Dopo esserci immersi , nei precedenti numeri di
Campo de’ fiori, nelle storie delle favolose
orchestre degli anni ’40 e ’50, ritorniamo agli
anni ’60 e ai complessi beat con un gruppo che
ha fatto molto parlare di se : “ I Fallisci”. La formazione,
composta da Goffredo Ferri alla chitarra
ritmica, Aldo Angeletti al basso, Marco
Manoni chitarra solista e Franco Soli alla batteria,
inizia la propria attività musicale il
15.08.1965 esibendosi a Corchiano, nel ristorante
“Le Rupi”, con pochi strumenti musicali
vecchi e rimediati qua e là. Nonostante gli scarsi
mezzi a disposizione, la serata fu un grande
successo tanto da far accendere, nei giovani
componenti del gruppo, quella scintilla che alimentò
il loro entusiasmo e la loro passione per
la musica. Il gruppo iniziò a prendere forma
nelle sale della parrocchia San Lorenzo di Civita
Castellana, messe a disposizione dal buon Don
Giuseppe Bodini, sempre pronto ad aiutare tutti
i giovani di buona volontà. Nel frattempo al batterista
Franco Soli si sostituì Franco Spitoni.
In questo numero vi presentiamo la storia dei
I FALISCI ...di Cristina Evangelisti
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Campo de’ fiori
I ragazzi promettevano bene e pertanto non mancavano
le richieste per la loro presenza nelle serate
danzanti in tutto il Viterbese. Questo permise
loro di acquistare la prima batteria, una
Hollywood, un amplificatore ed una chitarra. Fu
proprio durante una di queste serate, a
Ronciglione, in un locale chiamato “Bobadilla” che
vennero avvicinati da Luciano Petracci, farmacista
di Sutri ed esperto di giornalismo artistico, il quale
propose al gruppo di esibirsi in un locale chiamato
“Amici del Disco” di Sutri. Questo rinomato locale
ospitava ogni sera cantanti di fama nazionale,
tanto che vi incontrarono la famosa Luiselle e
Enrico Ciacci (fratello di Little Tony). Luciano
Petracci credette nel gruppo e incominciò a proporlo
a diverse case discografiche come la RCA e
la CDB. Era l’anno 1967 e al gruppo si erano
aggiunti altri due elementi, Pier Giorgio Conti
all’organo e Luciano Caregnato al basso. Aldo
Angeletti , abbandonato il basso, restò la voce
solista del gruppo che mutò il nome in “Aldo e i
Fallisci” . Dal 1967 i ragazzi di Civita Castellana iniziarono
a girare moltissime piazze italiane ed estere.
Si esibirono in Calabria, nelle Marche, in Emilia
Romagna e poi in Spagna ed in Germania. E’ nell’anno
1968 che incidono il disco “Le rondini
bianche” (degli autori NIBBIOLS-STULA) dedicato
a Martin Luther King, scomparso da poco. Sono
gli anni in cui si combattone le ingiustizie ed i pregiudizi
razziali e proprio in quella canzone si parla
di popoli senza colore, fatti solo di anime che
vogliono vivere libere, anime che volano come
rondini bianche. Il disco fu donato al pontefice,
che ringraziò il Vescovo Massimiliani del gradito
dono, e alla vedova di Martin Luther King. Durante
questi anni il gruppo era cresciuto, oltre che di
fama, anche economicamente al punto da poter
permettersi strumenti di marca Semprini, Ludwig
e Fender, tanto costosi, quanto il valore dell’epoca
di un appartamento, ma che consentivano esibizioni
straordinarie presso i locali VUNVUN e L’HILTON
di Roma. Mi chiedo perché arrivati a questo
punto il gruppo, che nel frattempo era ritornato
alla formazione Angeletti, Manoni, Chiodi e
Spitoni, non sia riuscito a proseguire per raggiungere
più alte mete. Forse perché ognuno di loro
aveva già un proprio lavoro e la mentalità dell’epoca
non permetteva di rischiare il tutto per tutto.
Il gruppo chiude nei primi anni ‘70 con le ultime
esibizioni insieme a Max per le feste Patronali e la
stagione carnevalesca. La passione per la musica
non è, però, tramontata in loro. Aldo continua
infatti, spesso insieme al figlio Emanuele, ad esibirsi
in vari locali come solista, Marco e Franco,
fanno parte del Coro Polifonico della Cattedrale di
Civita Castellana, Goffredo, infine, segue il figlio
Riccardo, valente tastierista, in qualità di fonico.
In questa esperienza che li ha uniti e che li unirà
per la vita I FALISCI conservano tutti gli ideali ed
i sogni di un tempo, sogni di un mondo migliore,
di una vita fatta di cose semplici ma essenziali, di
vite passate ma sempre speciali come il volo delle
rondini bianche.
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