Souvenir". Fabrizio De André gli propone di collaborare alla traduzione di "Desolation row" di Bob Dylan (da cui nascerà "Via della povertà") e poi incide VOLUME 8 con quattro brani scritti a quattro mani più "Le storie di ieri" del solo De Gregori. Di questo periodo sono anche tanti brani inediti, tra cui "De Gregori era morto", che straordinariamente anticipa il successo che arriverà di lì a poco.
La svolta arriva infatti nel 1975 con RIMMEL, il disco più venduto dell’anno. Arrangiato da De Gregori stesso in chiave country folk, è di stupefacente forza espressiva, grazie all’armonia tra i testi, limpidi ed incisivi, e le musiche, aperte e coinvolgenti. Contiene la title track, "Pablo", "Buonanotte fiorellino", "Pezzi di vetro". L’anno dopo è la volta di BUFALO BILL, altro album riuscito, dove De Gregori sperimenta se stesso al massimo. Ricco di idee e creatività, dagli arrangiamenti al linguaggio talvolta volutamente enigmatico, contiene la title track (grande affresco sull’America), "Atlantide", "Ninetto e la colonia" (che tratta della multinazionale United Fruites), "Festival" (sul presunto suicidio di Luigi Tenco) e "Santa Lucia". Al grande successo di questo periodo segue una dura contestazione, tipica per quegli anni, che sfocia in una sorta di processo pubblico ad opera di un gruppo di autonomi della sinistra extraparlamentare, durante un suo concerto al Palalido di Milano, il 2 aprile 1976. L’episodio è traumatizzante per De Gregori, che tiene un altro tour e poi si ritira dalle scene.
Dopo due anni di silenzio, esce DE GREGORI, trainato da uno dei suoi pezzi più riusciti: "Generale", un’evocativa raffigurazione di guerra. L’album (che contiene anche "Natale", "Renoir", "Due zingari") conferma la statura artistica e la notorietà. L'anno seguente è quello del grande successo dei concerti del tour di “Banana Republic” assieme a Lucio Dalla, Ron e i futuri Stadio, in cui De Gregori inserisce anche "Un gelato al limon" di un Paolo Conte ancora poco noto. Ma il 1979 è anche l’anno dell'album di VIVA L'ITALIA, un disco minore nella sua discografia ma con guizzi notevoli come la title track, "Capo d’Africa" e "L’ultima nave".
Al vuoto ottimismo degli anni ’80, De Gregori risponde con TITANIC (1982), maturo, fresco e spontaneo, uno degli apici della sua carriera. Il disco è ispirato da “La fine del Titanic”, poema di Hans Magnus Enzensberger. Oltre alla vicenda del transatlantico, compaiono tematiche come il ’68, la guerra, i rapporti affettivi. Tra i brani: la tile track, "L’abbigliamento di un fuochista" (cantato con Giovanna Marini), "Caterina" (dedicato a Caterina Bueno, interprete di musica popolare), "La leva calcistica della classe ’68". L’anno dopo arriva il suo più grande successo, "La donna cannone", che conquista anche il pubblico più lontano dalla canzone d’autore. È contenuta in un Q-disc omonimo, in cui spicca anche "La ragazza e la miniera". Nel 1985 è la volta di SCACCHI E TAROCCHI, un disco non del tutto riuscito – specialmente per gli arrangiamenti -, ma con tracce di valore come "La storia", un’apologia della storia, "Ciao ciao" (ancora su Tenco) e "A Pa’" (dedicata a Pasolini). Tra gli ospiti c’è Ivano Fossati. TERRA DI NESSUNO (1987) è un album affascinante, premiato con la Targa Tenco per il miglior disco dell’annata. Risaltano "Pilota di guerra" (ispirata dalla figura di Antoine de Saint-Exupéry), "Mimì sarà" e "Il canto delle sirene", che preavvisa la svolta rock.
