Cominciò ben prima di diventare famoso quando era adolescente nella Swingin' London. Fu ragazzo beat con voglie di blues, poi piccolo Donovan innamorato di Tolkien, buddismo e mimo (nota è la sua amicizia di passioni artistiche con la pop star Inglese Kate Bush).
Trovò un primo successo nel 1969 con una strana canzone lattemiele che racconta di un astronauta perso nello spazio Space Oddity, di stampo romantico futurista. Subito dopo però si dedicò ad un rock più sgherro, ambiguo ed originale mescolando fantascienza, Dylan e Velvet Underground, decadentismo alla Oscar Wilde, rock duro come quello dell' amico Iggy Pop con gli Stooges. Lo chiamarono glam, fu uno dei grandi miti anni Settanta. Bowie ne diventò il sommo sacerdote con la sua stranita aria dichiaratamente bi-sex e con gli onirici abiti da scena.
Dopo un'esperienza all'insegna di un rock duro e superamplificato con solo qualche sprazzo del Bowie che sarà (The man who sold the world, forse il meno famoso tra i suoi album), la vera esplosione avvenne con Hunky Dory e The Rise And Fall Of Ziggy Stardust & The Spider From Mars che contengono una entorme fetta dei suoi classici, ripetuti in qualunque concerto anche a trent'anni di distanza, da Changes a Starman, da Life on Mars? a Moonage daydream.
Fra il 1972 e il 1973, col nome d' arte di Ziggy Stardust portò in giro uno show dalle mille meraviglie dove il vero Bowie e la figura teatrale si confondevano fino a fargli vacillare la mente.
Al ritmo di un disco all'anno, Bowie per parecchi anni nel bene e nel male non si è mai limitato a creare un "marchio Bowie" uguale a se stesso e rassicurante: dalle nostalgie beat con Pin Ups, agli incubi orwelliani di Diamond Dogs, al R&B bianco con Station To Station e Young Americans, all'electro pop intellettuale che, secondo molti critici, costituirà la fase più creativa della sua carriera fra il 1977 e il 1979, con la cosiddetta triade berlinese di Low, Heroes e Lodger, album in realtà (salvo il secondo) realizzati solo parzialmente a Berlino, ma comunque fortemente influenzati dalle contaminazioni tra rock ed elettronica di cui erano maestri i Kraftwerk e i Tangerine Dream, gruppi entrambi tedeschi. Decisivo l'incontro con Brian Eno, altro reduce dal glam-rock dei primi '70 con i Roxy Music del dandy Bryan Ferry. Altrettanto decisivo un successo ormai consolidato che permette all'artista di sperimentare soluzioni nuove senza inseguire il riscontro commerciale. Nel frattempo il personaggio non è più il femmineo Ziggy Stardust ma un thin white duke (sottile duca bianco) dalle inquietanti suggestioni androgine sotto uno stile musicale esteriormente sempre più macho.
Con gli Ottanta Bowie investe molto di più nella carriera di attore cinematografico e teatrale e incrementa, sia come numero che come grandiosità, i suoi tour, mentre la produzione discografica si basa per tutto il decennio un raffinato quanto generico pop, con album che ruotano intorno alla title-track strutturata come hit da massiccia trasmissione radiofonica.
Tornerà la sperimentazione nei quattro diversissimi album degli anni Novanta, col risultato di spicco di Outside (e la creazione di un nuovo, sofisticato alter ego nella figura del detective Nathan Adler) a cui tornerà a collaborare Brian Eno, e un affascinante quanto artisticamente discutibile giocare con le tendenze musicali di fine secolo nella jungle di Earthling, e altri risultati meno brillanti.
Muore il 10 gennaio 2016.