Nel febbraio del 1976 era nata Radio Alice, dopo molti mesi di fantasiosa gestazione.
C'erano almeno due anime, forse tre, all'origine di quella radio. C'era un'anima eticamente intransigente e controinformativa. E c'era un'anima poetico-libertaria.
Ki informa ki? Diceva la prima anima.
Zut è divenire perfettissimo perfettissimo è divenire Zut diceva la seconda.
Si tenevano conciliaboli e la notte si facevano prove di trasmissione. Poi si salì sui tetti e nelle mansarde e si lanciarono i primi segnali verso il mondo in ascolto.
Il mondo sbigottì, il Resto del Carlino disse che Radio alice trasmetteva messaggi su carta igienica, e che erano messaggi osceni. Luciano e Ambro composero un manifesto bellissimo, con una lunga gru disegnata da Rodzenko o da El Lisitski, e un piccolo Lenin che si sporgeva lassù in alto, e sotto la gru un muro con su scritto "Poter
peraio" e una breccia nella quale attraverso la scritta interrotta si precipitavano strombettanti suonatori psichedelici alla moda di Sergent Pepper e Yellow Submarine.
Di mattina si udivano mantra e lezioni di yoga e la voce di un cantautore napoletano che suggeriva:
Lavorare con lentezza
senza fare alcuno sforzo
ritmo pausa pausa ritmo
pausa pausa pausa pausa pausa pausa
Lavorare con lentezza
Senza fare alcuno sforzo
Il lavoro ti fa male
E ti manda
All'ospedale
Lavorare con lentezza
senza fare alcuno sforzo
La salute non ha prezzo
E così via sabotando.
Sabotare la produttività era certamente il principale obiettivo politico, se questa parola può avere un senso.
E il risultato non si fece attendere. Risulta che in quesgli anni gli operai italiani abbiamo realizzato quantità strabilianti di ore di malattia, o meglio di assenza, o meglio di assenteismo, o meglio di autonomia.
A marzo arrivarono i biechi blu nella casa di uno della redazione. Lo arrestarono con l'accusa (non molto originale per quei tempi) di partecipazione a banda armata (quale?) Subbuglio.
Non c'erano armamenti a Radio Alice, non c'era banda armata in quei paraggi. Eppure i biechi blu trovarono agendine e rubrichette e numerini di telefonuccio e spedirono in carcere qualcuno.
La radio emise ululi di guerra, e chiamò tutti in piazza per una festa alle repressione. Giunsero in diecimila col materasso, le pentole i divani e tuttecose. Occuparono la piazza ed i dintorni.
L'arrestato fu in seguito rilasciato per manifesta infondatezza delle accuse.
Ferveva primavera e dalle antenne sibilavano suoni seducenti.
All'ora di pranzo c'era Filippo che leggeva racconti di Ambros Bierce, terrificanti e ributtanti e orridi. La sera si riuniva negli studi celesti della radio una piccola folla di suonatori. E qualcuno col flauto suonava un motivetto commovente. E qualcuno leggeva Majakovski. E squillava il telefono, e le voci seguivano alle voci.
Il direttore partì per Mcleod Ganj con un redattore dai capelli ricci. Si fermarono a Lahore, pare, e poi a Jaipur, e mandarono cartoline intinte nella cannabis.
Poi venne estate e sciamarono i redattori verso Parco Lambro. Laddove oggi sorge la più grande necropoli del nord, a quelle'poca brulicavano esseri umani. Vivi, talvolta. Re Nudo, Valcarenghi, Schianchi Noia Sassi chiamavano a raccolta le truppe degli scalcagnati di tutta la penisola. E gli scalcagnati arrivarono. Merda, in quanti arrivarono. E quanto scalcagnati è difficile dirlo.
Alberto Grifi registrò con la sua telecamera sperimentale sei ore di immagini bestiali. Concerto, poesie urlate, nudificazioni di massa, balli orfici e sabba diabolici. E infine l'assalto belluino al camion carico di polli congelati.
I celesti redattori rientrarono a Bologna leggermente schifati dall'happening brutale che il proletariato giovanile aveva messo in scena. Fu allora che nacque l'idea di rilanciare il grido: abbasso l'arte abbasso la vita quotidiana abbasso la separazione fra l'arte e la vita quotidiana, che Tristan Tzara aveva lanciato sessant'anni prima.
Il direttore, rientrato nel frattempo dall'Himachal Pradesh scrisse il poema "Cloacale" che ancora si studia nelle scuole del Regno.
L'estate continuava sulle strade assolate dell'Umbria e si accendevano torce ascoltando Archie Shepp e Michel Taylor .....
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