La Piccola Orchestra di Tor Pignattara
La Piccola Orchestra di Tor Pignattara è un‘orchestra multietnica formata da ragazzi, immigrati di “seconda generazione” e romani, di età compresa tra i 12 e i 17 anni e che gravitano intorno al quartiere popolare di Tor Pignattara, un simbolo della Roma che cambia fra bellezza e molte contraddizioni. La Piccola Orchestra di Tor Pignattara suona strumenti di ogni parte del mondo e accoglie nel suo repertorio musiche di ogni angolo del pianeta. È concepita come un laboratorio ed è, per sua natura, in continua evoluzione; al momento è costituito da piccoli "grandi" musicisti provenienti da diversi paesi nel mondo (Italia, Egitto, Senegal, Eritrea, Nigeria, Cuba, Argentina, Perù, Bangladesh, Filippine).I ragazzi coinvolti nel progetto, avviato ad ottobre 2012, prendono parte agli incontri settimanali concepiti come una specie di laboratorio di composizione e improvvisazione, durante i quali ognuno porta all’interno dell’orchestra le proprie esperienze, il proprio patrimonio sonoro, i propri gusti personali e i desideri, condividendoli e mettendo a fuoco le proprie capacità musicali. Il risultato è un lavoro fatto di continue sperimentazioni in cui l’hip hop dialoga con le tablas indiane e dove una tradizionale di Cuba si intreccia con la darabouka o il djembè.
Il disco
Il disco della Piccola Orchestra di Tor Pignattara è composto da otto tracce che portano il segno delle tante storie che compongono l'Italia di oggi. Ad aprire il lavoro Il mondo in tasca, (musica di Pino Pecorelli) il cui testo è stato scritto dal rapper Amir Issaa insieme ad uno dei ragazzi dell'orchestra. Un pezzo hip hop che racconta, senza retorica, la quotidianità e la normalità di vivere in un quartiere multietnico.Il disco va avanti in modo eterogeneo, attingendo al repertorio tradizionale e re-interpretandolo attraverso un approccio fresco e frizzante. Troviamo brani che vengono dal Bangladesh (Ek Din Matin Vitore Hobe Gor), dall’Africa (Chaba Koria) da Cuba (El son te llama), dal mondo arabo (Sidi Mansour Ya Baba). Completano il disco due brani di Livio Minafra (Flying e Unique Sun Unique Blood).
Non è l'oriente che incontra l'occidente, non è la musica del mondo, ma è semplicemente una fotografia di Tor Pignattara, quartiere romano ad alta densità d'immigrazione. Ma è anche una fotografia di Roma, città che cambia pelle in continuazione, e dell'Italia intera. È il nostro paese che cambia pelle, che ha già cambiato pelle anche se qualcuno sembra ancora non accorgersene.Il disco è prodotto da Domenico Coduto per Musica e altre cose ed è stato realizzato con il contributo della Fondazione Nando Peretti. La produzione artistica è di Pino Pecorelli.