Abu'l-Qasim Ash-Shabbi (arabo: أبو القاسم الشابي, Abū l-Qāsim aš-Šābbī; Shabbyya, 24 febbraio 1909 – Tunisi, 9 ottobre 1934) è stato un poeta e saggista tunisino. Oltre che il maggiore poeta tunisino del Novecento, è uno dei più noti scrittori tra i popoli arabi. Per le sue critiche severe, talvolta ai limiti dell'insulto, nei confronti del proprio popolo (di cui gli echi risuonano anche nel saggio L'immaginario poetico presso gli Arabi), troppo spesso, a suo dire, acquiescente ai soprusi e alle tirannie politiche e culturali, è stato anche molto osteggiato da una parte dei suoi connazionali.
Nacque in un sobborgo di Tozeur, città della Tunisia meridionale, e studiò nell'Università della Grande Moschea Az-Zaytuna di Tunisi. Per la sua indole irrequieta e innovatrice, venne eletto presidente del Comitato studentesco per la riforma dell'insegnamento zituniana. Dopo avere conseguito, nel 1928, il baccellierato, si iscrisse nella facoltà di Legge. Suo padre era magistrato.
Iniziò a comporre delle liriche nel 1923 e nel 1929 cominciò a progettare l'edizione completa del suo Diwan (la silloge I canti della vita); riprenderà quest'idea, ma senza successo, nel 1930 e nel 1933. Il volume uscirà in versione integrale nel 1955, in Egitto. Dopo la morte del padre, nel 1929, il poeta manifestò i primi sintomi della propria malattia.
Collaborò al supplemento letterario del quotidiano «Al-Nahda», alla rivista «Al-‘alam al adabı» («Il mondo letterario») e al periodico egiziano «Apollo» (Il Cairo).
Nel 1930 sposò Shahla ben Amara ben Ibrahım Shabbı. Il 29 novembre 1931 nacque il loro primo figlio, Muhammad Sadok.
Morì a causa di una cardiopatia presso l'Ospedale Italiano di Tunisi.
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