Nato il 29 luglio 1875 a Sanremo (Porto Maurizio), operaio e autodidatta, Domenico Zavattero comincia a lavorare molto giovane in Italia e all'estero. La sua adesione al pensiero libertario fin dal 1987, diventa attivissimo propagatore dell'anarchismo collaborando a numerose pubblicazioni, scrive libri e opuscoli, sempre presente nei dibattiti e nelle conferenze. Questa sua attività gli costa continue persecuzioni poliziesche che lo costringono a vivere all'estero (Svizzera, Francia, Londra tra il 1898 e il 1900) o strettamente sorvegliato in Italia, perdipiù "sottoposto a un logorante stillicidio di denunce e condanne che neppure i continui spostamenti e la condotta prudentissima riuscirono a sviare e che si fece particolarmente doloroso quando la compagna Aglae, sorella dell'anarchico A. Masetti, gli diede, nel 1907, un figlio" (Andreucci/Detti, Il movimento operaio italiano, Dizionario biografico 1853-1943, Editori Riuniti, 1978). Si avvicina alle posizioni sindacaliste rivoluzionarie partecipando alle lotte più radicali a Genova (nel 1904 contro il caro affitti dove viene coniato lo slogan "Non paghiamo"), con i lavoratori a Carrara (1909), a Ravenna (1909, in occasione dello sciopero dei braccianti contro i mezzadri e per il possesso delle trebbiatrici). Si stabilisce a Marsiglia, dove mantiene contatti con gli antifascisti; nel 1942 viene fermato, rimpatriato e internato (Carunchio). Liberato nel settembre 1943 viene indicato come partecipe al progetto del "Fronte Unico dei Lavoratori". Domenico Zavattero muore a Ravenna il 3 aprile 1947.
Catanuto/Schirone (2009), p. 131