RATSOttobre del 1992. Tre ragazzi magri, con un look molto tamarro rock anni ’80, dalle capigliature improbabili occhieggiano dalla copertina di un disco che (mi) affascina sin dal titolo: Indiani padani. Vengono da Modena, o meglio da Spilamberto paese di 12 mila abitanti del modenese. Nomi brevi e incisivi: Wilko, Lor e Romi. Quando esce il disco, che per anni ho creduto essere il loro primo disco, ho 21 anni. Sono ancora un po’ indeciso sulla strada musicale da prendere. C’è da qualche anno il metal nella mia vita, ma anche tracce di rock italiano, in quegli anni in decisa evoluzione. E questi tre simpatici ragazzi mi incuriosiscono, fosse solo per la mia provenienza (indiano padano, più del nord).

Su Videomusic passa a ripetizione il videoclip di "Chiara", il primo singolo del disco, che è uno dei tormentoni dell’estate radiofonica del 1993. Quello che si potrebbe definire un evergreen, la canzone del gruppo che conoscono tutti. Per chi ha letto la saga dei Despero, narrata da Gianluca Morozzi, un po’ la loro "Crepuscolo" (anche se non credo che il gruppo la detesti come la band del romanzo). Ma non divaghiamo. Ad aprire il disco, prima di "Chiara", c’è "Fuoritempo", una canzone che era stata scritta da un altro rocker della bassa modenese. Luciano Ligabue, per la sua band giovanile, gli Orazero. Non sono compagni di etichetta, Rats sotto CGD e Ligabue sotto Warner, ed entrambe sono al bivio. Ligabue dopo il successo contenuto ma promettente del primo omonimo disco del 1990 aveva inciso un disco interlocutorio nel 1991 e nessuno avrebbe detto che sarebbe diventato il fenomeno che è.

I Rats venivano da un passato molto underground partito dalla new wawe del primo disco (C’est disco, prodotto da Oderso Rubini e Red Ronnie) e transitato verso il rock classico di quegli anni, quello che il farà conoscere, con le due uscite per Hiara records (acerbe ma interessanti). Non so quale logica abbia portato la collaborazione di Ligabue, che canta alcune strofe del brano da lui scritto ma “prestato”, ai Rats. Quanto sta che sembra molto più promettente e luminosa la stella del gruppo rispetto a quella del singolo. Questo disco arriverà a 50 mila copie. La storia dimostrerà che tempi, modi, fortune e sfortune possono però invertire qualsiasi pronostico.

Ligabue si riprenderà "Fuoritempo" nel 1994 per il mini A che ora e la fine del mondo, un attimo prima di esplodere con Buon compleanno Elvis, siamo nel 1995. Nel 1995 i Rats faranno uscire quello che per anni è stato il loro ultimo disco La vertigine del mondo. E quindi mentre i topi di Spilamberto sparivano (fino al 2008, ma da qui inizia una parte di storia per cultori di cui parleremo dopo) Ligabue diventava il fenomeno che riempie stadi e arene, un Vasco Rossi dai buoni sentimenti.

Ma Indiani padani? E’ un gran disco di rock italiano melodico e pieno di chitarrismo diretto e figlio di un certo punk rock e purtroppo mai ristampato, da anni fuori catalogo, come tutta la produzione storica del gruppo. Un disco che però è diventato decisamente cult. Dodici pezzi, 48 minuti, nessun filler. La voce inconfondibile di Ulderico Wilko Zanni, il basso quadrato e senza fronzoli di Romano Romi Ferretti e la batteria precisa di Lorenzo Lor Lunati segnano l’estate del 1993. Dopo le due canzoni citate ci sta quella che dà il titolo al disco, impreziosita da un pianoforte molto boogie, con pure una vena critica di critica nientemeno che al papa. Poi la ballatona "Angeli di strada", il rock diretto di "Bella bambina", l’altra ballata voce e chitarra "Diciamocelo davvero", "Dammi l’anima", la scanzonata "Wally", il mid tempo "Noi si vivremo", "I colori dei dolori", "Ricordati chi sei" e a chiudere il rock di "Autogrill" che disegna la vita on the road di una band in quegli anni.

Non c’è nulla di trascendentale nel disco, e per questo è perfetto. E’ rock, sono storie semplici e di provincia. Così come nel seguente Belli e dannati (con qualche pezzo più morbido che fa storcere il naso, e il già citato e bello tosto La vertigine del mondo, di cui si è velebrato il ventennale nel 2015 con un concerto al Vox di Nonantola, con la stupenda "Johnny Scarafaggio" ad aprire. Poi il buio. Come detto fino alla reunion del 2008 e al disco per l’etichetta indipendente Bagana records del 2013 Siete in attesa di essere collegati con l’inferno desiderato.

Un gruppo che ha una solida base di fan che li segue da tutta Italia nelle poche date spot che fanno, la Rats family, con il bassista che entra ed esce dalla formazione, visto che da anni fa l’architetto a Miami. Sostituito spesso da Andrea Filippazzi, si Briegel dei Ritmo Tribale, namd amica storica del gruppo. L’ultima data è di qualche giorno fa, il 16 settembre del 2017, a Formigine (in casa in pratica) in formazione originale (un piccolo evento) e con un paio di migliaia di fan presenti. Una delle due date di quest’anno.

I tre vivono le proprie vite, e vivono del loro lavoro e tengono in vita la loro creatura ma da band cult. Una delle storie più strane per i tanti risvolti del rock italiano. Una delle tante. Sopravvissuti al successo, ormai scordato, di questo disco. A una canzone da Radio Italia, a sfortune discografiche, al successo pauroso di uno che era partito con te e a cui avevi prestato spazio perché sembravi tu il cavallo vincente. Oggi Wilko somiglia terribilmente allo Chef Bruno Barbieri, è dannatamente rude con i suoi fan, ma li ama alla follia. E non si sa mai cosa succederà ai Rats. Ma con i servizi come Spotify potete sentirvi i tre dischi degli anni ’90 ormai non più in catalogo. Ascoltateli e chiedetevi perché non sono famosi come Ligabue da Correggio.
Debaser