Dopo aver inciso MIRA MARE 19.4.89 - disco con tracce ottime come "Bambini venite parvulos" o "Cose", ma guastato dagli arrangiamenti (di Fio Zanotti) – che vince la Targa Tenco per il miglior album dell’anno, nel 1990 pubblica in una sola volta tre album live, dei quali spicca MUSICA LEGGERA. Le canzoni dal vivo subiscono dei veri e propri stravolgimenti, spesso memorabili, come ha sempre fatto uno dei suoi maestri: Dylan. Nel 1992 compie un altro passo verso il rock con CANZONI D’AMORE, un disco duro e delicato al contempo, con arrangiamenti briosi di Vincenzo Mancuso. In realtà, ha una sola canzone d’amore ("Bellamore") e vive di tanti pericoli: da una brechtiana "Chi ruba nei supermercati?" ai ritratti sfuggenti di Hitler e Craxi. Seguono due album dal vivo: IL BANDITO E IL CAMPIONE (1993), probabilmente il miglior live, trainato dalla title track scritta dal fratello Luigi e che si aggiudica la Targa Tenco per la miglior canzone dell’anno, e dopo BOOTLEG (1994). Il nuovo disco di inediti, PRENDERE E LASCIARE (1996), contiene canzoni minori, così come delle perle ("Compagni di viaggio", "Battere e levare"); in generale, gli arrangiamenti di Corrado Rustici hanno inclinazioni pop che mal si addicono al cantautore e che permangono in parte anche nel doppio live LA VALIGIA DELL’ATTORE (1997). Il live però contiene alcuni bellissimi inediti, come la title track, che vince la Targa Tenco per la miglior canzone dell’annata, e "Non dirle che non è così" (traduzione di "If You See Her Say Hello" di Dylan).
Nel nuovo secolo dà alle stampe il lucido ed eterogeneo AMORE NEL POMERIGGIO (2001), che contiene "Canzone per l’estate" (scritta con De André nel ’74) e "Il cuoco di Salò", capolavoro arrangiato da Franco Battiato. Il disco ottiene la Targa Tenco come migliore disco dell'anno. Nello stesso anno nasce il “Rimmelclub”, comunità virtuale di appassionati. Nel 2002 escono altri due live. FUOCO AMICO è frutto della sua tournée improntata al rock, mentre il doppio IN TOUR è il frutto dei concerti estivi tenuti con Pino Daniele, Fiorella Mannoia e Ron. Sorprendentemente incide anche un meraviglioso disco di canti tradizionali italiani insieme a Giovanna Marini, IL FISCHIO DEL VAPORE, che ottiene un’inaspettata affermazione di vendite e si aggiudica la Targa Tenco per il miglior interprete. Nel 2003 esce la biografia “Quello che non so, lo so cantare” di Enrico Deregibus (Giunti). Alla fine dell’anno è nei negozi il doppio MIX, antologia metà in studio e metà live con una cover rock blues di "A chi", "Come il giorno" (traduzione di "I Shall Be Released" di Dylan) e "Ti leggo nel pensiero" (scritta precedentemente per Ron). Ritorna con un album di inediti nel 2005 con PEZZI, che si aggiudica nuovamente la Targa Tenco per il miglior album dell'anno e rappresenta l’apice della svolta rock. Al contrario, solo undici mesi dopo pubblica il delicato ed acustico CALYPSOS, che contiene "Cardiologia", ennesimo capolavoro del suo repertorio. Del novembre del 2006 è TRA UN MANIFESTO E LO SPECCHIO, una tripla antologia che raccoglie i suoi brani più rappresentativi, con alcuni inediti e rarità: "Diamante" (di cui è autore del testo e che Zucchero aveva portato al successo nel 1989), una versione demo del 1979 di "Mannaggia alla musica" e una vecchia registrazione studio di "Banana Republic" cantata senza Dalla.
(Antonio Piccolo)