"Piergiorgio Faraglia, chitarrista di pregio, muove i primi passi nell'ambiente dello spettacolo ai tempi dell'università, quando inizia a frequentare compagnie di teatro sperimentale come esecutore dal vivo di musiche originali. Collabora anche con Christine Cybils, ex Living Theatre, e con Stradarte, associazione musicisti di strada, con cui suona in giro per gli antichi borghi di tutta Italia. Incontra il cantautore Marco Conidi e con lui fonda il gruppo "L'altra Razza" con il quale partecipa a varie trasmissioni radiofoniche e televisive, tra cui 'Help' di Red Ronnie, Telethon e 'T.R.I.B.U.' di Gegè Telesforo su TMC. Con gli Ezra vince la finale di "Rock targato Italia" edizione 2003. Partecipa nello stesso anno come chitarrista alle registrazioni di "WOP", il cd solista di Raiz degli Almamegretta. A partire dal 2008 coproduce e suona nei dischi di vari giovani cantautori tra cui Katres e Francesco Spaggiari. Nel 2011 esce 'For you 2', tributo italiano a Bruce Springsteen, dove Faraglia reinterpreta con la sua chitarra due leggendari brani del Boss: State Trooper e Cadillac Ranch. Le sue corde suonano anche in "Across The River", l'ultimo disco della cantautrice americana Carolyne Mas, la pioniera del rock al femminile, la "Bruce Springsteen in gonnella", come fu definita dalla stampa a cavallo tra gli anni '70 e '80. Dal 2011 suona regolarmente dal vivo con Alessandra Parisi, vincitrice dell'edizione 2012 del Premio de André. Nel 2013 e nel 2014 ha collaborato assiduamente con Fabio Palombo in "TrainDogs", spettacolo di racconti e musica che ha già al suo attivo molte performance in tutta Italia. Con il brano "L'uomo nero" ha vinto l'edizione 2014 del premio Botteghe D'autore e il premio come migliore interprete del Premio de André. Lo stesso brano è stato inoltre selezionato dal Club Tenco e candidato alla Targa Tenco come "canzone singola"." - Rockit
Addio a Piergiorgio Faraglia, musicista romano di grande passione e umanità. Aveva 52 anni. In mano a lui, grande e grosso com’era, la chitarra diventava piccolina ma lui la toccava, accarezzava, coglieva in un modo unico. Poche note, pochissime, messe al punto giusto, al momento giusto. Acustiche o elettriche che fossero poco importava. Le aveva date a tanti, da Raiz al cantautore dilettante. E aveva scritto e cantato canzoni sue, belle, forti, dolorose, ritmiche. Sue. Si era definito rocksongwriter. “L’uomo nero” si chiamava il suo disco, con cui era arrivato secondo alle Targhe Tenco per l’opera d’esordio. Ed aveva vinto premi (Botteghe d’autore, Premio migliore interpretazione al De André) e stima, affetto, emozioni.
Da sette mesi lottava con grande risolutezza contro un cancro alla lingua.
Piergiorgio Faraglia era chitarrista, autore, cantante, fonico, suonatore di strada. Era volontario della protezione civile e di Emmaus e nella sua Umbria, a Sellano (dove aveva casa e studio di registrazione), subito dopo il terremoto aveva con altri costruito una ludoteca per i bambini della zona.
Era sensibile, pacioso ed era tonante, prorompente. Aveva prodotto anche dei bei dischi di altri, trovando in ogni artista la via maestra che aveva dentro. E davanti a ogni incertezza di musicista il suo motto fulgido, indelebile, stentoreo era sempre quello: “Nun rompe er cazzo e sona”. E forse è un motto che ognuno nella vita dovrebbe far suo. - Il Mattino