Teo Ho, nome d'arte di Matteo Bosco, un "osservatore friulano" come ha scelto di definirsi. "Ho sempre scritto tutto quello che non era abbastanza forte da poter essere ricordato, o che lo era troppo." riassume in breve la sua poetica, nata tra il Friuli e a Milano. Cantautore, potremmo definirlo noi, di quelli meno allineati e meno o formali, che propone per anni canzoni nate suonando in strada, senza nemmeno pensare lontanamente ad entrare in studio, e durante i live, le canzoni si sono lentamente sviluppate acquistando personalità, colore e vita. "È normale, pensando che nelle mie canzoni nasce sempre prima il testo e questo si forma dal contatto con la gente. Riassumendo: tanti live, tanta musica in strada, un solo disco." I versi costituiscono la parte fondamentale, a volte preponderante, delle sue canzoni e per diversi anni Matteo Bosco ha scritto e pubblicato poesia.
Con questi due strumenti, pensieri e suoni, si possono "disegnare" infinite storie: tutte quelle che una persona osserva o da cui è osservato durante il giorno.
Autori di riferimento ce ne sono, inutile stilare una lista.
"Indubbiamente, anche e soprattutto per la poetica, è Francesco De Gregori l'artista a cui mi sento più legato.
Per proprietà transitiva Dylan è un riferimento, mio come quello di ogni cantautore.
Sul podio ci sono tre gradini: fatti apposta per "inserirci" un poeta come De Andrè."
Il titolo fa presupporre l'esistenza di riferimenti “politici” nel disco ma questi sono ben mascherati, e soltanto in un brano, “Genova, Berretto Di Lana”, diventano espliciti, con riferimento ai fatti del G8, mentre per l'autore è “La Volpe E L'Uva” ad essere il brano più diretto, perché mette in mostra le contraddizioni, anche se in ambito privato e sentimentale, mentre “Mr Sands” parla del volto di Bobby Sands sui murales di Belfast, anche qui, in maniera poetica, e come un sognatore.
"I Gatti Di Lenin" è stato registrato a Udine da Matteo Dainese (Il Cane, Zeman, Ulan Bator) ed è un disco essenziale, costruito prima di tutto sulle canzoni, con sovraincisioni minime, per volere riprodurre l'approccio live.